Succedono solo cose senza precedenti oltre il 60° parallelo nord. E quello che accade oltre il 60° sud non è da meno. L’estate australe, come ormai tutti sanno, ha visto l’estensione del ghiaccio marino artico al minimo storico da quando la si misura con i sensori satellitari. Al tempo stesso, il ghiaccio marino antartico ha segnato un record positivo. Dinamichediverse e cause comuni? Intuitivamente sembrerebbe difficile, tuttavia, cosa stia realmente accadendo non è dato saperlo. Quel che si sa è che questo non impedisce tuttavia che il bilancio glaciale del Pianeta, sempre con riferimento ai ghiacci flottanti sia comunque in negativo.
Ora sono passate appena poche settimane e l’estensione sta aumentando molto velocemente. La volete sapere l’ultima? Un rateo di crescita così rapido non si era mai visto, sempre, naturalmente, dal 1979. E infatti, la linea che rappresenta l’andamento di quest’anno è tornata sopra quella dell’annus horribilis del 2007.
Cosa significa questo? E’ mutato il forcing atmosferico, ossia il regime dei venti innescati dal posizionamento delle anomalie bariche? C’è un precoce raffreddamento? Il ghiaccio, forse precedentemente indebolito e disperso su di un’area molto vasta sta ricompattandosi e contestualmente formandosi nuovamente?
Per ora non si sa. Gli esperti dell’NSIDC pur menzionando la rapidità della crescita dell’estensione non azzardano tesi di attribuzione. Dovremo attendere forse la prima settimana di novembre, quando uscirà il consueto punto di situazione mensile. Nonostante sulle loro pagine dedicate alle Artic Ice News ci sia scritto: “We provide an update during the first week of each month, or more frequently as conditions warrant” (facciamo un aggiornamento durante la prima settimana del mese o più frequentemente se le condizioni lo meritano).
E’ certamente questione di punti di vista, ma se il minimo raggiunto in settembre meritava certamente una menzione speciale per i possibili risvolti negativi, tanto da essere ripreso praticamente da tutti i media del mondo, un così rapido ritorno ad una situazione meno disastrosa non meriterebbe altrettanto?
Boh a me per ora non sembra così strano.. dire che la velocità di avanzamento dell’estensione è al momento la più alta degli ultimi 23 anni non mi pare una cosa di gran valore statistico. Guarda caso anche nel 2007 la pendenza della linea era praticamente la stessa di quella di ora, ma il fatto che sicuramente quest’anno la mancanza di ghiaccio si è manifestata ancora più a nord, è ovvio che al primo freddo si sia congelata una grossa quantità d’acqua, facendo partire forte l’avanzamento fin da subito.
Guido non ha detto che è “strano”. Ha detto che non comunicare questo dettaglio come il record precedente può essere fuorviante. La gente può pensare che il ghiaccio perso in estate non viene più recuperato e che l’estensione invernale sarà necessariamente minore dopo ogni record estivo. Ora, come sappiamo, è anche vero che l’estensione invernale diminuisce, di quanto lo faccia è un dato che si capisce se si mostrano i grafici, compresi i dettagli di cui stiamo parlando, quindi se si dà un’informazione completa, non se ci si limita a nominare i record estivi.
Ho usato la parola strano, ho sbagliato, intendevo dire eccezionale.. per come sottolinea che una ripresa così forte non si era mai vista, e per come mette sullo stesso piano il record di minima estensione con la velocità di ripresa (succedono solo cose senza precedenti). Poi sul discorso della completezza dell’informazione sono d’accordissimo. Saluti
[…] del vermetto ha spaventato tutti cmq la risalita così veloce ha impressionato un pò tutti Climatemonitor mai visto un rateo di crescita così rapido Sea Ice News Volume 3 Number 15 – Arctic […]
Sulla pagina facebook di CM, Mattia Capasso mi ha rivolto delle domande, e ne vorrei riportare qui una, perché forse anche altre persone potrebbero essere interessate:
“Una considerazione: il grafico relativo alla perdita di ghiacci artici è molto chiaro. Attenzione, però, a notare che a uguali distanze, in ordinate, sui due grafici non corrispondono uguali variazioni delle superfici ghiacciate, a causa delle scale diverse.”
La mia risposta:
“La tua osservazione, Mattia, è giusta. Io l’ho fatto rilevare più volte, un centimetro sul grafico dell’Antartide corrisponde a più ghiaccio dello stesso centimetro sul grafico dell’Artico. L’Artico ha un’estensione paragonabile all’Europa (che ha un’estensione di 10 180 000 km²) se fai caso l’inizio del grafico è circa a 11 milioni di km², mentre i ghiacci antartici hanno superato, nel loro culmine i 19 milioni di km². Quasi tutto il grafico dei ghiacci artici, se fosse riportato sul grafico dei ghiacci antartici finirebbe nella parte non visibile, sotto. Anzi, se qualcuno lo facesse, riportare la curva dei ghiacci artici su quella dei ghiacci antartici, e la pubblicasse, farebbe cosa buona e giusta, e veramente efficace, secondo me.”
Naturalmente gli 11 milioni di km² si riferiscono alla media 1979-2000
Umh… D’accordo per l’interesse sul record dei ghiacci marini antartici, ma, per quanto riguarda il rateo di crescita dell’artico non mi sembra una cosa così sorprendente. Poichè c’era una più vasta zona di mare artico libero da ghiacci, c’era più probabilità che nuove aree ghiacciassero di nuovo. Forse banalizzo, ma io, francamente, supponevo ci dovesse essere un recupero.
C’e’ una frase (che pero’ fa riferimento all’ultimo bollettino 15 Oct.) che mi lascia un po’ perplesso:
“[…]low sea ice extent at the beginning of autumn means large transfers of heat to the atmosphere from open water areas, keeping the Arctic warmer than usual. Despite this warmth, freeze up is in high gear.”
Se fa relativamente piu’ “caldo” come puo’ esserci una maggiore formazione di ghiaccio?
Infine mi chiedevo, sempre da uomo della strada qual sono su queste tematiche, se non esiste un dataset simile riguardante anche lo spessore del ghiaccio, o e’ una grandezza troppo complessa da misurare/stimare?
Grazie
S.
Il dettaglio non lo so spiegare io, ma ricordo che tempo fa Guido ricordava che “fa più caldo -> il ghiaccio si scioglie” è una conseguenza logica semplice solo nelle teste di chi non è addetto ai lavori. Infatti, anche quando si parla di “caldo e freddo” al Polo si fa riferimento a temperature che sono quasi sempre ben sotto lo zero. Ora, se sei un posto dove normalmente fa -20 e c’è -15, certamente si parla di riscaldamento; tuttavia il ghiaccio non si scioglie comunque. Lo scioglimento, quindi, è legato a dinamiche che coinvolgono anche le correnti aeree e marine, con dinamiche più complicate (che, certamente, possono essere comunque legati alla temperatura). Più avanti di questo punto non so dire, ci penseranno gli altri.
No quello mi e’ chiaro, per quello ho virgolettato “caldo”. Io pero’ non parlavo di scioglimento, ma di formazione di ghiaccio. Se fa -15 mi aspetterei un rateo di formazione di ghiaccio relativamente inferiore a quando fa -20. Ma puo’ essere che sia sempre nella mia logica di non addetto ai lavori. 🙂
S.
(e sempre in generale e a parita’ di condizioni al contorno: chiaro che se si considerano venti, tempeste e quant’altro anch’esse incidono sulla formazione del ghiaccio. Di questo mi stupivo nel bollettino dell’NSIDC, parlavano solo di “Despite this warmth, freeze up is in high gear.”. Magari oltre al relativo riscaldamento (o minor raffreddamento, cosi evitiamo equivoci 🙂 ci sono state altre situazioni bariche che hanno invece favorito una maggiore formazione di ghiaccio)
S.