Che noia, che grandissima noia. Io capisco che ci siano dei tangibili risvolti legali – e forse pure penali visto che c’è di mezzo l’Interpol, capisco che in lingua inglese abbia lo specifico significato del diritto ad essere informati, ma che razza di nome è FOIA?
Così si firma il fantomatico hacker del climategate, lo stesso (pare) che ha diffuso la prima e la seconda tornata di mail della Climatic Research Unit, mettendo seriamente a rischio quel progettino in perfetto stile “ti spiego il problema e ti fornisco la soluzione” messo in piedi dal movimento salvapianeta. E così, ora siamo al terzo e forse ultimo capitolo. Già all’epoca del secondo atto si era capito come sarebbe andata, perché il materiale da diffondere era finito, ma una buona parte di quello diffuso era protetto da password, quindi illeggibile. Ora la password è stata spedita a un certo numero di blogger e le mail cominciano a girare.
Per ora niente di nuovo, solo la conferma, ove fosse necessaria, che gli uomini sono deboli, il potere fa gola e le posizioni acquisite vanno difese costi quel che costi. Certo, leggere che un attivista di Greenpeace partecipa attivamente alla stesura dei report IPCC e viene pure redarguito perché si ostina a voler essere sia dentro che fuori il processo di generazione del report, è una conferma ma fa pure un po’ inc….
Vabbe’, questo è il post su WUWT dove via via stanno comparendo le mail, se ne avete voglia ce n’é per ammazzare una domenica di pioggia. Come? Non piove? Lo dicevo io che era una noia…
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