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L’eco realismo di un personaggio scomodo

Patrick Moore è un uomo che di ambiente se ne intende, anche se la maggior parte dei suoi colleghi direbbe che forse lo è stato, ma ora certamente non più, da parecchio tempo. Nel 1985, infatti ha lasciato l’organizzazione che aveva contribuito a fondare e di cui era divenuto massimo dirigente che ora è una multinazionale dell’ambiente, Greenpeace. Da allora ha cominciato a interpretare e divulgare il pensiero ambientalista in modo realista, abbandonando e spesso combattendo tenacemente tutte le utopie, le esagerazioni, i fanatismi e gli estremismi di un movimento di cui dice che la peggior cosa che gli potesse capitare era quella di ricevere il postfisso “ismo”, perché:

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“Ambientalismo” è un “ismo” come capitalismo e socialismo. In quel senso connota un’ideologia o una serie di convinzioni condivise non necessariamente basate su prove scientifiche. Un ambientalista è quindi diverso da un ecologista, dato che l’ecologia è una scienza.

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Sono queste le prime frasi di un’intervista in due parti che ha rilasciato al Washington Post. Difficile che la si possa leggere qui da noi, dato che le pagine dei nostri media traboccano degli ultimi “ismi” rilasciati dal messianico climatologo della NASA James Hansen.

Così, ve ne propongo qualche estratto, raccomandandovi però di leggere per intero la prima parte e assicurarvi un feed per la seconda, magari con una bella traduzione di google, tanto i suoi concetti sono talmente chiari che non ci sono molti margini di errore.

Energia…

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[…] come ha detto Bill McKibben su Rolling Stonesè divenuto parte dell’ideologia ambientalista identificare l’industria del combustibile fossile con il “Nemico Pubblico Numero Uno”. In particolare è il petrolio ad essere ingiustamente additato, come dimostrano le campagna ad alta visibilità contro gli oleodotti, le perforazioni, le petroliere, i giacimenti e qualsiasi cosa abbia a che fare con la produzione ed il trasporto di greggio. Il petrolio garantisce il 36% dell’energia globale ed è quindi la più importante fonte energetica per il sostegno alla nostra civilità. Se gli “ambientalisti” hanno l’obbiettivo di fermare l’uso e la produzione di combustibile fossile, di cessare la frammentazione idraulica, l’estrazione di carbone e l’uso del graggio, allora stanno promuovendo una policy che avrebbe conseguenze disastrose per il genere umano e per l’ambiente. Se cessassimo oggi di utilizzare fonti fossili, o nel 2020 come propone Al Gore, almeno metà della popolazione umana perirebbe e non rimarrebbe un solo albero sul pianeta nel giro di un anno, con la gente a lottare per reperire l’energia per restare viva. Sicché ne deduco che l’ideologia è nemica della gente e dell’ambiente.

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Fanatismo a caccia di nemici…

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[…] Per conservare il ruolo di contestatori mentre la società adottava tutte le richieste ragionevoli, era necessario per questi antagonisti del sistema adottare posizioni ancora più estreme, eventualmente abbandonando scienza e logica insieme per policy di tolleranza zero […]. Il movimento verde non è divenuto soltanto più rigido, sono anche diventati irrazionali e fanatici.

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La scienza “settled”…

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Innanzi tutto, non sappiamo esattamente come i numerosi fattori che formano il clima contribuiscano ed interagiscano per generare il clima della terra in ogni dato momento […]. Una cosa è certa, non ci sono “prove scientifiche” per come il termine è generalmente compreso, che le emissioni umane siano la causa principale degli attuali cambiamenti climatici. Anche l’IPCC afferma soltanto che è “molto probabile” (una valutazione nelle loro stesse parole, non una prova) che le emissioni umane sono responsabili per la “maggior parte” del riscaldamento “dalla metà del 20° secolo” (1950). Non stanno quindi affermando che l’uomo ha causato gli 0.4°C di riscaldamento arrivati tra il 1910 e il 1940, ma asseriscono che siamo la causa principale degli 0.4°C giunti tra il 1970 e il 2000. Eppure non esprimono alcuna opinione circa cosa abbia generato il riscaldamento tra 1910 e il 1940. C’è una inconsistenza logica in questo che non è mai stata approfondita.  E’ anche importante notare che l’IPCC non parla di “catastrofe”, quello lo si lascia ai fanatici e ai profeti di sventura di sempre.

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I feedback…

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Tutti i modelli utilizzati dall’IPCC assumono che questo aumento del vapore acqueo genererà un feedback positivo dell’ordine di 3/4 volte l’aumento di temperatura che sarebbe generato dal solo aumento del CO2. Molti scienziati non cono d’accordo, o non sono d’accordo che si sappia abbastanza circa l’impatto dell’aumento del vapore acqueo per immaginarne gli effetti. Alcuni scienziati ritengono invece che il vapore acqueo possa generare un feedback negativo per effetto dell’aumento della copertura nuvolosa. Tutto dipende da quanto, a quale altitudine, latitudine e periodo del giorno quel vapore acqueo si trova in forma gassosa (gas) o liquida (nubi). Sicché, se un dato aumento del CO2 causerebbe in teoria 1°C di aumento della temperatura, se l’acqua generasse un feedback positivo 3/4 volte superiore la temperatura aumenterebbe di 3/4°C. E’ questa la ragione per cui il riscaldamento rpevisto dai modelli è così elevato. Diversamente se ci fosse un feedback negativo pari alla metà le temperature salirebbero di soli 0.5°C.

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Il “problema” e la soluzione…

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No. Non credo che l’allarmismo e il panico siano le giuste reazioni anche se le emissioni stessero generando un certo riscaldamento. In particolare non credo che abbia senso adottare policy che causerebbero ovviamente danni maggiori della “supposta” catastrofe che potrebbe essere generata dal riscaldamento. L’obbiettivo di fermare l’uso dei combustibili fossili in un breve periodo di tempo senza alcuna alternativa ne è un classico esempio. Molte delle cosiddette “cure” per il cambiamento climatico genererebbero più danni al paziente della cosiddetta “malattia”.

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Ah, naturalmente, avendo deciso di lasciare i suoi compagni di viaggio quando la strada che prendevano non gli piaceva, ed essendo “soltanto” un ecologista (nel senso professionale del termine), quella di Patrick Moore NON è secondo gli attuali canoni del diritto alla parola un’opinione informata.

 

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Published inAttualità

6 Comments

  1. Luigi Mariani

    Sia l’intervista a Patrick Moore oggetto di questo post sia quella a Muller segnalata da Donato sono a mio avviso di estremo interesse perché gli intervitati partono entrambi ad posizioni non ideologiche (il che dovrebbe a mio avviso essere un pre-requisito essenziale per uno scienziato).

    Aggiungo che ho qui davanti a me il libro di Moore: L’ambientalista ragionevole, confessioni di un fuoriuscito da Greenpeace, Dalai editore, 2010, 501 pagine.

    Poiché lo acquistai lo scorso anno con lo scopo di fornire un giudizio sulle idee espresse da Moore in tema di clima ad un amico che stava scrivendone una recensione, mi limitai allora a leggere il solo capitolo dedicato al clima (e ricordo che mi trovai a condividere la massima parte delle affermazioni di Moore) -> questo post cade a fagiolo per stimolare una lettura completa.

    Circa infine l’intervista a Muller radiofonica mi limito a segnalare l’appello ai giornalisti ad aver rispetto del pubblico per il quale scrivono in quanto le bugie (in forma di continui “al lupo al lupo”) sono più che mai controproducenti:
    “When people exaggerate, they try to come up with dramatic examples to convince the public. That’s the wrong way to go. You have to respect the public. You have to give them the honest truth and not the exaggerated truth. People now feel as if they’ve been misled.”

    Parole sante.

    Luigi

  2. donato

    C’è poco da dire. Il pensiero di Moore, più che chiaro, è abbagliante. La logica che traspare dalle sue parole lascia interdetti. Salvo la profonda diversità di idee circa l’attribuzione del GW, nelle sue parole mi sembra di individuare una certa continuità con quanto scriveva il prof. Muller qualche giorno addietro. Moore e Muller sono scienziati ed esperti di clima e, nel caso di Muller, di fisica. I loro ragionamenti mi sembrano estremamente logici e realisti. Molto più logici e realisti dei proclami di altri scienziati che vanno per la maggiore. La cosa mi fa molto piacere e mi conforta nella faticosa ricerca di certezze così difficili da trovare (a meno che non ci si abbeveri alle fonti del sapere AGW). 🙂
    Ciao, Donato.

  3. Maurizio Rovati

    Devo dire che sono molto in sintonia con Moore.

    Patrick Moore scrive: “Eppure non esprimono alcuna opinione circa cosa abbia generato il riscaldamento tra 1910 e il 1940. C’è una inconsistenza logica in questo che non è mai stata approfondita. E’ anche importante notare che l’IPCC non parla di “catastrofe”, quello lo si lascia ai fanatici e ai profeti di sventura di sempre.”

    Le “inconsistenze logiche” si possono facilmente superare con la Fede, basta cambiare ambito operativo da Scientifico a Religioso o meglio, Politico.

    Se in ambito religioso la fede impone, chiamando in causa un disegno divino, l’affermazione dogmatica dell’irrazionale contro l’evidenza del mondo reale, in ambito politico l’inconsistenza logica si supera facendo uso della propaganda.

    Se un fatto è contrario alla propria politica esso viene nascosto da un fiume di parole tese a minimizzarlo, falsificarlo o a distrarre l’attenzione, magari screditando chi lo propone o fomentando la Paura.

    Si sa che in politica il Fine giustifica i Mezzi, ma sovente anche il “Fine” è celato perchè non tutti coloro i quali subiscono la propaganda conoscendo il “Fine nascosto” (trasferire e/o consolidare potere e ricchezza) sarebbero d’accordo nell’accettarlo e quindi nell’accettare senza remore i Mezzi che vengono fatti ingannevolmente apparire come il vero Fine (salvare il mondo): un Fine Buono per Tutti.

    Parola di Nobel, tale Krugman (economia, mica clima eh!), che evoca addirittura l’utilità di una finta guerra dei mondi per far ripartire l’economia. Ovviamente ha anche precedentemente abbracciato la lotta al clima che cambia di cui ha individuato la causa. Antropica.

    Quindi non sorprende più di tanto che certi dettagli non vengano presi in considerazione e, contemporaneamente, sia in atto una sorta di revisionismo storico dei database, al fine di ridurre le inconsistenze logiche, da parte delle istituzioni che li detengono, mantengono e manipolano (hide the decline) e che sostengono apertamente il GW antropico e catastrofico.

    Sfortunatamente per gli econo-ferrovier-climatologi la partita non è ancora chiusa, qualcuno si è accorto delle manovre di correzione e qualche altro scienziato, non solo Moore, non ha paura di bruciare la propria carriera sul rogo rapidamente allestito alla bisogna dagli “ortodossi” del consenso-al-97-percento.

    • Corrado Ballarini

      Quando può, ma con calma, vada a farsi un giretto a Pechino e si faccia raccontare cosa è successo negli ultimi quindici anni a questa parte… Si porti tanti antiemetici ed un paio di occhiali scuri perché quando entrerà nelle corsie ospedaliere di pediatria, probabilmente ne avrà bisogno…

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