Gli appassionati di meteorologia sanno bene di cosa parlo, il 13 settembre del 1922, quando fiorivano (si fa per dire) le attività coloniali del belpaese, in un avamposto situato a pochi chilometri dalla costa libica, appunto nella località di El Azizia, fu misurata una temperatura massima di 58°C. Una misura che ha resistito per 90 anni come record assoluto di caldo sul Pianeta, almeno con riferimento a quanto è stato mai misurato in condizioni cosiddette standard.
Ma questo record, probabilmente, è un falso. Anzi, dato che appena tre mesi fa c’è stato un pronunciamento ufficiale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, si può fugare ogni dubbio: a El Azizia, in quel lontano giorno di fine estate ha fatto caldo sì, ma non più caldo che mai.
Infatti, dopo aver lungamente studiato la documentazione disponibile, miracolosamente ritrovata proprio in Libia, malgrado il fatto che a prendere la misura furono degli osservatori italiani, il team di esperti messo insieme dall’OMM ha sollevato un numero di eccezioni sufficienti a demolire il record. Nello specifico lo motivazioni del rigetto sono cinque:
- Potenziali problematiche strumentali. Lo strumento di fabbricazione italiana impiegato per la misurazione era di fatto un rimpiazzo con caratteristiche tecniche difformi da quelli usati all’epoca per le misurazioni standard e aveva delle problematiche tecniche ampiamente descritte in letteratura eventualmente in parte superabili se utilizzato da personale esperto e qualificato. Infatti, come accade normalmente per i termometri a massima, l’elemento mobile interno al tubicino segna la temperatura massima sulla sua parte inferiore, ma un occhio inesperto può invece interpretare la misura della sua parte superiore. Il bias introdotto nella fattispecie è stato stimato in circa 7°C.
- Dalle modalità di compilazione dei registri di stazione è stato possibile stimare lo scarso livello di esperienza dell’osservatore. Sbagliando sistematicamente la lettura della temperatura massima e valutando più o meno correttamente quella minima infatti, è stata registrata anche un’escursione termica troppo elevata per quelle condizioni ambientali. Fatto possibile ma decisamente fuori norma per quelle condizioni ambientali.
- Il sito di osservazione era situato su di una superficie in cemento e asfalto, cioè poco rappresentativa dell’area e non in grado quindi di restituire informazioni valide in termini di microclima della stessa. Dopo il riloca mento della stazione, pur con altitudine e esposizione molto simili, due sole volte sono state misurate temperature superiori a 50°C, troppo poco anche solo per avvicinare in termini di frequenza di occorrenza un record come quello del 1922.
- Il confronto con serie storiche e rianalisi dei dati provenienti da località prossime a El Azizia, ha restituito un valore di temperatura media per la zona di 31°C, altro valore decisamente troppo lontano dal record di ben 27°C superiore. Uno sbalzo di quella portata, confrontato con la temperatura alla sommità del Boundary Layer ricostruita con le rianalisi, avrebbe presupposto un gradiente termico verticale doppio di quello adiabatico, fatto anche questo possibile ma altamente improbabile. Inoltre lo scostamento dalla norma registrato a El Azizia iniziò un giorno prima del 13 settembre e continuò per il resto del mese, ancora una volta puntando nella direzione dell’errore sistematico di misurazione.
- L’estremo del 1922 appare inoltre non rappresentativo per il comportamento delle temperature del sito di misurazione. Se nel periodo 1922-1926 la temperatura superò molte volte i 50°C, dopo lo spostamento del sensore questo è accaduto due sole volte nei successivi 48 anni, nel 1928 e nel 1941, rispettivamente in giugno e in agosto. Da quando poi la stazione è stata spostata inoltre, la temperatura massima misurata in settembre è stata di 49,5°C.
Una miscela di bias strumentale, ambientale e umano quindi alla base di un record che molto probabilmente non è mai stato tale. Sicché, nei registri dell’OMM ora il nuovo record di temperatura massima mai registrata spetta ora al Greenland Ranch nella Death Valley, dove il 10 giugno del 1913 furono misurati 56,7°C.
NB:
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Una piccola divagazione in chiave CM. El Azizia 1922 (vabbè, lo scartiamo, ma una cinquantina di gradi ripetuti se li sono beccati comunque) e Death Valley 1913, tutta roba piuttosto datata. Mi sembrava di aver capito che dovesse fare sempre più caldo causa global warming…
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Grazie a Luigi Mariani per la segnalazione.
Molto interessante, quindi El Azizia rappresenta un falso.
Edo, aggiungo a quanto scritto da Guido che WMO è un’agenzia dell’ONU che funge da ente normativo internazionale in fatto di meteorologia (come l’OMS lo è per la sanità). Pertanto i pareri emessi da WMO sono di solito ben meditati e fondati.
Ciò detto mi domando anzitutto chi fosse l’osservatore (nome, cognome, età). Nell’articolo si dice più volte che era inesperto ma sarà stato davvero così? Basta un errore di scrittura di un registro per giudicare inesperta una persona?
Ho fatto poi alcune verifiche che qui sotto riassumo.
Le carte bariche di pressione al suolo per l’11 settembre 1922 (http://www.wetterzentrale.de/topkarten/fsreaeur.html) mostrano la presenza di un minimo i avvicinamento all’area il che giustificherebbe il flusso da sud con conseguente foehn (e questo confermerebbe il parere di Fantoli citato dal BAMS circa la presenza di un potente Ghibli nell’area).
Circa l’entità dell’effetto foehn ho verificato con Google earth che a 60 km a Sud est di El Azizia c’è un altipiano al cui bordo stanno rilievi da altezza 830 m (e non 282 come dal profilo – un po’ tanto parziale – che compare nell’articolo). Poiché El Azizia, sempre secondo Google earth, è a 116 metri di quota, l’effetto di compressione (Guido, correggimi se sbaglio, il fisico sei tu) dovrebbe essere stato pari al gradiente adiabatico secco (°C/m) moltiplicato per la differenza di quota epressa in metri e cioè a 0.00976 * (830-116)=7°C che guard’a caso sono un valore simile all’errore strumentale attribuito dagli esperti WMO all’inesperienza dell’osservatore.
Mi domando allora perché nell’articolo di BAMS si trascuri di quantificare l’effetto foehn mentre invece ci si lancia in un vero e proprio “volo pindarico” confrontando la misura al suolo con un dato di temperatura di rianalisi a 850 hPa -> vi immaginate a che livello fossero i radiosondaggi in Africa nel 1922 e dunque che margine d’errore possa avere una stima di temperatura riferita a 850 hPa?
E poi, last but not least, sul registro di stazione vedo scritto un “Fionda”. Cosa significa? E’ forse il tipo di strumento usato? Ma se era un termometro a fionda non era un Bellani….
Come vedete a mio avviso ci sarebbero a mio avviso alcuni dubbi da chiarire prima di derubricare il record di El Azizia.
Luigi
Luigi, sono come sempre ammirato dal contenuto scientifico dei tuoi interventi, così come sono ormai abituato al fatto che avrei dovuto pensarci prima. Cercherò di reperire i dati disponibili sul vento, potrebbe magari fornire un tassello in più.
Ps: certo che la coincidenza dell’ampiezza del bias e la magnitudo del presunto riscaldamento da compressione adiabatica è intrigante.
gg
E che ne sarà del mio famoso El Azizia Long Drink ?
(un terzo acqua di rubinetto, un terzo acqua fredda di frigorifero, un terzo acqua minerale naturale, una giratina col cucchiaino)
Dovrò ribattezzarlo “Death Valley long Drink” ? Non è la stessa cosa… 🙂
Allora mi scusi; temo di avere inconsciamente pensato che l’OMM avesse la stessa autorevolezza dell’IPPC e che quindi il tono del suo articolo non fosse serio. Non me ne voglia. Buona giornata e buon lavoro
Scusi Col., non ho capito se Lei se l’è presa con l’OMM per aver demolito il record italiano (e quindi pensa che l’OMM ce l’abbia con l’Italia) o se semplicemente giudica inattendibili le motivazioni dell’OMM. Grazie.
Cordiali saluti
Assolutamente nessuna delle due Edo. Il record è stato cancellato a seguito di una verifica scientifica più che valida. Non capisco da dove ti possa essere venuta la perplessità. Se ti riferisci al trafiletto finale, più una battuta che altro, comunque non ha nulla a che fare con l’OMM.
gg