La cultura etrusca è documentata nel Centro Italia dall’8° al 1° sec. a.C. e gli storici hanno spesso evidenziato la rapida affermazione di tale popolo nel contesto dei popoli italici così come la rapida scomparsa delle tracce della loro cultura a seguito dell’affermarsi delle egemonia romana1.
Più nello specifico, rispetto agli antichi Etruschi esistono oggi due problemi storiografici aperti e che il lavoro oggetto di questo commento affronta con i metodi della genetica:
- Il problema delle origini. Per oltre 2.000 anni c’è stato disaccordo sulle origini biologiche degli Etruschi, che alcuni vedevano come popolazione autoctona (secondo la tesi di due storici di età augustea, il greco Dionigi d’Alicarnasso ed il romano Tito Livio e ribadita in epoca assai più recente dallo storico Massimo Pallotino, la cui tesi è presentata ad esempio in questo documento) e altri come popolo di origine Anatolica (secondo la tesi dello storico greco del V secolo a.C. Erodoto).
- Il problema del destino degli etruschi. Tale problema storiografico verte sul contributo degli antichi etruschi al patrimonio genetico delle popolazioni toscane moderne, contributo che ove non confermato aprirebbe la strada a nuove ipotesi circa il ricambio etnico occorso in occasione della colonizzazione romana o delle successive invasioni barbariche.
Escludendo la possibilità di valutare il DNA della civiltà Villanoviana, che precedette quella etrusca ma le cui tradizioni prevedevano la cremazione dei cadaveri, per cercare di dirimere tali problemi è stato condotto uno studio sul DNA mitocondriale di individui sepolti in due necropoli etrusche (Tarquinia e Casenovole), confrontato con quello di di altre popolazioni etrusche e medioevali e con quello di 4910 individui contemporanei della Toscana moderna e del bacino del Mediterraneo.
Lo studio, i cui risultati sono apparsi sulla rivista scientifica Plos one (Ghirotto et al., 2013), è stato coordinato da Guido Barbujani, docente di genetica dell’Università di Ferrara e David Caramelli, docente di antropologia dell’Università di Firenze, e realizzato in collaborazione con l’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Itb-Cnr) di Milano.
Più in particolare, confrontando le sequenze antiche (etruschi e individui medievali) con quelle di toscani moderni, si è dimostrato che il DNA degli Etruschi può essere con un elevato livello di confidenza considerato ancestrale rispetto a quello degli attuali abitanti del Casentino e di Volterra. Viceversa considerando i campioni Anatolici si è potuto stimare che i legami genetici con le popolazioni toscane risale ad almeno 5000 anni fa, suggerendo che la cultura etrusca si sia sviluppata a livello locale, e non come conseguenza immediata di immigrazione dalle coste del Mediterraneo orientale.
Le nuove analisi paiono dunque dare una risposta convincente a domande vecchie di millenni sull’origine biologica e sulla sorte degli Etruschi, mentre lasciano aperte alla ricerca archeologica tutte le questioni riguardanti la cultura di questo popolo, la sua affermazione e il suo declino.
Giova anche segnalare che il pioniere delle ricerche sulla genetica delle popolazioni finalizzati allo studio delle nostre origini è stato Luca Cavalli Sforza (curiosamente non citato in bibliografia), il quale con i suoi lavori mise in evidenza alcune migrazioni di grande rilievo per le nostre origini ed in particolare la migrazione dei popoli di agricoltori avvenuta fra l’8000 e 5000 anni BP, quella di popoli di pastori indoeuropei e quelle dal Nord Europa avvenute in seguito. Occorre peraltro ricordare che studi più recenti svolti sul DNA mitocondriale dei popoli europei hanno di molto ridimensionato il peso di tali migrazioni riducendo al 20% circa il loro contributo rispetto ad un 80% del DNA europeo che sarebbe di origine paleolitica.
Segnalo infine che i risultati ottenuti sono rilevanti anche per le implicazioni paleoclimatiche. Infatti nel suo libro Clima e storia, Rhys Carpenter ipotizzava che gli etruschi fossero in realtà ittiti migrati nell’11°secolo a.C. Dall’Anatolia, spinti da una grande siccità che in quegli anni flagellò la parte orientale del bacino del Mediterraneo.
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Bibliografia
- Dispensa di storia e filosofia: Le origini etrusche (http://www.storiafilosofia.it/etruschi/)
- Ghirotto S. et al, 2013. Origins and Evolution of the Etruscans’ mtDNA, PLOS one, February 2013, Volume 8, Issue 2 (liberamente disponibile in rete – http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0055519)
- Carpenter R., 1969. Clima e Storia: la nuova interpretazione delle fratture storiche nella Grecia antica, Einaudi, Torino.
- In figura – Distanze genetiche fra etruschi e popolazioni moderne. [↩]
[…] post di Luigi Mariani sulle origini del popolo etrusco ha suscitato molto interesse. Ne è seguita una discussione […]
@ F. Zavatti
Franco, il link è corretto ed il libro c’è quasi tutto. Io, però, su internet riesco a leggere solo qualche articolo scientifico o di cronaca. Leggere quasi trecento pagine direttamente dallo schermo mi renderebbe odioso il libro e poi vuoi mettere il gusto di girare le pagine e sentire l’odore dell’inchiostro! 🙂 Ho intenzione, inoltre, di farne uso anche in classe (insegno in un Liceo Classico) e quindi il libro si adatta meglio anche per estrarne qualche passo.
Straordinario articolo sul popolo da cui verosimilmente discendo, essendo originario di una zona dell’alto Lazio che è tutt’uno con le province toscane di Siena e Grosseto. Laggiù tutto testimonia del nostro passato etrusco. La curiosità mi ha portato ad interessarmi a uno dei tanti misteri che avvolgono questo popolo. Si tratta dell’ubicazione del tempio di Voltumna (Fanum Voltumnae), la principale divinità etrusca. Le fonti concordano circa l’esistenza di questo tempio, sede delle principali decisioni politiche e religiose, ma non si è ancora riusciti a stabilire dove fosse. Le ipotesi sono numerose e io mi sono preso cura di riunirle e di pubblicarle (in inglese) su wikipedia, creando una pagina dedicata (http://en.wikipedia.org/wiki/Fanum_Voltumnae), che qualche anonimo ha poi contribuito ad arricchire. Non sono certo un esperto etruscologo, quindi mi farebbe piacere ricevere altri elementi sul Fanum (da Luigi, Guido, etc.).
Colgo l’occasione per un’associazione con l’attesa del nuovo Papa. San Malachia lo identifica come Petrus Romanus e sarà l’ultimo (http://it.wikipedia.org/wiki/Profezia_di_Malachia). Non so che dire. Certo è che le identificazioni che la profezia ha fatto di alcuni Papi esistiti sono impressionanti. Qui ricordo Bartolomeo Alberto Cappellari, divenuto papa col nome di Gregorio XVI, regnante dal 1831al 1846. San Malachia lo idenfica con “‘De balneis Ethruriae”, cioè colui che viene dai bagni dell’Etruria. In effetti, iniziò la vita religiosa nell’ordine dei Camaldolesi. Camaldoli si trova proprio nel cuore dell’Etruria (cioè della Toscana) ed è circondata da molte sorgenti (Bagno di Romanga, Porretta, Bagni Vignone, Saturnia, San Cascian dei Bagni, etc.).
Grazie ancora a Luigi!
Grazie a te per l’attenzione all’argomento!
Nemmeno io sono uno storico ma mi sento culturalmente vicino alle tematiche della genetica e della storia dell’agricoltura, per cui quando ho avuto notizia dell’articolo apparso su PLOS non ho resistito a scrivere qualcosa di divulgativo su un argomento tanto ghiotto.
E a proposito di storia dell’agricoltura rammento che gli Etruschi furono i primi a bonificare vaste aree delle pianura padana e ancora i primi a mettere a coltura i terreni argillosi appenninici.
A tal riguardo due dei massimi georgici romani, i Saserna, erano di origine etrusca e gestivano con l’ausilio di schivi un podere sito nel territorio della colonia di Placentia (e non “in provincia di Piacenza”, in quanto la colonia romana aveva un’estensione molto più ampia rispetto all’odierna provincia, comprendendo anche parte del pavese). Purtoppo i testi agronomici dei Saserna sono andati perduti e quello ci resta sono citazioni da parte di altri autori 8es. Columella).
il ruolo degli Etruschi è sempre stato un mistero, anche perché i Romani in seguito vollero minimizzarne il ruolo
da:
http://it.wikipedia.org/wiki/Trib%C3%B9_(storia_romana)
“Le tribù originarie dell’antica Roma erano raggruppamenti sociali in cui erano inquadrati i cittadini romani. Istituite in età arcaica (secondo la tradizione, dallo stesso Romolo[1]), erano originariamente in numero di tre. (…) Le tre tribù originarie erano:
i Ramnes (da Romulus di origine etrusca[2]), che dovrebbero identificarsi con le famiglie romane autoctone, guidate dai Latini e stanziate nelle zone pianeggianti;[4]
i Tities (o Titienses[5] da Titus Tatius di origine etrusca[2]), cioè le famiglie venute al seguito di Tito Tazio, di origine sabina;[4]
i Luceres (da Lucumon o Lygmon di origine etrusca), che secondo Tito Livio erano di origine incerta (…)”
personalmente penso che la parola “tribù” derivi dall’ablativo plurale del numero 3, in latino “tribus”.
Ma dov’era Roma, rispetto all’Etruria ?
http://it.wikipedia.org/wiki/Etruria
“L’Etruria era una regione antica dell’Italia centrale, la VII tra le regioni dell’Italia augustea, che comprendeva i territori attualmente spezzini a sud del fiume Magra,[1][2] la Toscana, parte dell’Umbria occidentale fino al fiume Tevere e parte del Lazio settentrionale.”
quindi, Roma era sul confine etrusco, alla sua fondazione (753 aC) ed addirittura, successivamente, all’interno delle dominazioni etrusche, come si può controllare al link citato.
Stando così le cose, credo che sia motivo di riflessione il fatto che Roma abbia conquistato l’intera Italia meridionale “prima” di conquistare l’Etruria, che aveva a stretto contatto.
Chi sono stati i re di Roma ?
http://it.wikipedia.org/wiki/Sette_re_di_Roma
“Ai primi re autoctoni, successero re dai nomi etruschi, i Tarquini, indicando in tal modo come negli ultimi 106 anni dell’età monarchica, Roma fosse venuta a trovarsi sotto l’influenza dei potenti vicini settentrionali, gli Etruschi, in quel momento all’apogeo della loro potenza. Con la cacciata dell’ultimo re etrusco, si ha l’instaurarsi del sistema repubblicano.”
In che anno ? Nel 509 aC
Ma questa è una data nota per un’altra importante notizia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Trattati_Roma-Cartagine#Primo_trattato:_509_a.C.
Ora, quali siano le cause, e quali gli effetti, e che ruolo abbia potuto giocare questo trattato con i Cartaginesi, nemici degli Etruschi, lo lascio alla vostra riflessione.
Mi fermo qui, sperando di non avervi annoiato, e chiudo con una notizia curiosa:
Caisar = Cesare, di Cere (Caisr = Cere)
Cere (o anche Caere) o se vogliamo “Cerveteri” era città etrusca. Il nome del Romano più famoso vuol dire “abitante della città (etrusca) di Caere” 🙂
Caro Guido,
credo che i Romani avessero debiti culturali giganti ad esempio con il mondo greco ed ellenistico (ad esempio molte opere ingegneristiche romane erano dirette da ingegneri greci) o con quello etrusco (ad es. in fatto di bonifiche, di agricoltura o di agrimensura -> la proprietà della terra, sancita tramite attività di misura specifica è il presupposto fondamentale per lo sviluppo agricolo) o con lo stesso mondo cartaginese (penso al trattato di agronomia di Magone carteginese, testo che cadde nelle mani dei romani alla conquista di Cartagine e che fu fatto tradurre a spese del Senato, ritenendolo opera strategica).
E’ che i romani, come ben dici, non amavano certo ostentare i loro debiti ma viceversa mettevano sotto il loro ombrello tutto quanto…
Con gli etruschi poi se non erro vi era pure un problema culturale, nel senso che i romani di epoca repubblicana li consideravano troppo dediti ai piaceri per i loro gusti sobri.
A livello culturale ricordo poi che Seneca nel suo Naturales Questiones evidenzia una barriera culturale fra mondo romano-greco e mondo etrusco costituita da una diversa visione del reale che era finalistica per gli etruschi e meccanicistica (e dunque assai più pragmatica) per greci e romani.
Così si esprime Seneca. “Questa è la differenza fra noi e gli Etruschi, che sono espertissimi nell’arte fulgurale: noi crediamo che i fulmini si producano perché le nubi entrano in collisione, essi invece ritengono che le nubi si scontrino per emettere fulmini (Qaestiones naturales, II, 32,2). Insomma gli Etruschi “siccome attribuiscono tutto alla divinità, sono convinti che gli avvenimenti non hanno un significato in quanto tali, ma che accadano per significare qualcosa”.
Post bello e inatteso. Complimenti!
“credo che i Romani avessero debiti culturali giganti ad esempio con il mondo greco ed ellenistico ”
Per i rapporti tra Roma e l’ellenismo propongo il libro di Lucio Russo: “La rivoluzione dimenticata”, disponibile anche su Google books qui, saggio affascinante e denso di collegamenti e spunti di riflessione.
Per l’origine degli etruschi e i loro collegamenti con l’Anatolia e l’Asia Minore in generale propongo questa intervista ad un etruscologo definito “fuori dal coro”. Di queste cose si parla molto nei siti legati alla storia della Sardegna nuragica (XII sec. a.C.) e alla sequenza Anatolia-Sardegna-Toscana dei Tirreni, come testimonierebbero le navicelle votive etrusche, identiche alle navicelle sarde.
Grazie per la segnalazione dell’intervista a Feo. Circa il libro di Giovanni Russo ce l’ho sul comodino ed ho fin qui letto l’introduzione….
Franco, grazie per la segnalazione del libro di Russo. Ho iniziato a leggerlo in anteprima e lo reputo di importanza fondamentale per il “mestiere” che faccio, per cui domani lo prenoterò in libreria. A chi sia meno interessato di me consiglio vivamente di leggere almeno l’introduzione liberamente accessibile al sito segnalato da F. Zavatti: offre molti spunti di riflessione che, credo, interesseranno i lettori di questo blog.
Ciao, Donato.
Donato, spero di non aver sbagliato link perché su google books c’è molto di più dell’introduzione: c’è particamente tutto il libro, tranne alcune (magari un po’ più di alcune…) pagine che però non tolgono il gusto della lettura. Secondo me fai bene ad ordinarlo e a leggerlo. Si può non essere d’accordo con tutto ciò che Russo scrive, come fa Marcello Cini nella prefazione, ma il libro è sicuramente un faro puntato su un mondo poco conosciuto e poco descritto, accomunato alla Grecia classica con cui ha poco a che fare e alla romanità con cui non ha proprio nulla in comune, se non l’utilizzazione, come scrive Luigi Mariani, degli ingegneri (schiavi, dopo la conquista della Magna Grecia) ellenistici che, soli, avevano cognizioni scientifiche nel la società non scientifica del primo impero romano.