di Claudio Costa
Ice è un film Tv che Rocco Smitterson definirebbe genere “de paura”.
Cito la sinossi:
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“un disaster movie di epiche proporzioni ambientato in un futuro prossimo in cui l’umanita’ dovra’ fronteggiare l’imminente pericolo di una catastrofe ambientale, causata dalla sua stessa incuria nei confronti della natura”
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Il film in onda su Sky (replica domenica sera) è diviso in due parti ed è ambientato nel 2020 al largo della Groenlandia, su una piattaforma petrolifera, e in Inghilterra in una tenuta vitivinicola (come se in Inghilterra non si facesse vino già nel medioevo).
Il clima nel film è molto più caldo di ora ed è tutta colpa dei petrolieri e di chi mangia la carne, in tutto il mondo ci sono disordini e rivolte perchè mancano il petrolio e il cibo, ci sono milioni di profughi climatici che fanno pressione sulle frontiere dei paesi del nord europa che però sono chiuse ( si parla addirittura di microchip per riconoscere gli extra).
Lo so, lo so, dovrebbe essere un film di fantascienza, non potrebbe essere che tale visto che è ambientato solo tra 8 anni, (ed è impossibile che tra 8 anni ci siano questi scenari), ma oggi su Radiomontecarlo ho sentito che nel 2050 non ci sarà più grano nel mondo a causa della siccità dovuta ai cambiamenti climatici ovviamente indotti dall’uomo (niente pizza e niente pasta pauraaaaa).
Quindi la paura viaggia ancora molto sui media.
Trama. Una compagnia petrolifera facendo trivellazioni nell’artico apre delle cosidette bocche idrotermiche (non so nemmeno se sia possibile) che sciolgono l’artico e i ghiacciai della Groenlandia e in un anno il livello dei mari sale di 7 metri, questo causerà il blocco della corrente del golfo che avrà come conseguenza finale la glaciazione…sempre per colpa dell’uomo.
Lo scienziato cassandra nel film si chiama stranamente Archer come uno dei catastrofisti cliamtici più attivi.
Critica. Mezza stella, da perdere. Degno di nota solo il catastrofismo …..raggelante.
Scusate l’OT, ma visto che in definitiva il tema di questo post è la bullshit climatica… così mi risparmio una mail a Guido 😉 Dal TG1 di oggi: la valanga che ha ucciso due persone in Val Camonica è stata probabilmente causata da “repentini cambiamenti climatici”. Della serie il clima non è meteo, ma forse anche sì.
Mi unisco a Fabrizio e, sempre a proposito di bullshit climatica, voglio segnalare un servizio di tg3-Leonardo di venerdì scorso: i delta dei fiumi nel mondo diventano sempre più vulnerabili agli eventi estremi. Dopo una prima parte, scientificamente corretta (a mio giudizio, ovviamente), in cui le cause dell’aumento della vulnerabilità è imputata alle opere di regimentazione a monte che limitano l’apporto di nuovi sedimenti alle aree deltizie e, quindi, rendono il territorio meno stabile ed ai fenomeni di subsidenza conseguenti alle estrazioni di gas e petrolio, ecco il colpo di teatro finale: i cambiamenti climatici che determinano un innalzamento del livello del mare ed un aumento della frequenza degli eventi estremi (sic!) rendono maggiormente disastrosi gli eventi meteorologici che colpiscono i delta dei fiumi.
Ciao, Donato.
16/12/2012 ora 19:35 Ice – 2a parte (Film)
Riassunto: Regia di N.Copus, con R.Roxburgh, F.O’Connor; GBR/NZL 2011 (95 min). Nel 2020 uno scienziato cerca nel gelo dell’Artico le prove di un’imminente catastrofe ambientale causata dalle multinazionali.
Prossimo Ep. Mar 18 DIC 21:10 SkyUno.
ho trovato due commenti su facebook della serie li posto perchè meritano
…beeeeela…. cagata… il primo tempo ancora ancora si salva.. ma la seconda parte… buuuu solita pseudo avventura della famiglia sparsa per mezzo pianeta che si salva… mentre il resto dell’umanitaà???!?!? booooooooooo
7 marzo alle ore 0.07 · Mi piace..
il resto muore…molto the day after tomorrow che stanno passando in continuazione…magari a sky sanno qualcosa della nostra futura fine!
28 marzo alle ore 1.12 · Mi piace
C’è un po’ di tensione su WUWT riguardo a una presunta fuga di notizie sul prossimo AR5 (draft) dell’IPCC.
Spero che anche CM copra lo scoop.
Si tratta, pare, di un certa marcia indietro dell’IPCC proprio sul catastrofismo e sul peso delle forzanti climatiche, di una revisione dei modelli e di una presa d’atto della stasi delle temperature negli ultimi 15 anni.
M.
Visto Maurizio, due commenti, uno lunedì e uno martedì.
gg
ps
avevo dimenticato di inserire il link di questo articolo che dimostra come il frumento stia “aumentando” e non diminuendo, e che non corre alcun pericolo per il futuro
http://wattsupwiththat.com/2012/12/13/more-on-mark-hertsgaards-ridiculous-claims-the-goldilocks-crop-and-the-impending-extinction-of-pasta/
Claudio, su “niente pasta” ho già commentato, riportando un brano tratto da:
http://www.cialombardia.org/fattoriascuola/C-frumento.htm
che ti riporto per comodità di lettura:
“Il frumento duro
La coltivazione del frumento duro (Triticum durum) è in continua espansione a seguito del costante aumento del consumo di paste alimentari.
Questa specie, il cui centro d’origine è l’Etiopia, si coltiva maggiormente nei Paesi mediterranei, nel Nord America, in Argentina e nell’Europa Orientale.
In Italia la produzione è localizzata al Centro-Sud ed in particolare in Puglia e in Sicilia. Negli ultimi anni l’area di coltivazione si è estesa anche alle zone più settentrionali, nelle quali però non sempre si ottengono produzioni qualitativamente valide.
Infatti l’ambiente ottimale per la coltivazione è caratterizzato da piovosità concentrata nel periodo invernale e da primavere ed estati calde senza pericoli di gelate tardive.”
Come sai, questo link è della Confederazione italiana agricoltori, e le cose riportate sono state scritte in tempi non sospetti, prima dell’uscita di questo “studio”, che attribuisce danni catastrofici al blando aumento di temperatura per una pianta di origine africana e il cui areale di diffusione è nelle regioni calde, e non in quelle fredde.
Ma le notizie di catastrofi future, per quanto fantasiose e prive di fondamento scientifico, si vendono meglio, fanno fare più soldi, più fama, più carriera e più finanziamenti del dire la semplice, banale, forse poco interessante verità.
E così i difensori della ricerca, coloro che ci bacchettano (ma solo a noi) perché osiamo parlare e scrivere, pur essendo, alcuni di noi, ingegneri (ma non “ferroviari”…sarà quello il discrimine ?), quelli che difendono la decrescita felice (che porterebbe ad un affossamento della ricerca…chi difende allora “davvero” la ricerca ?) NON INTERVENGONO a smentire queste notizie palesemente false (a mio personale parere).
Tacciono, mentre si prepara la fossa della ricerca, mentre le forze ostili al progresso (e quindi alla ricerca) possono dire qualsiasi fantasia in modo apodittico ed incontrollato, e poi vengono a fare a noi le pulci, sulla base di argumenta ad verecundiam… “ipse dixit”, “quante centinaia di studi peer-review hai scritto, fratello ?”, e via dicendo.
Secondo me.
Scenari impossibili, pero’ il vino in Inghilterra si fa eccome, qui per i temerari una lista di 150 viticoltori britannici:
http://www.englishwineproducers.com/vineyardnameabc.htm#a
Sarebbe interessante sapere se e in che periodi, negli ultimi mille anni, la produzione di vino in Inghilterra si sia interrotta.
@ Udik
ciao
avevo scritto un articolo sui vigneti in Inghilterra per un altro blog ma non lo trovo più
Comunque nel medioevo la linea a nord dei vigneti aveva più o meno la stessa latitudine di ora solo che adesso le tecniche e le cultivar sono enormemente migliorate per evitare i danni da gelata, quindi bisognerebbe “normalizzare” le mappe.
questa è una mappa http://rs.resalliance.org/wp-content/uploads/2008/09/britainmap.jpg
(Selley 2008) da dove si dice che durante la LIA i vigneti scomparvero (misteriosamente) restando solo in una piccola zona a sud est.
qua la peer review http://geolmag.geoscienceworld.org/content/142/2/220.1
Selley R.C. 2008. The Winelands of
Britain: past, present and prospective.
Petravin, Dorking, Surrey, pp.
102-115.
qua un articolo sul telegraph di commento a Selley 2008
http://www.telegraph.co.uk/earth/earthnews/3342885/Climate-change-could-lead-to-British-Merlot.html