Giorgio Israel é professore ordinario di storia della matematica all’università La Sapienza di Roma. Ha un blog ed é un fogliante, nel senso che scrive per il Foglio, sebbene mi sia capitato di leggere suoi interventi anche per altri organi di informazione.
Non credo si interessi di clima o del dibattito sul clima. Credo peró di poter dire che gli interessa la scienza, perché di scienza ne sa qualcosa.
E così capita che si renda conto che c’é qualcosa che non va, che stiamo andando nella direzione sbagliata, che si inseguono logiche ad elevato appeal comunicativo ma di scarsissimo, ove non addirittura ridicolo, sapore scientifico.
L’ultima ‘chicca’ é imperdibile.
Il cioccolato e i Nobel dimostrano che la correlazione ammazza la scienza
Il cacao fa bene, in forma di cioccolata é pure buono. Ha anche proprietà magiche il cacao, rende più intelligenti. Come lo sappiamo? Semplice, i paesi che consumano più cioccolata hanno vinto più premi nobel. La correlazione é fortissima, con una sola eccezione o, per darci un tono scientifico, con un solo paradosso, quello della Svezia, che ha un sacco di premi nobel ma consuma pochissima cioccolata. Ecco una interessante frontiera su cui investigare in futuro. L’Italia – da non crederci – annaspa nella solita mediocrità di queste classifiche Tafazzi style
Un lavorone peer reviewed questo sui cervelli e la cioccolata, un articolo da leggere quello di Giorgio Israel. Tornate su al link e godetevelo, io aspetto la prossima Pasqua sperando di migliorare.
[…] perché i dati sono reali, ma metterli insieme significa fare un ragionamento simile a quello dei premi nobel e della cioccolata. Innanzi tutto perché il numero degli eventi che arrivano sulla costa è una cabala, poi perché […]
Tornando sul binario e lasciando perdere i deragliamenti di valery, l’errore citato nell’articolo è noto come “La correlazione non implica causazione” ed è uno dei classici errori di logica. Qualche giorno fa in un commento ad un altro post Mariani si chiedeva come potremmo uscire dalla crisi di credibilità che ha il mondo scientifico: onestamente non è facile, però, mah, io sarò un disco rotto, ripeto che se si insegnassero i princìpi della ragionamento logico a scuola almeno saremmo un passo avanti.
Caro Fabrizio,
come si suol dire caschi a fagiolo (la tua considerazione sulla logica da insegnare a scuola, ovviamente). 🙂
Nella scuola di oggi si insegna sempre meno e sempre peggio (te lo dice uno che ci vive dentro).
Non ho idea da quanto tempo non hai occasione di frequentare un ambiente scolastico, ma oggi, al centro dell’attenzione, è posto il problema delle “competenze”. Detto in soldoni (ed in modo poco rigoroso) ciò che importa è l’operatività dell’alunno, cioè la sua capacità, una volta esaurito il percorso sclastico, di inserirsi agevolmente (sic!) nel mondo del lavoro. Ciò si ottiene mediante l’alternanza scuola-lavoro, gli stages formativi in Italia ed all’estero e via cantando. L’alunno deve imparare soprattutto in maniera autonoma avvalendosi delle tecnologie più moderne: internet, tecnologie multimediali (ad es. LIM che sta per Lavagna Interattiva Multimediale) e via cantando. Il docente viene considerato sempre di più un “primus inter pares” che deve alternarsi nell’insegnamento con gli alunni, (si, deve cedere il posto in cattedra agli alunni 🙂 ) rivestendo, di volta in volta, il ruolo di docente e di discente. Egli viene visto, dalla vulgata pedagogica dominante, come “facilitatore” e “valutatore” del processo di autoapprendimento dell’alunno piuttosto che come “maestro” nel senso classico del termine. La valutazione, inoltre, viene concepita come “misura quantitativa” delle competenze acquisite, ovvero delle capacità dell’alunno di muoversi nel mondo esterno a quello scolastico e, ammesso e non concesso che possa essere fatta, viene effettuata mediante test.
A questo punto io mi chiedo e ti chiedo come si possa valutare la capacità di ragionamento logico attraverso una crocetta da mettere in una casella. Se la casella si riferisce alla soluzione di un problema si presume che la risposta corretta sia il frutto di un ragionamento logico. Probabilmente è vero, ma non esistono passaggi scritti e/o commentati che possano certificare questo ragionamento logico. Gli alunni vengono “addestrati” a superare nel modo più brillante possibile questi test sottoponendogli decine di quesiti simili (un po’ come per l’esame di teoria della patente di guida!) 🙂
Il tutto tra assemblee di classe e d’istituto, manifestazioni esterne all’edificio scolastico, manifestazioni di solidarietà e di protesta che sfociano in cortei e sit-in di vario tipo, ecc., ecc., ecc..
Alla fine dell’anno scolastico finisce tutto a tarallucci e vino (le percentuali degli ammessi alle classi successive è altissima, sfiora il 100%) perché una scuola è tanto migliore quanto maggiore è la percentuale di promossi.
Le conoscenze? I contenuti? Il sapere disciplinare? Vecchiume inutile e privo di importanza.
Se non mi credi un po’ di navigazione nel blog del prof. G. Israel o sul sito
http://www.matematicamente.it/
potrebbe essere “illuminante”.
Ciao, Donato.
Caro Valery, una risata vi seppellirà !!!
Forse dipende dal cioccolato che mangiamo: a quando una ricerca che metta a confronto “svizzero e Novi”? Io comunque continuo a preferire il nostro cioccolato!
Grazie col. Guidi per la segnalazione.
Sempre cordiali saluti
Come molte volte capita il discorso si sviluppa in modo diverso da quello che si presupponeva in partenza. G. Guidi ci ha proposto un articolo sulla correlazione tra grandezze fisiche e, purtroppo, esso è scivolato sul terreno degli apprezzamenti personali. Le discussioni che riguardano le persone mi sono particolarmente antipatiche e raramente le affronto. In questa occasione, però, mi sento in dovere di spendere qualche parola in merito alla figura del prof. Giorgio Israel. Non ho mai avuto il piacere di conoscerlo, però, ho avuto modo di approfondire il suo pensiero relativo alla pedagogia della matematica (faccio il mestiere di insegnante di matematica in un liceo e ogni tanto cerco di aggiornarmi sulle tematiche dell’insegnamento della disciplina). Nel corso di queste ricerche ho avuto modo di conoscere il pensiero di G. Israel in merito alla pedagogia dell’insegnamento della matematica e delle scienze in generale e, lo ammetto senza tentennamenti, mi riconosco in moltissime delle sue posizioni.
Non credo che in questa sede sia il caso di procedere ad un’analisi critica delle linee pedagogiche che egli sostiene, ma se fosse necessario non mi tirerei indietro.
Il problema del prof. Israel è uno solo: quello di essere uno spirito libero che non appartiene a nessuna delle due correnti di pensiero che dominano la scena pedagogica attuale. Per chi non conoscesse questo mondo una brevissima introduzione. Nelle Università italiane esistono corsi di laurea in scienze della formazione che formano i futuri insegnanti. In questi corsi di laurea la fanno da padrone i corsi di psicologia, pedagogia, analisi dei conflitti, ecc. ecc.. I vari docenti, normalmente, fanno capo a due correnti di pensiero “pedagogico”: quella di ispirazione cattolica o quella che fa riferimento al mondo laico-materialista di ispirazione marxista. Tra questi due estremi troviamo tutta una serie di sfumature che credo tutti intuiscano. Entrambe non godono dei miei favori in quanto lo stato pietoso in cui versa la nostra scuola è una diretta conseguenza delle due scuole di pensiero che, apparentemente diverse, nella realtà, rappresentano un classico esempio di “convergenze parallele”.
Nella scuola secondaria superiore oltre agli aspetti pedagogici bisogna confrontarsi anche con i saperi, ovvero i contenuti: l’algebra, la dinamica, la sintassi, la struttura della cellula e via cantando. A questo punto cominciano i problemi in quanto i principi pedagogici cominciano a scontrarsi con la necessità di far assimilare agli alunni i contenuti delle varie discipline. Da buon matematico il prof. Israel sostiene che i contenuti sono importanti, forse più importanti, delle altre cose che si fanno nella scuola. Sostenere questo è un fatto gravissimo nella scuola di oggi e ciò spiega i continui attacchi a cui egli è sottoposto da destra e da sinistra.
Io sono un modesto operatore della scuola, in essa vivo buona parte della mia giornata, ne conosco le problematiche e, spesso (l’ultima volta è successo la scorsa settimana), mi trovo a sorbirmi tre ore di chiacchiere e di presentazioni power-point (fatte con i piedi, tra l’altro) di qualche esperto di pedagogia che, pur non essendo mai entrato in un’aula scolastica, cerca di spiegarmi come dovrei insegnare. Quando, alla fine, qualcuno di noi sottopone all’esperto di pedagogia qualche caso pratico, invariabilmente il tizio o la tizia se ne escono con qualche aneddoto relativo all’esperienza di Maria Montessori o don Lorenzo Milani e tutto finisce qui: del caso pratico non si parla in quanto l’esperto di turno più che pontificare non può perché, al mio posto, non saprebbe che pesci pigliare. Ai rumori della sala si reagisce in modo un po’ stizzito con il classico: voi siete gli esperti del settore, a voi tocca applicare i concetti pedagogici (di questo o quel Maestro) al caso pratico. Ce ne andiamo stizziti, disillusi, frustrati e con la consapevolezza di non aver imparato nulla, in altre parole, di aver perso tempo. L’esperto no, però, perché verrà profumatamente pagato per le sue ore di “lezione”. Quando, poi, ti capita di leggere G. Israel, ti si apre il cuore e ti arrabbi quando lo maltrattano come è accaduto su queste pagine.
Sono andato fuori tema e di questo mi scuso con gli amministratori del blog, ma era importante che esprimessi la mia stima per il prof. Israel ed il mio disappunto per certe espressioni che ho letto in qualche commento. Se questo commento dovesse essere reputato poco opportuno in quanto esula dalle tematiche di questo blog, cestinatelo pure: mi addolorerà, ma non mi offenderò. 🙂
Ciao, Donato.
Valery, le abbiamo chiesto in due se lei è uno scienziato “vero”, ma senza ottenere risposta. Supponiamo quindi che non lo sia, per cui – applicando a lei stesso il suo ragionamento – dovremmo concludere che quello che lei qui scrive non è meno fuffa di quello che scriveremmo noi.
Devo però dirle che la sua risposta, con il link a Google Scholar, è veramente inattesa. Come, per riferirsi alle citazioni in letteratura scientifica non sa far altro che andare su Google? Senza peraltro spiegarci per quale motivo quelle del prof. Israel sarebbero di poco conto. Sa qual’è la mia impressione? Che lei di ricerca scientifica capisce veramente poco (sempre pronto a ritrattare nel caso lei mi dimostri il contrario). Vuole la controprova? Provi a cercare le mie referenze su Google Scholar. C’è poca roba, una manciata di articoli, risalenti agli anni del dottorato, e fin qui niente di strano. Ma poi, guardi a pagina 2: ci sono dei link qui, a ClimateMonitor. Vuol dire che CM è una rivista scientifica degna di citazione o che Google Scholar non serve allo scopo che si è prefisso lei? Ovviamente è la seconda: anche perché Google Scholar non è stato neanche in grado di trovare quel paio di miei articoli qui, ma mi ha trovato nei commenti di quelli scritti da altri. Non le suggerirò certo io qual’è il modo corretto di cercare le referenze scientifiche su Google: la prossima volta che verrà qui a trollare faccia almeno un po’ di sforzo in più.
A parte il solito comportamento infantilistico che dimostrate ogniqualvolta qualcuno sembra rubarvi il giocattolino dalle mani, ho usato G.S. perchè è chiaro che non avete l’accesso a MathSciNet. Non cambia nulla. Non fate altro che alimentare il sospetto che tutto il vs ciarlare maschera astio nei confronti di un mondo dal quale siete stati esclusi. Fatevene una ragione vi farebbe bene.
No, insegnamo ai lettori come si fa a smontare i troll. Ad esempio, i troll come lei non fanno altro che spostare la discussione invece di rispondere. Ha sollevato insinuazioni sul prof. Israel postando un link, ma sollecitato a commentare cosa proverebbe quel link non ha saputo commentare. Ho dimostrato che quel link è ben farlocco, e quindi se lei fosse un esperto con accesso a MathSciNet avrebbe direttamente postato un riassunto dei risultati ottenuti con quel tool. Ancora adesso non l’ha fatto.
PS MathSciNet non è l’unico strumento per cercare referenze scientifiche e molti tool sono tranquillamente disponibili (a pagamento) a chiunque voglia accedervi. Guardi che è ottocentesco considerare la scienza come un mondo chiuso e riservato a cui i “poveri mortali” non possono accedere: non fa una bella figura a tenere questo atteggiamento.
bravo! come al solito ha capito tutto! Io non vado in giro a postare alcun riassunto su dati personali che non mi appartengono, ma credo sia mio diritto mettere in discussione la serietà di chi spreca inchiostro scrivendo articoli del genere. Cmq se per voi questo è il livello massimo cui aspirare, auguri.
Di fronte all’ennesima carica di valery sulla base di argumenta ad verecundiam (in questo caso il “titolo” a parlare che spetterebbe solo a chi ha i “titoli”), potrei ripetere per l’ennesima volta che questo tipo di argomentazione è stato spesso, fin troppo spesso, portato avanti da chi non era in grado di sostenere il confronto sulla base di argomentazioni scientifiche, e quindi passa sul piano del “lei non sa chi sono io” oppure “ipse dixit”, oppure “può parlare solo chi bla bla…” ecc. ecc.
Questi sistemi, odiosi, li usa il potere per tappare la bocca a chi dice cose giuste che danno fastidio.
Lo scienziato “vero” non ha bisogno di ricorrere a questi mezzucci (a proposito, valery, quali sarebbero le “Sue” referenze ?), per la semplice ragione che le sue argomentazioni sono sufficienti a vincere il confronto.
Se ci ricorre, vuol dire che sa di non poterla spuntare con la scienza vera, e allora ricorre all’autorità.
Un po’ come quella maestra che invece di rispondere alla domanda dell’alunno, spiegando dove ha sbagliato, lo tacita d’autorità, senza spiegare niente.
Qualcuno lo chiamerebbe: “metodo fascista”,
ma io non arrivo a questo, perché non vorrei essere redarguito per aver usato un linguaggio offensivo e poco gentile.
Vorrei però umilmente ricordare a valery che già altre volte ha usato sistemi simili, e le è stato mostrato che addirittura il presidente dell’istituzione ONU che consiglia le policy economiche ed ecologiche al mondo, NON è titolato a farlo (secondo i parametri di valery) in quanto ingegnere ferroviario, e addirittura vari autori dei report IPCC risultano non titolati.
Ma essi, sì, possono parlare, vero, valery ? E sulla base di quale regola, di grazia, quella di Maga Magò che recita che possono parlare di scienza chi sì e chi no ?
E io su che base dovrei giudicare quello che dice Giorgio Israel ? Per giudicare se quello che dice sia sensato o meno, dovrei leggermi quello che ha scritto finora ? E perché mai ?
Insomma la verità dipenderebbe da “chi” parla e non dal contenuto di verità di quel che si dice…
Personalmente respingo con forza questo metodo autoritario e lontano dal vero spirito della scienza (che non è “obbedienza al potere” ma): “ricerca del vero”.
Valery, sul piano della logica, siamo su posizioni lontanissime ed inconciliabili.
Secondo me.
Tutto vero e tutto giusto. Il giorno che il prof. Israel potrà vantare una produzione scientifica degna di nota allora ne riparleremo.
Certo, naturalmente per avere diritto a parlare non basta dire cose giuste, bisogna essere qualcuno. Attenzione peró, decidere chi è chi spetta solo agli illuminati e, ovviamente, ai loro fan. Il giorno che si accenderà la luce su questa immensa ipocrisia sarà sempre troppo tardi. Buon we valery, tranquilla, la luce è ancora spenta.
gg
Pa: naturalmente, stabilire un nesso tra la cioccolata e i premi nobel è produzione scientifica di livello, del resto lo dice l’IF no?
non rigiri la frittata. Certe polemiche(IF , referaggi ecc..) le tirano fuori solo quelli che hanno ben pochi titoli per parlare. Le assicuro che anche chi non è qualcuno se ha cose interessanti da dire e pubblicare trova i canali giusti. Provi a frequentare un pò di scienziati VERI e non presunti e scoprirà un mondo che nemmeno immagina! Oh mi scusi scordavo che qui è pieno di scienziati intellettualmente puri che in quanto tali sono stati rifiutati dalle baronie imperanti nel mondo scientifico/accademico. Dove andremo a finire!
Non ho dubbi che tu abbia ragione. Perché dovrebbe tirar fuori polemiche chi è comodamente inserito nel sistema? Mi rendo conto però che se continuo a risponderti perdo ancora una volta l’occasione di seguire il tuo consiglio, a meno che tu non voglia produrre la lista certamente lunghissima dei tuoi contributi alla conoscenza.
Come al solito valery, le tue sono polemiche sterili e del tutto prive di contenuti. Il solo fatto che tu abbia subito spostato l’attenzione sui ‘titoli’ chiarisce che anche su questo, che al di là dell’ironia di Israel potrebbe essere un argomento interessante, la nebbia dell’ideologia e l’attitudine al trollismo ti offuscano il pensiero. Peccato. Ri-buon we.
gg
prima di parlare della mia lista, mettiamola così: consulti questo link e tragga le sue conclusioni. http://scholar.google.it/scholar?q=giorgio+israel&hl=it&btnG=Cerca&lr= . Certo lei mi dirà che è il sistema che impedisce a certe persone di emergere; io le rispondo che è il livello del lavoro a fare la differenza. Se cmq voi usate le notizie da “forse non tutti sanno che” per sparare nel mucchio, fate pure.
Proprio non vuoi capire. Fai pure.
gg
Lei, valery, è uno scienziato vero?