Una frase celebre rubata al forziere della cronaca calcistica, certamente spassosa ma anche densa di significato. Si è appena attenuata l’eco delle grida di dolore dei professionisti della catastrofe per le vicende estive del ghiaccio marino dell’emisfero nord. Siamo in effetti tutti provati, non so se riusciremo a recuperare per il prossimo disastro meteo-climatico.
Proviamo a tirarci su con una notiziola che se non la vai a stanare come un’orso dalla Tana non c’è speranza di vederla girare sui media. Tantomeno in forma di sterile velina sulle pagine di chi la origina.
Ecco qua, secondo il dataset della NOAA il ghiaccio marino antartico ha appena segnato un record di estensione da quando lo si misura con i satelliti. Esattamente il contrario di quanto avvenuto per il suo opposto boreale.
Naturalmente, su un Pianeta che si scalda e si prepara ad arrostire, è naturale che un polo si sciolga e l’altro ghiacci. La logica CO2centrica con cui ci spiegano di che morte dovremo morire supporta efficacemente anche questo bizzarro comportamento polare. Del resto laggiù funziona tutto al contrario no?
Una notizia né buona né cattiva, semplicemente una notizia. Che però capisco che possa essere difficile da vendere, perciò meglio tenerla in magazzino e aspettare l’estate australe, ci sta che quest’anno di ghiaccio marino antartico se ne sciolga un po’ di più e si possa tornare a parlarne.
[…] da ikzus su 17 ottobre 2012 Effetti del Global Warming: Pienamente d’accordo a […]
Mai, come in questo campo, la modellistica matematica ed i supercomputer hanno apportato tanta confusione. Certo hanno iniziato quelli del Club di Roma con le loro striminzite routine in Dynamo… che allora, trovata su una bancarella una vecchia copia de I limiti dello Sviluppo, appena matricola d’ingegneria, volevo riscrivere in BASIC. Da allora si e’ aggiunta confusione a confusione, e denaro e politica. Provocatoriamente aggiungo, non era meglio fermarsi alle strutture ed all’aerodinamica?
Il commento di Giuliano mi ha fatto riflettere per un momento su tutta la questione AGW e non solo. Qualche giorno fa, mosso da insana curiosità, mi sono chiesto a chi fosse stato assegnato, quest’anno, il premio “a qualcuno piace caldo”. Esaurita in un attimo la mia curiosità, spinto da un raptus masochistico 🙂 , mi soffermai a leggere la motivazione dell’assegnazione e qualche commento. Una volta tanto, però, non si è trattato di tempo perso. Anzi! Due sono state le cose che mi hanno colpito. La prima è stata la considerazione del comitato che assegna il premio: nel 2011 sono stati pochi i “meritevoli” in quanto il credo AGW è ormai unanime e gli scettici sono quasi del tutto scomparsi o in via di estinzione. Il dibattito, pertanto, è pressoché concluso. La seconda è stata la considerazione di uno dei commentatori. Secondo lui il dibattito non è concluso per mancanza di scettici che continuano ad essere vivi e vegeti (noi ne siamo la prova vivente e vegeta e speriamo di restare tali per molti e molti anni ancora 🙂 ), ma perchè dell’AGW e del cambiamento climatico non importa più niente quasi a nessuno. A giustifica della sua affermazione adduceva le esperienze personali: quando si azzardava a parlare di cambiamento climatico con qualcuno era costretto a cambiare quasi subito argomento a causa dell’insofferenza più o meno manifesta dell’interlocutore che, evidentemente, aveva ben altre gatte da pelare. L’autore del commento concludeva con una malinconica considerazione: lo spread, la crisi ed altre contingenze quotidiane avevano soppiantato l’interesse per il cambiamento climatico e le problematiche connesse per cui, i media generalisti, danno sempre meno spazio a questi ultimi argomenti.
Io, una volta tanto, sono d’accordo con quanto sostiene l’autore del commento (non ne condivido quasi mai le idee ed i toni). Le preoccupazioni riguardo al presente ed al futuro prossimo sono tante e tali che preoccuparsi di ciò che FORSE accadrà tra circa un secolo è l’ultimo dei pensieri. Questo è l’atteggiamento della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica (la quasi totalità). Non stupisce, pertanto, che anche i decisori politici, estremamente abili a fiutare l’aria per capire in che direzione spira il vento, cominciano a disinteressarsi della questione (vedi, per esempio, gli esiti delle ultime convention climatiche). Di queste cose continuano ad interessarsi gli addetti ai lavori e pochi altri, noi per esempio.
Giuliano, in modo più o meno elegante, ma molto efficace, ci dice che sarebbe meglio dedicare le nostre energie ed il nostro tempo ad altro. Egli, pur non essendo silenzioso, rappresenta una delle tante sfaccettature di quella che, ormai, è la “maggioranza silenziosa” della nostra variegata società.
Oltre oceano i “salvatori del pianeta” si disperano nel tentativo di capire perché la maggioranza dell’opinione pubblica si disinteressa del cambiamento climatico e cercano di elaborare strategie efficaci di comunicazione. Nello stesso tempo se la prendono con gli scettici, al soldo dei petrolieri, e con la loro capacità sopraffina di ammaliare le masse.
Mi sembra che nè da questa parte dell’Atlantico, né dall’altra parte ci si renda conto che il vento è cambiato. Solo chi ha la pancia piena ha tempo per preoccuparsi del lontano futuro, gli altri si preoccupano di oggi e di domani, inteso come giorno dopo. Chi glielo spiega, per esempio, agli operai dell’ALCOA che bisogna chiudere la fabbrica perché, da noi, per limitare le emissioni di CO2, l’energia costa di più in quanto dobbiamo pagare gli incentivi ai “produttori” di energia fotovoltaica e non solo?
Sapete quanto gliene frega a quelli di quanto succederà tra cento anni?
Adesso, probabilmente, interverrà qualcuno che mi farà notare che io guardo al dito e non alla luna, che sono uno sciagurato egoista, che penso solo al portafogli e me ne infischio dei figli e dei nipoti, ecc., ecc., ecc.. Onestamente non me ne importa più di tanto di quello che pensano costoro. Quello che mi interessa è far notare che chi troppo la tira la spezza. E qualcuno ha tirato molto, ma proprio molto, la corda negli anni passati.
Ciao, Donato.
Donato, al tuo pensiero, che condivido interamente, aggiungo solo un altro aspetto: non é un problema di disaffezione indotta da altri e più pressanti problemi, che pure ci sono; é un problema di mondo reale contro realtà virtuale. Il primo é quello attraverso cui si realizza la nostra esistenza, il secondo é come vorremmo che fosse. Ecco, per tanti anni, sicuramente troppi, ci siamo sorbiti i desideri altrui, talmente bene espressi da diventare quasi reali. Così non é, almeno nel mondo che conta. Già, perché nel perfetto stile italico, il nostro impegno reale, legislativo, normativo e orientativo, é in effetti ai massimi fulgori, con ‘appena’ una decade o più di ritardo rispetto agli altri. E così, mentre c’e’ già qualcuno che inverte le rotta, noi procediamo eroicamente spediti su un percorso che é già stato chiuso. E quando ce ne accorgeremo sarà, ovviamente, troppo tardi.
gg
tagliamo corto. Il pianeta non l’ha fatto nè l’AGW, nè il CLIMATEMONITOR, nè l’ONU, nè il WWF. Il pianeta, questo pianeta e tutti gli altri l’ha fatto il Padreterno, il quale ha previsto anche il CO2 e tutto il resto. Quindi solo il Costruttore/Creatore sà come funziona. Tutti gli altri sono abusivi e con diploma fasullo da denunciare ai carabinieri per esercizio abusivo.
Cioè, ma che parlamm’ a fa’…
L’andamento così particolare dei poli è un ottimo esempio di possibile prova di affidabilità per i GCM. I GCM che avessero previsto (prevedere= vedere prima, non essere capace di simulare dopo aver preso atto del fenomeno) una situazione del genere, avrebbe superato un “severe test”. Viceversa, sottstimare il riscaldamento in artico e sovrastimarlo in antartico non mi sembra una buona performance, anche a voler considerare che il GCM non è regionale. Esistono dei fenomeni di questo tipo che i GCM hanno previsto? Intendo dire andamenti climatici/atmosferici che non erano attesi, che però sono accaduti e che qualche GCM ha previsto con anni di anticipo.
I GCM sono globali ma esistono anche gli RCM e, ahimé, per fare sempre più ensemble, oltre a scenari e modelli globali, sono state moltiplicate anche le tecniche di regionalizzazione: anomalie (Boé et al., 2006, J. Geophys. Res., http://dx.doi.org/10.1029/2005JD006889), tipi di tempo, correzione variabile (Déqué, 2007, Global Planet. Change 57, 16–26), ecc.
Ho inviato un commento, ma non appare. Probabilmente è finito nella spam (o non interessa, ma va bene lo stesso 🙂 ).
Ciao, Donato.
Donato, pls leggi le mail!!!
gg
Ah ah, ti ho risposto prima che tu pubblicassi il tuo commento 🙂
Un caso più unico che raro di conseguenza che precede la causa che l’ha generata ?
Perché i due record non si equivalgono ? Io ho detto la mia, per poco che valga, e cioè che il freddo intenso in Antartide non creerebbe tutto il ghiaccio che potrebbe altrimenti creare se quel continente non fosse arido, praticamente un deserto.
Ti soddisfa come risposta ?
Se c’è un’anomalia da una parte ed una di verso opposto dall’altra (a volte ci sono più anomalie di verso opposto, anzi, credo che questo sia il caso più normale) mi verrebbe da pensare che
o esistono tante cause di senso opposto, che nel loro sommarsi o contrastarsi danno effetti diversi nei vari posti
o/e esiste un “problema” di “distribuzione”, nel senso che la stessa quantità non si distribuisce in maniera uguale ed uniforme su tutto il pianeta, per qualche causa su cui si potrebbe indagare.
In fondo molte grandezze fisiche presentano una distribuzione diseguale, con anomalie di verso opposto
le stesse risorse non sono distribuite in modo uguale, perfettamente paritario, ma Madre Natura ha chi figli e chi figliastri 🙂
A me sembra che la distribuzione diseguale sia la normalità, in Natura.
Ne deduco, che un eventuale “problema” andrebbe visto tenendo conto di questo fenomeno.
Cioè non dovrebbe interessare tanto che nell’Artico ci sia meno ghiaccio (mentre in Antartide ce n’è di più), quanto il totale dei due fenomeni. I due fenomeni cioè dovrebbero essere visti e valutati assieme. (Tenendo conto, per esempio, che l’Antartide è un continente arido, e credo che questo abbia delle importanti conseguenze sugli accumuli di ghiaccio potenziale/effettivo).
Sarebbe bello mettere su una commissione mista formata da elementi scettici, e da elementi non scettici (che ne dici Alessio?) per studiare “insieme” quello che stia succedendo. Se si sta dicendo qualcosa di sbagliato, è meglio essere contrastati da chi ha un punto di vista opposto, a cui certi errori balzano più facilmente agli occhi. Ma se tutti quelli che fanno parte dello studio sono orientati nella stessa direzione, si rischia di perdere di vista anche grosse contraddizioni.
Secondo me.
Naturalmente notizia data,messa in contesto e commentata nello stesso bollettino NSIDC che discuteva il minimo artico. Ma qui non si riporta,e piu’ facile divertirsi con facile vuoto sarcasmo che fare un po’ di scienza. Niente di nuovo.
Alessio stai sereno, il bollettino NSIDC è in un altro commento che esce lunedì. Pensi di potercela fare?
gg
Mah io me lo sono letto prima dei soliti commenti a corollario di catastrofisti e tuttobenisti. Tu? Non hai saputo resistere al commentino salace sul massimo antartico prima di commentare il bollettino NSIDC…hai dimenticato anche il record di minima alla stazione south pole, vedi mai che porta acqua al mulino.
Alessio, non so se il commentino sia salace o meno, quel che so è che in termini di comprensione della faccenda, il minimo artico e il massimo antartico sono equamente significativi. Non mi pare questo si percepisca molto da quel che si dice in giro. Ma davvero a South Pole c’è stato un record di minima? E di quanto?
gg
Guido e’ li il problema, il pensiero che in termini di significativita’ climatica (e statistica) i due record si equivalgano. Non e’ cosi’ e lo si puo’ leggere nel rapporto NSIDC. Comunque aspetto la vostra approfondita disamina della questione
Alessio, prima di tutto il fatto è che per ora il record del polo Sud non è arrivato in TV o sui giornali, mentre prontamente è arrivato quello del polo Nord. Magari da domani sarà diverso, ma per ora il fatto è questo. Guido non ha parlato di “equivalenza dei due record”: ha detto infatti che non è né una buona né una cattiva notizia. Però è un fatto che, a quanto ci risulta, nessun modello climatologico è in grado di spiegare. Se hai presente il concetto scientifico di modello e previsione, queso è un problema serio, perché una teoria scientifica è validata se fa previsioni corrette globalmente, non se le fa parzialmente. Chi pretende di affermare che la teoria AGW è ormai accettata da tutti non può trascurare questo “dettaglio”.
Se ti basta la chiaccherata da bar, ovviamente la cosa è irrilevante. 🙂
Caro Guidi alcuni intelligentoni seguaci dell’AGW hanno provato a spiegare
il fenomeno dicendo che l’emisfero boreale è più inquinato(ergo più caldo)
mentre quello australe meno sviluppato industrialmente (secondo loro)più
freddo,ed ecco risolto quindi il problema antartide!