Scrivo questa nota per segnalare la collana Coltura & Cultura dedicata alle diverse colture agrarie italiane, con 15 volumi fin qui usciti e che trovate descritti a questo sito web. Personalmente ho collaborato alla collana scrivendo alcuni anni orsono le parti dedicate agli aspetti agrometeorologici per i volumi “La vite e il vino” e “Il mais”.
“Coltura & Cultura” sta in questi tempi ampliando il proprio angolo di visuale cercando di creare un legame positivo fra le produzioni agrarie tipiche del nostro Paese ed il consumatore, troppo spesso disorientato da messaggi diffusi a piene mani dai media e che mirano a creare sfiducia nei confronti dell’agricoltura tecnologicamente evoluta.
A tale riguardo mi fa piacere segnalare il cortometraggio “Si fa presto a dire uva”, dedicato alla filiera dell’uva da tavola e patrocinato dall’APEO (Associazione produttori ed esportatori ortofrutta) e dalla Regione Puglia. Il filmato, scritto, diretto ed interpretato da professionisti della comunicazione e divulgazione è stato girato in Puglia ed è stato presentato per la prima volta in occasione di FruitLogistica Berlino 2013, la maggiore fiera dell’ortofrutta. E’ possibile vederlo sul canale you tube di Coltura e Cultura.
Tra gli obiettivi del filmato, quello di stimolare in modo non convenzionale – un dialogo amichevole tra un agronomo ed una consumatrice all’interno di un vigneto pugliese – un maggiore interesse del pubblico a conoscere e riconoscere i valori della nostra produzione nazionale, e quale migliore esempio dell’uva da tavola pugliese, con i suoi valori sociali, tecnologici e territoriali e il suo primato nei mercati esteri.
Qualcuno potrà chiedersi quali siano i legami con la meteorologia ed il clima. In proposito mi limito a segnalare che il protagonista del documentario e cioè l’uva Italia è una varietà selezionata negli anni 20 da Alberto Pirovano (1884-1973) presso l’Istituto Sperimentale per la Frutticoltura di Roma a partire da un incrocio fra le varietà Bicane e Moscato d’Amburgo1. Tale varietà è particolarmente vocata per l’ambiente mediterraneo ed inoltre la protezione con copertura in materiale plastico serve per modificare le condizioni micro-meteorologiche allo scopo di modulare il calendario di raccolta su una finestra il più possibile ampia. A tale riguardo ricordo che i produttori sfruttano il fatto che, proteggendo il vigneto nel periodo compreso fra germogliamento e fioritura, il risultato è una fioritura anticipata da cui discende anche una raccolta anticipata. Ciò in virtù della regola per cui in ogni varietà di uva (da tavola o da vino) il periodo fioritura – raccolta è grossomodo costante (per cui il produttore non può di norma agire per abbreviarlo) mentre oltremodo variabile in dipendenza della temperatura è la durata del periodo germogliamento – fioritura e dunque è su questo che agisce il viticoltore. Insomma la meteorologia ed il clima, insieme al suolo, sono i determinanti naturali più rilevanti di queste nostre produzioni agricole tipiche e di questo i produttori sono ben consci, come si evince dal documentario.
Buona visione.
- per una breve storia dell’uva Italia si veda al sito http://it.wikipedia.org/wiki/Sagra_dell%27Uva_Italia [↩]
Anch’io sono un modestissimo produttore di uva da tavola: ne ho sei piante! 🙂 🙂
Scherzi a parte, mi sento di condividere tutto ciò che ha scritto A. De Orleans – B.: sono piante delicatissime e sensibilissime a tutta una serie di fattori (meteorologici, pedologici, ecc. ) per cui azzeccare la giusta combinazione per ottenere un prodotto appena accettabile è un’impresa ardua e richiede attenzioni quasi maniacali!
Ciao, Donato.
Splendido filmato sull’uva da tavolo!
Come modesto produttore in Spagna a latitudine 36.40 N (Isola di Linosa, per intenderci) confermo la forte dipendenza da fattori meteorologici — e non solo:
1. La redditività potenziale per ettaro è tra le più alte, con produzioni fino a 30.000 kg per ettaro e fatturati fino a 50.000 EUR per ettaro, ma quasi mai la si consegue per i più svariati motivi — la corrispondente elevata volatilità dei risultati economici aumenta significativamente il rischio d’impresa.
2. La obsolescenza varietale è molto veloce, molto più rapida della vita produttiva della pianta innestata, soprattutto per le varietà apirene (senza semi), le più richieste dai mercati dell Europa del Nord — e identificare tempestivamente e negoziare la disponibilità delle varietà che verranno più richieste e che daranno buoni risultati produttivi sul territorio specifico è un’impresa tanto ardua quanto fondamentale;
3. Il ciclo commerciale ottimale dura poche settimane (giugno – luglio) con variazione dei prezzi di oltre l’80% tra massimi e minimi.
4. Differenze inspiegabili di produzione del 25% a distanze di 500 metri sono frequenti e i tentativi di capirle e mitigarle con complesse analisi statistiche multifattoriali danno esiti ancora incerti.
La coltivazione moderna dell’uva da tavola è una attività avvincente, molto più “high-tech” di quanto comunemente ipotizzata in campo genetico, nutraceutico e micrometeorologico ed è oggetto di piani di ricerca riservati in molti paesi.
Grazie per l’interessante commento. Solo una domanda: quando scrive “Come modesto produttore in Spagna a latitudine 36.40 N (Isola di Linosa, per intenderci)” si riferisce alla Linosa delle isole Pelage o ad un omologo spagnolo?
Mi riferisco alla bellissima Linosa delle Isole Pelage (O Pelagie? …non saprei).
La coltivazione che seguo è vicino a Cadice.