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Scorciatoia o uovo di Colombo? Opinione cercasi…

Ho visto questa cosa già qualche giorno fa sul blog di Judith Curry. Poi è comparsa anche su WUWT. In sostanza tutti e due hanno riportato né più né meno che il press release che ha accompagnato un nuovo paper:

 

Direct Statistical Simulation of Out-of-Equilibrium Jets (qui su ArXiv per il pdf)

 

Si tratterebbe di un nuovo approccio modellistico per il quale sono necessarie risorse di calcolo largamente inferiori a quelle normalmente impiegate per la simulazione diretta, tanto che è stata sviluppata anche una app per Mac che permetterebbe agli utilizzatori – curiosamente definiti da uno degli autori “cittadini-scienziati” – di fare le proprie sperimentazioni e, perché no, le proprie scoperte. Per applicarlo, pare non ci sia bisogno di conoscere tutte le infinite sfaccettature che caratterizzano la complessità di un sistema come quello climatico.

 

I toni dei commenti sui due blog linkati sono al chiaroscuro. Alcuni si dicono entusiasti, altri possibilisti, altri ancora non si fidano. In effetti, viene il dubbio che si voglia lasciare intendere che il livello di conoscenza del sistema sia alto e che il problema nella sua modellazione risieda nelle risorse di calcolo disponibili o nella traduzione in termini matematici di relazioni ben note. Penso che le cose non stiano proprio così, penso che la semplificazione non possa prescindere dalla conoscenza dei meccanismi e che per dirla sempre con uno dei commenti, garbage in garbage out, che ci si mettano mesi o poche ore di calcolo.

 

Che ne pensano i lettori di CM?

 

NB: pare che la faccenda non sia nuova comunque.

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Published inAttualità

8 Comments

  1. A. de Orleans-B

    Mi vien da pensare… sediamoci in una stanza tranquilla ed accendiamo una candela, anzi un bel cero grosso, di quelli che, da bambini, vedevamo ancora accesi in parrocchia.
    Poi sediamoci davanti al cero e guardiamo attentamente la fiamma seguendola su con lo sguardo.
    Al di là degli aspetti trascendentali, osserviamo come il getto caldo verticale ad un certo momento comincia ad ondeggiare, poi si ristabilizza, poi ricomincia ad oscillare.
    Poi andiamo sulla pubblicazione menzionata sopra su ArXiv, a pagina 3, a metà della seconda colonna, lì dove parla della enstrofia e proseguiamo verso http://en.wikipedia.org/wiki/Enstrophy dove, sopraffatti, ci fermiamo — leggermente consolati dall’affermazione “the equation is somewhat misleading” — per tornare a guardare, incantati, l’eleganza della fiamma che continua ad oscillare, ignara della straordinaria complicazione del nostro modo di descriverne il movimento.
    Alla fine, stanchi di contemplare, passeremo un dito veloce nella fiamma per vedere se possiamo influenzarne la sua danza — non saremo mai del tutto convinti di riuscirci — per poi andare a curiosare che succede presso i “fratelli adulti”, i getti nell’atmosfera.
    E’ così che Larry Edgar, il 25 aprile del 1951, si trova semicieco a 5000 metri appeso ad un paracadute.
    Durante la prima seria ricerca sulle oscillazioni troposferiche delle correnti a getto –http://journals.ametsoc.org/doi/pdf/10.1175/BAMS-85-8-1127 — il suo aliante si disintegrò nella turbolenza delle frange esterne del getto sottoponendolo per mezzo secondo a più di 20 G (gli alianti sono molto più resistenti dei normali aeromobili) danneggiandogli (anche) gli occhi, v. pag. 21 in: http://nldr.library.ucar.edu/collections/jkuettner/JKUE-000-000-000-001.pdf
    Questa volta il bambino aveva messo il dito troppo a lungo in una fiamma troppo grande e si prese una bella scottatura… ma ne valse la pena.

  2. Luigi Mariani

    Ragionare in termini modellistici dell’atmosfera terrestre con un modello globale significa simulare le strutture circolatorie alle diverse scale (macro e meso, jet inclusi) e simulare i flussi di energia (bilancio radiativo ed energetico) nella libera atmosfera e nel boundary layer.
    Quel coso mi pare che simuli i Jet che sono strutture circolatorie collocate all’altezza della tropopausa. E quando li abbiamo ben simulati che ci facciamo, noi che abbiamo problemi molto più rasoterra?
    In sostanza dunque mi pare che l’argomento si collochi ancora su un piano lontano dall’applicazione concreta.
    A meno che non mi sia sfuggito qualcosa….

  3. Matteo

    Les citoyens!!! … Mi ricorda qualcosa…

  4. Io non sono in grado di dare nessuna opinione sui contenuti; sulla forma, quella locuzione “cittadini-scienziati” – solo perché fanno girare un’applicazione scritta da altri sul proprio pc – è chiaramente una cazzata e non vorrei leggerla in un contesto scientifico.

    • Pare che il termine “cittadino” vada parecchio di moda negli ultimi tempi 😉
      gg

  5. Forse ho letto l’articolo in fretta e non ho capito niente, ma credo che si parli di jet in quasi-equilibrio, mostrando qualche problema di ricostruzione quando ci si allontana dal quasi-equilibrio. E’ vero che i jet compaiono spesso e in vari campi, ma, per quanto ne so, l’atmosfera e gli oceani non sono fatti di soli jet e la loro complessità non può essere ricostruita con metodi rivolti a strutture molto specfiche. Anche l’uso dell’equazione di stato dei gas perfetti, di cui si parla nel sito di JCurry (ma non nel paper) mi sembra strano: magari si poteva usare l’equazione di stato dei gas reali …
    Complessivamente credo che si tratti di un lavoro interessante (è un progetto che dura da anni e dubito che i ricercatori interessati si stiano girando i pollici a proposito del sesso degli angeli) che però non riguarda la scienza del clima e i modelli globali. Non vorrei che si traferisse (più in piccolo, qui) lo stesso schema per cui i risultati di nobilissimi modelli climatici, oggetto di ricerche e discussioni approfondite, vengono direttamente tradotti in decisioni politiche e, di conseguenza, economiche. Lasciamo questi esperimenti alla discussione scientifica tra specialisti…

    • Franco, è per la tua perplessità iniziale che hanno scelto di modellare il flusso zonale. Certo, dalle dinamiche della zonalità e dalla sua latitudine dipendono molte cose, ma non tutto.
      gg

  6. agrimensore g

    Secondo me l’importanza di questi sistemi statistivi sta soprattutto nel fatto che costituiscono una misura per quelli non statistici

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