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Il fresco profumo della Natura

I prati, le foreste, le aree rurali, chissà quante volte vi sarà capitato di recepire delle sensazioni olfattive particolari girando lontano dagli insediamenti urbani. Bene, quel profumo, scrivono gli autori di una letter appena pubblicata su Nature Geoscience, è in grado di mitigare il riscaldamento globale.

 

Warming-induced increase in aerosol number concentration likely to moderate climate change

 

Si parla di feedback, cioè di quei meccanismi possibilmente innescati dall’aumento delle temperature che possono potenziare o limitare, come in questa fattispecie, l’ampiezza della stessa causa che li ha generati. Come molti sanno e come ci è capitato di scrivere più volte, la potenziale pericolosità del riscaldamento globale non è direttamente ascrivibile alla relazione esistente tra l’incremento dei gas serra e la temperatura, perché questa è tale da generare un aumento delle temperature non molto significativo. Il problema, piuttosto, verrebbe dall’innesco di feedback con prevalente segno positivo, cioè in grado di amplificare l’entità del riscaldamento. Questo almeno è quanto scaturisce dalle simulazioni climatiche, strumenti essenzialmente “istruiti” con una sensibilità climatica – leggi entità del risaldamento del sistema al raddoppio della CO2 – dominata da fattori di amplificazione e quindi piuttosto elevata.

 

Ma non tutti i feedback sono noti, né è noto il segno che molti di questi assumerebbero, specie con riferimento agli aerosol, che svolgono un ruolo fondamentale nella nucleazione e nella formazione delle nubi. Accade così che su Science Daily si descriva così l’elemento saliente di questo nuovo studio:

 

The new study, published in Nature Geoscience, identified a negative feedback loop in which higher temperatures lead to an increase in concentrations of natural aerosols that have a cooling effect on the atmosphere.

Il nuovo studio, pubblicato su Nature Geoscience, ha identificato un feedback negativo in cui temperature più alte portano ad un aumento della concentrazione di aerosol naturali che hanno un effetto raffreddante sull’atmosfera.

 

Un effetto piccolo, stimato in appena l1% del riscaldamento globale, ma comunque qualcosa di cui si dovrà tener conto anche nelle simulazioni climatiche per far sì che le loro performances – attualmente piuttosto discutibili – possano migliorare.

 

Restiamo nel campo dei feedback e delle nubi. Appena qualche giorno dopo la pubblicazione del paper appena descritto, esce un altro articolo, sempre su Nature Geoscience:

 

Cloud droplet number enhanced by co-condensation of organic vapours

 

Si tratta di particolato organico, di origine sia naturale che antropica, comunque particelle con elevata volatilità che contribuiscono in modo sostanziale al numero delle goccioline che si possono formare e quindi alla densità della nube, fattore dal quale dipende la sua capacità di riflettere la luce solare innescando un altro feedback negativo. Sempre da Science Daily:

 

We discovered that organic compounds such as those formed from forest emissions or from vehicle exhaust, affect the number of droplets in a cloud and hence its brightness, so affecting climate. […] We did some calculations of the effects on climate and found that the cooling effect on global climate of the increase in cloud seed effectiveness is at least as great as the previously found entire uncertainty in the effect of pollution on clouds

Abbiamo scoperto che i composti organici come quelli originati dalle emissioni delle foreste o dai tubi di scappamento dei veicoli, influenzano il numero delle gocce e quindi la loro lucentezza, avendo così un impatto sul clima. […] Abbiamo fatto qualche calcolo degli effetti sul clima trovando che l’effetto dell’aumento dell’efficacia dell’inseminazione delle nubi sul clima globale è grande quanto ciò che si sapeva circa l’intero range di incertezza dell’effetto dell’inquinamento sulle nubi.

 

Due differenti processi di accrescimento del segno negativo del feedback delle nubi in un sol colpo. Niente male per un sistema condannato al riscaldamento.

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Published inAttualitàClimatologia

3 Comments

  1. agrimensore g

    Anch’io credo che bisogna essere molto cauti nell’affermare che l’elenco dei feed-back significativi è ormai completato. In questo senso mi sembra non si possa dire che la scienza del clima sia sostanzialmente consolidata. E’ ovvio che da ciò non si può affatto dedurre che gli scienziati siano inadeguati. Piuttosto, è il compito ad essere assai arduo.

  2. andrea

    inseminazione delle nubi naturale o forzata? ha a che vedere con le famose “chemtrails”? cioè stanno tentando di raffreddare con interventi di geoingegneria sull’atmosfera?

    • Temo ci sia un po’ di confusione. Nessun riferimento a pratiche magiche.
      gg

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