In questo video il comico Maurizio Battista cerca di far riflettere sul principio “chi inquina paga” (durata 1:01).
Uno dei pilastri fondamentali su cui poggia l’attuale ecologismo di stampo europeo è il famoso principio: “Chi inquina paga”; quello ad esempio per il quale chi ha i soldi e può pagare il ticket entra nella zona sottoposta ad ecopass mentre chi non può permetterselo rimane fuori e va con i mezzi o a piedi.
Risultato: per combattere lo smog chi può paga ed usa l’auto incontrando meno traffico, gli altri con meno disponibilità utilizzano altri mezzi. Effetto secondario dell’applicazione del principio alla lotta all’inquinamento è un introito per le casse “statali” o “locali”. Ma se si tratta di inquinamento perché permetterlo pagando?
Non sono molto d’accordo… dipende dai casi. Se è inquinamento che provoca danni irreversibili, non bisogna permetterlo; se è inquinamento che provoca danni reversibili, si paga il costo degli interventi per rimediare. Il primo caso, però, spesso non è facilmente applicabile. Per esempio, le auto e il riscaldamento urbano inquinano e provocano danni alla salute; alcuni sono irreversibili, ma non possiamo rinunciare completamente alle auto o al riscaldamento (perché la rinuncia provocherebbe altri danni). Mi sembra ragionevole che ci sia quindi da pagare, per esempio, nelle aree a traffico limitato.
Ovviamente sto parlando di inquinamento dimostrato, non di CO2.
Metto in evidenza il tuo caveat:
“Ovviamente sto parlando di inquinamento dimostrato, non di CO2.”
… il principio in sé sarebbe giusto; è la sua applicazione che è una grossa ingiustizia, visto che si fa passare per “inquinamento” ciò che inquinamento non è.
Secondo me.
Sì, ma non è né il principio né l’applicazione ad essere il problema: come tu dici il problema è la definizione di inquinante.
Secondo me bisognerebbe cambiare il titolo:
“Chi inquina paga”: più che un principio è un fine! 🙂
Ciao, Donato.