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Tutti pazzi per Cleopatra

Del resto, chi non lo sarebbe? In merito ai romani poi, ci sono illustri precedenti storici di impazzimento. La questione è dunque riferibile al nome ed al carattere spesso “bizzoso” di quante (o quanti nella fattispecie del fantomatico ciclone) si ritrovano quel nome.

Ecco quindi un articolo pubblicato da Sergio Pinna sul suo blog proprio con questo titolo: Tutti pazzi per Cleopatra. Scommetto che quanti si identificano nello spirito delle nostre pagine lo condivideranno quasi interamente. Personalmente ho poche riserve: 1) non mi interessano eventuali forcing di carattere non meteorologico in questa questione e, 2) tutto il problema, al di là del parossismo fantameteorologico in cui si è esibito il circo mediatico ma non solo negli ultimi giorni, dovrebbe più correttamente essere inquadrato nel tema della comunicazione del rischio, che non può prescindere dalla valutazione dell’incertezza. Forse questo impedirebbe, o quantomeno limiterebbe, che continui a svilupparsi il “mercato dell’impossibile” che poggia saldamente sulla pratica di “battere le ortiche con le mani altrui”, propria di chi pensa di dover rispondere solo a se stesso in ragione delle logiche di mercato. Quanto all’allarme, infine, si torna al punto 1: se esiste un sistema mediatico che non conosce la differenza tra allerta e allarme, sistema comunque simbiotico con il resto della società, quanto accaduto è il minimo che poteva accadere. Peggio sarebbe stato l’esatto contrario, ovvero assenza di comunicazione e effetti importanti.

Ciò detto, vi lascio alle parole di Sergio Pinna, che comincia così:

[info]

Chi avesse avuto ancora bisogno di qualche utile esempio per capire a quale livello di assurdità si è giunti nella vita pubblica italiana a riguardo delle questioni concernenti la meteorologia e la climatologia, credo che in questi ultimi giorni sia stato ampiamente soddisfatto.

[/info]

E continua così, qui…

NB: grazie a Luigi Mariani per la segnalazione.

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Published inAttualitàMeteorologia

19 Comments

  1. donato

    Io, per mestiere, a volte, vengo incaricato di elaborare i piani di sicurezza dei cantieri edili (PSC) o i piani operativi di sicurezza (POS) per le aziende. La cosa difficile non è redigere gli elaborati, ma far capire ai clienti che ciò che è scritto nelle carte deve essere attuato praticamente. Se riesco a farlo capire alle imprese (grazie alle pene pecuniarie e penali di tutto rilievo), non altrettanto riesco a fare con i lavoratori: sono loro che rischiano la vita in prima persona, ma convincerli a indossare un casco di protezione o un banalissimo dispositivo di protezione come un paio di occhiali o un abbigliamento antinfortunistico è impresa ardua. Molte volte i caschi e i dispositivi di protezione individuali sono ben esposti nel cantiere in attesa della visita di qualche ispettore ASL. Comunicare il rischio è la cosa più difficile che esista perchè chi rischia è convinto che l’incidente non potrà mai capitargli in quanto, al contrario degli altri, è più bravo, più intelligente, ecc., ecc.. Quando capita, però, tutti di corsa dall’avvocato per adire le vie giudiziarie e prendersela con qualcuno che “doveva fare e non ha fatto”. Non vi nascondo che qualche volta, dopo aver richiamato per l’ennesima volta il lavoratore che fa l’equilibrista su una tavola spessa 5 cm e larga 25 cm a tre metri di quota e dopo avere ricevuto, quale risposta, l’ennesima risata di sufficienza, mi viene voglia di buttarlo giù dal “ponteggio” di persona. Altre volte mi sono trovato a dovere consigliare a qualche imprenditore di licenziare gli operai più riottosi ad assoggettarsi alle regole di prevenzione degli infortuni. Alla fine non è successo niente: il lavoratore non è caduto, all’impresa conviene tenere degli scapestrati che non fanno spendere tanti soldi in sicurezza perché “tanto mica gli ispettori vengono proprio qui”, al committente conviene perché risparmia per eseguire i lavori e tutti tirano a campare felici e contenti fino a che non capiterà l’incidente grave. Dopo saranno cavoli amari per tutti!
    Tornando al caso del terremoto mi rendo conto che chi ha perso una persona cara sotto le macerie ha bisogno di un capro espiatorio così come ne hanno bisogno coloro che, per legge, sono deputati a garantire la sicurezza dei cittadini. Non voglio essere qualunquista o, come si dice oggi, antipolitico. Posso, però, garantirvi per certo che il problema non sono le comunicazioni del povero cristo che deve dire alla massaia o al nonno se può andare a dormire in casa perché il terremoto non ci sarà o ci sarà. Il problema è la casa in cui si va a dormire. In Italia, nazione ad alto rischio sismico, una percentuale altissima di edifici NON E’ in grado di resistere ad un terremoto di magnitudo 7/8. Tutti i nostri “meravigliosi” centri storici sono destinati a crollare (ed a fare vittime, centinaia di vittime) a seguito di terremoti anche non eccessivamente forti. Il nostro patrimonio edilizio storico è fragile, estremamente fragile. Mettere in sicurezza un edificio realizzato a più riprese nel corso del tempo, con materiali eterogenei, manodopera di livello piuttosto basso e, soprattutto, in economia è impresa ardua se non impossibile. Ed in ogni caso il costo sarebbe enorme. Realizzare edifici in grado di resistere a terremoti di forte intensità è un problema di PIL. Siamo disposti a spendere molti soldi per realizzare un edificio sicuro? Vi posso assicurare che la risposta è, il più delle volte, negativa. Investire in calcestruzzo ed acciaio non piace quasi a nessuno: meglio investire in arredi firmati, piastrelle di lusso ed edifici “fantasiosi” (che però resistono meno bene al sisma di quelli scatolari e, quindi, brutti). Del resto fino a tre o quattro anni fa la nostra legislazione prevedeva che i nostri edifici residenziali fossero progettati per resistere a terremoti di media intensità. Solo gli edifici di importanza strategica venivano progettati per resistere a sismi di alta intensità.
    Queste sono le vere cause della morte dei cittadini sotto le macerie altro che la corretta comunicazione del rischio. Se poi vogliamo nasconderci dietro un dito, non c’è problema: facciamo pure. Non lamentiamoci, però, se in occasione del prossimo terremoto (ovviamente non previsto) dovremo contare decine o centinaia di vittime. Che esse ci saranno è una previsione che non ho paura di sbagliare: è certa.
    Ciao, Donato.

  2. Maurizio Rovati

    Supponiamo che…

    A seguito dello sciame sismico i responsabili della Protezione Civile avessero invece ordinato/consigliato alla gente di sfollare L’Aquila per recarsi in disagevoli tendopoli, e che dopo pochi giorni non si fosse verificata la scossa catastrofica.

    A questo punto gli stessi “personaggi” da cui è partita la denuncia come si sarebbero comportati?

    1) Avrebbero sostenuto l’azione precauzionale.
    2) Avrebbero taciuto.
    3) Avrebbero denunciato la P.C. e la P.d.C. per il procurato allarme ed i disagi alla popolazione con contorno di malati, anziani, infartuati e bambini sofferenti.

    La risposta è più facile della previsione di un terremoto.

    Cantava un certo Antoine, venuto in Italia per trovare l’America:

    Se sei bello ti tirano le pietre
    se sei brutto ti tirano le pietre
    qualunque cosa fai, ovunque te ne vai
    tu sempre pietre in faccia prenderai…

    • Maurizio, non devi neanche supporre, il fatto si è già verificato. Nel 1985 Boschi provò un modello di previsione probabilistica e fece evacuare la Garfagnana, anche se non c’erano stati segnali sismici significativi. Non ci fu nessun terremoto e Zamberletti, che era all’epoca alla Protezione Civile, fu denunciato per procurato allarme.

  3. donato

    “Non un processo alla scienza ma un processo a quello che la scienza ha detto.”

    La scienza in questo caso ha parlato chiaro e lo ha fatto con un verbale. Il verbale della riunione della Commissione Grandi Rischi del 31/03/2009:
    http://www.ansa.it/documents/1350924628767_grandi_rischi_del_31_marzo_2009.pdf

    E’ un verbale che io mi sentirei di sottoscrivere parola per parola. E’ questo che rende ancora più grande la mia amarezza ed il mio disagio, la certezza, perché tale è per me, che quel verbale rappresenta ciò che chiunque abbia una minima cognizione del fenomeno sismico, poteva dire in quel momento agendo secondo scienza e coscienza. E con questo chiudo. Ogni altra considerazione potrebbe apparire inopportuna e, francamente, è inutile.
    Ciao, Donato.

    • Ho notato anch’io questo sottile distinguo, ma per quanto mi riguarda si tratta di un sofisma. Se la scienza non può prevedere un terremoto, può calcolare delle probabilità? Non mi risulta, ma anche se fosse allo stato attuale se queste dovessero essere usate per scopi pratici (che poi sono solo uno: l’evacuazione), dovrebbe coinvolgere regioni molto ampie e frequentemente. Quindi, cosa diavolo può comunicare meglio la scienza?

      Tanto per rimanere ancorati all’attualità, sono mesi che c’è uno sciame sismico i Calabria: cosa facciamo? La conclusione l’ha espressa chiaramente Tozzi, la conseguenza pratica sarà dare allarmi continui (e quindi inutili) oppure cadere nelle mani dei ciarlatani (quello dell’Aquila si è già fatto sentire). Uno scenario allucinante.

      L’unica conclusione possibile è che se si vuole stare più tranquilli bisogna costruire e adattare le costruzioni. Non lo fa nessuno, tant’è che in Emilia il terremoto ci ha fregato di nuovo, e così sarà per il prossimo. Ci credo che i politici hanno commentato come segnala Donato: i grandi responsabili sono loro, ma questa sentenza crea loro un alibi. E infine la colpa è anche di una parte della popolazione: quelli che hanno applaudito sono ignoranti, lo scrivo e me ne prendo la responsabilità; che siano vittime di un terremoto mi spiace, ma non è una giustificazione della loro ignoranza, semmai il fatto che lo siano ancora dopo aver subito una tragedia dalla quale non sono evidentemente capaci di trarre un insegnamento è un’aggravante. Purtroppo popolazione ignorante implica politici ignoranti e irresponsabili.

    • Penso che il punto a cui ti riferisci è questo:

      «Hanno confutato la sua quasi certezza con un’altra quasi certezza, prevedendo che una forte scossa fosse quasi certamente non imminente», notano Sandman e Lanard. Il rischio zero non esiste e la sicurezza assoluta neppure.

      E’ un’osservazione ragionevole e posso pure pensare che c’è stato un eccesso nella reazione. Ma, di nuovo, in concreto cosa sarebbe cambiato? Meno enfasi nella previsione di una scossa imminente non avrebbe comunque giustificato un’evacuazione. Nessuno sta sostenendo che la Commissione sia stata esente da errori: ma da lì ad arrivare nel penale, ce ne passa. D’altronde lo stesso esperto in comunicazione scientifica parla di assurdità della sentenza.

    • A quello e all’approccio alla comunicazione in generale. In particolare mi pare interessante anche il periodo in cui si sottolinea la tendenza a esaltare le incertezze tra addetti ai lavori e ad esprimere quasi esclusivamente certezze nei messaggi verso il pubblico. E’ qualcosa che in campo climatico conosciamo fin troppo bene.
      gg

    • donato

      Dopo oltre 24 ore dal primo commento e dopo una lunga riflessione sulla questione, credo che si possa discutere in modo più distaccato di quanto è accaduto.
      Premetto che il mio giudizio sulla sentenza non è cambiato di una virgola, comunque provo a ragionare in modo più razionale.
      Si sostiene da più parti che i componenti della Commissione Grandi Rischi non abbiano comunicato in modo corretto la probabilità del rischio di una forte scossa sismica. Se essi avessero detto che la probabilità che si verificasse un terremoto di media intensità (questo è stato il terremoto dell’Aquila) era piuttosto bassa, ma non potevano escludere che tale evento poteva verificarsi in un futuro più o meno prossimo, non sarebbero stati condannati. Non sarebbero stati condannati neanche se avessero detto che esisteva una probabilità di 1/30 che si potesse verificare un terremoto di media intensità. Essi sono stati condannati perchè hanno asserito che non prevedevano una scossa di terremoto di media intensità.
      A questo punto mi chiedo quale sia la differenza sostanziale tra le seguenti due proposizioni “non prevedo una scossa di terremoto di media intensità” e “la probabilità che si verifichi una scossa di terremoto di media intensità è di 1/30”. Da un punto di vista logico le due proposizioni non sono del tutto equivalenti in quanto la prima esclude la possibilità che io possa prevedere una scossa di terremoto, la seconda afferma che è molto difficile che si verifichi. Da un punto di vista sostanziale, invece, tra le due proposizioni non vi è molta differenza.
      Consideriamo, a titolo di esempio, un caso diverso. Supponiamo che io mi metta alla guida di un’auto, che accenda la radio e senta che la probabilità di morire in un incidente stradale alla guida di un auto è di 1/85. Supponiamo, ancora, che un amico, di passaggio sul marciapiede mi dica che e che non prevede che io muoia in un incidente automobilistico alla guida dell’auto. La mia reazione, di fronte ai due vaticini, credo, che sarà identica: so perfettamente che mettendomi alla guida di un’auto corro il rischio di morire in un incidente d’auto per cui l’annuncio della radio mi lascia piuttosto indifferente mentre la considerazione dell’amico l’accolgo con un sorriso compiaciuto. Io in ogni caso parto con l’auto: nè l’annuncio della radio, nè l’incoraggiamento dell’amico hanno determinato la mia azione. Se dovesse succedere l’incidente fatale che farà mia moglie? Denuncerà, per caso, il mio amico che mi ha detto di non prevedere che io potessi morire alla guida dell’auto? E, se lo dovesse fare, un giudice condannerebbe il mio amico per omicidio colposo?
      Io credo di no. Eppure nel caso del terremoto ho l’impressione che sia successo proprio questo.
      Ciao, Donato.

    • donato

      Scrive J. Curry:
      “The Italian earthquake situation is complicated by confusion of the authority of the statements of DeBernardinis. A weather analogy would be evacuating a city based upon a forecast by Joe Bastardi. In terms of U.S. weather, we know better because of more frequent experience with the particular weather hazards.”

      Se ho inteso bene il pensiero di J. Curry il problema italiano è nella confusione dei ruoli. In altri termini la decisione circa l’evacuazione o meno di una città spetta alle autorità preposte: Comuni e Prefettura, in questo caso. Essi, sulla base del verbale della Commissione Grandi Rischi avrebbero dovuto decidere il da farsi. Leggendo il verbale non vi è nulla di quanto appare sui giornali e nei siti italiani e stranieri. Tutte le informazioni che compaiono nei siti italiani e stranieri e sugli organi di stampa sono riferite alla conferenza stampa di De Bernardinis ed al bicchiere di Montepulciano. Ora io mi chiedo se una conferenza stampa è la sede idonea per decretare lo stato di emergenza ed ordinare l’evacuazione. La conferenza stampa, a mio giudizio, non è la sede idonea per decretare lo stato di emergenza. Se, inoltre, dovessimo condannare al carcere qualcuno per le sciocchezze che si dicono durante le conferenze stampa, la popolazione carceraria italiana raddoppierebbe nel giro di un attimo.
      E veniamo all’altro pezzo forte delle accuse contro la Commissione Grandi Rischi: la superficialità della valutazione del rischio. Sembra, infatti, che in un’ora (tanto è durata la riunione) non si poteva stabilire la magnitudo del rischio sismico. Si, sarebbe vero se io potessi prevedere un evento sismico. Siccome ciò non è possibile, anche otto ore o ottantotto ore di riunione non avrebbero consentito di migliorare l’attendibilità della previsione.
      E con questo ritorniamo al punto di partenza.
      Preferisco soprassedere in merito all’altro punto di cui si discute, ovvero la “previsione” fatta sulla base di misurazioni della concentrazione di radon. Se esprimessi la mia opinione aumenterei a dismisura la magnitudo del rischio di querela contro il blog e contro me stesso. 🙂
      p.s.: comunque i meteorologi sanno pararsi molto bene da colpi …. mancini, complimenti. Molto meglio degli scienziati! 🙂
      Ciao, Donato.

  4. donato

    OT colossale!
    So perfettamente che quanto scrivo non ha nulla a che vedere con le previsioni meteorologiche, so anche che su questo sito certe cose non dovrebbero essere scritte, so anche che il commento potrebbe essere moderato o non pubblicato, ma sento la necessità di urlare tutto il mio sdegno per la sentenza che ha condannato i vertici della Commissione Grandi Rischi per i “fatti” ddel terremoto de L’Aquila.
    Altro che Medioevo 2.0 e Inquisizione! Siamo oltre, molto oltre.
    Essere condannati perché si è detto e scritto che non era possibile prevedere un terremoto, è un atto di barbarie. E sono parole che gridano vendetta innanzi a Dio ed agli uomini quelle riportate in un articolo dell’ANSA ed attribuite ad un esponente politico abruzzese:

    http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2012/10/22/Terremoto-Aquila-oggi-sentenza_7670171.html

    Su questo blog cerchiamo di parlare di scienza. Oggi la Scienza è stata oltraggiata ed avvilita. La notizia sta facendo il giro del mondo e, oggi, da italiano, mi vergogno dinanzi al mondo intero:

    http://wattsupwiththat.com/2012/10/22/verdict-in-italian-quake-forecast-manslaugher-case/#more-72826

    L’unica cosa che mi va di fare in questo momento è di esprimere tutta la mia solidarietà a Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Claudio Eva e Gianmichele Calvi.
    Per il resto, mi affido al grido di dolore di D. Alighieri:

    Ahi serva Italia, di dolore ostello,
    nave sanza nocchiere in gran tempesta,
    non donna di province, ma bordello!
    (D. Alighieri – Purgatorio, canto VI, 76-78)
    Ciao, Donato.

    • Donato, ti rispondo con un breve post.
      gg

    • Donato, ci ho ripensato. Ecco qua.

      Non un processo alla scienza ma un processo a quello che la scienza ha detto.

      Oggi é caduto un fulmine. Domani, nei prossimi giorni e per chissà quanto tempo continueremo a sentire il tuono, dapprima frastornante – come già é – po’ via via sempre più sommesso, finché anche quel che é accaduto ieri sarà dimenticato.

      Il primo livello di giudizio per il processo alla Commissione Grandi Rischi in ordine ai fatti della primavera del 2009 é giunto a compimento. Tutti gli imputati, cioè tutto il board della commissione, sono stati condannati. I dettagli sono ovunque sul web e ve li risparmio. Sulla sentenza, ovviamente, non faccio alcun commento. Le sentenze non si discutono, se ne prende atto. Semmai si può discutere il merito del procedimento, da ciò che ne ha generato l’istruzione a ciò che é emerso nel corso del dibattimento. Ma quando arriva la decisione, quella é, per tutti.

      La frase con cui ho iniziato questo post viene da uno dei testimoni dell’accusa, per cui si deve comunque aver presente che é un’opinione di parte. Ma nonostante ciò, non si può fare a meno di notare che essa rappresenti un efficace riassunto di ciò che é accaduto.

      Può darsi che i media lo abbiano scritto, ma non mi risulta che si sia puntato il dito contro chi avrebbe dovuto prevedere l’imprevedibile e non lo ha fatto, quanto piuttosto contro chi non avrebbe dovuto escludere ciò che altrettanto imprevedibilmente non si poteva escludere. É materia di comunicazione del rischio, materia molto, ma molto più complessa della ridicola semplificazione circa la prevedibilità dei terremoti. Una materia purtroppo di cui troppo spesso ci capita di essere a digiuno.

      Ne hanno scritto su Nature un anno fa e lo abbiamo commentato. Ne hanno scritto anche Roger Pielke jr e Judith Curry, riportando una parte del discorso agli ambiti più consoni alle nostre quotidiane discussioni. Non mi sento di aggiungere altro, se non che eviterei di azzardare giudizi affrettati su un argomento così complesso e controverso.
      gg

    • Guido Botteri

      Donato, ecco qui l’intercettazione ……………………….

      Commento Moderato
      Guido, non mi sembra questa la sede.
      Admin

  5. Se non vi annoia, vi racconto una piccola esperienza personale di questi due giorni. Avevo da tempo pianificato un break sulle Alpi francesi per lunedì e martedì. Partendo da Genova era necessario fare il Colle della Maddalena (1950) e il Col de Vars (2150). Le notizie sulla perturbazione mi avevano un po’ messo sull’avviso, anche considerando che potevano esserci problemi già da Genova (su cui qualche sito noto aveva già lanciato l’allarme generale – mentre i cartelli in città si limitavano, evidentemente più seriamente, ad avvertire sulla possibilità di “forti temporali” e non c’era neanche l’allarme meteo uno). E che, pur partendo di fatto dopo il passaggio del “grosso”, lungo le strade potevano permanere problemi (frane, strade e valichi chiusi), anche in considerazione del fatto che ho una scarsa esperienza di guida sulla neve, per cui già una nevicata moderata potrebbe mettermi in difficoltà.

    Risultato: sono partito con prudenza e mi sono procurato un’app che mostra il rilevamento radar delle piogge negli ultimi 15 minuti, tanto per capire se uno sta andando incontro a problemi ed è meglio che torni indietro. Da lunedì mattina il tempo dopo Cuneo era già bello e mi sono goduto due giorni di tempo *magnifico* sulle Alpi. Solo una nevischiata intorno ai 2000 metri, peraltro con mezzo sole (la neve era più che altro portata dal vento lungo il pendio delle montagne, dove nevicava forse più seriamente a quota più elevata). Se avessi ascoltato i catastrofisti mi sarei perduto questi due giorni di paesaggi e foto magnifiche.

    Quello che poi mi fa inca**are è che nelle prossime settimane e mesi probabilmente avremo allarmi meteo reali, che sarebbe opportuno tenere in considerazione perché si rischia anche la pelle, ma con tutti questi “al lupo al lupo” diventa sempre più difficile capire se è veramente il caso di starsene in casa o no.

  6. Roberto Breglia

    Sicuramente un bell’articolo quello di Sergio Pinna al quale non posso fare a meno di associarmi;siamo giunti al grottesco : prevedere dei fenomeni meteorologici quartiere per quartiere!
    L’Italia è un paese estremamente complesso dal punto di vista meteo a causa dei suoi numerosi microclimi (Guido correggimi se sbaglio),quindi è praticamente impossibile fare una previsione estremamente precisa e dettagliata,eppure c’è chi ha la faccia tosta di affermare il contrario anche su siti ritenuti “importanti”. La meteorologia è una scienza seria non un fenomeno mediatico!

  7. Guido Botteri

    Nell’articolo dice:
    “è mancato soltanto l’assalto ai supermercati per le scorte di cibo.”
    ma non è mancata in tv la notizia che ci sarebbe stato un assalto ai supermercati per le scorte di cibo (sentito con le mie orecchie)

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