Sicuramente Riccardo Del Turco quando cantava “Luglio” nel 1968 non pensava all’arrivo dell’anticiclone delle Azzorre o a quello africano.
Ma come erano lo stato dell’ambiente ed il “clima” quaranta anni fa, quando la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera era molto minore dell’attuale?
Dal 1826 si conosceva il meccanismo intuito da Fourier e noto come “effetto serra”, era anche noto il “climatic change”, ma non c’erano ancora state Seveso, Chernobyl, l’IPCC, non era ancora mai stata usata la parola “climate change”, etc.
All’epoca una certa sensibilità ambientale aveva già cominciato a diffondersi oltre che “nell’elite” anche tra le persone comuni. A livello mondiale nel 1970 ci fu il primo “Earth day” e nel 1972 la famosa conferenza di Stoccolma da cui nacque l’organizzazione dell’ONU per l’Ambiente (l’UNEP). Segui’ 20 anni dopo il “Summit della Terra” di Rio ).
In Italia, anche se ancora non si conosceva il termine “biodiversità”, il 1° febbraio 1975 Pier Paolo Pasolini in un famoso articolo pubblicato dal “Corriere della sera” ricordava che già da anni erano scomparse le “lucciole”, nel 1976 Pierangelo Bertoli cantava la bella e ormai storica canzone ambientalista Eppure soffia, nel 1961 ne “il giorno della civetta” Leonardo Sciascia” utilizzava il concetto di “linea della palma”, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma, scrivendo che già si spostava verso nord da anni (come la mafia).
All’epoca i bimbi come me, erano preoccupati di dove “buttare” le batterie che causavano il pesce al mercurio, di quanto si sarebbero estesi gli “sfascia carozze”, del petrolio che ormai era finito e ci costringeva alle domeniche di austerity, etc. Dopo un po’ arrivarono i CFC. La soluzione ambientale sembrava allora la rivoluzione “green” del biodegradabile, indimenticabile il detersivo dell’uomo in ammollo (si arrivò a comprare l’inutile cartigienica biodegradabile).
Decenni dopo ci dicono invece che i peggiori inquinanti sono proprio alcune sostanze naturali, l’anidride carbonica ed il metano, queste pur essendo naturalmente biodegradabili divengono il peggior inquinamento. Per eliminarlo lo si deve far divenire una commodity da scambiare in borsa come se fosse una materia prima o un’azione. Insomma, forse provocatoriamente, voglio scrivere che, almeno in parte, l’ambiente e’ stato messo in mano alla finanza dagli ecologisti per salvarlo dall’uomo.
Ma torniamo alla domanda iniziale, come era allora il “clima” in senso meteorologico? L’estate non era caratterizzata dal caldo infernale e da interruzioni associate ad alcuni giorni di maltempo? All’epoca gli anticicloni anziché Caronte e Minosse li avremmo chiamati Pisolo e Cucciolo?
Per avere un’idea possiamo rileggere cosa accadeva ad inizio agosto 1972 in un articolo del Corriere della Sera in cui si accenna anche al cambiamento del “metabolismo” del pianeta (l’ho scelto volutamente per dare idea di come si trattavano tali problematiche globali, che non erano ignote). Forse sorprenderà che mentre nell’estate attuale, nel 2012, dopo il caldo noi attendevano l’anticiclone dell’Azzorre, allora il titolo era:
“C’è solo da sperare che l’anticiclone dell’Azzorre se ne torni a casa sua. MAI UN’ESTATE BALORDA COME QUESTA.
Adesso gli esperti prevedono un po’ di bel tempo. Qualcosa sta cambiando sul nostro pianeta: ma che cosa? I dati Trasmessi dai satelliti.”
Il resto potete leggerlo qui
Il 18 luglio 1986 sul Corriere della Sera il famoso Col. Bernacca non è d’accordo con il Col. Baroni il quale prevede che per almeno 20 anni le stagioni spariranno:
Il titolo: “ADDIO ESTATE. Bernacca smentisce Baroni. I meteorologi non prevedono il futuro”.
Il resto potete leggerlo qui
E ora, dopo i primi 20 giorni di caldo intenso sull’Italia, nel luglio 2012 a breve ci sarà un’interruzione dell’estate. Purtroppo la prima irruzione relativamente fredda dopo un periodo caldo significa di solito danni e rischi per le persone. Come nei giorni scorsi sui mass-media qualche esperto del settore dirà che in passato ciò non accadeva, che il clima si è estremizzato, che è previsto che i prossimi anni andrà peggio. Qualcuno cercherà di convincervi che la dimostrazione scientifica del global warming è l’anormalità che ad inizio luglio la notte nelle città si suda, quella dei cambiamenti climatici è che in inverno ha nevicato tanto.
A me piacerebbe che gli ecologisti tornassero a parlare della “scomparsa delle lucciole” (intese come insetti) più che del “mercato del carbonio” e relative potenzialità di guadagno. Che lasciassero la politica industriale ad altri invece di spingerci verso la cosiddetta “green economy” con la paura del “dissesto atmosferico”. Ormai gli ecologisti sembra che siano quasi esclusivamente degli economisti, parlano di “decrescita felice”, di politica energetica mondiale, di mobilità generale, dell’economia dell’idrogeno. Ai bambini in terza elementare non s’insegna l’atmosfera, ma lo sconvolgimento climatico ed il buco dell’ozono. Nessuno gli parla delle lucciole, non ci interessa che non le conoscano, per noi genitori è sufficiente che partecipino a tutte le raccolte fondi per la difesa dell’orso polare e della foca monaca:
“Nei primi anni sessanta, a causa dell’inquinamento dell’aria, e, soprattutto, in campagna, a causa dell’inquinamento dell’acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a scomparire le lucciole. Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante. Dopo pochi anni le lucciole non c’erano più. (Sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato: e un uomo anziano che abbia un tale ricordo, non può riconoscere nei nuovi giovani se stesso giovane, e dunque non può più avere i bei rimpianti di una volta).
Quel “qualcosa” che è accaduto una decina di anni fa lo chiamerò dunque “scomparsa delle lucciole” (Pasolini).
Io abito in campagna. Posso assicurarvi che le lucciole non sono scomparse. Quest’anno ne ho vista qualcuna in meno, negli anni scorsi erano più numerose. La ragione, per quel che ho potuto notare, dipende dalle condizioni meteorologiche. Le lucciole, infatti, sono insetti carnivori che si nutrono di lumache. Se il tempo è piuttosto secco, come è capitato questa primavera, le lumache non si sviluppano a sufficienza e le lucciole ne risentono riducendosi di numero.
Ciao, Donato.
Comunque le lucciole sono tornate. Rare, ma qualcuna l’ho vista in queste ultime estati 😉
L’ho viste anch’io recentemente fuori dalla città, anche dalla cinta periferica. Però non so in quanti ci hanno fatto caso.