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L’aria non si può vendere…né comprare

Da che mondo è mondo il commercio si basa su una regola d’oro che l’istrionico presidente di una squadra di calcio della massima serie ha più volte sintetizzato così: “pagare moneta vedere cammello”. Cioè, in una transazione, qualunque essa sia, è necessario che ci sia un controvalore. In assenza di quello la transazione non si fa.

Da qualche anno a questa parte invece, complice forse il leggiadro atteggiamento del mondo finanziario che ha escogitato il sistema per tirar fuori crediti dai debiti, cioè con controvalore di segno opposto, qualcuno ha pensato che si potesse vendere l’aria e, ancor di più, che questo potesse avvenire a scala globale.

 

Per aria, naturalmente, intendiamo la sola sua componente che si presume abbia il potenziale di portare irreversibili sconquassi alle dinamiche del clima del Pianeta, la CO2. Sotto allora con la generazione di meccanismi di scambio di ipotetiche quantità di emissioni correlate alle attività produttive. Se produci emetti, quindi se vuoi continuare a produrre devi comprarti una “verginità emissiva” da chi, per virtù o per grazia ricevuta, dispone di autorizzazione ad emettere. Con i virtuosi che si contano sulle dita di una mano, quelli che hanno fatto veramente la differenza sono quanti sono stati invece colpiti da grazia, i paesi dell’est innanzi tutto. Troppa grazia Sant’Antonio, però, perché nonostante questi scambi abbiano fruttato tantissimo in termini di commissioni di transazione, la gran quantità di virtù disponibile li ha praticamente fatti implodere. Con un valore della tonnellata di CO2 considerato efficace ai fini delle regole stabilite intorno ai 25-30 Euro, oggi la stessa tonnellata è valutata sul mercato europeo, il più grande di tutti, appena 5 Euro.

 

Il sistema è quindi al collasso. A nulla sono valsi i campanelli di allarme che venivano da oltre oceano, dove il CCX (Chcago Carbon Exchange) è miseramente fallito lasciando in mutande tutti tranne quanti lo avevano generato, tra cui il finanziere Richard Sandor, eroe ambientale prima e saltimbanco finanziario poi e il guru climatico Al Gore, che dopo alcuni mesi di assenza ora torna a spellarsi le mani perché il rieletto presidente USA si è ricordato del clima nel suo discorso inaugurale.

 

Cosa accadrà di qui a qualche mese non è dato saperlo. Di sicuro però, non una parte per milione della concentrazione di CO2 ha “sentito” gli effetti di queste transazioni, né si può affermare, ma questo era già scritto, che il clima abbia minimamente beneficiato di questa splendida trovata che so, con una diminuzione di almeno un millesimo di grado della temperatura.

 

Del resto, ma anche questo era già scritto, quel che conta è il mercato non il clima. Leggete qui.

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Published inAttualitàEconomia

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