Vento impetuoso, piuttosto freddo, non certo vento di primavera, ove quest’ultimo esiste solo in senso figurato, dal momento che quando l’aria si muove e appunto diventa vento, la stagione non fa molta differenza.
Eppure, complici un giorno di festa, delle pagine da riempire e un tempaccio da cani che ha funestato gran parte delle gite fuori porta comandate, ecco il corriere che si lancia in un’ardita valutazione psico-meteorologica.
Mal di primavera, colpiti due milioni di italiani
Il problema sei volte più frequente nelle donne. E l’inverno eterno non aiuta chi già vive male il cambio di stagione
Insomma, con l’arrivo della primavera si diventa suscettibili, ma se questa non arriva lo si diventa di più. E c’è pure l’esperto di turno che concede fior di virgolettati a cementare la validità delle affermazioni lamentando il ritardo della stagione, passando per l’analogia con la crisi che ci sta sempre bene e concludendo con l’ineccepibile consiglio: fate un po’ di moto.
Tutto perché sono i primi giorni di aprile e piove, mentre notoriamente dovremmo essere già tutti al mare.
“Tutto perché sono i primi giorni di aprile e piove, mentre notoriamente dovremmo essere già tutti al mare.”
.
La saggezza popolare si dimostra buon giudice di tutte le cavolate dei giornalisti in merito alle mezze stagioni, alla primavera fiorita ed a tutte le amenità psico-meteorologiche similari. 🙂
Ho una ricca collezione di proverbi e detti popolari che riguardano il tempo e che dimostrano come la saggezza popolare, nata dall’esperienza plurisecolare dei nostri avi, sia sufficiente a fare giustizia di certi modi di pensare (indipendentemente dal cambiamento climatico).
Procedendo un po’ a ritroso partiamo da marzo e procediamo verso aprile:
“Sei pazzo come marzo”
“Marzo, esce il sole ed apri l’ombrello”
“Aprile con il piedino freddo”
“Quattro aprilanti, giorni quaranta” (se piove uno dei primi quattro giorni di aprile, pioverà per quaranta giorni”
“Aprile con i conviti” (conviti=pic-nic 🙂 )
ecc., ecc..
.
Questi modi di dire che ho appreso dai miei nonni, dimostrano che l’uomo (antropologicamente parlando) si è sempre interrogato sulla variabilità del tempo e ha condensato le sue conclusioni in queste “pillole di saggezza” (alias luoghi comuni) che testimoniano la nostra profonda ignoranza (passata, presente e futura) riguardo al tempo meteorologico. L’uomo, però, ha sempre avuto bisogno di conoscere con anticipo le condizioni meteorologiche e questo spiega la fortuna che ha sempre accompagnato indovini, scrittori di almanacchi, previsori vari e, ultimamente, climatologi rampanti. 🙂
Ciao, Donato.