Sono tempi duri, non c’è che dire. Occorre si da subito dare ossigeno al sistema produttivo, schiacciato dalla crisi, dagli oneri fiscali e dai costi di produzione, tra cui primeggiano senz’altro quelli di approvigionamento energetico. Ben venga quindi il decreto ministeriale del 5 aprile scorso con cui si è deciso di varare alcune norme per alleggerire il costo che le imprese devono affrontare per il comparto energia. In sostanza dovrebbe funzionare così: Le imprese italiane più “energivore”, quelle con un costo totale dell’energia superiore al 3% del fatturato, avranno diritto ad agevolazioni sulle accise, mentre le aziende con un rapporto di almeno il 2% tra costo energetico e giro d’affari potranno usufruire di una riduzione degli oneri di sistema.
Anche la piccola e media impresa approda quindi tra quanti potranno godere di “sconti” sul costo dell’energia. Ma, dal momento la pecunia bene o male da qualche parte dovrà saltar fuori comunque, nel primo caso (aziende al 3%) si tratterà di un minor introito fiscale per lo Stato, mentre nel secondo (aziende al 2%) il mancato gettito si scaricherà su tutte le altre utenze che sostengono con il loro contributo il sistema degli incentivi alle fonti rinnovabili, cioè i consumatori, sulla cui bolletta il sistema pesa già per il 20% circa.
La faccenda, con il decreto uscito ad inizio aprile (emanato del resto in attuazione dell’ancor precedente decreto sviluppo), è “sfuggita” a gran parte dei media generalisti, con l’unica puntuale eccezione della Nuova Bussola Quotidiana (qui, a firma di Fabio Spina). Ora, magicamente, se ne accorgono con appena un mese di ritardo anche tutti gli altri, Authority e media mainstream compresi. Complimenti.
A parziale discolpa di Autorità per l’Energia e della stampa il decreto del 5 aprile non spiegava in che modo si dovevano ridurre gli oneri, il ‘come’ è stato indicato in un ‘atto di indirizzo’ pubblicato in extremis dal ministro PAssera prima dell’insediamento del nuovo governo… quindi Authority e media si sono mossi solo dopo aver saputo l’entità della manovra (spostamento di costo in oneri pari a 600 milioni di euro annui) e le relative modalità (riduzione oneri dal 15% al 60% per le grandi aziende).
Poi anche a seguito dell’atto di indirizzo non è mica tutto chiaro… infatti si dice che gli oneri tolti agli energivori si spalmeranno su tutte le altre utenze ma che alle grandi aziende non-energivore verranno fatti pagare oneri più cari di 15 €/MWh. Quindi non si sa ancora con precisione quanto questa manovra graverà sulle bollette domestiche, ma l’aumento potrebbe essere compreso tra i 5 ed i 10 €.