Scoppio di invidia. Gli specialisti di clima e meteorologia inglesi devono avere capacità divinatorie. Hanno messo a punto un sistema di apprendimento delle conseguenze del cambiamento climatico del genere fai da te. Un click e sai come andranno le cose nel tuo giardino tra 50-100 anni. Del resto è il paese di Harry Potter e del Mago Merlino.
Ma è anche il paese dell’humor, perchè il rapporto catastrofico che accompagna e presenta questo mirabolante strumento di pubblica informazione e altrettanto pubblica coercizione mentale contiene dei tratti di comicità disarmante.
Un lavoro molto ben fatto che presenta più scenari (neologismo per chiamare il genere di previsioni che nessuno sa se si avvereranno ma devono essere vendute lo stesso), avvalendosi delle migliori tecniche di simulazione disponibile. C’è chi dice che usino persino i dadi da poker. Tra questi il più divertente è certamente quello più catastrofico. Nella peggiore delle ipotesi infatti il clima inglese alla fine di questo secolo sarà come quello della Provenza, regione della Francia dove i ricchi inglesi si comprano le case e tutti gli altri sperano prima o poi di andarci in vacanza. Tutto ciò incuranti del fatto che l’attendibilità delle simulazioni climatiche, già scarsa a scala continentale è pressochè nulla a scala regionale.
Non basta, con un realismo encomiabile, il report ammonisce i sudditi di sua maestà che c’è poco da star sereni perchè le conseguenze disastrose di tale cambiamento sono note in quanto sono state già vissute. Il caldo dell’estate del 2003 o le inondazioni dei due ultimi inverni. Domanda: ma se è già successo perchè l’Inghilterra esiste ancora e non è stata distrutta dalla catastrofe climatica? Sarà mica che più che un problema di clima è un problema di adattamento e di infrastrutture? E se è così, non sarebbe il caso di occuparsi di quelle invece di terrorizzare il prossimo? Per inciso i mastri previsori d’oltremanica che ci vendono certezze secolari e occupano in pianta stabile le poltrone del Panel delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, si sono distinti per flop previsionistici epocali, sia nell’episodio del 2003 sia nelle ultime piogge invernali, tanto sul piano climatico-stagionale, quanto su quello strettamente meterorologico dei singoli eventi. Ancora per inciso, sempre con le stesse tecniche avevano anche previsto una replica del 2003 per quest’anno. Gli operatori del settore turismo, che hanno già visto volare via giugno a suon di temporali ringraziano sentitamente.
La causa di tutto ciò? Abbiamo enormi incertezze sul passato del nostro clima, nonostante ciò ci ostiniamo a teorizzare un futuro catastrofico, quando è evidente che siamo del tutto incapaci di occuparci anche solo del presente. Più che Mago merlino ci vorrebbe Lancillotto.
NB: Grazie a Maurizio Morabito e Piero Vietti per aver fatto circolare la notizia dalle nostre parti.
[…] che loro mirano al clima della Provenza (sono secoli che questa cosa proprio non gli scende), ma abbiamo commentato che è più questione di affari immobiliari che di temperatura, in effetti. Nessuno ha detto a […]
un problema che andrebbe sottolineato e’ che gli scenari sono ovviamente climaticamente favorevoli alla Gran Bretagna, con inverni miti ed estati calde, e quindi la possibilita’ di essere una Provenza del Nord. E chi non firmerebbe qui per diventare come la Provenza?
Possiamo quindi sperare che Torvaianica diventi come Sharm El Sheick? Mica male! 🙂
gg
@Achab
E’ proprio quello il discorso, un downscaling sul very long range. Tra l’altro l’intervento inglese, segue di pochi mesi quello francese (sempre Guido Guidi ne aveva parlato qui su CM).
Se per previsione regionale si intende il downscaling a risoluzione di 5 Km che loro stessi ammettono essere assolutamente incerto (eufemismo ;)), sono daccordo, mi sembra eccessivo.
Diverso è il discorso se si parla più genericamente dell’allargamento delle fasce climatiche verso nord e l’influenza che può avere per grandi linee sulle isole britanniche. Questo effetto è abbastanza ben assodato; è già in atto e misurato e tutti i modelli lo colgono.
Beh, vada come vada l’economia nazionale ne trarrà giovamento. Ciò che ora spendono per andare a scaldarsi le ossa in Provenza o nel Chianti rimarrà a casa loro 😉
gg
Parliamoci chiaro, queste sono operazioni commerciali. Che poi invece di oggettistica si vendano pensieri non cambia la sostanza.
gg
Non sono entrato nel dettaglio del sito, ma dai 5 punti mostrati nella prima pagina mi sembra che vada molto incontro a quanto chiesto da molti dei poco o non convinti degli interventi sulle emissioni di CO2. In tre di quei punti si parla di adattamento ed interventi locali; solo i punti 3 e 4 riguardano gli interventi globali e il piano di ristrutturazione del sistema energetico.
Mi deve essere sfuggito il senso del post visto che una vittoria per 3 a 2 non sarebbe da disprezzare. 😀
Sì, ti è sfuggito e lo spiego volentieri. Il report è un intervento politico su commissione per far da spalla alle decisioni che si vogliono prendere. Più che leggittimo visto che si avvale di apparati pubblici. Peccato che lo si voglia ammantare di scienza e sia basato sulle solite proiezioni. Peccato che con queste si faccia leva sui disastri piegando l’informazione alle proprie esigenze. Peccato ancora che fare previsioni climatiche a scala regionale è più ridicolo che farle a scala globale 😉
gg