Catastrofe imminente. Fine del genere umano. Distruzione del Pianeta. Insomma ogni due per tre sembra che si rischi di fare una brutta fine. Più o meno da sempre, da quando la specie che ha imparato a camminare si è potuta permettere il lusso di farlo un po’ meno e si è talvolta fermata a pensare. La nostra fortuna questa, ma anche il nostro eterno tormentone.
Con un difetto clamoroso, anzi due. 1) Nessuna delle catastrofi previste si è manifestata, o almeno non nella forma catastrofica prevista e, 2) nonostante ciò i catastrofisti di ogni era continuano ad inventarne di nuove e sempre più terribili.
Lasciamo stare le follie collettive stile 21.12.2012 ore 11:oo o giù di lì, perché quelle campavano ieri grazie all’ignoranza e oggi grazie ai social network, che avranno pure tanti pregi, ma hanno anche il difetto non banale di fungere da collettore delle fesserie di massa. Dedichiamoci piuttosto a quelle che hanno e hanno sempre avuto alle loro spalle il fior fiore del supporto scientifico, malamente utilizzato da ideologi, attivisti e policy makers che in genere ascoltano solo per i primi 30 secondi, quando cioè non hai avuto il tempo di far loro sapere che hai qualche dubbio.
In tutti i campi dello scibile umano. Già, perché le catastrofi imminenti mai arrivate sono veramente trasversali. E’ difficile dire perché qualcuno pensa sempre che non ce ne vada bene una. Forse è proprio vero quello che dice la vecchia battuta secondo cui un ottimista è uno che pensa che viviamo nel migliore dei mondi possibili e un pessimista è uno che pensa che l’altro abbia proprio ragione. Vero anche che al giorno d’oggi la tecnica è stata affinata, ora si prevedono solo catastrofi moooolto lontane nel tempo, ma per le quali, ovviamente, domani è troppo tardi per agire. Con le verifiche lontane anni luce quindi, orientarsi sulla solidità degli allarmi è quanto mai difficile ove non impossibile. Un punto per loro.
Quanti calcoli, assessment, sessioni di brainstorming, summit di altissimo livello e irrinunciabili contromisure sono stati fatti e prese per il millenium bug? E per il cancro provocato dal DDT? E per il buco dell’ozono? E per la bomba demografica? E per l’esaurimento del petrolio? E per le risorse alimentari? Tutto sapere di altissimo livello, tutte clamorose previsioni sbagliate. Perché non ci avevamo capito niente in alcuni casi o perché non si è tenuto conto di fattori ritenuti marginali ma rivelatisi determinanti, ma, soprattutto, perché l’uomo sostanzialmente è sempre in lotta tra la fiducia in se stesso e la mal riposta certezza che l’altro uomo che ha accanto non abbia i numeri per farcela.
Matt Ridley, in un articolo pubblicato su wired, ripercorre tutte queste fobie dividendole in quattro ambiti principali: gli agenti chimici, le malattie, la popolazione e le risorse. Leggetelo, e poi pensate se condividere o meno il suo dubbio: con questi illustri precedenti, perché dovremmo credere senza se e senza ma all’imminente catastrofe climatica?
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E così, dovremmo preoccuparci o no del clima che si scalda? E’ una domanda decisamente binaria. La lezione delle precedenti previsioni fallite di apocalisse ecologica non significa che non stesse succedendo nulla, ma che le possibilità della via di mezzo sono state troppo spesso ignorate. Nel dibattito sul clima, sentiamo di tutto da quelli che pensano che il disastro sia inesorabile se non inevitabile, e di tutto da quelli che pensano sia tutta una truffa. Difficilmente concediamo un’opportunità ai “tiepidi”: quelli che sospettano che il feedback positivo netto dal vapore acqueo atmosferico sia basso, tanto da rischiare 1 o 2°C di riscaldamento per questo secolo; che la coltre glaciale della Groenlandia potrebbe sciogliersi ma non più velocemente dell’attuale rateo di scioglimento che è dell’1% per secolo; che l’aumento netto delle precipitazioni (e della concentrazione di CO2) potrebbe migliorare la produttività agricola; che gli ecosistemi hanno sopportato sbalzi di temperatura anche in passato; e che l’adattamento ad un cambiamento graduale potrebbe essere più conveniente e meno ecologicamente dannoso della brutale e rapida decisione di mollare le fonti fossili.
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Noto un aspetto particolare in questa breve riflessione. Sono tutte cose vere. Tutte cose successe o che stanno succedendo e sono misurabili. Mentre la CO2 cresce le temperature si sono fermate, sarà perché il feedback netto è più basso di quanto previsto? Il rateo di scioglimento dei ghiacci è frutto di misurazioni. La produzione agricola cresce più velocemente della popolazione da decenni e il Pianeta è più verde oggi di quanto non fosse cinquant’anni fa. La conversione di destinazione d’uso delle risorse alimentari primarie fa più danni che guadagno. E, infine, un mondo senza energia abbondante e a buon mercato sarebbe – questo sì – una catastrofe, ambientale e umana (ove per chi scrive le due cose coincidono indissolubilmente!).
Vi lascio con la chiusura di Ridley:
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L’umanità è un bersaglio in movimento veloce. Combatteremo le nostre minacce ecologiche del futuro innovando per fronteggiarle mentre si manifestano, non attraverso le fobie di massa alimentate dagli scenari peggiori.
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Mi pare che lo scritto di Ridley ci richiami ad un approccio razionale ai problemi (conoscere la realtà ed assumere decisioni conseguenti, senza lasciarsi forviare da sovrastrutture di tipo millenaristico).
Purtroppo temo che proprio l’approccio razionale ai problemi sia oggi vissuto come una “minaccia” dall’oligarchia che governa il pianeta (e che al potere è particolarmente affezionata).
Con questo non faccio altro che richiamare le considerazioni del sociologo che è fra i protagonisti di “Stato di paura” del compianto Michael Crichton. Andando a memoria ricordo che il sociologo diceva che con la caduta del muro di Berlino l’umanità si era improvvisamente ritrovata libera di decidere del proprio futuro e che, proprio per “porre rimedio ad un tale problema”, l’establishment aveva messo in piedi (ovviamente nel romanzo, ma oggi temo anche nella realtà) una serie di nuove gabbie, tutte a base millenaristica.
Basta guardare i nostri telegiornali, in cui le statistiche (in genere catastrofiche) su clima, ambiente, economia, ecc., sono di regola affidate alla Coldiretti o all’Unione Artigiani di Meste o alla Goletta Verde, per capire che c’è molto di vero in quello che dico. Uno Stato che tenesse realmente ad un approccio razionale ai problemi utilizzerebbe i propri organi ufficiali per diramare statistiche corrette anche in tempo reale e, se non lo fa tollerando l’emissione di statistiche incomplete, inesatte o tendenziose, vuol dire che ha il suo interesse a non farlo.
Vedete, due anni orsono ebbi modo di partecipare come uditore ad un convegno internazionale organizzato dalla fondazione Barilla presso l’Università Bocconi e che era presieduto dall’attuale Presidente del Consiglio Monti (allora presidente Bocconi).
In tale convegno si dissero un mare di inesattezze a sfondo catastrofico sul tipo di quelle elencate da Ridley (cibi avvelenati, insicurezza alimentare, ambiente al collasso, ecc.). Una per tutte: si disse che l’agricoltura come sistema di produzione di cibo aveva fallito perché al di sotto della soglia di sicurezza alimentare sono ancor oggi 900 milioni di abitanti del pianeta.
Per inciso ricordo anche che Monti (che presiedeva il convegno) spiegò al pubblico che, poiché la presidenza del convegno era molto sensibile alle esigenze della democrazia, ogni eventuale intervento critico poteva essere svolto inviando un SMS agli organizzatori.
Visto che io gli SMS non li so scrivere e che non amo le farse, inviai a Monti (firmandomi come docente dell’Università degli Studi di Milano) una lettera in cui gli spiegavo che 900 milioni di persone al di sotto della soglia di sicurezza alimentare c’erano anche nel 1960 e che l’enorme differenza (che a un economista non sarebbe dovuta in alcun modo sfuggire) era che i 900 milioni del 1960 erano il 35% del’umanità mente i 900 milioni del 2010 erano il 13%.
Quella lettera non ha mai ricevuto risposta, il che a mio avviso suona come una conferma di “altissimo profilo istituzionale” rispetto il mio assunto iniziale.
Luigi Mariani
@ Luigi
condivido il tuo lo sdegno!
Io sono andato l’anno scorso al forum Barilla, dissero uma marea di cagate catastrofiste, li contestai direttamente e successivamente con tre lettere con tutti i riferimenti bibliografici: …nessuna risposta.
Caro Claudio,
circa il forum Barilla, ricordo che all’edizione 2010 erano presenti come relatori i rappresentanti ad alto livello di organizzazioni internazionali (Fao, Unesco, ecc.), che mi parvero tutti ben allineati e coperti rispetto all’ideologia degli oerganizzatori.
Non so se lo stesso sia stato nell’edizione successiva, poichè non ho più ritenuto di buttare il mio tempo partecipando.
Ciao.
Luigi
Visto che è stato citato il Millennium Bug, vorrei cogliere l’occasione di differenziarlo da tutte le altre cose. Fatto salvo che i giornali ne hanno parlato a sproposito e che chi vende(va) servizi informatici aveva tutto l’interesse a pompare oltre misura, la differenza con tutti gli altri casi citati è che le conseguenze erano facilmente prevedibili e testabili. Il problema era reale e non è successo niente perché quasi tutti hanno aggiornato i sistemi in tempo utile (tant’è che sono stati spesi molti soldi). Ne parlo anche per esperienza personale, avendo lavorato all’epoca sui sistemi della Borsa Italiana e avendo passato i primi giorni del 2000 in reperibilità immediata in caso di problemi 😉
Fabrizio – il Governo del Kenya stanziò i fondi nel 1999 per affrontare il Millennium Bug…dal Marzo del 2000. E non successe niente neanche in Kenya 😎
Il Kenya si salvò perché aveva stanziato in tempo i soldi, a differenza degli altri Stati che non ebbero questa lungimiranza e si salvarono senza aver stanziato soldi 🙂
Ho lavorato durissimo in occasione del Millennium Bug. Essendo io stupido, non ho mai fatto un programma che potesse andare in tilt per una questione del genere, mentre altri, più furbi di me, anche nell’anno 1998, a due anni dal 2000, hanno rilasciato programmi in cui si riservavano due soli caratteri per la data, convinti come erano che dopo il (19)99 arrivassero gli anni (19)9A, (19)9B…. ecc.
Non è un gran che di paragone, il Kenya di dodici anni fa. 🙂 I sistemi che vidi io non avrebbero funzionato senza modifiche (o senza essere completamente sostituiti).
Hai ragione, anche quelli che ho visto io avrebbero dato dei problemi.
Forse ho dato un’impressione sbagliata, e me ne scuso.
Il problema c’era, ma era dovuto a programmatori disonesti, o incapaci, o superficiali. Un programmatore serio non avrebbe riservato due caratteri per l’anno, nel 1998 !
Quindi il problema esisteva là dove qualche programmatore poco serio aveva fatto pessimi programmi, e non poteva esistere là dove avevano agito programmatori di qualità.
Evidentemente in molte nazioni è bastato che i privati provvedessero al controllo dei propri programmi. Io non sono stato pagato dallo Stato, ma da privati.
a me il pistacchio non piace, quindi va bene lo stesso… 😛
Ho letto uno studio che sostiene che entro il 2015 si saranno sciolte tutte le granite e probabilmente (very likely) tutti i gelati al pistacchio…
No, il pistacchio no ! Propongo di metter su un’organizzazione per la salvezza del pistacchio (con particolare attenzione a quello siciliano).
Se stanno chiedendo di modificare le leggi per salvare i koala (che sono troppo numerosi), perché non potrei chiedere anch’io dei soldi per salvare il pistacchio ? 🙂
http://www.abc.net.au/pm/content/2012/s3572757.htm
“Victoria suffers koala overpopulation problems”
(Lo Stato di) Victoria soffre per problemi si sovrapopolazione dei koala.
ma
http://www.coffscoastadvocate.com.au/story/2012/08/21/pressure-save-koalas/
da cui:
“TIME is running out to save the koala from extinction, NSW Greens MP Cate Faerhmann has warned.”
cioè “Cate Faerhmann, membro del Parlamento per i Verdi, ha ammonito che il tempo sta scadendo per salvare i koala dall’estinzione”
come facciano ad estinguersi se stanno creando problemi perché sono troppi, questo la signora Cate Faerhmann dovrebbe proprio spiegarmelo.
e ancora:
“Australian Greens Senator Larissa Waters said a senate inquiry had revealed national laws were not strong enough to save the koala from extinction.”
cioè “La senatrice dei Verdi Larissa Waters ha detto che un’inchiesta del Senato ha rivelato che le leggi nazionali non sono abbastanza forti per salvare il koala dall’estinzione,”…si, infatti sono diventati troppi, e non mi pare una via tanto rapida per l’estinzione 🙂
Secondo me.
Edizione straordinaria.
Sono state sottratte delle mail molto imbarazzanti dall’istituto che si occupa del gelato al pistacchio, una ONG riconducibile alla Coldiretti. Nelle Mail si dice,tra l’altro, di offrire in pasto ai media degli scenari terrificanti in ordine allo scioglimento del gelato a base del saporito seme mediterraneo.
Lo scandalo è stato presto battezzato “Pistacchiogate”
I personaggi coinvolti nella corrispondenza sottratta accusano max pagano, noto detrattore del gelato al pistacchio, di negazionismo e di essere al soldo dei fratelli Coch oltre che mandante o addirittura autore materiale di furto informatico e abigeato elettronico. Hanno inoltre istituito una commissione di inchiesta con la quale si sono immediatamente autoassolti da ogni accusa.
Ultimora!
Miracolo a Milano! Piove! La siccità e il caldo danno una tregua?
-Sarà certamente una tregua estrema- Prevede il climatologo – causata dai catastrofici cambiamenti climatici in atto.-
Azz! Ha già smesso, sob.
-Vedi che era estremamente breve?- Prosegue il climatologo – te l’avevo detto. Hansen hansen hansen.