Nelle ultime due settimane si è fatto un gran parlare di temperature globali, verrebbe da dire come al solito. E, come al solito, i nuovi dati pubblicati dalla Climatic Research Unit possono offrirsi a interpretazioni di segno opposto.
Il riscaldamento continua o si è fermato? E’ più corretto parlare di attenuazione del rateo di aumento delle temperature o di inversione del segno del trend?
A queste domande non ci sono risposte univoche, perché i dati rappresentati nello spazio e nel tempo dipendono appunto dalla variabile spazio-temporale. In poche parole rappresentazioni grafiche e commenti dipendono fortemente dalle date di inizio e fine del calcolo e dalla dimensione spaziale dell’aggregazione. Ogni discorso insomma va contestualizzato.
E così, se nelle analisi IPCC si parla di trend di lungo periodo positivi, si deve per forza partire dalla data in cui si è iniziato a utilizzare massicciamente sistemi di misura oggettivi e finire con i giorni nostri. Le risposte alle due domande iniziali devono dunque essere NO e NO. Naturalmente però i contributi a questo trend non possono avere avuto la stessa origine, visto che quella più temuta, l’azione antropica, sempre l’IPCC certifica che sia intervenuta massivamente solo alla fine del secolo scorso. Ma se nelle stesse analisi si parla anche di proiezioni decadali, le date di riferimento cambiano a seconda del periodo che si vuole esaminare. Se poi si tiene conto del fatto che un periodo per essere ritenuto climaticamente significativo deve comprendere almeno tre decadi ma all’interno delle stesse il trend assume segni diversi e questi trend vengono ritenuti significativi, come il periodo di riscaldamento che va dall’inizio degli anni ’80 alla fine degli anni ’90, affermando inoltre che un eventuale periodo di segno diverso deve avere pari lunghezza per essere considerato, ecco che diventano possibili rappresentazioni diverse.
Sicché, vi propongo un quesito, che cosa c’è nei dati rappresentati dalle figure che seguono?
Risposta: sempre la stessa cosa. Ho volutamente nascosto l’intestazione della legenda delle immagini, che trovate comunque qui in originale. Sono i dati rilasciati dalla CRU di cui all’inizio di questo post, semplicemente rappresentati su media decadale e quinquennale.
Nelle prime due immagini si trovano perfettamente a proprio agio quanti sostengono che il riscaldamento globale prosegua indisturbato. Nella terza è invece evidente che il periodo in esame – quello appunto dell’allarme clima – è divisibile in due parti distinte nelle quali non è successo gran che. A separarle uno shift molto significativo che, guarda caso, coincide con il super El Niño del 1987, evento che ha evidentemente portato il sistema ad una situazione di equilibrio caratterizzata da temperature medie superficiali più elevate.
Nella quarta immagine, infine, con step calcolati sempre su base quinquennale, è altrettanto evidente che un trend positivo lineare non si addice affatto alla rappresentazione del problema, anzi, tende ad escludere la possibilità che si notino fatti che vanno decisamente nella direzione di una risposta a più forcing e non al solo contributo antropico, la cui azione, vedasi la curva della CO2, è effettivamente lineare.
Che quanti ci vogliono spiegare quello che sta accadendo continuino ad escludere analisi di questo genere – per inciso si tende a sottolineare in continuazione che l’ultima decade è stata più calda della penultima e questa lo è stata più di quella ancora precedente – mi sembra un tantino fuorviante.
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