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Dimmi quanto hai caldo e ti dirò chi sei

Da Science Daily:

Local Weather Patterns Affect Beliefs About Global Warming

e, ovviamente, anche dalla rivista scientifica che ospita il paper:

Turning Personal Experience into Political Attitudes: The Effect of Local Weather on Americans’ Perceptions about Global Warming

Il concetto é intuitivo sebbene non banale. Le esperienze personali influenzano la propria percezione, anche con riferimento alla convinzione che le dinamiche climatiche attuali siano differenti da quelle del passato e che questa differenza sia da imputare alle attività umane.

Questo argomento, a volte scherzando a volte meno, lo abbiamo affrontato spesso anche sulle nostre pagine. Nel primo caso, quello scherzoso, ci riferiamo al “dipartimento il tempo non é il clima se fa freddo, ma lo é se fa caldo”, ampliatosi recentemente nel “dipartimento il tempo non é il clima finchè non lo diciamo noi”, ove per noi si intendono coloro che di clima sanno e vorrebbero che blog come questo la smettessero di togliere al re un capo di vestiario al giorno.

Presa più seriamente la cosa invece attiene ad una policy di comunicazione ben specifica che il movimento salva-pianeta ha messo in atto da qualche anno. Lo scopo é quello di trasporre nella realtà quotidiana, afferente appunto al tempo, un cambiamento altrimenti impossibile da percepire, che ha luogo, sia senza precedenti o no, sia di origine antropica o no, a scale spaziali e temporali che non sono percepibili.

A meno di non avere mercurio al posto del sangue, infatti, provate a ‘sentire’ sulla vostra pelle un cambiamento delle temperature di pochi decimi di grado spalmato su 150 anni. Oppure provate a ricordare se nell’ultima gita in campagna che avete fatto sono caduti 30 o 30,5mm di pioggia. Oppure ancora se da quando siete nati é piovuto in media enne o enne più enne volte all’anno. Decisamente impossibile no? E non é facile, ove non addirittura anche qui impossibile, tenere questi conti per chi se ne occupa scientificamente, perché le serie storiche sono incomplete, perché la strumentazione é cambiata etc etc.
E infatti lo stato dell’arte della scienza sulla realtà di variazioni negli eventi intensi diverse dal passato e sulle origini antropiche di questo eventuale cambiamento, dice chiaramente che in termini osservativi, cioè nei dati reali, questa trasposizione non si può fare. Peró dice anche che in termini previsionistici, cioè con i modelli climatici, ci si deve attendere che questo avvenga. É dunque molto facile, oltre che mediaticamente molto redditizio, fare l’associazione tra previsioni (sono per fine secolo ma chi se ne importa) e eventuali eventi etremi comunque facilmente reperibili in qualche angolo del mondo.

Per cui chi sostiene che queste previsioni siano corrette, anche se mai verificate e anche se il passato non le può supportare, suggerisce volentieri questo collegamento, i media accolgono con entusiasmo e la percezione del pubblico si adegua. Le suocere chiedono se é vero che le nubi si sono abbassate di ben 30 metri, cosa che le spaventa assai; chi può corre ad acquistare un condizionatore d’aria, innescando tra l’altro un corto circuito singolare, per cui all’aumento del numero di apparecchi acquistati non si associa più un aumento della capacità di spesa ma un aumento del caldo; ai bambini, ultima ma preziosa materia prima da plasmare, si insegna che “la terra ha la febbre” prima di insegnar loro che ha un’atmosfera. E la ruota, naturalmente, gira.

Ora, con riferimento all’articolo segnalato, é interessante notare come si segnali una certa caducità di questo condizionamento, nel senso che la memoria corta della pubblica opinione pare annulli gli effetti della percezione, cosa che invece credo non succeda in altri più tangibili campi dello scibile umano. Se dal caldo di luglio passi al freddo di febbraio, infatti, é probabile che invece di pensare che il clima sia pazzo ti venga in mente che a luglio é estate e a febbraio é inverno, indipendentemente dai titoli dei giornali (caldo africano e gelo polare tra i più gettonati). Se invece ti rapinano in strada e dopo qualche giorno noti il simpaticone che ti ha rapinato circolare liberamente per il quartiere, é facile che pensi che la criminalità della tua zona sia un tantino aumentata. Parimenti se alla terza settimana del mese eviti di ritirare la posta perché potrebbe esserci una bolletta da pagare e questo ti succede via via sempre prima, é altrettanto facile che ti venga la certezza che il potere d’acquisto del tuo reddito sta andando a farsi benedire.

Perchè questa é vita reale. Misurabile, verificabile, come dire, immediatamente trasponibile. L’oggetto dello studio, invece, non lo é. É solo, unicamente e per l’ennesima volta, la furbata di inserire in una valutazione che altrimenti nessuno avrebbe letto, l’argomento clima e le sue presunte pazzie. Perché va di moda e perché garantisce la copertura mediatica. Proprio come quella che abbiamo appena fatto anche noi.

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Published inAttualità

Un commento

  1. donato

    Chi è senza peccato, scagli la prima pietra! 🙂
    Ciao, Donato.

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