Sul Sole 24 ore è uscito un articolo del prof Carlo Rovelli molto discutibile. Iniza oggi la mia replica con due articoli introduttivi :” Le menzogne climatiche” e “divergenza addio! et conseguenze”, a cui seguirà la critica vera e propria all’articolo cioè ” Il catastrofismo del prof Carlo Rovelli: l’ingannato!”
Un piccolo elenco di menzogne e falsi allarmismi, sicuramente in difetto, che ci hanno propinato sul clima. Sono argomenti già trattati qui su CM ma è sempre been ricordali visto il catastrofismo dilagante e la follia del conto energia che pagheremo per 20 anni almeno.
1° Hockey stick una bugia su commissione: come emerso dal climategate:
Lo scienziato Briffa che dice all’altro scienziato Mann “so che avete avuto pressioni per raccontare la storiella carina di un periodo caldo medioevale inesistente ma non è così”. In effetti ci sono state più di 600 pubblicazioni “peer review” che hanno stimato un periodo caldo medioevale più alto rispetto a quelli stimati da Mann e mixati nell’hochey stick, in ogni luogo della terra e con ratei di riscaldamento del tutto simili al periodo caldo corrente. ( ad es Ljungqvist 2010). Ancora qualcuno dei catastrofisti ci deve spiegare al 97% delle pubblicazioni cosa diede il periodo caldo medioevale: non certo la misera TSI e neanche i GHG che non c’erano.
2° stima delle forzanti del 3° rapporto IPCC una falsità colossale.
J. Hansen nel 4°IPCC le ha quasi dimezzate (Hansen et al 2005) raddoppiando il valore dei raffreddanti e passando da 2,6 w/mq a 1,6 w/mq. Vuol dire che prima la stima era enormemente sbagliata ma anche così i conti non tornano, infatti le forzanti mancano due fasi climatiche su 3 nel ‘900, perché non giustificano il riscaldamento fino agli anni ‘40 e il successivo raffreddamento. Si presuppone che ci sia stato un raffreddamento da parte dei solfati che ha mascherato il riscaldamento ma è molto contestato.
Negli anni dal 1940-1975 ci fu un raffreddamento globale, strettamente correlato con l’attività solare fonte Giss
come si vede nel grafico (Stern 2006) i solfati SO2 nell’emisfero nord continuano a crescere anche nel periodo 1975-1985 in pieno riscaldamento, cioè oltre il rettangolo marrone. Nell’ emisfero sud invece i solfati totali crescono fino al 2000 in pieno riscaldamento. Non solo, le concentrazioni di solfati in atmosfera dal 1975 al 1985 in pieno riscaldamento sono quasi doppie rispetto a quelle del 1945 1960 in pieno raffreddamento.
Wild 2007 dice che il mascheramento dei solfati inizia a venir meno dal 1985 in poi solo che le temperature iniziano a salire dal 1975. Gli scienziati dell’IPCC incolpano gli aerosol e solfati antropogenici per il raffreddamento degli anni 1940-1975. Il problema è che i periodi di crescita dei solfati non coincidono con i cali delle temperature, inoltre i solfati sono in concentrazioni elevate anche quando le temperature crescono. Confrontando i due grafici non si riesce a capire perché:
- I solfati fino al 1975 abbiano un’azione raffreddante e negli anni successivi no.
- Le temperature si abbassino fino al 1960 malgrado la concentrazione dei solfati resti molto bassa.
- Le temperature si abbassino fin dal 1940 quando i solfati erano in basse concentrazioni, come può esserci un ombreggiamento da solfati 10 anni prima della presenza dei solfati in atmosfera?
Il calcolo delle forzanti deve essere sempre fatto tenendo in considerazione tutte le variabili, sia i riscaldanti che i raffreddanti. Se si ammette un’azione raffreddante dei solfati, si deve considerare che lo smog e la CO2, generati come i solfati dalla combustione dei carburanti fossili, abbiano invece un’ azione riscaldante. La somma algebrica delle due forzanti dovrebbe essere sempre e comunque a favore dei riscaldanti. Un conto è mitigare la presunta azione riscaldante globale dei gas serra antropogenici che sono CO2 CH4 N2O e lo smog nero di carbonio in continua crescita negli anni 1945-1975, un conto è sovrastare questi effetti riscaldanti inducendo un raffreddamento globale. Che è poco credibile anche perché c’è stato un raffreddamento anche nell’emisfero sud che è quasi privo di solfati antropogenici e dove le concentrazioni totali dei solfati sono molto inferiori rispetto a quello nord e, paradossalmente, continuano a crescere fino al 2000 (Stern 2006).
Come possono i solfati aver abbassato le temperature globali coprendo il territorio dell’emisfero nord solo dal 15% al 25%, se in quelle zone non si sono registrate diminuzioni più marcate delle temperature tanto da influenzare tutto il globo, dove i solfati non sono presenti?
Non è credibile che il raffreddamento 1945-1975 sia dovuto all’azione raffreddante dei solfati, infatti è strettamente correlato all’attività solare.
3° stima delle forzanti del 4° rapporto IPCC un’altra fallacia.
Manca infatti il 40% del riscaldamento previsto dalle proiezioni climatiche con la stima delle attuali forzanti (Schwartz 2010) come analizzato qui. Secondo il noto serrista Kevin Trenberth (tra gli autori principali del 4° rapporto IPCC) il calore mancante è finito in fondo al mare: se fosse vera questa ipotesi sarebbe la dimostrazione lampante che la stima delle forzanti radiative è sbagliata di un valore pari al calore mancante. Perchè se il calore mancante è finito effettivamente negli abissi oceanici (cosa che io non credo) senza lasciare traccia nelle temperature superficiali e nei volumi dei mari che si sarebbero dovuti dilatare in modo che però nessuno ha visto, questo meccanismo dovrebbe esistere da sempre in natura non solo dal 1970. Presumibilmente la quota di calore mancante viene assorbita dagli abissi oceanici fin dal 1650 cioè da quando il pianeta ha iniziato a riscaldarsi: quindi le forzanti radiative stimate dal 1650 al 1970 sono sottostimate del 40% o meglio sono sottostimate dell’equivalente di calore assorbito dagli oceani nello stesso periodo. Perchè il calore mancante non può essere finito in fondo agli oceani solo dal 1970 non c’è nessun principio che lo giustifichi. Molto singolare che lo stesso Kevin Treneberth ufficialmente continui a sostenere la necessità di ridurre le emissioni mentre nelle email del climategate cioè in modo ufficioso diceva che “la mancanza di riscaldamento sta diventando grottesca ……nessuno può dire se ridurre le emissioni serve effettivamente a qualcosa.”
4° Il becero catastrofismo di James Hansen.
“Se continueremo a bruciare carbone l’uomo si estinguerà per le catastrofi climatiche!” (da Tempeste) Già denunciato qui e qui. Una cosa vergognosa come pure vergognoso il silenzio dei climatologi italiani che non lo hanno smentito.
5° Le prese in giro sull’efficacia di mitigazione climatica del protocllo di Kyoto.
La riduzione di pochi punti percentuali delle emissioni globali con costi di miliardi di euro (solo agli europei) avrebbe dato una mitigazione di 12 centesimi di grado in un secolo cioè nulla (e questo nel caso fossero vere le stime attuali sulle forzanti che invece sono sbagliate). Ancora più ridicolo il meccanismo di mitigazione, con la UE a ridurre le emissioni e con la Cina l’India e il Brasile ad aumentarle a dismisura, vanificando tutti gli sforzi, e ormai è certo!
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6° L’andamento del metano in atmosfera altri deliri galoppanti.
Specie nelle accuse alla zootecnia, ne manca sempre più del 30% in atmosfera e la crescita del metano atmosferico degli ultimi anni, dall’analisi degli isotopi, non può essere antropica.( Dlugokencky, E. J., et al. (2009). E per finire la cosa che mi coinvolge direttamente cioè tutte le balle sul ruolo della zootecnia sul riscaldamento globale con accuse ormai settimanali su tutti i media di essere la prima o la seconda o la terza causa di riscaldamento globale. Accuse fondate su errori madornali nel conteggio del metano come già analizzato qui, tanto che la concentrazione di metano atmosferico è cresciuta poco meno di 20 ppb in 20 anni, con un aumento della forzante con le attuali stime di 0,03 w/mq dal 1990 al 2009. Questo aumento in termini di gradi per l’equazione di Boltzman equivale a 3 centesimi di grado C° in 20 anni, cioè il nulla! Ma ogni settimana c’è qualche ecogrullo che esorta su ogni tipo di media a mangiare meno carne per salvare il pianeta dal riscaldamento globale.
7° La prova glaciologica: una sciacciante altra verità imbarazzante!
I dati delle carote di ghiaccio sono stati presentati come una prova dell’azione del CO2 sulle temperature, invece non esiste nessuna prova. Il CO2 segue la temperatura di 800-1200 anni (Caillon 2003) quando invece calano le temperature, la concentrazione di CO2 sale ancora per 800-1200 anni. (Stott 2007). Nemmeno il fatto che le deboli forzanti orbitali da sole non giustifichino i picchi di riscaldamento dei periodi interglaciali può essere considerata una prova dell’azione riscaldante di feedback del CO2, perché ci sono forzanti naturali la cui stima è tuttora sconosciuta che hanno originato i picchi di caldo miceneo, romano e medioevale. Per giustificare l’inizio della glaciazione servirebbe una enorme forzante raffreddante che riesca a superare la massima azione riscaldante del CO2, del vapore e dell’albedo. Cosa potrebbe essere? Il fatto che cali la forzante che ha innescato il disgelo? Questo non può bastare, se per l’IPCC si presuppone che le deboli forzanti orbitali che agiscono nel lungo periodo, da sole non sono in grado di giustificare l’aumento delle temperature nei periodi interglaciali in particolare nel disgelo, tirando in ballo la forzante amplificante del CO2, men che meno le forzanti orbitali possono giustificare il calo delle temperature nello stesso momento in cui l’azione riscaldante del CO2 quella del vapore e quella dell’albedo crescono fino ai massimi livelli e il CO2 per altri 1000 anni. Inoltre se il CO2 fosse il potente feedback stimato da James Hansen, ci dovrebbe essere un cambiamento di ratio (di pendenza) nei grafici della temperatura all’aumento dei gas serra, e invece…non c’è. Dai dati delle carote di ghiaccio non si evince nessuna accelerazione nella crescita delle temperature nel momento in cui il CO2 inizia a crescere nemmeno verso la punta del picco delle temperature quando l’azione dei feedback di CO2, vapore e albedo, sono ai massimi valori.
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Riferimenti
- Dlugokencky, E. J., et al. (2009), Observational constraints on recent increases in the atmospheric CH4 burden, Geophys. Res. Lett., 36, L18803, doi:10.1029/2009GL039780 – Rinsland C.R., Chiou L., Boone C., Bernath P., Mahieu E., Zander R., 2009. Trend of lower stratospheric methane (CH4) from atmospheric chemistry experiment (ACE) and atmospheric trace molecule spectroscopy (ATMOS) measurements, Journal of Quantitative Spectroscopy & Radiative Transfert, 110 (2009), 1066–1071
- Nicolas Caillon, Jeffrey P. Severinghaus, Jean Jouzel,Jean-Marc Barnola, Jiancheng Kang, Volodya Y. Lipenkov “Timing of Atmospheric CO2 and Antarctic Temperature Changes Across Termination III” 14 MARCH 2003 VOL 299 SCIENCE http://icebubbles.ucsd.edu/Publications/CaillonTermIII.pdf
- Lowell Stott: “Carbon dioxide did not end the last Ice Age” Public release date: 27-Sep-2007 Science express http://www.eurekalert.org/pub_releases/2007-09/uosc-cdd092507.php#
- D. Stern “Reversal of the trend in global anthropogenic sulfur emissions” Global Environmental Change 16 (2006) 207–220 – http://www.sterndavidi.com/Publications/GEC2006.pdf
- Wild, M., A. Ohmura, and K. Makowski (2007), Impact of global dimming and brightening on global warming, Geophys. Res. Lett., 34, L04702, doi:10.1029/ 2006GL028031 – http://www.iac.ethz.ch/people/wild/2006GL028031.pdf
[…] Non si può proprio ignorare che i climatologi sono vent’anni che ci raccontano balle in salsa catastrofista. […]
@ Reitano
Scrive: “diceva [Trenberth] che “la mancanza di riscaldamento sta diventando grottesca ……””
Il virgolettato indica una citazione, ma è errato. Questa la citazione corretta:
“The fact is that we can’t account for the lack of warming at the moment and it is a travesty that we can’t.”
Sembra che riportare correttamente le dichiarazioni altrui sia irrilevante o forse, con un po’ di cattiveria in più da parte mia, il non farlo sia funzionale all’obiettivo.”
Il Reitano cita la email meno imbarazzante che il Kevin Trenberth giustifica così:
In my case, one cherry-picked email quote has gone viral and at last check it was featured in over 107,000 items (in Google). Here is the quote: “The fact is that we can’t account for the lack of warming at the moment and it is a travesty that we can’t.” It is amazing to see this particular quote lambasted so often. It stems from a paper I published this year bemoaning our inability to effectively monitor the energy flows associated with short-term climate variability. It is quite clear from the paper that I was not questioning the link between anthropogenic greenhouse gas emissions and warming, or even suggesting that recent temperatures are unusual in the context of short-term natural variability.
Ma questa è una giustificazione a posteriori che è incredibilmente in contrasto con questa:
http://junksciencearchive.com/FOIA/mail/1255523796.txt
On Oct 14, 2009, at 10:17 AM, Kevin Trenberth wrote:
Hi Tom
How come you do not agree with a statement that says we are no where close to knowing where energy is going or whether clouds are changing to make the planet brighter. We are not close to balancing the energy budget. The fact that we can not account for what is happening in the climate system makes any consideration of geoengineering quite hopeless as we will never be able to tell if it is successful or not! It is a travesty!
Kevin
TRAVESTY: parodia grottesco burlesco ridicolo assurdo ecc ecc
e mai i serristi hanno espresso pubblicamente questo altro concetto grondante verità:
“Tom Wigley wrote:
Dear all,
At the risk of overload, here are some notes of mine on the recent lack of warming. I look at this in two ways. The first is to look at the difference between the observed and expected anthropogenic trend relative to the pdf for unforced variability. The second is to remove ENSO, volcanoes and TSI variations from the observed data. Both methods show that what we are seeing is not unusual. The second method leaves a significant warming over the past decade.
These sums complement Kevin’s energy work.
Kevin says … “The fact is that we can’t account for the lack of warming at the moment and it is a travesty that we can’t”.
I do not agree with this. Tom.”
E poi sarebbero mie le perle!
Claudio, Reitano si rifiuta di parlare con te. Il suo atteggiamento é criticabile ma legittimo, in quanto portato avanti su un’area web che evidentemente lo consente accettandone le conseguenze in termini di credibilità. Per quel che mi riguarda tanto basta a chiudere il problema e questa non é l’opinione di gg, ma quella dell’amministratore di CM. Questi commenti che hai postato passano perché riguardano un tuo post su queste pagine, che sono anche tue, ma spero che tu comprenda che in questo modo la discussione é del tutto decontestualizzata e piuttosto incomprensibile. Aggiungo anche che non mi piace che si rimbalzino le polemiche da un sito all’altro, se Reitano ha critiche da fare al tuo post le faccia qui, altrimenti si parla addosso, e se tu gli rispondi da qui lo imiti. Se su CA ti moderano vale quanto scritto nelle prime righe di questo commento. D’altronde, non può esserci dialogo con chi non lo vuole, pur se questo significa che preferisce pensare di aver ragione a prescindere invece di confrontarsi. Dato che questo non é il nostro modo di pensare e agire, direi non sia il caso di continuare. Se credi scrivi un altro post e chi vuole lo leggerà, per conto mio può farlo anche Reitano, lo ospitiamo volentieri. Ma non a forza di commenti tra sordi.
gg
@ Reitano
Scrive: “Si confondono i concetti di forzante, bilancio energetico e del cosiddetto calore mancante di Trenberth. La supposta “dimostrazione lampante” si basa su questo errore.”
il calore mancante è il bilancio che non torna tra la stima delle forzanti attualmente conosciute.
Scrive. ““questo meccanismo dovrebbe esistere da sempre in natura non solo dal 1970.”
Il calore mancante di Trenberth da prima del 1970? Costa si inventa le date. Trenberth analizza il periodo 1993-2008 e il calore mancante si riferisce al periodo 2004-2008. Solo 5 anni, stiamo parlando di variabilità climatica. Cosa c’entra il 1970 o addirittura il trend dal 1650? Di nuovo confusione fra lo sbilanciamento energetico planetario e il calore mancante di Trenberth?”
Nessuna confusione, spiego dettagliamente che la stiam delle forzanti era sbagliata prima del 2005, e il calore mancante partirebbe dal 1970 poi è stata corretta da J Hansen raddoppiando il valore dei raffreddanti, ma questa ipotesi non è credibile per tanti motivi già elencati nel mio articolo, inoltre è appena uscito questo. http://www.climatemonitor.it/?p=27928
Quindi il problema è che manca il riscaldamento che ci si dovrebbe aspettare dal 1970 in poi, e nessuno può spiegare perchè dovrebbe essere finito in fondo al mare ma solo dal 1970 e non prima cioè dal 1650 anno in cui le T hanno iniziato a risalire. h aragione a dire che per Trenberth il calore mancante perta dal 2003, questo non cambia nulla, ma l’enorme azione raffreddante degli areosol non è credibile.
Posto qui una critica del Prof Riccardo Reitano fatta su CA
“Ai miei tempi si usava la metafora del bue che dice cornuto all’asino, non ho idea se sia passata di moda. Ma visto il tono sprezzante del “bla bla bla” che mi dedica Costa, forse è bene mostrare, per l’ennesima volta, il modo di procedere di certi personaggi.
Dall’ultima perla:
“se fosse vera questa ipotesi (del calore mancante in fondo agli oceani di Trenberth, ndr) sarebbe la dimostrazione lampante che la stima delle forzanti radiative è sbagliata di un valore pari al calore mancante.”
Si confondono i concetti di forzante, bilancio energetico e del cosiddetto calore mancante di Trenberth. La supposta “dimostrazione lampante” si basa su questo errore.
“Perchè se il calore mancante è finito effettivamente negli abissi oceanici (cosa che io non credo) senza lasciare traccia nelle temperature superficiali e nei volumi dei mari che si sarebbero dovuti dilatare in modo che però nessuno ha visto […]”
Davvero? O forse a Costa è sfuggito qualcosa, come ad esempio una serie di articoli e dati pubblicati da allora ad oggi. Sia pur senza avere ancora una risposta definitiva, possiamo dire che probabilmente l’ipotesi di Trenberth, oltre ad essere la più logica, era anche quella corretta.
“questo meccanismo dovrebbe esistere da sempre in natura non solo dal 1970.”
Il calore mancante di Trenberth da prima del 1970? Costa si inventa le date. Trenberth analizza il periodo 1993-2008 e il calore mancante si riferisce al periodo 2004-2008. Solo 5 anni, stiamo parlando di variabilità climatica. Cosa c’entra il 1970 o addirittura il trend dal 1650? Di nuovo confusione fra lo sbilanciamento energetico planetario e il calore mancante di Trenberth?
Da queste premesse di fisica del clima inventate o non comprese si traggono poi, come al solito, conclusioni di comodo. C’è però un’ultima perla conclusiva che, contrariamente alla non comprensione della climatologia, non si può far finta che sia ignoranza dell’argomento:
“diceva [Trenberth] che “la mancanza di riscaldamento sta diventando grottesca ……””
Il virgolettato indica una citazione, ma è errato. Questa la citazione corretta:
“The fact is that we can’t account for the lack of warming at the moment and it is a travesty that we can’t.”
Sembra che riportare correttamente le dichiarazioni altrui sia irrilevante o forse, con un po’ di cattiveria in più da parte mia, il non farlo sia funzionale all’obiettivo.
Da queste poche righe di esempio spero di aver chiarito il perchè del mio non voler discutere con Costa. E’ bello ed anche utile parlare di scienza del clima ma, appunto, scienza, non una accozzaglia di concetti veri, inventati e travisati che continuamente vengono propagandati su vari blog.”
@ Alessio
Faccio quello che posso, ma faccio il mio dovere di cittadino e se vogliamo di sindacalista per l’associazione allevatori, perchè le ricordo che la zootecnia è accusata (a vanvera) di essere la prima la seconda o la terza causa di riscaldamento, e sui media c’è gente che scrive: “ogni volta che si mangia una bistecca si ammazza un bambino in Africa, perchè la zootecnia toglie cibo, acqua, suolo, e causa cambiamenti climatici per le emissioni di gas climalterantoi che causano siccità e/o alluvioni e/o tornadi, e malattie come: malaria, colera, febbre emorragica ….e altre vaccate del genere
Non solo, il mio settore sta per essere funestato dalle bioenergie (in Italia il biogas nel mondo etanolo e biodiesel) , che tolgono suolo e derrate, facendo schizzare in alto il costo degli affitti delle concessioni e del mais, sempre in nome di una mitigazione climatica inesistente.
ho tempo perchè, come già spiegato più volte, durante le fasi di preparazione dei mangimi ci sono tempi morti di carico scarico e li passo al pc ( finchè mio padre tiene la contabilità, dopo avrò meno tempo) ho una sola TV che lascio volentieri a mia figlia e a mia moglie, preferisco il pc, comunque erano mesi che non scrivevo un articolo per climate monitor.
Ancora mi deve spiegare dove sarebbero i miei errori di interpretazione
Scrive: “Rischi autogol a citare referenze cosi’ a caso”
Anche facedno critiche a vanvera si rischia l’autogoal!
@Costa
e’ 3 anni almeno che seguo diatribe su forum e blogs che ti vedono in mezzo e ancora non ho capito come fai a scrivere poemi quasi tutti i santi giorni. Io torno a casa dal lavoro e l’ultima cosa che voglio e’ nuovamente sedermi al computer a parlare di clima. Oltretutto vedendo le diatribe di cui sopra, non mi va di buttare tempo a rispiegare cose gia’ spiegate o accessibili in dettaglio in rete.
Quindi una risposta breve, soprattutto riconoscendo a Donato la voglia di provare ad approfondire (non aspettare grilli parlanti pero’).
@Donato Riassumi le conclusioni dell’articolo ma poi ti poni i quesiti
“Non precisa, però, perché, ad un certo punto, questo processo si arresti ed il sistema ragiunga l’equilibrio. Perché, in altri termini, la temperatura salendo, non libera altro CO2 e questo non produce altro riscaldamento in una corsa parossistica verso l’evaporazione totale della Terra? Perché alla deglaciazione segue la glaciazione pur in presenza di enormi quantità di gas serra in atmosfera?”
Ti consiglierei un paio di post con le varie discussioni al seguito e ricca bibliografia, ma sono dei soliti siti “di quelli bravi” e temo sia fiato sprecato. Se non lo e’, sai pure a che siti mi riferisco.
In 2 righe, per quando si e’ riusciti a ricostruire, negli ultimi 800k anni la CO2 e’ rimasta al di sotto dei 300ppm, semplicemente non c’era carbone abbastanza per un feedback da esplosione. Ora noi stiamo aggiungendo al bilancio globale la CO2 dei giacimenti fossili (dovremmo essere ad oggi sull’ordine delle 340GT scavate fuori). Il sistema poi e’ soggetto nuovamente alla fase di glaciazione, iniziata dalle forzanti orbitali. E tieni conto delle diverse scale temporali delle fasi di de-glaciazione e glaciazione, che danno indizi sul tipo di feedback all’opera.
Costa, vuoi mettere in dubbio teorie correnti ma lo fai in post con poche informazioni cucite alla buona, non approfondite e dai toni “coloriti” (Guido perdonami ma, una volta e’ un po’ troppa ironia, un’altra linguaggio colorito. Per me e’ spocchia non supportata da adeguate conoscenze o voglia di capire).
Continua pure a limitarti a buttare la’ un paio di papers, proseguendo a ruota libera con le tue idee sempre galleggiando sulla superficie. Ma dimostri solo che non sono quelle che vuoi attaccare le ricerche imbarazzanti.
@ Alessio
So che non ami ripetere (anche quello che scrivono altri e altrove) e che, come me, non trovi il tempo e la voglia di scrivere “poemi” a giorni alterni come fa Costa.
Non mi aspetto quindi una risposta da te.
Ma la questione aperta da Donato mi pare resti inevasa nonostante le due righe della tua ricostruzione.
Donato si rifà alla CO2 immagazzinata nel mare e si chiede come mai essa non venga resa disponibile per innescare un runaway termico.
Tu rispondi che ciò è dovuto alla mancanza di “carbone” esterno (fossile) indispensabile per innescare il fenomeno.
Ma è fatto noto, se non erro, che il mare contiene 50 volte il CO2 dell’atmosfera attuale e tra l’altro è composto principalmente da H2O il quale, a sua volta evaporando, è molto più potente del CO2 come gas serra.
Che se ne farebbe allora di quel “carbone fossile” il mare?
Non basterebbe una piccola alterazione (magari astronomica) per scatenare il temuto runaway?
Inoltre, tutto quel “carbone” o almeno gran parte di esso, ha origini biologiche e la Terra, è noto, ha conosciuto concentrazioni di CO2 atmosferica drammaticamente superiori alle attuali. Cioè quel “carbone” se ne stava già in atmosfera e, immagino, avrebbe già potuto produrre il temuto runaway. Perchè non è successo prima?
La mia prima ipotesi è che la Terra sia un sistema stabile, oscillante ma stabile, se non lo fosse avrebbe già raggiunto l’estremo caldo o quello freddo nel corso delle ere, come invece hanno fatto Venere e Marte.
La seconda è che la stabilità sia dovuta in larga misura all’H2O al quale è consentito, grazie alle condizioni orbitali (distanza dal sole) e alle caratteristiche fisiche della Terra (massa e composizione), di operare nei tre stati fisici e di avere nel complesso dei feedback prevalentemente negativi.
La terza è che portare l’umanità a una crisi energetica basata su falsità abbastanza banali sia molto più pericoloso di quanto ci si possa aspettare dall’incremento delle temperature causato dal CO2.
Incremento che ha sinora smentito le previsioni dei catastrofisti
Alcuni ambientalisti se ne sono anche accorti, ma l’ing. ferroviario che guida il treno climatologico dell’IPCC pare di no.
Ho un’ulteriore considerazione in ordine al tuo intervento. Non ho mai trovato spocchioso il Costa. Altri, molti tra quelli bravi, invece sì.
Sarà questione di punti di vista, se tutto è relativo…
Alessio, mi spiega perché ci si limita agli ultimi 800k anni ? Non sarà mica che perché, andando un po’ più indietro negli anni, si trovano ppm di CO2 dell’ordine del migliaio e più ?
Ma anche restando nei Suoi (forse non tanto) misteriosi 800ky, che mi dice delle variazioni di temperatura nell’ultima parte del Pleistocene ? Con sbalzi il doppio e il triplo dei famosi 6 gradi che dovrebbero estinguere una specie umana ben attrezzata, mentre non estinsero la stessa quando non aveva né case riscaldate, né frigoriferi, e quando i radical chic non avevano il maggiordomo a portargli il pranzo mentre discutono della fame nel mondo ?
@ Alessio
Lei prima mi deride (vedi perle) le rispondiamo sia io che Donato, ma ancora non mi dice dove sarebbe il mio errore di attribuzione. La rimando ad un confronto su SS dove nel post “La CO2 non e’ in fase con la T attribuiscono a Stott 2007 una frase che non ha mai detto anzi dice il contrario: prima salgono le T poi dopo 1000 anni CO2.Stott specifica che il riscaldamento non PUO’ essere attribuito al CO2. legga cosa si inventano a SS……. Che prima sale il CO2 in antaride e questo scalda i mari analizzati da Stott e attribuiscono questa favoletta allo stesso povero Stott
@ Alessio
Certo che ho letto gli originali: sono inequivocabili sul ritardo del CO2 sulle T. Si e’ mai chiesto come dovrebbero essere le curve della T e del CO2 nei dati delle ice core nel caso in cui il feedback del CO2 sia molto inferiore a quello stimato? Le due curve dovrebbero essere parallele e quella delle T non dovrebbe presentare impennate del rateo di crescita nemmeno nella parte più alta del picco. E’ appunto quello che risulta dai dati glaciologici in qualsiasi scala temporale lei li esamini. Quindi i dati delle ice core non dimostrano in alcun modo un’azione di feedback del CO2 anzi ne mettono in dubbio l’entita visto il ritardo di mille anni (che vale anche al calo delle T vedi solomon 2010)
Mentire è anche insabbiare delle verità scomode…
Il NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration mica il primo venuto direbbe il compianto F.M.)ha speso un bel po’ di soldini pubblici per creare una nuova rete di rilevamento dei dati meteo sul territorio USA, tra i quali ovviamente anche le temperature.
Strumentazione di avanguardia e dispiegata, in modo da non essere disturbata dal calore urbano, tra il 2002 e il 2008. Siamo al 2012 e non è ancora operativa, nel senso che al NOAA i dati (ufficiali) li prendono ancora dalla vecchia (e controversa per il problema delle isole di calore).
Perchè? Forse perchè la nuova rete produce degli “inconvenient results”.
http://wattsupwiththat.com/2012/08/08/an-incovenient-result-july-2012-not-a-record-breaker-according-to-the-new-noaancdc-national-climate-reference-network/#more-68886
Alessio, sono abbastanza ignorante di statistica, campo in cui sono appena un po’ piu informato di Trilussa, ma istintivamente in sintonia con Mark Twain. Ho studiato e seguo la meteorologia da oltre mezzo secolo per motivi professionali prima, e come hobby ora (sempre come utente pero’).
Riguardo al clima, ho cominciato ad interessarmene attivamente da un paio d’ anni proprio per cercare di farmi un’ idea su quello che sta succcedendo. Se la tua cortese domanda nasconde l’ insinuazione che io propenda per gg e Costa perche’ loro li capisco ed altri no, puo’ darsi che tu abbia ragione.
Tieni presente pero’, che vivendo e lavorando da 30 anni in UK sono in grado di leggere e capire, almeno dal punto di vista liguistico, quello di cui si discerta sui vari blogs climatici e una laurea in scienze aeronautiche mi consente di capire chi applica il metodo scientifico e chi ne abusa.
Grazie della risposta. La mia era davvero una curiosita’, nessuna insinuazione. Mi interessava sapere come un profano, quale ti sei dichiarato (ma con basi che ti permettono di indagare una questione scientifica vedo), affronta la babilonia di info climatiche che s’e’ scatenata in rete. Tutto qui. Nel caso del post di Costa in questione, ti consiglio una letta alle sorgenti che sono citate nel suo pezzo, e ti lascio giudicare come credi la qualita’ delle, le sue si e nemmeno velate, insinuazioni.
Aggiungo che un profano, mi immagino, non volendo o non avendo gli strumenti necessari per approfondire tutti i temi che la climatologia tocca, si rivolga a blog/giornali che distillano le informazioni dettagliate in maniera leggibile a chi non bazzica pubblicazioni scientifiche di mestiere. Questo si basa ovviamente sul presupposto che che riporta le notizie scientifiche lo faccia con cognizione di causa, dopo aver letto e compreso le fonti che cita e con la preparazione necessaria a fare divulgazione scientifica. E’ questa la parte difficile e che con la babele di blogs in rete, credo sia difficile per un profano capire, diciamo cosi’, di chi fidarsi.
Alessio, tu ti domandi di chi fidarti. Io voglio esserti d’aiuto:
non ti fidare di me, mi dispiacerebbe molto.
Nella mia vita ho sempre cercato di far ragionare la gente con la “loro” testa e non con la “mia”.
Certo, io propongo link, ragionamenti, ma, come ho sempre sostenuto, nonostante io abbia una intelligenza e una cultura mostruose ( 🙂 ), questo non mi rende perfetto, anzii, di errori ne faccio tanti (scusami, sono umano)e una mia forma di mal repressa umiltà ogni tanto esce fuori e m i ammonisce che potrei essere in errore, e allora, da me non prendere le conclusioni, prendi in esame i miei ragionamenti, ma confrontali coi tuoi, con i ragionamenti di altri, verifica i dati e le notizie che ti propongo, e se trovi un errore, dimmelo. Non c’è nulla di meglio che, se c’è un errore, esso sia scoperto e smascherato, in modo da non continuare a ripeterlo. Per cui, sono grato a chi me li segnala.
In conclusione, hai un cervello, certamente ottimo, usalo, senza paura.
nessuno conosce la verita e forse mai la sapremo visto la nostra tempistica di vita umana..resta un problema di fondo ,la climatologia e meteorologia la scienza in generale ruota dento al meccanismo perverso del business ,quando il grande guido caroselli in tempi non sospetti gia 15 anni fa gli piaceva autodefinirsi artigiano della meteo,è chiro che tutto si è industrializzato ovvero pure queste scienze rischiano di avere delle lobby dietro,ovvero interessi occulti..stazioni meteo occultate intrighi da 007 del clima,,ragazzi non siamo in un film….non possiamo ad ogni grande invernata sentirci dire –arriva l,era glaciale e non possiamo con 6 incursioni africano ritornare al famoso ormai scontato GW…per carita..il clima è sempre mutato..i cambiamenti climatici sono scontati da quando il pianeta è stato creato
Seguendo il consiglio di Alessio (per me preziosissimo “grillo parlante” 🙂 ), ho letto Caillon et al 2003 in versione integrale. Per Stott et al 2007, invece, mi sono limitato all’abstract in quanto la versione full dell’articolo non è disponibile.
Caillon et al. 2003 illustra i risultati desunti dallo studio delle bolle d’aria contenute nelle carote di ghiaccio estratte a Vostock. Lo studio, grosso modo, si divide in due parti: nella prima parte si individua un indicatore affidabile di temperatura (l’isotopo 40 dell’argon). Le variazioni di concentrazione di questo isotopo hanno permesso di individuare un profilo di temperatura utilizzando quella che gli autori definiscono “equazione atmosferica”. Hanno provveduto, successivamente, ad un’analisi della variazione di CO2 nel tempo. Inutile dire che sono state determinate anche le concentrazioni di altri isotopi, ma in questa fase li trascuriamo in quanto la nostra attenzione è legata alla CO2 ed alla temperatura. Caillon et al. 2012 stabilisce che la curva delle temperature e quella della CO2 (dovremmo, a rigore, parlare delle concentrazioni di 40Ar e di CO2, però, il discorso si appesantirebbe) sono in correlazione abbastanza accettabile. Se, però, la curva della CO2 viene traslata di 800 anni circa (800+/-200 anni) la correlazione tra le due curve diventa estremamente più precisa. Si deduce, pertanto, che l’aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera dovrebbe seguire di 800 anni l’aumento di temperatura. Caillon et al. 2003, però, non si ferma qui e mette in evidenza che questo è il legame tra la temperatura superficiale di Vostock e la concentrazione di CO2. Caillon, infine, individua un meccanismo di influenza della CO2 sul clima terrestre che, se ho capito bene, dovrebbe essere il seguente. Partendo da una situazione fredda (era glaciale) una variazione orbitale determina un aumento di temperatura che si risente soprattutto nell’emisfero sud. All’aumento di temperatura, dopo circa 800 anni, segue un aumento di concentrazione di CO2 in atmosfera che, per effetto serra, determina un riscaldamento globale che culmina nella deglaciazione anche dell’emisfero nord. In parole povere Caillon et al. 2003 sostengono che la CO2 atmosferica è responsabile di un forcing radiativo che amplifica in modo considerevole le conseguenze climatiche di piccole oscillazioni orbitali che mai sarebbero in grado di porre fine ad un’era glaciale. Non precisa, però, perché, ad un certo punto, questo processo si arresti ed il sistema ragiunga l’equilibrio. Perché, in altri termini, la temperatura salendo, non libera altro CO2 e questo non produce altro riscaldamento in una corsa parossistica verso l’evaporazione totale della Terra? Perché alla deglaciazione segue la glaciazione pur in presenza di enormi quantità di gas serra in atmosfera?
Stott et al. 2007, invece, hanno pubblicato i risultati di analisi condotte su di un nucleo marino estratto nel Pacifico meridionale. Studiando le variazioni del rapporto tra le concentrazioni di isotopi stabili del magnesio e del calcio, hanno potuto accertare che, nell’ultimo interglaciale (a partire da 17000 anni fa), le variazioni di temperatura non erano correlate a variazioni di CO2 atmosferico. Dall’abstract:
“The cause of this deglacial deep-water warming does not lie within the tropics, nor can its early onset between 19 and 17 ky BP be attributed to CO2 forcing.”
Secondo i risultati del loro studio, infatti, l’aumento di temperatura deve essere imputato a variazioni dell’albedo antartico ed a variazioni dell’insolazione nell’emisfero australe.
Alla fine qualche considerazione personale. Le conclusioni di Stott et al. 2007 mi sembra che lascino poco spazio alle interpretazioni (stando sempre all’abstract, ovviamente).
Più articolata, invece, la posizione di Caillon et al. 2003. Essi, infatti, attribuiscono alla CO2 la “responsabilità” principale della decongelazione planetaria che è solo innescata dalle variabili orbitali. Il passaggio successivo, obbligato secondo me, è che se io aumento in modo artificiale la concentrazione di CO2 creo un forcing radiativo supplementare che innalza le temperature globali. Questo innalzamento delle temperature globali, dovrebbe innescare un ulteriore degassamento degli oceani e, infine, in una reazione a catena, il mondo arrosto. Questa visione, secondo il mio modesto parere, però, è eccessivamente catastrofista. Il sistema climatico, infatti, è molto più complesso di quanto si voglia far credere ed è dotato di meccanismi intrinseci di compensazione. Secondo me esistono degli attrattori estremamente potenti e che sono in grado di mantenere il sistema all’interno di un ben determinato spazio delle fasi. Gli elementi che tendono a perturbare questi equilibri spostano il sistema in questo spazio delle fasi, ma, grazie a fenomeni di riequilibrio che operano su tempi di decine se non centinaia di migliaia di anni, il sistema tende a ritornare in equilibrio. Senza l’influenza dell’uomo la concentrazione di CO2 atmosferica sarebbe inferiore a quella attuale di poco più di un centinaio di ppm. Un sistema climatico che nel passato è riuscito a restare all’interno dello spazio delle fasi in presenza di concentrazioni di CO2 enormemente diverse da quelle attuali (molto maggiori e molto minori) dovrebbe essere in grado di assorbire facilmente anche situazioni come quelle attuali. Detto in altri termini ciò che io contesto è l’idea che possa innescarsi una reazione a catena che porti ad uno squilibrio del sistema tale da determinare la fine della vita, come la conosciamo noi, sulla Terra.
Ciao, Donato.
Donato, sei inserito d’ ufficio nella lista di quelli che capisco e condivido. Ho risposto separatamente ad Alessio che mi chiede quali strumenti uso per discernere a chi credere nel dibattito climatico; leggendo il tuo intervento mi rendo conto di aver omesso uno strumento importantissimo: il buonsenso. La conclusione del tuo intervento e’ un distillato di buonsenso.
@Alex Una domanda. Ti definisci umilmente un profano. Avrei una curiosita’ personale, ti ringrazio se vorrai soddisfarla. Che strumenti usi per discernere tra quello che leggi qui e quello che leggi altrove e propendere per la chiarezza convincente degli articoli di GG o Costa?
@Costa: cherripicko una a caso delle perle. Ma i paperi Caillon et al. (2003) e Stott et al. (2007) li hai letti o ti limiti ripetere a pappagallo chi li stravolge per far loro dire quello che non dicono? Li avessi letti e compresi, non ti perderesti in voli pindarici (non referenziati) mischiando diverse scale temporali e diverse magnitudo di forzanti volendo dimostrare che quegli scienziatucoli si perdono in un bicchier d’acqua.
Rischi autogol a citare referenze cosi’ a caso, almeno prendine che tirino acqua al tuo mulino
@LUCA
Scrive:”Anzi, non ho certezza alcuna, ed è proprio questo che mi spinge a curiosare”
Molto bene: Allora le dovrebbero interessare dei mie articoli come “Quando gli ippopotami nuotavano nel Tamigi” o più recentemente “Divergenza addio1 et conseguenze” dove dati alla mano si dimostra che il periodo di caldo corrente non ha nulla di anomalo nè di eccezionale anzi ha precedenti in tutti i periodi interglaciali dove ovviamente non c’erano i gas serra antropogenici.
Spero sinceramente che anche la sacrosanta battaglia al consumo di carne abbia in lei non certezze (che sarebbero sicuramente sbagliate) ma piuttosto la stessa curiosità. Vede la natura dell’uomo è fatta per digerire proteine animali crude e frutta cruda, le proteine vegetali sono invece indigeribili all’uomo crude (anche tossiche) per non parlare della cellulosa. Questo per natura poi con la cottura si può vivere anche con una dieta vegan ma è contro la natura dell’uomo
Un veloce commento, perché sono di passaggio. Ahimè ( 🙂 ) le vacanze mi obbligano ad assentarmi.
Chi mi conosce si annoierà, perché sarà l’ennesima volta che torno sull’argomento, ma, tant’è, c’è ancora chi dà etichette a destra e a manca e poi accusa gli altri di essere schierati, ed io son costretto per l’ennesima volta a chiarire.
Visto che si parlava di discussioni deviatesi sul piano “linguistico”, vorrei far notare al gentile lettore Luca, che il termine “negazionista” è diverso dal termine “scettico”.
“scettico” è colui che ha dei dubbi…reato grave ? Sembrerebbe di sì, eppure c’è chi sostiene che il dubbio sia la molla della scienza, ed abbia su di essa profonde ricadute positive.
“negazionista” (termine usato da Luca) è invece un insulto, perché presuppone che il corrotto (sicuramente pagato dalle lobby) sia perfettamente a conoscenza della “verità”, ma la “neghi” (per sordido, innominabile lucro, ovviamente).
Ora, io non capisco perché dovrei credere alla religione dell’AGW (e che sia una religione, è tesi che ho sostenuto con molti argomenti anche su CM), forse Luca me lo può spiegare ?
Basterà qualche argumentum ad verecundiam a convincermi ? Per chi non lo sapesse, sono quegli argomenti che si affidano non su dati o ragionamenti, ma sull’autorità di chi dice una certa cosa, tipo “ipse dixit” o “consensus”….per i più semplici “l’ha detto la tv (o il giornale)”, come se non avessimo avuto ampie ed eclatanti prove di falsità sostenute da questo paradigma filosofico, privo di validità probante.
Tolte queste, ci sarebbero le “prove” dei modelli climatici fatti a computer.
Ma i modelli, per quanto girino “su” computer, NON è certo il computer a farli, sono fatti da persone, e possono essere “sbagliati”. Non confondiamo però i modelli “meteorologici” che qualcosa di buono lo fanno, nei 3 o 4 giorni, e magari qualcosa entro 15-16… qui stiamo parlando di modelli che dovrebbero fare previsioni a cent’anni, e che quindi NON possono ereditare quanto di buono hanno fatto quelli meteorologici, sono “un’altra cosa” come mi spiegò con dovizia di particolari un altro Luca, fervente sostenitore dell’ipotesi AGW.
Che garanzie possono darmi questi modelli ? Nessuna, tant’è vero che i primi indizi (dopo questi anni) sono molto negativi, sulla bontà delle loro previsioni (che “previsioni” non sono).
Gira gira, che ci rimane di probante dell’ipotesi AGW ? Nulla, Luca, nulla che possa essere affermato con quella certezza che giustificherebbe additare gli scettici come “negazionisti”, tant’è che alla fine si arriva all’argomento principe su cui si regge quest’ipotesi poco seguita dalla natura…il principio di precauzione.
Ora, ti faccio un esempio di principio di precauzione (alla napoletana):
ci sono due casi:
1. sotterri gli zecchini nel campo fatato, e se poi ti allontani per venti minuti, giusto il tempo perché l’albero possa crescere, avrai un rigoglioso albero pieno di monete d’oro
2. ti tieni i tuoi sporchi 4 zecchini, spilorcio di un burattino che non credi a chi ne sa più di te
ebbene, cosa dice il principio di precauzione in questo caso ?
confrontando le due situazioni, quella più conveniente è la prima 🙂
peccato che non sia vera, ma questo per i volponi e i gattoni non è un problema.
Beh, diciamo che ho scherzato, mi son fatto prendere la mano, ma quel che si dimentica, applicando il controverso principio di precauzione, è il rapporto costo/benefici.
Quando si fa una cosa, soprattutto se molto, molto, molto costosa, e se possa avere ricadute pericolose (non approfondiamo) bisognerebbe sempre chiedersi se i benefici ripaghino i costi.
Ora, è ormai chiaro che India e Cina vogliono i sacrifici dell’occidente, ma non intendono farne loro (dal loro punto di vista non posso dargli torto, siamo noi quelli che ragionano male, non loro…).
E allora, a che serve distruggere le nostre economie per emettere un tantinello di meno, quando altri emetteranno molto di più di quello che noi risparmieremmo ?
Ha qualche senso, Luca ? Spiegamelo, perché io non ne vedo alcuno.
Secondo me.
[…] le dimostrazioni rimando ai seguenti articoli: “Le menzogne climatiche” dove si evidenzia che James Hansen e Kevin Trenberth stanno barando, e “Divergenza […]
Ho seguito con molto interesse ed attenzione la discussione tra Luca e G. Guidi. Ho potuto apprezzarne la pacatezza ed il rispetto per le reciproche posizioni, apparentemente, inconciliabili: una notevole differenza con le discussioni che si sono sviluppate su queste pagine con altri interlocutori ed una differenza abissale con quelle che caratterizzano altri siti che si occupano di questi argomenti da posizioni dichiaratamente opposte.
Ho preferito non intervenire attivamente nella discussione in quanto curioso di capire fino in fondo il pensiero di Luca che, pur non condividendo, rispetto profondamente. Vorrei, ora che le posizioni si sono ampiamente chiarite, portare un mio piccolo contributo alla discussione.
Scrive Luca
“Date insomma l’idea di non perseguire la Verità, ma di sostenerne solamente una parte. Esattamente come i “catastrofisti”, a voi antitetici. Se manifestaste maggiore obiettività (nonché una minima dose di umiltà) credo fermamente ne trarreste un grande beneficio, e offrireste un servigio ai dilettanti della materia, quale il sottoscritto, ben più encomiabile.”
Questo deve essere considerato un contributo ed un monito. Per quel che mi riguarda, nel corso dei prossimi interventi, cercherò di tenerne conto, anche se ero convinto di essere piuttosto equilibrato ed obiettivo: probabilemente peccavo di eccessiva presunzione.
Un discorso molto più ampio richiederebbe il concetto di “Verità” inteso in senso scientifico ed epistemologico, ma credo che andremo molto (troppo, probabilmente) in là. Senza invilupparmi in questo tipo di disquisizioni e perfettamente conscio di sfiorare soltanto il problema, vorrei far notare che, in campo scientifico, in genere, l’onere della prova spetta a coloro che propongono teorie innovative rispetto a quello che è lo stato dell’arte della conoscenza. Restando nel campo dei cambiamenti climatici io sono dell’avviso che sia onere e merito (se ci riusciranno) dei sostenitori dell’AGW, dimostrare che la “A” sia vera e non una semplice elucubrazione più o meno logica. Perché, se riflettiamo bene, tutta la discussione, almeno dal punto di vista mediatico e dialettico, è incentrata su quella “A”. Per il resto sul GW siamo, più o meno, tutti d’accordo: cambiano i valori della misura del riscaldamento, ma in buona sostanza, parliamo di un fatto quasi accertato. Se qualcuno mi dice che “A” è reale, pretendo che me lo dimostri senza invocare il cosiddetto principio di precauzione a cui non credo nella maniera più assoluta (ed in questo, lo riconosco senza alcun tentennamento, non dimostro umiltà).
Ciao, Donato.
Gentile sig. Guidi,
come fate ad affermare (anche in questo discutibile post) che il clima globale non stia risentendo di valori termici anomali, e che, anche nella remota eventualità che un surriscaldamento sia effettivamente in atto, l’uomo in tutto questo non c’entri assolutamente nulla? Dai dati forniti dalla Noaa, la temperatura media globale sulla Terra nel mese di giugno è stata la più elevata mai registrata, con un valore di ben 1,07 gradi celsius superiore alla media (riporto fedelmente una fonte giornalistica) Come si legge nel rapporto, la temperatura media globale combinata (temperature medie della superficie terrestre e delle superfici oceaniche) ha raggiunto un valore di 16,13°C, che supera di 0,63°C la media del 20° secolo (15,5°C). Ciò significa che il mese di giugno è stato il 36° mese consecutivo con una temperatura globale superiore alla media e il 328° mese consecutivo con un valore combinato della temperatura media globale superiore alla media storica.
L’ ultima dato termico inferiore alla media, per il mese di giugno, risale al 1976 e la temperatura combinata inferiore alla media per ogni singolo mese, risale al febbraio del 1985. Altre autorevoli fonti affermano che l’aumento medio delle temperature è stato di circa 1,5° C negli ultimi 250 anni, e di circa 0,9 gradi negli ultimi 50 anni.
Ho letto il suo articolo a riguardo (mi permetta, abbastanza incomprensibile) pieno di grafici che starebbero a dimostrare che invece è tutto perfettamente normale.
Perché è questa la missione del suo sito, è evidente: pieno di assunti negazionisti, dove l’uomo non solo ha il diritto, ma quasi il dovere di inquinare per stare al passo della Cina e dell’India, di consumare carni (sempre perché non sia mai che il Pil ne risenta!) e di sfruttare il pianeta a suo piacimento, perché questo è come una sorta di palla gommosa, che la puoi maltrattare fin che ti pare, tanto poi riassume lo stato di forma iniziale. Ah, certo, e se avvertiamo più caldo è colpa dei messaggi subliminali dei media, mica fa caldo veramente! (spesso ho come l’impressione che voi meteorologi siate così impegnati a incrociare dati su dati ben protetti nei vostri studi climatizzati, che non vi rendiate nemmeno conto del tempo che c’è fuori!)
Ricordo che molti dei suoi fan non più di tre anni fa asserivano che con minimo solare così debole nel giro di un paio d’anni avremmo sperimento un nuovo clima, decisamente più fresco: accidenti, che lungimiranza!
A proposito, sig Guidi, mi tolga una curiosità: non era proprio lei ad aver scritto su questo sito, a margine di un suo articolo, che prevedeva nei prossimi anni una diminuzione dell’interferenza dell’anticiclone subtropicale alle nostre latitudini?
Complimenti, ennesima previsione azzeccata…
Con stima,
Luca
Luca,
nonostante in teoria non ne avrei titolo in quanto forse ti è sfuggito che l’articolo è firmato da Claudio Costa, ti rispondo comunque volentieri, come padrone di casa e perché chiamato direttamente in causa.
Mettiamoci d’accordo: o parliamo del caldo di oggi, tecnicamente noto come “il tempo”, oppure di quello degli ultimi decenni, generalmente noto come “clima”. Forse ti interesserà sapere che malgrado si continui a strizzare l’occhio alla correlazione tra questi o addirittura al rapporto di causalità che esisterebbe tra loro, nessuno, ma proprio nessuno, a meno che non stia impegnandosi a riempire le colonne di in giornale, ha prodotto dati scientifici oggettivi circa l’attribuzione di queste o di altre heat waves al riscaldamento globale. Quest’ultimo, tanto per rispondere anche al tuo simpatico uso del termine “negazionisti”, non è in discussione. Lo sono – e lo sai, la quantità e le origini. Sulla prima c’è un fervente dibattito scientifico proprio in questi giorni, ma che siano enne o enne più enne decimi di grado, è indubitabile che le temperature medie superficiali siano aumentate. Già che ci siamo, aggiungerei anche che proprio lo studio che hai citato (BEST) identifica un riscaldamento occorso in 250 anni ma accentuatosi recentemente. Cioè ammette che esista un trend sottostante di origine naturale eventualmente sovrapposto ad uno di origine esogena al sistema. Nonostante ciò, pare che chi lo ha pubblicato si dica risolutivamente convinto della possibilità di attribuire tutto quello che è accaduto negli ultimi 50 anni alla sola causa esogena. Su questa attribution si sono levate parecchie voci di dissenso, prima tra tutte ad esempio quella di J. Curry, che incidentalmente è nello stesso progetto (sempre BEST). Capisco che ribaltare l’onere della prova sarebbe più comodo, qualcuno ci ha anche provato (Trenberth su Nature ad esempio), ma il fatto è che prima di asserire che una cosa non sia normale, ovvero che cambi la distribuzione statistica della sua popolazione, occorre dimostrare che questo sia avvenuto. Cosa che, malgrado la tua sicurezza molto fideistica, ad oggi non è avvenuto.
Sulle tue dissertazioni strategiche o geopolitiche direi di sorvolare. Ci attribuisci cose che non abbiamo mai scritto e sulle quali ragionare con la semplicità che mostri nel tuo commento non è proprio possibile.
Circa la chiosa previsionistica, forse non è il caso di mettersi a contare le previsioni sbagliate, perché mi risulta che non una di quelle tanto care al catastrofismo si sia ancora verificata. Forse ti è sfuggito anche che questa estate ci siamo beccati a più riprese l’anticiclone africano perché il flusso perturbato principale è rimasto molto basso di latitudine, negando la stagione a mezzo emisfero e accentuandola per l’altra metà. Si chiama blocco, evento molto ma molto noto. Comunque, constatiamo certamente un’estate ‘anomala’ in termini barici e circolatori. Se questo per te è sufficiente a consolidare un trend di lungo periodo, torniamo inevitabilmente al discorso tra clima e tempo, cioè da dove abbiamo iniziato.
Ah, un’ultima cosa: qui non ci sono fan. C’è gente che discute e si confronta. Capisco che in altri ambiti di discussione si debba dare assoluta assicurazione di devozione alla causa, ma ti pregherei di non applicare questo paradigma alle nostre pagine.
Con stima,
gg
Gentile sig Guidi (il titolo non vuole essere retorico, le spetta per la solerzia e la pacatezza con la quale mi ha risposto)
le posso garantire che la mia sicurezza è tutto, fuorché fideistica. Anzi, non ho certezza alcuna, ed è proprio questo che mi spinge a curiosare (mi permetta il termine ingeneroso) nei vari siti di meteorologia, e climatologia, come quello che lei cura con tanta devozione (le va riconosciuto). Non nascondo di essere un profano della materia. Mi mancano i fondamenti, quel minimo di bagaglio nozionistico tale da consentirmi di confrontarmi giudiziosamente con le sue teorie (forse la definizione è impropria) e al limite di confutarle.
Però mi reputo un osservatore, e come tale non posso non registrare – con una certa irritazione, ma è superfluo sottolinearlo; lo si percepisce dalle mie provocazioni, che lei ironicamente definisce “dissertazioni strategiche e geopolitiche” – un filo logico che lega tutti quanti i suoi articoli, o quelli dei suoi collaboratori. Ebbene, dia una scorsa all’elenco nell’home page del suo sito, se le capita (tanto per contenderle il primato del sarcasmo): un cospicuo arsenale linguistico e scientifico dispiegato a smantellare le tesi dei così detti “catastrofisti”. Si direbbe che questa sia la sua missione, sig Guidi. Capisce ciò che intendo dire?
Non mi propongo affatto di negare ciò che con tanta convinzione lei asserisce, e cioè che i sostenitori del AGW a volte portino tesi poco convincenti a loro pro, magari con forzature nella lettura e interpretazione dei dati, o con proposizioni, per così dire, alquanto creative.
Tuttavia, e perfino dalle sue recenti affermazioni, è possibile arrivare a dedurre quanto segue: se è fattuale l’impossibilità di affermare che l’ultima fase del surriscaldamento globale (spero che i dati a tal riguardo un giorno possano essere universali, e non oggetto di opinioni!) dipenda dall’attività umana, è altrettanto vero il contrario, e cioè sostenere che l’uomo in tutto ciò non trovi alcuna parte, o comunque, nel caso un ruolo lo abbia, che non sia primario, minimale pertanto.
E’ questo che mi disturba del suo sito (naturalmente lei è liberissimo di invitarmi a privarmene, visto che nessuno me lo impone): dimostrate di avere le conoscenze e i mezzi per sostenere con autorevolezza discussioni riguardanti temi così controversi, e malgrado ciò non trovate di meglio da fare che concentrare tutti i vostri sforzi a smontare tesi avverse, o presunte tali.
Date insomma l’idea di non perseguire la Verità, ma di sostenerne solamente una parte. Esattamente come i “catastrofisti”, a voi antitetici. Se manifestaste maggiore obiettività (nonché una minima dose di umiltà) credo fermamente ne trarreste un grande beneficio, e offrireste un servigio ai dilettanti della materia, quale il sottoscritto, ben più encomiabile. Naturalmente mi rendo conto della gravità di quest’ultima insinuazione, ma ci tengo a precisare che nell’addurla sono mosso da reale passione, e sincerità, senza alcuno intento provocatorio.
Mi perdoni la presunzione, sig Guidi, ma davvero penso che dovreste liberarvi da un po’ di fanatismo (nonostante lei lo contesti con risolutezza, a me pare evidente) e sottrarvi così all’agone degli eterni duellanti “catastrofisti-negazionisti”.
Comunque sia continuerò a seguirla, al pari di altri, e a farmi un’idea quanto più corrispondente alla verità, con le poche conoscenze di cui dispongo.
Grazie infinite per l’attenzione.
Le auguro buon lavoro!
Luca
Luca,
andiamo con ordine. Dici di individuare un filo logico nelle nostre pubblicazioni e di averlo sintetizzato nel tuo precedente commento. Bene, questa è una tua percezione certamente leggittima che però contesto con forza, iniziando col chiederti dove avresti letto o desunto che “l’uomo non solo ha il diritto, ma quasi il dovere di inquinare per stare al passo della Cina e dell’India, di consumare carni (sempre perché non sia mai che il Pil ne risenta!) e di sfruttare il pianeta a suo piacimento, perché questo è come una sorta di palla gommosa, che la puoi maltrattare fin che ti pare, tanto poi riassume lo stato di forma iniziale“. Sono queste affermazione di una tale assurdità che meriterebbero da sole la chiusura di questo ambito di discussione. Se le trovi potrei prendere in considerazione questa possibilità!
Circa l’obbiettivo di CM, direi che questo si è sviluppato nel tempo: dal momento che il web, la stampa tradizionale e la letteratura scientifica sono letteralmente invase di tesi catastrofiste che non stanno né in cielo né in terra (leggi il post di ieri per esempio), concentrare i propri sforzi per smascherarle è doveroso. E non sento affatto l’esigenza di essere più equilibrato, perché chi ci racconta un giorno sì e l’altro pure che moriremo tutti ha già sufficiente spazio a disposizione. L’equilibrio, semmai, lo raggiungiamo volentieri quando la discussione si amplia in questo modo. Ad ogni modo, circa questo “Date insomma l’idea di non perseguire la Verità, ma di sostenerne solamente una parte“, la verità non ha parti, ma nessuno la possiede, almeno in questo ambito di discussione!
gg
Gentile sig. Guidi,
le citazioni a cui fa riferimento sono affermazioni semplicistiche che io stesso ho definito provocatorie, nel ricondurle espressamente al vostro sito; per quanto non sia difficile rintracciare, anche nello stesso articolo del vostro collaboratore di cui sopra, un sentimento di avversione nei confronti del protocollo di Kyoto (per ragioni pratiche di ordine economico che a mio parere non trovano giustificazione) e di chi fa una campagna mediatica contro il consumo delle carni (che io considero sacrosanta, sebbene slegata dal discorso di emissione di metano, aspetto questo secondario, ne convengo)
Il filo logico a cui facevo riferimento è invece quello che per sua stessa ammissione il suo sito da un po’ di tempo si propone di portare avanti, in opposizione al presunto strapotere mediatico pro-catastrofismo. Peccato che a chiusura della sua ultima risposta lei evidenzi una fondamentale certezza, rispetto alla quale anche io ho cercato di porre l’accento: nessuno possiede la verità.
Atteggiamento molto saggio dunque, salvo poi porsi quale acerrimo antagonista a quella parte degli studiosi che vedono un apporto dell’uomo nel surriscaldamento climatico, dando per scontato che tali tesi non sia veritiera. Un po’ bislacco come ragionamento, dovrà concedermelo.
Tuttavia, senza volerlo, la sto portando su un terreno più linguistico, legato a cavilli espressivi, che scientifico, e ciò non lo reputo corretto, in quanto quello all’interno del quale stiamo dibattendo è pur sempre un sito specialistico, e di alto livello (sebbene partigiano)
La lascio pertanto alla sua missione, sapendo ogni qual volta la leggerò, come nel caso di altre campane totalmente discordanti e a suono unico, a cosa sto per andare incontro.
Con rinnovata stima,
Luca
Luca,
va bene, allora la prendo come una provocazione, cioè da non prendere in considerazione. Quanto al protocollo di Kyoto, se ne può avere avversione (pur nel rispetto di norme sovranazionali che in quanto tale hanno elevata valenza giuridica) solo per ragioni economiche, giacchè dal punto di vista climatica cioè della mitigazione del presunto forcing, di valore non ne ha alcuno. A meno che non giudichi utile posporre idealmente (si tratta esclusivamente di proiezioni) l’eventuale tipping point al 2106 anziché al 2100. Questo é scientificamente provato. Ma dicevamo degli aspetti economici. Nei giorni scorsi abbiamo commentato la volontà della UE di rivedere le regole ETS definite nell’ambito del protocollo, perché così come sono portano disoccupazione, delocalizzazione e saldo in pareggio delle emissioni. Che le regole cambino o no, questi favolosi risultati costano miliardi di euro. Inaccettabile, nè con le vacche grasse, nè con quelle magre. Attenzione, pur con tutti i difetti che ci attribuisci e sicuramente avremo, noi queste cose le scriviamo da anni, praticamente da quando é stato ratificato il trattato. Giuro che scoprire ora di aver avuto ragione non fa assolutamente piacere!
La carne. Abbiamo affrontato discussioni anche molto estese sulla abitudini alimentari e sui temi etici che queste sottendono. Su questo ho una opinione personale ma non informata scientificamente, perciò mi astengo, come ho fatto allora. Si tratta di diritto di scelta e credo vada rispettato. Ma se come hai convenuto si eliminano tutte le stupidaggini diffuse in materia di emissioni di metano, il tema cessa di essere catastroficamente collegabile al clima e quindi esce dalla discussione. Mi piacerebbe che chi invece lo porta avanti comunque avesse l’onestà intellettuale di ammetterlo come hai fatto tu.
Ancora una volta peró mi metti in bocca parole non mie. Non ho detto e non penso che la tesi dell’AGW non sia veritiera, penso che non lo siano le catastrofi ad essa collegate e le dimensioni che si vorrebbe che questa avesse. Dici di essere informato circa questi argomenti quel tanto che basta da formarti una opinione proprietaria. Benissimo, allora saprai che le dimensioni di quella “A” nell’acronimo sono esclusivo frutto di simulazioni che hanno enormi pregi ma anche il macroscopico difetto di non saper simulare il sistema nella sua complessità, mentre lo scetticismo é esclusivamente fondato sui dati pregressi e attuali, proprio quelli che le simulazioni non riescono a riprodurre. Non mi pare poco.
Aggiungo anche che qui non si pensa o scrive “non ci credo”, bensì che chi dice di crederci molto spesso non porta dati sufficientemente solidi a sostegno delle proprie convinzioni. Questa non mi pare una discussione linguistica, mi pare siano fatti, magari un po’ diversi dalle ‘provocazioni’ che l’hanno innescata.
Detto ciò, ti ringrazio per essere tra i nostri lettori, benché con opinioni a quanto pare difformi. Ti sembrerà strano ma io personalmente scrivo molto più per quelli che la pensano come te che per quelli con cui vado d’accordo.
Saluti,
gg
Mi fa piacere di non essere l’ unico profano che cerca di farsi un’ idea su quello che sta succedendo nel campo climatico seguendo il dibattito sulla stampa e sui blog. Dichiaro anche di essere un fan di gg, non perche’ prendo per oro colato quello che dice, ma perche’ offre delle spiegazioni chiare e convicenti e , come ho avuto modo di specificre altrove, pur essendo un profano come Luca nel campo specifico, sono abbastanza informato sui processi e la metodologia scientifica da non bevermi delle panzane.
Quanto a te, caro Luca (nei blogs ci si da del tu, non e’ maleducazione, e’ prassi), mi sembri abbastanza informato visto che hai fedelmnte citato i dati che, nei giornali ed i blogs schierati da una certa parte, vengono riportati per confutare il fatto (ammesso anche da Phil Jones, uno di quelli implicati nel climategate) che in questo inizio di secolo non c’ e’ stato riscaldamento “statisticamente significativo”. Il fatto pero’ che ti ostini a chiamare “surriscaldamento” globale quello che anche i sostenitori piu’ vocali dell’ AGW ora chiamano “cambiamento climatico”, proprio in virtu’ di quanto sopra, mi fa capire che in te la fede nella “Verita’” e’ piu’ forte della curiosita’ scientifica.
Per finire, da profano a profano, non trovi che il fatto che la terra si sia andata riscaldando dall’ ultima glaciazione sia una buona cosa?
@Luca
http://www.climalteranti.it/2012/07/03/la-casa-brucia-e-noi-pensiamo-al-portafoglio-perso/
Mi potreste mettere il link all’articolo di Rovelli? non lo trovo..
Arriva Luca, abbia pazienza. Ci saranno due sequel a questo post.
gg
Scusa Claudio ma…perché supporre malizia quando basta l’incompetenza? Come si dice in inglese…
E poi un tizio che scrive quello che Rovelli scrive…ma ti sembra possibile che possa cambiare idea tramite un ragionamento?