Dei Monsoni, l’evento atmosferico e climatico a scala stagionale più significativo per le terre emerse delle latitudini tropicali abbiamo già parlato qualche mese fa, analizzando e leggendo, due lavori usciti in tempi più o meno recenti sull’argomento.
Oggi torniamo a parlarne sia pur brevemente perché è uscito un altro paper sui PNAS, ripreso e spiegato su Science Daily, che mette in dubbio il potenziale di cambiamento della circolazione monsonica del contributo antropico alle dinamiche del clima ponendo invce l’accento sulla variabilità naturale.
La previsione dell’attività dei Monsoni estivi, cioè delle piogge torrenziali che riportano la vita sulle latitudini tropicali dei continenti Indiano, Africano e Nordamericano dopo l’aridità delle stagioni invernali, è di vitale importanza a tutte le scale temporali. Nel breve periodo perché le piogge monsoniche sono torrenziali e sebbene appartengano ad una ciclicità vecchia come il Pianeta, hanno spesso un impatto catastrofico sulle popolazioni, specialmente per le precarie situazioni di inurbamento selvaggio che hanno visto i paesi interessati nel corso delle ultime decadi. A scala stagionale perché riportando la vita su arre molto vaste, un Monsone più o meno abbondante ha effetti sull’abbondanza dei raccolti e sulla disponibilità idrica, quindi sui prezzi delle derrate alimentari primarie e dei cicli economici annuali. Nel lungo periodo perché tutte queste cose insieme, a seconda che si ripetano nel tempo con segno positivo o negativo segnano la fortuna o la disgrazia di intere nazioni e popolazioni. leggiamo da Science Daily, per esempio, che le speranze del 60% della popolazione delle aree sunnominate dipende dalle modalità con cui i Monsoni si presentano ogni anno.
In un contesto di proiezioni climatiche che vedrebbero in generale una diminuzione dell’intensità dei monsoni, l’abstract del paper in questione è sorprendente, per usare lo stesso termine usato dai ricercatori (neretto mio):
[…] Si dimostra che durante il recente riscaldamento globale di circa 0.4°C a partire dalla fine degli anni ’70, un emerge un segnale decadale di cambiamento delle precipitazioni e della circolazione coerente per l’intero sistema monsonico NHSM [emisfero nord]. Sorprendentemente, l’NHSM, come le circolazioni di Hadley e di Walker mostrano tutti una sostanziale intensificazione, con un aumento delle piogge per l’NHSM pari al +9,5% per grado centigrado di riscladamento globale. Questo [risultato] è inatteso rispetto alle recenti proiezioni teoriche e modellistiche per il 21° secolo. L’intensificazione è principalmente attribuibile ad una mega-El Niño/Southern Oscillation (la principale modalità di condizionamento delle variazioni interannuali e interdecadali delle temperature globali della superficie del mare), all’Atlantic Multidecadal Oscillation, e successivamente influenzata dall’asimmetria emisferica del riscaldamento globale.
Ora, è domenica e ci limitiamo ad una breve riflessione. Ma se sulla base delle proiezioni modellistiche e della teoria dei cambiamenti climatici di origine antropica fossero state impiegate delle preziose risorse finanziare per fronteggiare una eventuale diminuzione dell’intensità dei Monsoni, scoprendo che questi invece si intensificano, sono previsti degli sportelli di protesta o gli esperti di turno si limiteranno forse un giorno a dire “scusate ci siamo sbagliati”?
Veramente questa “sorpresa” si manifesta ogni qualvolta i
dati reali si discostano dalle previsioni modellistiche. E’
successo per la stasi delle temperature, per quello
dell’innalzamento del livello dei mari, per gli inverni sempre più
rigidi, per le imponenti nevicate che dovevano restare solo un
pallido ricordo, ecc., ecc., ecc.. In tutti questi casi, però, è
sempre apparso qualche studio che contesta i dati sperimentali e
tende ad adeguarli alle previsioni modellisitiche mediante
opportuni interventi correttivi o, per essere più precisi, di
omogeneizzazione. 🙂 Accadrà anche in questo caso, ne sono sicuro.
Ciao, Donato.
Caro Guido, non ho letto l’articolo e di ciò chiedo venia.
Tuttavia a priori mi domando come ci si possa sorprendere del fatto
che ad un aumento delle temperature globali consegua una
intensificazione della cella di Hadley. Se c’è più energia in gioco
la cella di Hadley (il primo anello della catena che trasferisce
energia dall’equatore al polo) dovrebbe essere la prima a reagire
intensificandosi, seguita a ruota dalle westerlies (secondo anello
delal catena). Immagino poi che anche monsone e Enso (per qanto fra
loro in competizione nel senso che negli anni di El Nino il monsone
si attenua) debbano intensificarsi se c’è più energia in gioco
(Enso trasferisce anch’esso energia verso le alte latitudini in
quanto la gran massa di Cumulonembi che sviluppa parla con il globo
ed analogamente agisce il monsone). O forse gli autori non fanno un
problema di qualità della risposta ma di entità della stessa? Ciao.
luigi
Luigi, non so se la sorpresa manifestata dagli autori sia genuina, la mia è piuttosto ironica, perché trovo assurdo che si debba manifestare sorpresa scoprendo che la Natura segue le sue logiche in parte note (che tu hai riassunto) nonostante le proiezioni dicano altro.
gg