La notizia è di pochi giorni fa, James Hansen, il controverso scienziato a capo da anni del team della NASA che gestisce il dataset delle temperature medie superficiali globali per conto dell’agenzia, ha deciso di andare in pensione. Tuttavia, nonostante i 46 anni di lavoro alle dipendenze del governo federale, non sembra sia stata l’anagrafe a dettare la scelta. Le ragioni sono infatti deontologiche. Da anni Hansen ha deciso di indossare un doppio cappello, il primo, quello da scienziato, gli stava evidentemente troppo stretto, e così ha deciso di calzare quello dell’attivista, del sostenitore senza se e senza ma della guerra al riscaldamento globale e al clima che cambia e, quindi, a tutto ciò che produce CO2, in primis l’odiato carbone che garantisce energia abbondante ed a basso costo a gran nparte del mondo, USA compresi.
E così, dopo anni vissuti sul filo del rasoio, con non poche accuse di scarsa imparzialità nelle sue determinazioni scientifiche e dopo numerosi arresti in seguito alla partecipazione a manifestazioni di protesta ambientale di vario genere, Hansen ha finalmente deciso di essere un attivista a tempo pieno. Dal punto di vista etico la scelta è sacrosanta, tardiva forse, ma sacrosanta. Quando si crede tanto intensamente in qualcosa è giusto cercare di perseguire i propri obbiettivi e per farlo bisogna essere liberi da fardelli isituzionali se questi si scontrano così spesso con le stesse istituzioni che ti pagano lo stipendio.
Ma, esattamente, in cosa crede James Hansen? Beh, in parte lo abbiamo già detto, essendo assolutamente convinto che le origini del riscaldamento globale siano tutte antropiche e che l’utilizzo delle fonti energetiche tradizionali ovvero fossili fornisca il contributo principale al peso di questo effetto, è anche convinto che si debba smettere ora e subito di utilizzarle. Di qui l’enorme credito che gli garantirebbero gli attivisti ambientali di tutto il Pianeta. Ma, da uomo evidentemente pratico, afferma anche che l’unica possibilità che abbiamo attualmente di alleggerire, ove non eliminare del tutto le fonti fossili, venga dall’utilizzo dell’energia nucleare. Di qui la disperazione di tutti gli attivisti ambientali di cui sopra.
Accade infatti che proprio in contemporanea con il suo party di arrivederci, Hansen abbia pubblicato insieme ad un altro scienziato della NASA un articolo su Environmental Science & Technlogy con questo titolo:
Prevented mortality and greenhouse gas emissions from historical and projected nuclear power
Fatti due conti, nel merito dei quali magari entreremo in un’altra occasione, i due asseriscono che tra il 1979 e il 2009 l’energia prodotta con l’atomo ha “salvato” da morte certa per cause ambientali riconducibili all’uso delle fonti fossili che sarebbero state altrimenti necessarie per produrne altrettanta ben 1,8 milioni di persone. Non basta, sempre secondo i loro calcoli, nel prossimo futuro ne salverà da 420.000 a 7,04 milioni di altre, grazie alle emissioni che eviterà. Poche cose perfettamente chiare e ben leggibili già dall’abstract dello studio. Secondo me, a qualcuno verrà un colpo, ma si fa sempre a tempo a dire che ormai anche lui è andato…
Già nel 2010 e poi ancora l’anno scorso, ad esempio, Hansen è stato ospitato anche in Italia con grande entusiasmo ambientale. All’indomani del suo intervento, nel corso del quale incidentalmente gli era sfuggita la parolina nucleare, è esploso lo sconcerto dei suoi ospiti e la faccenda è stata liquidata in fretta e furia (qui su CM). Antropico o no che sia il global warming, evidentemente, il realismo mal si sposa con chi vuol salvare il Pianeta dalle nostre parti. Meglio, molto meglio continuare a inseguire sogni di valli una volta verdi e lasciare che tutto continui com’è, a dire l’ennesimo no si fa sempre a tempo.
E si fa sempre a tempo anche a raccontare balle, magari dando una massaggiatina alle notizie per renderle più facilmente edibili ai fini palati dei paladini del clima che cambia e cambia male. Leggiamo un po’ come ha recepito e diffuso la notizia Antonio Cianciullo sul noto quotidiano nazionale La Repubblica, qui sotto il titolo e un passaggio a dir poco “significativo”.
“Il nucleare ha evitato 2 milioni di morti”.”Ok, ma la soluzione è nelle rinnovabili”
Uno studio americano fa il conto delle vittime che si sarebbero con i combustibili fossili al posto dell’atomo. “Non si può lasciare il ragionamento a metà: bisogna misurare anche i morti prodotti dall’uso dell’energia nucleare”. La risposta è nell’energia pulita
ROMA – Quanti milioni di morti ci costano i combustibili fossili? In questi giorni, appena arrivato in pensione dopo 46 anni spesi al vertice del Goddard Institute for Space Studies della Nasa, James Hansen ha lanciato un’offensiva mirata a mostrare la dimensione della minaccia prodotta dal carbone e dal petrolio. I combustibili fossili sostituiti dalle centrali nucleari tra il 1971 e il 2009 – secondo il climatologo – hanno causato la morte di 1 milione e 840 mila persone. La stima, pubblicata da Hansen e da un altro ricercatore del Goddard Institute sulla rivista Environmental science and technology […]
Il resto, se credete, lo trovate qui. A noi bastano le prime righe, anzi solo qualche parola “I combustibili fossili hanno causato la morte di 1 milione e 840 mila persone“. Vogliamo rileggere l’abstract?
Using historical production data, we calculate that global nuclear power has prevented about 1.84 million air pollution-related deaths […] (Utilizzando i dati storici della produzione, si calcola che l’energia nucleare a livello globale abbia evitato 1.84 milioni di morti collegate all’inquinamento atmosferico…)
Pare che Hansen abbia scritto qualcosa di parecchio diverso, ma evidentemente non bastava dar voce al solito esperto eco-sostenibile per aggiustare la notizia, ci voleva anche una bella ripassata al contenuto dello studio. Sarà, ma almeno qui da noi, qualcosa mi dice che la stella di Hansen smetterà presto di brillare…
Evabbè, evitato causato sempre a fare i sofistici qua su CM
L’importante è che il numero sia giusto 😀
Gent. mo Col., secondo Lei va bene?
Gent. ma Redazione di Repubblica.it,
Vi segnalo un errore di traduzione, o comunque un possibile fraintendimento, presente alla pagina http://www.repubblica.it/ambiente/2013/04/03/news/nucleare_morti_inquinamento-55862070/ In essa, infatti, si legge: “I combustibili fossili sostituiti dalle centrali nucleari tra il 1971 e il 2009 – secondo il climatologo – hanno causato la morte di 1 milione e 840 mila persone”. Nell’abstract disponibile a questa pagina web (http://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/es3051197?source=cen) il concetto è opposto: Using historical production data, we calculate that global nuclear power has prevented an average of 1.84 million air pollution-related, (“Utilizzando i dati storici della produzione, si calcola che l’energia nucleare a livello globale abbia evitato 1,84 milioni di morti collegate all’inquinamento atmosferico”).
Confidando nella Vostra correzione, porgo cordiali saluti a tutta la redazione di Repubblica.it.
Devo scrivere che la traduzione è Sua e tratta da CM?
Se ha già scritto Lei, ovviamente non La invio.
Cordiali saluti e buon lavoro