Spero che il gioco di parole di questo titolo non irriti la suscettibilità di chi ha utilizzato uno slogan molto simile con grande efficacia in termini di marketing, perché semplicemente quanto state per leggere con quella campagna pubblicitaria proprio non ha nulla a che fare.
Come al solito infatti evitiamo di sconfinare nell’orto altrui, restando saldamente ancorati alla nostra area di competenza, quindi parliamo sì di metano, ma esclusivamente in termini climatici.
Come molti sanno, il metano è un gas naturale che in termini di effetto serra è oltre venti volte più efficiente dell’anidride carbonica, però è presente in atmosfera in concentrazioni molto inferiori. Nel dibattito circa le potenziali origini antropiche del riscaldamento globale, o forse sarebbe più corretto dire circa il potenziale delle attività antropiche sulle dinamiche del clima, l’accrescimento della concentrazione di metano è stata più volte additata come ennesima ulteriore prova dell’impronta umana sul clima, a volte con ragione, molto più spesso con allarmismi privi di fondamento. La ‘bufala’ più grossa di tutte – che incidentalmente è anche la più grossa a morire – è quella che attribuisce alla zootecnia una grossa fetta di responsabilità in termini di produzione di questo gas e sua immissione in atmosfera. Come ci ha spiegato più volte Claudio Costa su queste pagine, su questo argomento è stata fatta molta disinformazione e sono state dette molte stupidaggini. Vi invito a inserire nel search della nostra home page il nome suggerito e potrete andare a leggere i numerosi post che trattano di questo argomento.
Un altro aspetto che dovrebbe far riflettere prima di gridare all’allarme metano, è quello che pur in presenza di una concentrazione molto aumentata in concomitanza con l’era industriale, il metano presente in atmosfera ha rallentato ove non addirittura interrotto la sua crescita da poco più di dieci anni, senza che sia intervenuta alcuna modifica alle attività antropiche incriminate, anzi, semmai la modifica c’è stata ma in senso peggiorativo. A questo fatto nessuno ha saputo dare una spiegazione, nel senso che non essendo affatto note come si vorrebbe che fossero le dinamiche che regolano il rilascio di metano in atmosfera per cause naturali, non è possibile separare un segnale antropico evidentemente piuttosto debole rispetto al suo antagonista naturale. Di qui, qualora ce ne fosse bisogno, il non sense degli allarmi più volte declamati.
A proposito di rilascio naturale di metano, mi è capitato sotto gli occhi un articolo pubblicato su Science Daily un paio di giorni fa.
Methane from Sea Bed: Gas Outlets Off Spitsbergen Are No New Phenomenon
Il titolo è di per se esplicativo: il rilascio di metano dai fondali marini dell’Oceano Artico non è un fenomeno nuovo. Neanche a dirlo invece si pensava che lo fosse, nel senso che il team di ricercatori il cui lavoro è descritto nell’articolo, era andato alla ricerca di prove che in ragione dell’accrescimento delle temperature del mare si stesse verificando un ‘nuovo’ rilascio di metano dai fondali. Così non pare, perché al termine della campagna di raccolta dei dati, quel che ne esce fuori è che in quella zona, considerata evidentemente un hot spot con riferimento a questo problema, il rilascio di metano è iniziato in epoche largamente antecedenti al riscaldamento che si suppone abbia origini soprattutto antropiche, addirittura parecchie centinaia di anni. Direi che la frase seguente è particolarmente interessante (grassetto mio):
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“I dettagli saranno disponibili soltanto nel giro di qualche mese, quando i dati saranno stati analizzati; tuttavia le emissioni di gas osservate probabilmente non sono causate dall’influenza umana” dice Berndt [uno dei ricercatori]. Ci sono invece altre due possibilità: possono essere sintomo di un aumento di lungo termine delle temperature o mostrare un processo stagionale per il quale gli idrati sono continuamente sciolti e riformati.
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Un periodo può essere definito lungo a piacere, specie quando si tratta di consolidare gli aspetti spaventevoli del futuribile disfacimento climatico, ma certamente non si tratta degli ultimi 30 anni del secolo scorso, in cui si sarebbe consumato il misfatto antropico.
Qui il link al press release originale dell’istituto che ha patrocinato la ricerca. Resta solo da sottolineare l’ironia con cui si rimane sorpresi ove non addirittura sollevati da questo enorme carico di panico climatico semplicemente apprendendo che si tratta di fenomeni naturali. Ho come l’impressione che si sia capovolto l’onere della prova!
[…] E’ logico che per me risulta sempre più inspiegabile l’accusa alla zootecnia di essere tra le prime cause della crescita del metano atmosferico visto che negli ultimi 30 anni è cresciuta molto più del metano e visto che la debole crescita del metano degli ultimi decenni sembra essere correlata più alle fonti naturali che a quelle zoogeniche come già spiegato qui. […]
yeessssssss