Il carbon market Europeo è al collasso. Dopo anni di scelte unilaterali e di tentativi di rottura degli schemi, come nella diatriba inerente l’aviazione civile, il Parlamento Europeo sembra aver dichiarato la resa in una guerra inutile ed economicamente insostenibile.
E così, con un voto il cui segno era nell’aria, complice la crisi economica ma anche gli insuccessi di un sistema nato per scopi climatici e usato per scopi finanziari, è stato bocciato il provvedimento che avrebbe dovuto sospendere la concessione di una parte delle quote di emissione gratuite e fornire ossigeno al sistema ETS.
Risultato, la quotazione di una tonnellata di CO2 ha perso un ulteriore 45%, toccando quota 2,46 Euro, il minimo storico. Su WUWT trovate un post che raccoglie una serie di articoli su vari media accorsi a coprire la notizia o usciti nel corso del tempo per commentare le sorti del mercato europeo delle emissioni. Tra tutti, quello che sembra essere più rappresentativo è uscito su The Australian addirittura due anni fa. Un breve estratto:
Il gigante bancario UBS riporta che lo schema dell’emission trading dell’Unione Europea è costato ai consumatori del continente 287 miliardi di dollari per avere “un impatto prossimo a zero” sulla riduzione delle emissionirso il fallimento nel prossimo anno. In un report ai suoi clienti, l’UBS Investement Research ha detto che se i 210 miliardi di dollari che l’ETS è costato ai consumatori fossero stati impiegati in specifici progetti per rimpiazzare le più sporche centrali elettriche della UE, le emissioni avrebbero potuto essere ridotte del 43% in luogo dell’impatto prossimo a zero ottenuto dall’emission trading.
Beh, che non se ne sia giovato il clima mi pare chiaro. Che non siano diminuite le emissioni grazie all’ETS pure. Secondo voi chi ci ha guadagnato?
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