Arriva da Nature Climate Change prima e da Science Daily poi l’ultimo spaventevole vaticinio circa il contributo dello scioglimento dei ghiacci groenlandesi e antartici all’innalzamento del livello del mare. Una riserva d’acqua solida che contiene il 99,5% della totalità del ghiaccio presente sul Pianeta, immaginate che disastro se dovesse diventare liquida.
Potete fermare la vostra immaginazione, si calcola che alzerebbe il livello globale dei mari di 63 metri. Una jattura, che però non basterebbe a dar ragione ad un noto geologo nostrano che per meglio spiegare il concetto ci ha mostrato Milano sott’acqua in un altrettanto noto programma di divulg… ehm… chiacchiera scientifica di qualche anno fa: Milano infatti è oltre 100 metri sul livello del mare. Ad ogni modo, è pur vero che con l’attuale rateo di scioglimento il bagnetto totale dovrebbe arrivare tra un certo numero di migliaia di anni, quindi abbiamo tempo per pensarci su.
E questo devono aver pensato anche i ricercatori che hanno individuato la soluzione totale di cui nel titolo di questo post. Le incertezze nella misura e nella stima di questa perdita di massa glaciale sono troppo alte e i modelli sono chiaramente in affanno nel riprodurre quanto sta accadendo, tanto che le stime prodotte dal 4° report IPCC nel 2007 sarebbero già da buttare. Sicché, si tenta un approccio nuovo, la “deduzione formale strutturata”, ossia pareri di esperti confrontati analiticamente al fine di identificare il range di incertezza circa un particolare evento. Appunto una melting pot.
An expert judgement assessment of future sea level rise from the ice sheets
Non ci crederete, ma il risultato di questo rimestamento, che di fatto non fa ricorso né si avvale di alcuna nuova e più recente informazione, è peggio del previsto. Peggio della stima IPCC del 2007, peggio dell’attualità, insomma, peggio, fatevene una ragione.
Tanto peggio che invece di un “comodo” range che va da 18 a 59 cm per fine secolo a seconda di quale dei sei diversi scenari IPCC (fallaci pure quelli) si voglia prendere in considerazione, si arriva ad un valore medio di 29 cm con addirittura un 5% di probabilità che si possa arrivare fino a 84 cm.
Da un altro buco nella melting pot, tuttavia, è scappato fuori anche un altro dato interessante. Pare che gli esperti in questione siano anche piuttosto incerti circa le cause del recente aumento della perdita di massa glaciale osservata dai satelliti e siano anche parimenti dubbiosi circa la possibilità che questo andamento faccia parte di un trend di lungo periodo o sia da ascrivere a oscillazioni di breve periodo del sistema climatico. Cifre e annunci da capogiro, speriamo che non arrivino alle orecchie del mercato immobiliare costiero…
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Qui, l’articolo su Science Daily.
scrivo qui perché non so come segnalarvi questa nuova “scoperta”
Più eruzioni con il riscaldamento globale
http://www.unita.it/scienza/notizie/piu-eruzioni-con-il-riscaldamento-globale-1.478319
ora, a parte il fatto che l’argomento è comunque interessante e andrebbe decisamente approfondito se ci fossero dati su cui farlo, questo abstract che vi ho linkato è tratto in realtà da qui:
http://www.geomar.de/index.php?id=4&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=1047&tx_ttnews%5BbackPid%5D=185&L=1
mi preme tuttavia sottolineare l’evidente difformità delle frasi di chiusura articolo tra la solerte collaboratrice dell’Unità, e il ricercatore del centro GEOMAR nel suo post originale:
da una parte si dice senza tema di smentita: “il prossimo passo sarà cercare di capire le conseguenze del riscaldamento di origine antropica sull’attività magmatica.” => quindi si dà per scontato che esista un riscaldamento di origine antropica…
dall’altra invece il bravo ricercatore chiude dicendo:
“The impact from man-made warming is still unclear based on our current understanding” says Dr Kutterolf. The next step is to investigate shorter-term historical variations to better understand implications for the present day. ”
– traduco: “L’impatto di origine antropica del riscaldamento non è ancora chiaro sulla base delle nostre attuali conoscenze”, afferma il dottor Kutterolf. Il passo successivo è quello di indagare le variazioni storiche a più breve termine per comprendere meglio le implicazioni per il giorno d’oggi.”
Max è una battaglia contro i mulini a vento. L’allineamento al pensiero unico unita alla pigrizia di non andare a fondo alle cose sono una miscela devastante per l’informazione.
gg
Dove non possono i modelli può il consenso! 🙂
Certo che questo nuovo metodo di indagine scientifica è veramente sensazionale: Catalano avrebbe detto che non è vero ciò che è vero, ma è vero ciò che piace! 🙂
Ricordo che qualche tempo fa a chi proponeva di far svolgere la discussione degli articoli scientifici sui blog si obiettava che la scienza non è democratica: un fatto o è vero o non lo è anche se la maggioranza ritiene che sia vero. Con questo nuovo metodo di “rianalisi” dei dati siamo andati ben oltre le previsioni: decide la maggioranza di una piccola minoranza scelta in base a criteri più o meno opinabili dagli autori dello studio così come i ricercatori oggi scelgono le cavie da laboratorio.
Non mi sembra che il metodo scientifico-sperimentale preveda questo modo di verificare le leggi della scienza. Ora, però, mi viene un dubbio: forse non sono stato troppo solerte nel seguire l’evoluzione delle cose per cui mi sono persa quest’ultima “innovazione”. Mannaggia al tempo che è sempre tiranno!
Ciao, Donato.