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Uomo avvisato…

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un post in cui parlavamo della scorciatoia che molti rappresentanti del mainstream scientifico – e con loro dei media molto entusiasti – cerchino di prendere per trasporre nella realtà quotidiana delle teorie sui cambiamenti climatici altrimenti non percepibili, collegando ogni evento atmosferico estremo alle dinamiche del clima.

 

Lo stato dell’arte della conoscenza scientifica sulla relazione tra tempo e clima è noto ed è stato anche recentemente ben inquadrato dal report IPCC pubblicato l’anno scorso. Fatta eccezione per le ondate di calore, tra l’altro con un segnale molto disomogeneo, per nessun altro genere di evento intenso, sia esso una pioggia alluvionale, siano essi uragani, tornado o quant’altro, è possibile ad oggi identificare dei trend che mostrino una qualche relazione con le dinamiche recenti del clima, proprio quelle che si vorrebbero collegare in via esclusiva all’impatto delle attività umane.

 

Il trucco, quindi, non funziona. Ma, naturalmente, di scorciatoia ce n’è anche un’altra. Prendendo forse spunto da quanto scritto anche recentemente circa la scarsa velocità con cui specifici concetti scientifici e/o terminologie scientifiche entrano nel sentire comune e ravvisando l’esigenza di utilizzare strategie di comunicazione più efficaci, hanno cominciato a girare degli slogan di sicuro effetto. Il più famoso di questi è probabilmente quello che identifica la e recenti dinamiche del clima e degli eventi atmosferici ad esso collegati (?) con il gioco dei dadi. Con le attività umane, quindi, avremmo truccato i dadi, alzando inesorabilmente le probabilità di occorrenza di determinati eventi.

 

Qualche giorno fa è arrivato un altro slogan o, per meglio dire, un acronimo: ELSD, “Erring on the Side of Least Drama”  ovvero, “peccando per difetto di esagerazione”. Considerato il fatto che viene appunto da chi fa normalmente del catastrofismo il proprio obbiettivo, già che si parli di difetto di esagerazione fa sorridere. Comunque, si tratta di un paper pubblicato recentemente su Global Environmental Change:

 

Climate change prediction: Erring on the side of least drama? – Brysse et al., 2013

 

In sostanza, secondo la tesi sostenuta in questo articolo, gli scienziati climatici sarebbero stati costantemente vittime di un bias sistematico, ovvero avrebbero sottostimato il pericolo derivante dall’impatto delle attività umane sulle dinamiche del clima. Un bias, dicono, indotto dal timore  di essere tacciati di allarmismo, cioè di aver subito la pressione di quanti invece sono scettici circa il ruolo delle attività umane nelle dinamiche del clima. Tale bias sarebbe secondo loro chiaramente identificabile nel fatto che sussistono numerosi ambiti in cui la realtà sarebbe molto peggio di quanto previsto.

 

Siamo già nel territorio della metafisica. Girano articoli che identificano questi perfidi scettici in uno sparuto gruppuscolo di sfigati al soldo dei petrolieri cattivi, mentre il consenso sulle determinazioni del mainstream sarebbe dilagante e soverchiante. Ebbene, questi quattro gatti avrebbero esercitato una pressione tale da indurre in errore  tutti gli altri, i quali, malgrado il tentativo di Brysse et al. di sostenere il contrario, non hanno certo mai “peccato di difetto di esagerazione”. tanto per avere un’idea circa come in effetti sia “peggio del previsto” diamo un’occhiata a quanto dovrebbe accadere alla temperatura secondo i modelli più recenti, cioè quelli impiegati in questi mesi per la stesura del prossimo report IPCC.

 

all_sim_GL_ANN_61-90

 

Siamo attualmente all’estremo inferiore del range in cui dovrebbe muoversi la temperatura, malgrado il forcing sia all’estremo superiore. Niente da fare, neanche questa scorciatoia funziona.

 

Appena cinque giorni dopo aver fatto notare queste cose, a Roger Pileke jr è stato chiesto di lasciare la sua posizione all’interno del comitato scientifico della rivista GEC, quella appunto che ha pubblicato il paper con il nuovo slogan. Che strana coincidenza. La motivazione è però di tutto rispetto: permettere ad altri giovani accademici di farsi le ossa nel settore dell’editoria scientifica. Peccato che a nessun altro dei componenti del board, anche molto più anziani di Pielke, sia stata chiesta la stessa cosa. Altra strana coincidenza.

 

Sicuramente, come Pielke jr fa notare nel suo post e nei commenti ad esso, si tratta soltanto di cattiva gestione della comunicazione e di sfortunate coincidenze. Tuttavia, scrive sempre Pielke, il fatto che uno dei membri del board scriva una critica ad un paper pubblicato dalla rivista e gli venga chiesto di accomodarsi alla porta nel giro di qualche giorno, lancia certamente un messaggio piuttosto esplicito agli altri componenti del board o a quelli che verranno. A proposito di bias, condizionamenti e intimidazioni varie…

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Published inAttualità

8 Comments

  1. roberto

    una questione tecnica
    non so se dipende da come ho definito il mio browser
    ma intravedo appena sullo schermo il nome dell’autore
    del post ed anche il testo di questo commento
    mntre vedo bene il testo dei precedenti commenti già pubblicati
    grazie e saluti roberto

    • Roberto la formattazione dell’autore del post è in effetti poco visibile, mentre per il commento appare così quando è in attesa di moderazione.
      gg

  2. Maurizio Rovati

    “La motivazione è però di tutto rispetto: permettere ad altri giovani accademici di farsi le ossa nel settore dell’editoria scientifica.”

    Guido, mica sono lì a smacchiare i leopardi…

    • Certamente no, asciugano scogli.
      gg

  3. Nel frattempo segnalo che Luca Mercalli, stamani a TG3 Montagne, ha detto che il medioevo caldo è una “favoletta”. Sì, faceva un po’ più caldo del periodo successivo, ma il riscaldamento attuale è “senza precedenti” negli ultimi cinque/seimila anni. Ovviamente intervista “sdraiata” – Mercalli è un ospite fisso in questa trasmissione – senza nessun contraddittorio.

    • Gianluca Piovesan

      La quota delle coltivazioni e dei villaggi raggiunta nel medioevo non è stata mai più toccata; basta solo conoscere la storia per capire che nel medioevo faceva caldo e molto probabilmente più di oggi

    • luigi mariani

      A proposito della “favoletta” invito a leggere lo scritto del professor Crescenti e mio uscito su Geoitalia e dedicato alla figura di Umberto Monterin e all’optimum medioevale (http://www.geoitalia.org/upload/home_page/geoitalia/n30.pdf).

      Da tale lavoro si colgono fra l’altro alcuni dei riferimenti bibliografici relativi all’optimum medioevale. Tali riferimenti (Monterin, Lamb e, più di recente, Leroy-Ladurie e Berruti) sono solo la punta di un enorme iceberg fatto di migliaia di lavori scientifici che sono usciti e continuano tuttoggi ad uscire su riviste scientifiche internazionali autorevolissime. Detti lavori sono soprattutto opera di dendrocronologi e climatologi storici (Esper, Frank, ecc. ecc.) i quali – immagino dirà Mercalli – sono tutti pagati dai petrolieri….

      Un titolo fra tanti: il lavoro di Trouet et al. uscito su Science nel 2009 (https://www.sciencemag.org/content/324/5923/78.abstract).

      Per inciso mi interesserebbe vedere quanti lavori scientifici parlano espressamente di “favoletta”. Forse lo screditato lavoro di Michael E. Mann, Raymond S. Bradley and Malcolm K. Hughes del 1998 sulla mazza da hockey?

      Mi domando quando la nostra TV la finirà di dar spazio senza un minimo di contraddittorio a questi imbonitori da mercato.

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