Salta al contenuto

Pali eolici o spine nel fianco ?

Tra tutte le forme di generazione di energia rinnovabile, quella eolica è sicuramente la più contestata. E i motivi sono molteplici: innanzitutto, diciamocelo, sono orribili. E’ apprezzabile il lavoro di marketing svolto dalle lobby verdi che hanno convertito le centrali eoliche in “Campi eolici”. Direste mai di un campo di girasoli che sia brutto? No, mai. Anzi, è un perfetto capolavoro della natura. E allora ecco qui, ti servo un campo di bellissimi steli d’acciaio (e pale rotanti). In pochi istanti, incredibilmente, questa operazione di marketing fa sì che i più accaniti ambientalisti e paesaggisti dimentichino, ma solo per le pale eoliche, ogni tipo di lotta portata avanti nei decenni precedenti per qualsiasi cosa andasse a cozzare con il loro concetto di ambiente a misura di… ambiente (l’uomo è una virgola da non considerare). Tuttavia gli aspetti estetici e le contraddizioni palesi con cui devono confrontarsi gli ambientalisti sono solo alcuni dei motivi che rendono così odiose le pale eoliche.

Non solo, infatti, sono orribili, ma sono pure costose in modo a dir poco indecente. E non si tratta solo del costo di installazione (sento già qualcuno che alza il dito per dire: sì ma le centrali nucleari hanno costi immensi e lo smaltimento ecc ecc). Ok ok, come preferite, intanto vi racconto cosa hanno scoperto in Inghilterra con uno studio recentissimo.

Senza se e senza ma: i campi eolici inglesi si stanno usurando più rapidamente “than previously thought”. E questo è un serio problema, perchè chiaramente non basta piantare un palo d’acciaio in mezzo alla bella campagna e collegarlo alla rete elettrica: va infatti manutenuto. Certo è che se le pale eoliche si consumano più in fretta del previsto, ogni piano di manutenzione programmata va riscritto da zero, per non correre il rischio di non poter più intervenire se non sostituendo l’intero ammasso di ferraglia. In ultima analisi, molta più manutenzione del previsto e questo fa sì che il costo totale di gestione dell’impianto salirà vertiginosamente.

Tanto per avere un ordine di idee: inizialmente il Governo Britannico prevedeva di poter contare su una durata di efficienza pari a 20 / 25 anni. Il nuovo studio, condotto su ben 3000 pali d’acciaio eolici, ha dimostrato che tale periodo scende in realtà a 12 / 15 anni. E sono dolori, perchè l’aumentato ritmo di manutenzione o, se volete, il ridotto periodo di efficienza produttiva, porterà ad un raddoppio del costo dell’elettricità prodotta dalle pale eoliche.

E questo diventerà un gigantesco aspira-soldi, perchè per mantere gli elevati target di rinnovabili che ormai tutti si stanno ponendo, significherà sostituire le vecchie pale eoliche con una frequenza superiore a quanto previsto, oltre ad installarne di nuove (il che accrescerà ulteriormente il problema).

Lo studio condotto dal Prof. Gordon Hughes dell’Università di Edinburgo mette in luce, tra l’altro, il crollo dell’efficienza delle turbine eoliche. Nei primi 12 mesi di operatività questa è pari al 24%, ma nei 15 anni successivi scivolerà verso il basso fino ad un minimo dell’11%. Altri studi, in realtà, mettono in luce come le pale eoliche off-shore (quelle piazzate in mare) riescano a perdere il 50% della propria efficienza in addirittura 10 anni. Vi è poi un aspetto tecnico interessante: l’efficienza diminuisce al crescere delle dimensioni delle pale eoliche e delle dimensioni della centrale eolica nel suo complesso. Insomma, più grande e più turbolenta e quindi meno efficiente.

La risposta a questo studio? La solita risposta ipocrita di certa parte di ambientalismo: il progresso farà sì che verranno progettate turbine più efficienti e durature. Io credo nel progresso, per carità, ma mi chiedo come mai questo discorso di progresso non valga mai per altre tecnologie meno care agli ambientalisti o per il nucleare che invece, per voce di queste stesse persone, rimarrà sempre pericoloso a prescindere da qualsiasi avanzamento tecnologico.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inEconomiaEnergia

10 Comments

  1. Edo da Torino

    A quanto detto dal sig. Gianni mi permetto di aggiungere che l’ambasciatore italiano in Giappone aveva affermato che la “radioattività nell’atmosfera di Tokyo è meno della metà della radioattività nell’atmosfera di Roma” (cfr. http://www.meetingrimini.org/detail.asp c=1&p=6&id=5213&key=3&pfix= pag. 8). Le pale eoliche, però, sono un inno all’ingegno umano quando vengono montate: rimango sempre a bocca aperta quando vedo le gru che tirano su i pezzi!
    Al sig. Paolo suggerisco di leggersi quante persone muoiono o rimangono ferite ogni anno a causa di incidenti d’auto. Chissa perché, però, nessuno le vieta. Eppure fanno molti più danni del nucleare.

  2. Maurizio Rovati

    Che ne diresta di “Oasi eoliche”, è bellissimo perchè mette insieme oasi e vento, in un panorama vivo di natura e deserto, che si vende un casino.
    Anche “Giardino Eolico”, ricorda un po’ il paradiso terrestre, l’Eden, anzi “La Valle Dell’Eden”. (o dell’Enel?)
    Invece “Oasi Nucleare” non rende appetibile il prodotto…
    Vabbe’, buonanno e befana a tutti 😉

    • Maurizio, ma che remi contro?
      gg

    • Maurizio Rovati

      A me pare di no, Guido… 😉

  3. Paolo

    Il discorso del progresso per il nucleare non vale perchè se accade un incindente grave in un “parco eolico” ci saranno relativamente pochi danni, mentre se accade un incidente grave in una centrale nucleare…già sappiamo…

    • Gianni

      Si’, già sappiamo…
      CM in effetti ne ha già parlato (http://www.climatemonitor.it/?p=25816).
      Si citano, tra l’altro, due studi recenti (condotti dall’Organizzazione mondiale della sanità e dal Comitato scientifico delle Nazioni Unite sugli effetti della radiazione atomica) pubblicati su Nature, la cui conclusione è che il rischio sanitario correlato alla dose di radiazione assunta dai tecnici e dalla popolazione evacuata a Fukushima oscilla tra il ‘minimo’ e l”insignificante’. Il rischio indotto dall’isteria sul tema diventa invece molto maggiore, cosi’ come i relativi problemi psicologici da panico diffuso.

      Al link http://www.youtube.com/user/WorldNuclear, al minuto 9:20 si possono leggere due tabelle che riportano gli effetti sanitari delle radiazioni di Chernobyl e di Fukushima sia sulla popolazione civile (prima tabella) che sugli addetti e i soccorritori (seconda tabella). Per Chernobyl i numeri sono molto lontani dai 100.000 decessi dichiarati dai media italiani. Per Fukushima i numeri sono zero (ZERO) in entrambi i casi. Questo a fronte di oltre 20.000 morti e tragedie come quella dello tsunami (http://www.angelfire.com/ak2/intelligencerreport/tsunami_japan_1.html). Ma
      i mezzi di comunicazione hanno preferito puntare i riflettori su una centrale che, se pur distrutta dal terremoto/maremoto, non ha fatto male a nessuno (http://www.lanuovabq.it/it/archivioStoricoArticolo-il-disastro-nucleare-che-non-ha-ucciso-nessuno-3327.htm).

  4. donato

    “E’ apprezzabile il lavoro di marketing svolto dalle lobby verdi che hanno convertito le centrali eoliche in “Campi eolici”.”

    Dalle mie parti il marketing è stato addirittura più efficace: invece di campi eolici si parla (e si scrive) di “Parco eolico del Fortore”!
    Direste mai che un parco è brutto? Certo che no! 🙂

    Per il resto condivido quasi tutto.
    Ciao, Donato.

  5. Ichnusa

    Fossi in voi, farei meno ironia sulle spine…
    Il Cardo Selvatico di spine ne ha parecchie ma rendono più del grano o del girasole !!!
    Un ettaro coltivato a Cardo può rendere sino a 1.600,17 euro all’anno, contro i 700-800 euro di una coltura tradizionale…

  6. “il progresso farà sì che verranno progettate turbine più efficienti e durature.”

    Non hanno più decantato le magnifiche sorti e progressive del Kite?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »