di Fabio Spina
Era l’estate scorsa gli USA sono stati colpiti da una siccità del livello di quella descritta nel famoso e bellissimo romanzo dal titolo “Furore” dello scrittore statunitense John Steinbeck, premio Nobel per la letteratura del 1962, pubblicato nel 1939 a New York. I titoli degli articoli su quanto stava accadendo erano del tipo:
“Siccità 2012: è globale e ci saranno guerre per fame” o “Stati Uniti: per l’emergenza siccità prezzi agricoli alle stelle” o “La siccità negli Usa accende il rischio di crisi alimentare” (Il Sole 24 Ore) o “La siccità “brucia” frumento, mais e soia nel mondo torna l’allarme prezzi” (La Repubblica).
Ci si chiedeva di quanto sarebbero aumentati i prezzi delle commodities agricole, più di qualcuno prevedeva che
“l’impennata dei prezzi si ripercuote sull’intera catena alimentare perchè mais e cereali sfamano anche gli animali. E coinvolge anche il resto del mondo perchè gli Stati uniti sono i piu’ grandi esportatori di grano e producono circa il trentacinque per cento del rifornimento mondiale di granoturco e soia”.
Michael T. Klare ad esempio aggiungeva:
“I conflitti si combineranno con un altro rischio: la persistente siccità e la fame costringeranno milioni di persone ad abbandonare le loro terre native e a fuggire nello squallore di baraccopoli che circondano le grandi città, scatenando l’ostilità da quelli che già vivono lì. Una situazione analoga con risultati raccapriccianti, si è verificata nelle baraccopoli di Johannesburg nel 2008, quando gli immigrati disperatamente poveri e affamati giunti dal Malawi e dallo Zimbabwe sono stati attaccati, picchiati e in alcuni casi bruciati a morte dai sudafricani poveri”.
L’analisi di quanto stava accadendo era quasi sempre del tipo di quella riportata sul quotidiano “La Stampa”:
“Secondo Coldiretti pesano anche « i cambiamenti strutturali come ha evidenziano l’ultimo rapporto Ocse-Fao secondo il quale la produzione agricola dovrà crescere del 60% nei prossimi 40 anni per far fronte all’aumento della popolazione mondiale, alla richiesta di biocarburanti e alla crescita dei redditi in paesi come la Cina che spingono al maggiore consumo di carne». I rincari, dunque, potrebbero interessare non solo il prezzo degli alimenti a base di cereali ma anche delle carni e dei latticini. Gli ingredienti dei mangimi animali, infatti, sono tutti schizzati verso l’alto, raggiungendo prezzi da primato. Il 13 luglio il mais ha toccato il record storico di 794 cents per bushel; i semi di soia ci sono arrivati all’inizio della scorsa settimana mentre da quasi un anno il frumento è al massimo al Chicago Board of Trade. Le riserve stanno già diminuendo”.
Dopo alcuni mesi dall’estate rovente siamo andati a leggere il comunicato della FAO per verificare cosa è accaduto, se le nefaste previsioni si sono avverate. A dicembre 2012 il Fao Food Price Index è calato ancora dell’1,1%. La Fao spiega che «Questo ribasso dell’indice, che si è stabilito in media a 209 punti, è dovuto principalmente alla diminuzione dei prezzi internazionali dei principali cereali e degli olii e grassi». L’indice più basso registrato in precedenza nel 2012 è stato a luglio: 200 punti. L’agenzia alimentare dell’Onu sottolinea che «Per il 2012 nel suo insieme, l’indice ha raggiunto una media di 212 punti, cioè il 7% in meno del 2011. I più forti cali da un anno all’altro sono stati quello dello zucchero (17,1%), dei prodotti lattieri (14,5%) e degli olii (10,7%). Il calo dei prezzi è molto più modesto per i cereali (2,4%) e la carne (1,1%)». Jomo Sundaram, responsabile del Dipartimento sviluppo economico e sociale della Fao evidenzia che «Questi risultati mostrano un inversione di tendenza della situazione che prevaleva nel luglio scorso, quando i prezzi in forte rialzo facevano temere una nuova crisi alimentare. Ma grazie al coordinamento internazionale, soprattutto attraverso l’Agricultural market information system (Amis) ed alla debolezza della domanda in un economia internazionale stagnante, il balzo dei prezzi è stato di corta durata ed i mercati si sono calmati in modo che nel 2012 i prezzi sono caduti al di sotto dei livelli dell’anno precedente»1.
Analizzando anche i grafici a questa pagina della FAO si può concludere che, nonostante nel 2012 non siano stati a livelli bassi, la situazione dei prezzi è stata migliore nel 2012 che nel 2011, per il quale le preoccupazioni e gli allarmi erano stati di livello molto inferiore (nonostante qualcuno nel 2011 li accuso di essere all’origine delle rivolte in alcuni paesi del nord africa). Le questioni legate al cibo meritano la massima attenzione, per questo occorrerebbe maggiore compostezza nel comunicare che ci saranno guerre per fame, prezzi agricoli alle stelle ed il rischio di crisi alimentare: in questi casi spesso la paura aiuta solo la speculazione. Se è vero che “il denaro non dorme mai”, come detto che nel film “Wall Street”, da quando è trattato in borsa anche “il grano non dorme mai”, e se costa troppo poco diviene più conveniente trasformarlo in biocarburante piuttosto che alimentarci le persone.
- per i dettagli sull’indice relativo al prezzo dei cereali: Nel dicembre 2012 il Fao Cereal price index ha raggiunto una media di 250 punti, con un calo di 6 punti o del 2,3%. Rispetto a novembre. Nell’insieme, nel 2012 l’indice dei cereali si è stabilito ad in media a 241 punti, cioè il 2,4% in meno che nel 2011. Dopo una risalita a luglio e settembre 2012 a causa delle incertezze sulla produzione della diminuzione dell’offerta, i prezzi per l’esportazione sono diminuiti a causa del calo della domanda di cereali per utilizzo industriale e foraggio. A dicembre 2012 il prezzo del mais era ancora in forte calo per le grandi disponibilità per l’esportazione in America del sud. Anche il prezzo del riso è in calo grazie alle buone prospettive dei raccolti, ma il prezzo del grano ha fluttuato anche se il commercio di questa derrata è rimasto modesto. Il resto è qui [↩]
Fare il biocarburante col cibo è una cosa che mette i brividi, dovrebbe essere illegale. Ogni anno vengono prodotte milini di tonnellate di rifiuti organici e il biocarburante si può produrre anche a partire da quelli, anzi, sarebbe un ottimo modo per riciclare. Magari anche usando il giusto batterio artificiale…
Vi segnalo:
a] su più mese ( N. 9/2012) per TEMPI-speciale expo- c’è 2015 CIBO PER TUTTI. Diversi art. collegati al “grano”.
b] su Leonardo odierno di rai3, si dicono le solite balle come: oceani acidi, raggi cosmici, fughe di notizie ……e
per mia soddisfazione usano “fusione” dei ghiacci, invece di scioglimento.
Caro Fabio,
fai bene a porre in evidenza le contraddizioni che con riferimento al mercato delle grandi commodities emergono dal sistema della comunicazione.
Circa il frumento so per è esperienza che lanciarsi in previsioni di resa a primavera partendo da una siccità in atto si presta ad errori consistenti in quanto trattasi si una coltura steppica e dunque “strutturalmente” preparata ad affrontare le siccità (a volte è sufficiente una pioggia abbondante per risolvere un problema che pareva enorme e, quando poi vai a raccogliere, resti stupito di quanto il tuo frumento ha prodotto nonostante i prodromi negativi).
A ciò aggiungi che:
1. il mondo è grande e gli USA, per quanto grande granaio, non son certo gli unici determinanti del mercato mondiali (nella tabella qui sotto ti elenco i primi 20 produttori mondiali -> ai primi due posti non ci sono oggi gli Usa ma la Cina e l’India… segno dei tempi)
2. ogni anno abbiamo due raccolti, uno a giugno nell’emisfero nord ed uno a dicembre in quello sud, il che è un ottimo deterrente contro le altalene del prezzi.
In questi caso come hai giustamente ricordato occorre molta serietà nel trattare l’informazione, per cui i comunicati stampa pieni di catastrofi annunciate (un esempio per tutti: Coldiretti) sono eticamente scorretti.
Su questo tema ricordo che nel nostro codice esiste un reato che si chiama aggiotaggio e che tuttavia nessuno applica, forse perchè cane non mangia cane….
Luigi
Maggiori produttori mondiali di frumento (dati in migliaia di tonnellate)
1 China 108,712
2 India 65,856
3 United States 62,550
4 France 35,062
5 Russia 34,656
6 Canada 25,717
7 Australia 19,290
8 Germany 19,203
9 Pakistan 17,628
10 Turkey 16,314
11 Ukraine 15,330
12 U.K. 15,114
13 Argentina 13,600
14 Iran 10,171
15 Kazakhstan 8,606
16 Poland 8,598
17 Italy 7,478
18 Egypt 5,772
19 Romania 5,520
20 Spain 4,943