Quello che sto per scrivere non sarà molto educato. A ben vedere, con il mestiere che faccio, sarà anche prevedibile. Come prevedibile era che i soliti noti si sarebbero precipitati a riempire la scena con le loro filippiche la loro prosopopea e le loro palesi bugie.
Già, perché non si può pensare che fior di scienziati, esimi ricercatori, abilissimi divulgatori e abituali frequentatori delle riviste scientifiche, nonché, in molti casi, anche titolari di interi capitoli dei report IPCC, non sappiano quale sia lo stato dell’arte della conoscenza in materia di tornado e, più in generale, in materia di eventi atmosferici estremi. Sicché, mentono sapendo di mentire. Sapendo di trovare solido appoggio sulle pagine dei giornali, per l’ignoranza e la fame di scoop di chi li gestisce.
La testata protagonista di questo post, come vedremo, è una sola, è vero, ma visto che in uno dei due esempi che farò si riprende pari pari quanto scritto da altri, l’esempio può considerarsi rappresentativo di un mondo della comunicazione e divulgazione scientifica che è diventato come il mercato del pesce alle due del pomeriggio: il meglio se ne è andato e quel che resta puzza da un chilometro.
Ecco qua, esempio numero uno, La Stampa, a firma di Mario Tozzi: Che cos’è un tornado? Una esauriente spiegazione, in cui, tra le altre cose, a proposito di questi eventi si spiega che non è ancora chiaro come, perché e quando si formano, che non sono predicibili e che c’è una lunga storia di accadimenti, in quella particolare porzione di Stati Uniti, così come, in piccolo, anche nel nostro paese. Poi si cambia marcia, c’è da portare fieno in cascina, ed ecco il periodo conclusivo:
D. Si può dire che i tornado siano in aumento?
R. In questi ultimi anni le perturbazioni meteorologiche a carattere violento sono in costante aumento in tutto il mondo come numero, intensità e frequenza. Inoltre tendono a scatenarsi anche fuori dalle stagioni caratteristiche e al di fuori delle regioni usuali di appartenenza. Le maggiori quantità di energia termica a disposizione del sistema atmosferico, generate dal riscaldamento climatico globale, sono probabilmente all’origine di questa recrudescenza che ha qualche riflesso anche in Italia, dove le osservazioni amatoriali sembrano confermare che il fenomeno è in aumento negli ultimi anni, soprattutto al Sud e sul versante adriatico, tanto che il Salento può essere considerato, insieme con la pianura padana, il piccolo «corridoio» dei tornado italiani.
Il report IPCC (SREX 2011) a proposito delle osservazioni sulle “perturbazioni meteorologiche a carattere violento”, i cicloni extratropicali, come li si descrive un po’ più su nell’articolo recita così (neretto mio):
It is likely that there has been a poleward shift in the main Northern and Southern Hemisphere extratropical storm tracks. There is low confidence in observed trends in small spatial-scale phenomena such as tornadoes and hail because of data inhomogeneities and inadequacies in monitoring systems. [3.3.2, 3.3.3, 3.4.4, 3.4.5].
Per le previsioni (per quel che valgono, ma per alcuni sembra siano dogmi) invece leggiamo:
There is medium confidence that there will be a reduction in the number of extratropical cyclones averaged over each hemisphere. While there is low confidence in the detailed geographical projections of extratropical cyclone activity, there is medium confidence in a projected poleward shift of extratropical storm tracks. There is low confidence in projections of small spatial-scale phenomena such as tornadoes and hail because competing physical processes may affect future trends and because current climate models do not simulate such phenomena. [3.3.2, 3.3.3, 3.4.5].
La prima riga della chiosa dell’articolo è dunque priva di ogni fondamento scientifico. Il resto è anche peggio. Il tornado di Monroe è arrivato in maggio, il mese con le più elevate probabilità di occorrenza di questi eventi nella zona dove sono più frequenti, nella zona dove poco più di dieci anni fa era successa la stessa cosa. Per l’Italia poi, dove non esiste uno straccio di studio che abbia mai affrontato sul serio questi argomenti, si ricorre alle osservazioni amatoriali, che indicherebbero chissà che cosa. Milioni di euro spesi dall’OMM per una campagna di calibrazione dei pluviometri per “cominciare” a parlare tutti la stessa lingua in termini di intensità delle piogge e qui si parla di osservazioni amatoriali, poggiando la propria affermazione sull’emotività degli eventi recenti di Taranto e dell’Emilia Romagna.
Esempio numero due, sempre La Stampa, appena ieri: “L’effetto serra ora presenta il conto“. Una carrellata di opinioni di autorevoli firme dell’IPCC, di assidui frequentatori di Real Climate il blog della catastrofe scientifica, tutti uniti a dimostrare l’indimostrabile, a commentare l’incommentabile. Non è nell’articolo ma, dalla fonte dello stesso, la rivista Scientific American, vi riporto i deliri matematico-fisico-catastrofici di Kevin Trenberth:
“The main climate change connection is via the basic instability of the low-level air that creates the convection and thunderstorms in the first place. Warmer and moister conditions are the key for unstable air. The oceans are warmer because of climate change. The climate change effect is probably only a 5 to 10 percent effect in terms of the instability and subsequent rainfall, but it translates into up to a 33 percent effect in terms of damage. (It is highly nonlinear, for 10 percent it is 1.1 to the power of three = 1.33.) So there is a chain of events, and climate change mainly affects the first link: the basic buoyancy of the air is increased. Whether that translates into a supercell storm and one with a tornado is largely chance weather.“
Fatti i dovuti conti, i Tornado dovrebbero aumentare del 33%. Ecco di quanto sono aumentati:
I picchi sono del 1974 e del 2010, L’ultimo anno della serie è il 2012. Il trend non è un trend. Se poi vogliamo concentrarci solo su quelli più intensi, perché i benpensanti non fanno che ripetere che il tempo non è il clima, ma il cattivo tempo diventerà sempre più cattivo per colpa del clima (lo so, è da neuro…), ecco come è andata negli ultimi 50/60 anni:
Che strano, pare che i tornado di categoria F5 (o EF5) come quello di due giorni fa, fossero più frequenti negli anni ’50-’80, guarda caso quando le temperature medie globali hanno subito una diminuzione. Ma vuoi vedere che piuttosto che del caldo è colpa del freddo? Per carità, questa è speculazione. Se non altro però è supportata dai fatti e non dalle chiacchiere.
Sicché, torno da dove ho iniziato. Le possibilità sono solo due: o questa gente non sa quello che dice, e allora non si capisce perché dovremmo starli a sentire, oppure mente sapendo di mentire, e di sicuro non lo fa né per la scienza, né per il nostro bene. Decidete voi.
[…] a dirsi, anche perché i rigurgiti di catastrofismo da quattro soldi continuano a presentarsi ad ogni buona (si fa per dire) occasione. Però, tra quanto è trapelato mesi fa circa la bozza del […]
Purtroppo l ignoranza dei media fanno danno anche nel settore meteo
il trend dei tornado è dato dagli eventi forti (Ef3 e >), il conteggio dei tornado di entità minore è totalmente inattendibile, perché segnala semplicemente il trend in aumento degli osservatori, non degli eventi.
L’andamento dei tornado è ampiamente riconducibile alla PDO che determina le modalità della corrente a getto negli stati uniti. E probabile che assisteremo a u aumento degli eventi su frequenze simili agli anni ’60 e ’70. come gli ultimi anni sembra confermare.
Le piogge estreme? Aumentano in modo parossistico (l’ho sentito ripetuto poco fa al GR1 delle ore 19 da un docente universitario intervistato a margine di un convegno su clima urbano tenutosi a Venezia). I deserti? Avanzano. Le ondate di caldo? Aumentano. I cicloni tropicali? Crescono. Il cibo? E’ sempre meno e quel poco è avvelenato. Non c’è da stupirsi che i fedeli nell’AGW recitino i loro mantra, che ripetono all’infinito per autoconvincersi che tutto quel che blaterano corrisponde al vero e che i dubbi sono solo frutto di malafede o dabbenaggine. Di questo non c’è da stupirsi perché quello dell’AGW è un fenomeno cultural-religioso davvero pittoresco, cui assistiamo da un ventennio e più ma che si ricollega a tradizioni ben radicate in tutte le culture umane (i miti di catastrofe incombente di cui ci parlava già Columella nel suo De re rustica).
Stupefacente è invece il fatto che, a dispetto dai dati, tutti (dai politici ai media) aderiscano acriticamente ad una tale versione. Stupefacente perché qualsiasi essere umano razionale si rende conto che alcuni cambiamenti sono in atto (i ghiacci al polo nord, i ghiacciai alpini, ecc.) e altri no (i ghiacci al polo sud, i cicloni tropicali, i tornado, i deserti, ecc.).
Quello cui assistiamo è un fenomeno antropologico che non finisce mai di stupirmi. Che sia frutto della sovrappopolazione? Che ci si debba rivolgere al mondo del lemming per trovare le cause?
Scusi signor lemming, perché si sta tuffando nell’oceano? Per sfuggire al global warming, mi risponde lui.
Amen.
Luigi
Fenomeno antropologico, fenomeno cultural-religioso . Parole veramente azzeccate. Penso che tutto ciò non sia altro che l’espressione di qualche difetto genetico legato all’espansione eccessiva della massa celebrale propria del genere umano. Credo proprio che se analizzassimo le aberrazioni socio-cuturali e religiose che hanno caratterizzato le differenti civiltà storiche che si sono susseguite nel tempo ( e nello spazio) non potremmo far altro che constatare anche in questo caso una certa ciclicità in cui cambia il soggetto dell’aberrazione ma il meccanismo di attuazione rimane sempre lo stesso. D’altronde basta poco per rendersi conto di come la percezione umana generale sia quella che noi uomini del presente viviamo sempre e comunque l’epoca più avanzata sotto tutti gli aspetti, mentre gli uomini e le civiltà del passato erano comunque retrograde e poco civilizzate, dimenticandoci di come molte tecniche di costruzione, coltivazione di assetto sociale siano un’eredità dei nosti antenati e di come noi uomini attuali civilizzati e tecnologici abbiamo inventano molto meno di quanto pensiamo. In campo geologico invece mi ha sempre stupito come moltissimi geologi tra cui illustri professori e specialisti in ogni campo, dalla tettonica, alla vulcanologia alla sedimentologia e altro fossero (e siano tuttora incapaci di collegare il passato geologico con il presente. Il risultato è che non vi è nessuna difficoltà ad ammettere cambiamenti e modificazioni dell’assetto del pianeta sconvolgenti e catastrofici. Pensiamo alla deriva dei continenti, all’Africa e Sud America uniti e ora separati da un oceano, pensiamo alle catene montuose erciniche o più antiche erose per migliaia di metri di cui non rimane quasi nulla e delle quali affiorano talvolta le radici un tempo locate in profondità di svariati chilometri, pensiamo alla pianura padana, una depressione di 6-7mila metri completamente colmata da sedimenti erosi dalla catena alpina e trasportati dal Po, pensiamo alle glaciazioni con ghiacciai che arrivavano a lambire la pianura padana, che ricoprivano interamente le Alpi, pensiamo a mari che si aprono e oceani che si chiudono, isole che appaiono e scompaiono, pensiamo agli eventi catastrofici da terremoti tsunami, eruzioni alle estinzioni di massa registrate nei sedimenti. Bene di fronte a un libro di storia di questo genere cosi ricco di eventi incredibili, l’uomo pensa di leggere un libro di favole e si rifiuta a livello genetico e inconscio, nonostante gli studi e la “cultura” di ammettere che noi non siamo altro che l’ultima pagina di quel libro e che le pagine successive che verranno non potranno che continuare a raccontare il seguito di quanto scritto nelle pagine precedenti. L’uomo purtroppo invece crede che quella pagina del presente sia una pagina a parte, da lui creata e indipendente dalla altra pagine e per questo crede di avere il potere decisionale sulle sorti del libro e della pagina quando invece non ha nessun potere essendo una piccola macchia di inchiostro come tante. Questo è l’atteggiamento antropologico dell’uomo che fa si che ci si disperi per 100 ppm in più o in meno di CO2, per una variazione 0,1 gradi della temperatura globale ( ma che significa temperatura globale? esiste una temperatura globale?), per l’oscillazione centimetrica dell’oceano che fa andare sott’acqua un atollo.
Vorrei portare alla vostra attenzione questo grafico del noaa nel quale si evidenzia molto bene come quest’anno il numero di tornado che hanno interessato gli State sia quasi la metà della media sul periodo 2005-2012. Infatti nel periodo Gennaio – Maggio 2013 i tornado riconosciuti e classificati sono stati 342 contro una media di 739 tornado .
allego link di riferimento NOAA http://www.spc.noaa.gov/wcm/ptorngraph.png
http://www.spc.noaa.gov qui è possibile consultare tutti i dati presenti e passati con relativi avvisi.
Seguo da molto tempo il meteo USA e la, nessuno si rivolgerebbe ad un geologo per questioni meteorologiche estreme, nemmeno per un commento ! qui i giornali e giornalisti confondono un uragano con un tornado perch’ non c’è cultura scientifica di base ma proprio di base.
Sconsolato vi saluto
Fulvio
appassionato fotografo meteo
Bell’articolo, ma manca il grafico dei tornado più intensi.
Reply
Sistemato.
gg
Mario Tozzi è un geologo, allora perché non si limitata a divulgare di geologia e di ciò che gli compete?
Ci sarebbe molto da fare in campo geologico, visto che bufale e boiate proliferano anche lì. Che fa invece? Parla di clima.
Quand’è che ci faremo curare l’influenza dagli astrofisici?
Tozzi è un personaggio di spettacolo che ha studiato geologia e ha fatto il geologo per un po’ di tempo, prenderlo come esempio per la geologia sarebbe un po’ come prendere come esempio odontoiatrico il medico che fa lo spot del dentifricio. Tozzi ha fatto sicuramente bene a rendere la geologia un po’ più popolare, peccato che poi dalla popolarità si è passati alla sagra paesana, le sue emissioni divulgative hanno avuto un’evoluzione da quark a kazzenger, o da Piero ad Alberto Angela.
Personalmente penso invece che ci sia bisogno di più geologia e soprattutto di più mentalità geologica nell’approccio allo studio del clima e dei sui cambiamenti ( non in tv ma tra i ricercatori). Lo stato di confusione mentale climatica in cui ci troviamo è dato proprio dal fatto che di clima si sono occupati un po’ tutti, compresi chimici, economisti, geografi, architetti, ingegneri ambientali ecc. ecc. Ognuno ha detto la sua con il proprio approccio metodologico. Personalmente ritengo che uno scienziato del clima debba essere di formazione un geologo magari con conoscenze in (astro)fisica, con tutto il rispetto per le altre discipline, semplicemente per l’approccio metodologico e mentale rispetto a una dinamica terrestre. Un ingegnere anche ambientale va bene per l’interazione pratica tra l’uomo e il territorio, va bene per progettare e costruire grandi opere, impianti tecnologici e altro. Non va bene per fare analisi e comprensione di fenomeni come terremoti, frane, eruzioni anche se la tendenza è proprio quella di sostituire la formazione ingegneristica anche a queste discipline perché il fascino del numero e del modello sono di gran lunga superiori di un discorso pieno di eccezioni.