Un paio di settimane fa abbiamo pubblicato un post di commento a due nuovi paper che affrontano il tema dell’esistenza di un trend ben riconoscibile nella frequenza di occorrenza e nell’intensità degli uragani in area atlantica. Mentre uno dei due studi va nella direzione della conferma di una sostanziale assenza di trend o di un appena accennato segno negativo, l’altro invece sembra aver identificato un trend positivo.
Torniamo brevemente su questo secondo paper perché Roger Pileke jr ha pubblicato un post di critica a questo lavoro motivato dal fatto che in esso sono contenute delle valutazioni critiche nei confronti dei suoi studi sulla relazione tra i costi dei danni causati da questi eventi e il numero e l’intensità degli stessi.
Come è ormai noto, allo stato dell’arte sembra evidente che l’aumento dei costi da danneggiamento non possa essere correlato ad un aumento dell’intensità o frequenza degli uragani, quanto piuttosto all’urbanizzazione delle zone costiere e all’aumento dei beni di valore esposti al rischio. Nel paper di Grinsted et al., avendo usato come dati di prossimità per l’individuazione degli eventi delle serie storiche di inondazioni costiere ed avendone individuate molte, sembra invece che anche normalizzando i dati economici risulti comunque un trend positivo anche per gli uragani.
Roger Pielke jr fa notare che mentre gli eventi alluvionali costieri presi in considerazione dagli autori sono oltre 450 nel periodo considerato, gli uragani che hanno toccato la terraferma sono invece poco meno di 150. Appare quindi evidente – come del resto sottolineano anche gli autori, ma non si capisce come questo dato non li abbia fatti desistere dall’intento o come abbiano passato indenni il referaggio – che un rapporto 3 a 1 tra gli eventi realmente accaduti e quelli ipotizzati avvalori la tesi che le inondazioni costiere possano arrivare anche per eventi non in forma di uragano. Riducendo il paragone soltanto agli eventi alluvionali più intensi, il cui numero coincide con quello degli uragani “atterrati”, la situazione migliora ma fino aun certo punto, e comunque il dataset resta in disaccordo con quello dei danni generati.
I definitiva quindi, mentre l’affermazione che gli uragani siano aumentati di numero e intensità nel recente passato appare debole e non supportata dai dati osservati, l’assenza di relazione con l’aumento dei costi resiste piuttosto bene. Al titolo del nostro precedente post “Uragani sì, uragani no”, direi che si possa togliere il sì.
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