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Quindici minuti del vostro tempo

Un video, un commento (purtroppo in inglese, ma molto comprensibile) che affronta le basi delle cose su cui discutiamo praticamente tutti i giorni nell’unico modo possibile.

Riscaldamento globale, già… Cambiamenti climatici, in effetti… Ma qualcuno, non importa cosa pensi o quale sia l’istituzione per cui lavora, non importa se sia un ricercatore indipendente o se faccia parte di un gruppo, ripeto, qualcuno, si è mai preso la briga di andare a controllare se effettivamente il mondo, il pianeta, il clima, stiano sul serio andando nella direzione del disastro così come ci raccontano tutti i giorni? E qualcuno è andato effettivamente a controllare se quello che sta succedendo, posto che sia veramente diverso dal solito e probabilmente così non è, sia in qualche modo attribuibile davvero al forcing dei gas serra perché ci sono le tracce fisiche di questo contributo?

No, la risposta è no, cento, mille, dicimila volte no. Tante volte quante sono le pubblicazioni che invece queste cose le danno per scontate e ci ricamano su scenari a metà ta il catastrofico e il risibile, come quelli commentati appena ieri in materia di pesci e loro dimensioni o di scenografiche esplosioni pilotate di asteroidi a scopo mitigatorio.

Beh, Bob Tisdale, che si definisce ricercatore indipendente, invece lo ha fatto e ha riassunto i tratti salienti della sua esplorazione in un video appunto di quindici minuti.

E così, scopriamo che il declamato riscaldamento degli oceani, tutti gli oceani, riguarda appena il 25% di essi e che il pattern di questo riscaldamento è lontano anni luce da quello che prospettano le simulazioni e non rispecchia in alcun modo quello che ci si dovrebbe attendere in conseguenza di un accresciuto effetto serra. E scopriamo anche un’altra cosa che ci sorprende non poco. I modelli di simulazione climatica sono utili, molto utili. Dall’analisi dei loro output si desume chiaramente che il riscaldamento globale, nella forma in cui è desumibile dal pattern delle temperature degli oceani e della terraferma, NON è originato da una modifica della concentrazione di gas serra. Ringraziamo sentitamente quanti hanno profuso e continuano a profondere enormi e lodevoli sforzi per perfezionare questi strumenti per aver prodotto questo risultato.

Ripeto, quindici minuti del vostro tempo. Impiegateli per guardare questo video. Non serve una buona conoscenza della lingia inglese, basta guardare le figure! E grazie a youtube si può anche leggere la trascrizione interattiva.

Ah, per tutti quelli che avranno da obbiettare sulle credenziali di Tisdale, sappiate che non ce ne frega un accidente di chi  è e cosa fa o faceva prima di occuparsi di queste cose, questo gioco non funziona più, bastano le immagini, quelle sì, prodotte da chi ha invece le credenziali giuste, ma che incidentalmente però si dimentica di guardarle.

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Published inAttualitàClimatologia

5 Comments

  1. […] con ordine. Alcuni giorni fa, in una delle nostre discussioni, un lettore ha chiesto se fossero disponibili delle informazioni relative al contributo del comportamento degli oceani […]

  2. Simone Gasparini

    Davvero interessante. Ho una domanda da uomo della strada: non conoscevo l’Atlantic multidecadal oscillation di cui si parla intorno al minuto 6, vedendo che questa e’ in costante crescita dagli anni ’70, ricordandomi che le misure satellitari dell’estensione dell’artico partono suppergiu’ dagli stessi anni, mi verrebbe naturale fare 1+1 (non dico che l’acqua mediamente piu’ calda scioglie il ghiaccio eh, ma immagino ci siano/possano essere influenze piu’ o meno importanti a livello di circolazione atmosferica che possono influenzare le dinamiche dei ghiacci artici). E’ una cosa possibile? Immagino non ci siano dati sui ghiacci artici ante ’70 per fare un confronto.
    Grazie (e scusatemi se invece ho detto una bestialita’ 🙂

    Simone

    • Simone, sul contributo delle dinamiche di lungo periodo alle oscillazioni della temperatura c’è un mare di bibliografia. Quanto all’estensione dei ghiacci ante anni ’70 c’è in effetti molto poco.
      gg

    • Luigi Mariani

      Aggiungo a qaunto scritto da Guido che l’estensione dei ghiacci marini artici prima dell’avvento dei satelliti (grossomodo fine anni ’70) era conosciuta in modo assai più approssimativo poichè gli unici rilevamenti erano svolti da un lato da poche navi oceanografiche e dall’altro dalle navi che percorrevano rotte artiche e segnalavano il limite raggiunto dalla banchisa.

      Ricordo comunque che sui testi di climatologia storica di H.H. Lamb si trovano carte sull’estensione dei ghiacci artici riferite al 18° secolo.

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