L’Istituto di Geofisica ed il Centro Internazionale di Ricerca sull’Artico dell’Università  di Fairbanks in Alaska sono le due istituzioni che ha diretto per circa un ventennio complessivamente Syun-Ichi Akasofu, geologo sulla carta d’identità , scienziato di fama mondiale a tutti gli effetti. Potrà parlare? Forse no, perchè anche lui ha commesso il madornale errore di sottoscrivere la mozione di minoranza presentata al Senato degli Stati Uniti qualche mese fa. Un documento in cui veniva messa seriamente in dubbio la solidità della teoria sulla presunta futura evoluzione catastrofica del clima.
Non contento, alla terza edizione della conferenza sul clima tenutasi a New York e organizzata dall’Heart Land Institute, noto covo di scettici, ha presentato le conclusioni di un lungo lavoro di raccolta dati ed informazioni, con cui avanza l’ipotesi di una lettura ben diversa degli ultimi 150/200 anni di clima globale. Da questa lettura scaturisce ovviamente anche una diversa visione del futuro del clima, decisamente più rassicurante ma soprattutto più oggettiva, in quanto basata su quanto è accaduto e sta accadendo, piuttosto che su quanto si presume che possa accadere.
Secondo quanto esposto da Akasofu, il riscaldamento cui è soggetto il pianeta sarebbe una fase di recupero dal raffreddamento del periodo freddo occorso tra il 1400 ed il 1800 circa, cui si sono sovrapposte delle oscillazioni multidecadali a più bassa frequenza, di probabile origine endogena. Tutto ciò non rappresenta una novità , su queste pagine lo avremo detto un migliaio di volte, come mille, anzi diecimila altre volte sono giunte le confutazioni in ordine sparso sulla reale consistenza globale della Piccola Era Glaciale (Little Ice Age) e sulle correlazioni tra queste oscillazioni più rapide e le temperature medie globali.
La novità -almeno per chi scrive, ma sono certo che molti lo sapranno già – è piuttosto nell’esame analitico che Akasofu fa delle informazioni. Una gran quantità di evidenze ricavate dai dati di prossimità sull’occorrenza a scala globale della LIA, il calcolo del trend di fondo di 0,5°C dalla fine di questa ai nostri giorni, e la classificazione dei periodi soggetti alle oscillazioni multidecadali, che si originano dalle acque di superficie degli oceani ma si propagano ovviamente nello strato più basso dell’atmosfera.
Tutto ciò usando i dati disponibili a tutti, anche al Panel delle Nazioni Unite, che li ha invece impiegati facendo un pò di cherry picking, ovvero scegliendo quelli che vanno nella direzione della conferma di un riscaldamento anomalo e dunque di origine antropica e tralasciando quelli che invece sarebbero testimoni di una forte componente naturale, pur in presenza di un fattore antropico residuale, giudicato dallo stesso Akasofu molto meno decisivo di quanto si creda.
Del resto, questo è già distinguibile dalla differenza di trend tra i rilevamenti satellitari della media e bassa atmosfera e le osservazioni convenzionali. Per i primi un trend di crescita attenuato, ben diverso da quello dei dati rilevati a terra che soffrono di molti problemi di disomogeneità dei dati, difetti di standardizzazione dei sistemi di misura e, soprattutto, a del noto problema delle riscaldamento aggiuntivo cui sono soggette le aree urbane, sede della maggior parte delle stazioni.
E’ un lavoro onesto e anche piuttosto rigoroso quello di Akasofu, possibile che debba essere ritenuto non valido solo perchè non aderente al main stream? A chi fa bene questo genere di preclusioni? Alla conoscenza non direi proprio. Alla corretta (?) sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle problematiche ambientali? Posto che abbiamo più volte sottolineato che queste con il clima globale hanno poco o nulla a che fare, anche qui non ci siamo. Nel dubbio, non riuscendo a dare una risposta a questa domanda, nel nostro piccolo, facciamo circolare le informazioni.
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NB:
- Il documento di Akasofu lo potete scaricare da qui.
- L’unica fonte d’informazione a me nota che abbia parlato di questo lavoro è il blog di Piero Vietti su Il Foglio.
- Altre informazioni le trovate qui e qui.
@ Achab
Il trend in natura non esiste, come del resto non esiste il concetto di media, ce li siamo entrambi inventati noi per semplificare ciò che probabilmente non è semplificabile. Quanto alle oscillazioni, tutto ciò che le genera è un forcing, inteso come componente del clima che variando induce delle variazioni. Alcune, soprattutto quelle su ampia scala temporale, possono essere cicliche e ricorrenti, altre molto meno. Sull’ENSO ad esempio cosa sappiamo? Una oscillazione delle SST e della componente barica ed anemologica nella bassa troposfera che ha luogo ad alta frequenza, ma di cui non si conosce la lunghezza d’onda se non a spanne. Con la PDO l’oscillazione resta, ma varia la lunghezza d’onda del passaggio da fasi positive a negative. Tutto ciò osservabile quando? Nell’ultimo secolo o giù di lì. Considerato che entrano in gioco altri fattori di enorme portata come le correnti oceaniche ed il relativo scambio di acque di profondità ed acque di superficie, mossi da altri fattori ancora come la componente criosfera e, ancora più nel lungo periodo, la deriva dei continenti, cosa ci dice che questa “assodata” e “predicibile” ciclicità non cambi portando il sistema in un altra direzione? Ad aver la pazienza di aspettare, alla fine potremmo tirar fuori comunque un trend lineare delle SST o delle temperature medie, ma quello che è accaduto in mezzo non lo si leggerebbe di sicuro. Ancora una volta, quello che Akasofu credo voglia sottolineare è semplicemente il fatto che tutto questo è iniziato prima, molto prima che si potesse parlare di effetto antropico. Come sia accaduto è tutto da vedere.
gg
Forse mi sono espresso male. Mi riferivo al trend e non alle oscillazioni multi-decennali. Se il forcing non è lineare, non lo sarà nemmeno il trend, a meno di un fortuito e improbabile perfetto bilanciamento degli altri fattori.
Sull’ampiezza delle oscillazioni invece credo che non si possa dire nulla non avendo idea su cosa le generi. Mi sbilancerei meno di lei che afferma che le oscillazioni dipendono dal forcing. Ad esempio, c’è chi sostiene che l’intensità dell’ENSO sia una manifestazione del global warming tramite la PDO. Può essere, ma personalmente non ci scommetterei.
Lasciamo perdere l’oggettività dei dati, altri dati altrettanto “oggettivi” danno indicazioni diverse. E’ il significato che hanno che è in gioco. Ad esempio, che significato ha un aumento costante del livello del mare basato solo su nove stazioni (fig. 10a) e immediatamente contraddetto dalla figura successiva che mostra un trend quasi doppio? E una temperatura media mensile dedotta dalla data di fioritura (fig. 5e) riportata fino ai giorni nostri senza un confronto con dati strumentali? Sono tutti dati oggettivi e significativi, ma servono allo scopo che ci si prefigge?
E’ invece senz’altro soggettivo un trend lineare, non motivato e, soprattutto, estrapolato. Basterebbe usare una parabola e si manterrebbe la sua tanto amata oscillazione multi-decennale ma l’estrapolazione al 2100 avrebbe un valore ben diverso. Sembra quasi che Akasofu non si renda conto che con il trend lineare fa fuori in un colpo solo tutte le possibili cause di riscaldamento che, AGW o meno, gli scienziati sono riusciti a immaginare. Nessuna di queste ha infatti un trend lineare in modo da giustificare una estrapolazione; e anche se lo avesse, si dovrebbero azzerare o bilanciare esattamente tutti i feedback.
In definitiva, mi sembra al massimo un interesante studio generale sul clima passato e su una ipotetica ma possibile oscillazione climatica multi-decennale. Ma se si fa notare come gli attuali modelli di non riescano a cogliere tutta la complessità del clima, non capisco come si possa accettare di ridurlo ad una retta.
@ Achab
Concordo con molto di quello che dici, ma il punto non è ridurre il clima ad una retta ovviamente. la retta è il trend, nel quale ci sono molte oscillazioni a bassa ed alta frequenza. Akasofu si è soffermato su quelle multidecadali, forse quelle più rappresentative dal punto di vista climatico, ma è chiaro che queste oscillazioni dipendono dai forcing, cosa le produrrebbe altrimenti? Ed è anche chiaro che il loro divenire non è lineare, ovviamente. Non mi sembra che nel lavoro ci sia alcun accenno a cosa produce tali oscillazioni e, inoltre, se esiste un trend, perchè i fb dovrebbero essere bilanciati? E’ piuttosto il sistema che sembra reagire con le stesse dinamiche producendo però risultati diversi (freddo/caldo) in ragione appunto della non linearità del suo comportamento.
gg
So che i dati e i tempi riguardano un periodo troppo corto e che comunque si deve tener conto anche di una parte di componente antropica,il ragionamento sul sole e sulla sua ciclicità lo collego ai periodi storici … e a cicli sia centenari che anche millenari.
Per quanto riguarda la componente antropica la divido in due , quella a livello locale ( influenza altissima) e quella a livello globale ( influenza nettamente minore di come fino ad oggi considerato).
Per gli interventi sulla componente antropica locale, considero importanti anche molti fattori che non sono legati ai GAS … Urbanistica, Agricoltura , industrie … ma più come fattori che influiscono sul METEO che non sul CLIMA.
@ Luigi
Molti di quelli che guardano all’evoluzione della temperatura media globale in funzione dell’attività solare immaginano una tendenza al raffreddamento nel medio periodo. Anche Akasofu nel suo documento dice che non è chiaro quanto possa durare la fase di recupero dalla PEG ed il progredire del trend oltre il 2005 lo inserisce come una delle ipotesi. Questo significa che potrebbe anche finire presto. Però, 1) stiamo ragionando su dati decisamente troppo recenti e troppo brevi e 2) non è detto che l’attività solare rimanga così bassa, ovvero non sappiamo se e quanto durerà ancora questo minimo. Azzardare previsioni su questo è peggio che azzardarle sul clima in generale.
@ Achab
Nulla di scontato, però non è che se ne sia sentito parlare molto. Ci sono senz’altro altre possibilità , il problema è che i dati esaminati da Akasofu sono piuttosto oggettivi. Il trend di lungo periodo dalla fine della PEG è quello e le oscillazioni sono anch’esse assodate. Come oggettivi sono i dati di prossimità che ne testimoniano l’occorrenza. Del resto Akasofu non chiude la porta al fattore antropico, lo ridimensiona, direi anche in linea con molti altri che hanno affrontato il problema dal lato della sensibilità climatica. In un’ottica del genere, volendo e dovendo comunque intervenire, lo si potrebbe fare in quei settori che mostrano le evidenze di questa componente antropica. Probabilmente con meno soldi, meno regia burocratica sovrannazionale e molta più responsabilità locale. Questo incontrerebbe anche il favore politico che invece, stando a quanto arriva dalle notizie sui negoziati pre-Copenhagen, è attualmente decisamente scarso.
gg
“Secondo quanto esposto da Akasofu, il riscaldamento cui è soggetto il pianeta sarebbe una fase di recupero dal raffreddamento del periodo freddo occorso tra il 1400 ed il 1800 circa, cui si sono sovrapposte delle oscillazioni multidecadali a più bassa frequenza, di probabile origine endogena.
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La novità -almeno per chi scrive, ma sono certo che molti lo sapranno già – è piuttosto nell’esame analitico che Akasofu fa delle informazioni. Una gran quantità di evidenze ricavate dai dati di prossimità sull’occorrenza a scala globale della LIA, il calcolo del trend di fondo di 0,5°C dalla fine di questa ai nostri giorni, e la classificazione dei periodi soggetti alle oscillazioni multidecadali, che si originano dalle acque di superficie degli oceani ma si propagano ovviamente nello strato più basso dell’atmosfera.”
mentre concordo con la fase di recupero dalla PEG non concordo con il trend di crescita che prosegue oltre il 2005
i trend lineari non continuano all’infinito
penso che il recupero è finito e comincia un tren al ribasso … anche se con fluttuazioni varie multidecadali.
Il link all’immagina ora è a posto. Grazie Maurizio.
gg
“possibile che debba essere ritenuto non valido solo perchè non aderente al main stream?”
Dobbiamo dare per scontato che sia per questo o potrebbe esserci qualche altra possibilità ?
[…] Monitoring: teniamoci aggiornati! Ecco un altro che ha da dire qualcosa di diverso dal solito: Un Trend di fondo e delle Oscillazioni regolari | Climate Monitor __________________ "Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne" […]
il link all’immagine non funziona…