di Fabio Spina
L’estate 2012 è stata eccezionalmente calda, la seconda estate più calda dal 1880 in Italia. Più calda del 2012 è stata solo l’estate del 2003, però l’effetto delle ondate di calore del 2012 sulla mortalità è risultato sorprendentemente molto inferiore a quello osservato nel 2003 (qui).
La domanda sorge spontanea: perché la mortalità si è ridotta così tanto? Il piano nazionale con i suoi sistemi di allarme, con meccanismi di informazione e prevenzione che aiutano oggi a mitigare gli effetti del caldo sulla salute, nel 2003 non c’era, ma nel 2012 ha pesato anche l’impatto dell’intenso inverno precedente. Infatti abbiamo letto che:
La mortalità dell’inverno 2011/2012 è stata molto elevata e quindi nella stagione successiva la percentuale di popolazione a rischio era gia’ stata colpita. L’estate del 2003 invece non aveva alle spalle un inverno cosi’ rigido.
La spiegazione sembra affermare che la popolazione, giornalmente preoccupata ed informata sul caldo dovuto al “Global Warming”, è poi stata vittima del freddo. Ma in Italia quanti sono stati i morti nell’estate 2003? Il numero stimato è cresciuto nel tempo, da tener presente che il confronto solitamente è stato effettuato rispetto all’estate 2002, che era stata con un giugno veramente caldo ed afoso per circa una decina di giorni, un luglio-agosto veramente freddi per la stagione (qui e qui):
- A settembre 2003 uno studio sul periodo dal 16 luglio al 15 agosto rilevava che si era registrato il 14% in più di decessi. Il maggior numero di vittime tra i 65 e i 75 anni. Il caldo killer in Italia aveva causato la morte di 4175 anziani in più rispetto all’estate 2002. Sulla base dei morti registrati nelle anagrafi di 21 comuni capoluogo di regione e province autonome dal 1 giugno al 15 agosto degli anni 2003 e 2002, si segnala un aumento di 2.222 decessi, passati dai 17.493 del 2002 ai 19.715 di quest’anno1;
- Nel novembre 2003, l’Istituto superiore di sanità ha reso noti i dati definitivi dell’indagine, dal 1 giugno al 31 agosto l’incremento dei decessi nelle 21 città capoluogo è stato 3134. I dati definitivi parlano di oltre 7600 morti in più tra gli anziani sopra i 65 anni di età (7.659 il dato esatto), con un incremento del 19,1 per cento rispetto al 20022;
- Il 16 luglio 2004, dopo la pubblicazione di uno studio ISTAT, i titoli divengono: ”Estate: 20 mila morti in più «E’ l’ effetto del caldo killer»” oppure “Estate 2003, la strage degli anziani Noi abbiamo superato la Francia” (dove erano stimati 15.000 decessi). L’ Istituto Superiore di Sanità aveva parlato di 7.659 anziani deceduti. Ma una stima maggiore arriva da un calcolo elaborato dalla Comunità di Sant’Egidio, sono 11.597 i morti in più nel 2003. La Comunità ha incrociato i dati del ministero della Salute con quelli più recenti del bilancio demografico 2003 dell’ Istat: 20 mila decessi in più da giugno a settembre. Il salto dal 2002 allo scorso anno è stato notevole: da 557.393 a 586.468. Un dato impressionante, 29.075 decessi in più. E’ il caldo killer della scorsa estate il principale responsabile. Le cifre in valore assoluto rendono ancora meglio l’ idea: sempre nel periodo giugno-settembre, i morti sono stati 190.515 contro i 170.735 del 2002. Ben 19.780 in più. I dati del resto dell’ anno sono: 386.658 morti nel 2002, 395.953 nel 2003, con un incremento di «soli» 9.295 morti (qui e qui);
- Nel giugno 2005 l’ISTAT effettua un nuovo studio ed il risultato fa di nuovo scalpore, i titoli sono del tipo: “Italia, estate 2003, CNN caldo record 20.000 vittime” o “Bilancio Istat dopo quasi due anni: 20mila morti per caldo nell’estate 2003”. Il conto fatto è semplice: ”Dai dati si desume che tra luglio e settembre 2003, la famosa estate dell’emergenza caldo, sono morte complessivamente circa 144mila persone. Nell’anno precedente e in quello successivo, le morti registrate sono 124mila. L’Istat stessa attribuisce l’incremento di 20mila morti alla “anomalia registrata nel 2003“. Si è aggiunto anche settembre e senza alcun indagine tutta la differenza diviene colpa della terribile afa del 2003 (qui, qui, qui e qui). Se si vuole verificare il poco sofisticato metodo di associare le differenze annuali dei decessi ad un solo fenomeno meteorologico potete utilizzare i dati dei decessi annuali in Italia su questa pagina di Wikipedia dove scoprirete che in passato alcuni anni la differenza è maggiore di quella del 2003 con il 2002 nonostante non ci fossero ondate di calore eccezionali come quella del 2003.
Ma quanti sono stati i morti nella seconda estate più calda da due secoli, l’estate 2012? Riportiamo le recenti stime in attesa che l’ISTAT si pronunci:
- Il 5 settembre 2012 l’incremento della mortalità è stato del +15% nelle grandi città del Centro-Nord. L’Estate del 2003 resta il record di vittime con due terzi in più rispetto a quest’anno, cioè il 300% in più. “I dati relativi a Torino, Milano, Roma e Genova non mostrano forti incrementi in termini di mortalità, con quasi solo la Capitale che ad agosto ha segnato nei giorni più caldi un +15%” rispetto alla media del periodo, contro il +30% del 2003. L’incremento della mortalità invernale quest’anno è stato del 25%, e questo può aver influito sugli effetti della canicola estiva. In ogni caso la nostra analisi mostra che la riduzione dell’effetto del caldo si è avuta soprattutto nei soggetti molto anziani e nei giorni di temperature più elevate. Resta un impatto, dunque, nei meno anziani: persone di 65-74 anni”, finora meno coinvolte nei progetti di prevenzione perché giudicate meno a rischio (qui e qui);
- Il 5 novembre 2012 la conferma dei dati dalla presentazione dello studio ”Ondate di calore ed effetti sulla salute”, prodotto dal dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio e protezione civile, in collaborazione con il ministero della Salute e il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie, nelle citta’ analizzate, l’impatto sulla mortalità complessivamente è stato inferiore all’annata record, con un aumento statisticamente significativo solo a Roma e Bolzano. Il numero di casi in eccesso infatti sono stati 2704 nel 2003 (+46%) e 226 nel 2012 (+7%) (pag. 71 di questo documento oppure a questo link).
Il 2013 è iniziato con un temperature miti, nel corso del mese di gennaio stanno divenendo progressivamente sempre più basse finché dopo la metà del mese si sta arrivando ad un periodo freddo tipicamente invernale. Nel 1962 all’inizio dell’anno, tra il 2 e 3 gennaio, ci fu un ondata calda (immagine a sinistra, fonte wetterzentrale.de) che portò nel sud Italia temperature record. A Palermo presso l’Osservatorio della città si misurarono i +30,4°C (dovuti all’effetto favonio generato dal vento dai quadrati meridionali). A Boccadifalco si misurarono +27,2°C, a Pantelleria si toccarono i +26°C. Nonostante all’epoca nessuno era preoccupato per il “global warming”. In Gennaio a Palermo si toccarono alte temperature anche nel 1965 con 27°C, ed in febbraio nel 1968 con 27°C e nel 1977 con 29°C.
Gli inverni italiani che si ricordano per il freddo più intenso furono quelli del 1929, del 1956 e del 1985, ad esempio furono raggiunti –23.2°C il 12 Gennaio 1985 a Firenze e Piacenza, lo stesso giorno a San Pietro Capofiume (Bo) fu registrata la minima di –28,5°C. Nello stesso periodo si misurò -7.8°C nella stazione vicino al mare dell’aeroporto di Fiumicino, mentre a Roma si toccarono i –11°C , –13,8°C a Pisa, –14,4°C a Milano. Nel 1962 dopo la “primavera di inizio mese” il clima divenne meno mite ed a fine mese l’Italia venne colpita da una intensa discesa fredda che porto su Palermo basse temperature (immagine a sinistra, click per ingrandire) e la neve. Oggi diremmo che il clima si è estremizzato, all’epoca nessuno lo pensò (qui e qui i quotidiani dell’epoca). Nel 1962 l’ondata di freddo arrivò proprio in coincidenza dei famosi “giorni della merla”, noti già a Dante Alighieri che li cita nel Purgatorio (XIII, 123) nel girone degli invidiosi:
“gridando a Dio: “Omai più non ti temo!”/come fé ‘l merlo per poca bonaccia”.
Quest’anno andrà come andrà, comunque se si volesse “accostare” l’inverno, l’estate e i camposanti, preferiamo come lo faceva De André a come oggi lo fanno gli statistici:
“Ma tu che vai, ma tu rimani / vedrai la neve se ne andrà domani / rifioriranno le gioie passate / col vento caldo di un’altra estate.”
- Ferragosto 2003 su incarico del Ministro della Salute Girolamo Sirchia l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) era stata condotta un’indagine rapida su un possibile eccesso di mortalità attribuibile all’ondata di calore. I dati dello studio confrontarono i deceduti nei mesi di giugno, luglio, agosto 2002 e quelli del 2003 in 21 città italiane capoluogo di Regione: si rilevò un forte aumento della mortalità. Si è trattato soprattutto di cittadini anziani, il 92% sopra i 75 anni, spesso soli, affetti da patologie croniche e di modesto livello sociale. Le città più coinvolte sono state Torino, Milano e Genova, ma anche Roma, L’Aquila e Bari hanno avuto un eccesso di mortalità superiore al 25%. Molte Regioni hanno offerto una risposta d’emergenza a questa catastrofe e molti Comuni hanno attivato misure speciali per arginare il disagio – qui e qui [↩]
- presentazione di questo studio in cui è interessante notare come un fenomeno globale come l’AGW colpisca solo nelle grandi città e non nelle piccole, seppur vicine, e questo comunicato; Per un ordine di grandezza del rischio si può pensare che circa 8000 decessi sono quelli stimati per l’influenza ogni anno [↩]
IL 28 febbraio chiude per sempre radiometeolibera tv…la meteorologia è diventata una merce ..é uno scandalo ..lo abbiamo sempre detto
Di “problemi complessi” tutti ne parlano, i supercalcolatori sono sempre più disponibili, ma vuoi mettere la semplicità di effettuare una sottrazione e confermare quello che già tutti pensano e nessuno controlla? Grazie e ciao
Sai ched’è la statistica? È na’ cosa
che serve pe fà un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che spósa.
Con rara sintesi il grande Trilussa così definì la statistica. Per conoscere appieno il pensiero del Poeta, chi lo volesse, può cliccare qui:
http://utenti.quipo.it/base5/poetico/trilussa.htm
Il problema sorge allorché alla statistica si vogliono attribuire capacità predittive e/o diagnostiche che non sono nella sua natura. I numeri sono numeri e, per loro natura, oggettivi. Ove subentra la soggettività è nelle analisi che vengono eseguite su di essi. L’esistenza di tanti algoritmi di filtraggio e di rianalisi è indice dell’incertezza che caratterizza questi processi. Nel caso analizzato da F. Spina, però, mi sembra che siamo andati ben oltre i limiti dell’approssimazione e delle famose barre di errore: eseguire il confronto tra i dati di mortalità dell’estate 2003 e quelli dell’estate precedente mi sembra una follia. Le indagini statistiche che riguardano la mortalità o la morbilità conseguenti ad una certa patologia, se non erro, si chiamano indagini epidemiologiche e, sempre se non ricordo male, si utilizzano tutta una serie di filtri per estrarre dal rumore il segnale che ci interessa. In questo caso, mi sembra, si è fatta una semplice differenza: TOT1-TOT2=DATO. Mi sembra un poco riduttivo. Successivamente, procedendo con il machete, si è detto: poichè la differenza tra lo “stato 1” e lo “stato 2” è l’ondata di calore si attribuisce il DATO all’ondata di calore. Trilussa si meravigliò del pollo, oggi resterebbe attonito di fronte agli esiti delle ondate di calore e non oso immaginare ciò che scriverebbe!
Ciao, Donato.
“una stima maggiore arriva da un calcolo elaborato dalla Comunità di Sant’Egidio”
Da quando è un ente scientifico?
Il problema non è “chi” ma “come” sono stai effettuati i conti che di fatto poi hanno comportato risultati che nell’opinione pubblica, mass media e vari studi ecologisti hanno preso il posto di quanto ufficialmente affermato dal Ministero della Salute che era l’unico competente ad esprimersi. Ciao