Le correnti oceaniche svolgono notoriamente un ruolo fondamentale nella distribuzione del calore nel sistema clima ma sono particolarmente importanti anche perchè regolando i flussi delle acque di superficie e di profondità regolano anche la capacità degli oceani di assorbire l’anidride carbonica dall’atmosfera in maggiore o minore quantità . Sotto certi aspetti, l’anidride carbonica può considerarsi non più disponibile per il sistema solo quando viene spinta nelle profondità oceaniche e lì depositata sotto forma di carbonati.
Logico dunque che la comprensione delle dinamiche di questi enormi nastri trasportatori rappresenti un aspetto fondamentale per la comprensione del sistema, tanto per l’attualità , quanto per le possibili ipotesi di evoluzione futura. Per molte decine di anni, lo schema delle correnti dell’oceano Atlantico è rimasto immutato. La comunità scientifica è stata lungamente concorde sull’esistenza di una circolazione superficiale di acque relativamente più calde con direttrice sud-nord dal Golfo del Messico alle coste del nord Europa ed una corrente di profondità di acque fredde che, prendendo origine dal Mare del Labrador scorrerebbe verso sud sempre lungo le coste americane.
Appena pochi giorni fa sono stati pubblicati su Nature i risultati di una campagna di ricerca che sembrano smentire l’esistenza di una corrente di profondità che trasporti le acque fredde del Mare del Labrador verso le latitudini meridionali in un unico flusso. I ricercatori hanno liberato un buon numero di boe flottanti di profondità e ne hanno seguito il cammino nella Deep Western Boundary Current. In questo modo hanno rilevato che solo l’8% di queste boe seguiva il percorso immaginato, mentre le altre si disperdevano verso est in mare aperto.
Per rafforzare la scoperta il team ha messo a punto una simulazione numerica riproponendo le condizioni di “lancio” delle boe ma aumentandone in modo consistente il numero. I risultati di questa simulazione sembra siano stati consistenti con quelli della campagna di osservazione.
Questa scoperta complica non poco l’immagine che sin qui si riteneva fosse acquisita dei meccanismi di rimescolamento delle acque degli oceani. Secondo quanto riportato dagli autori, questo sarebbe quanto mai importante in relazione al fatto che l’impatto delle variazioni climatiche, a prescindere dalla sua natura, è più significativo alle alte latitudini, ovvero proprio dove si formano le acque che poi dovrebbero “trasportare” queste variazioni climatiche verso sud. Se dovesse essere confermato che questo trasporto avviene con dinamiche diverse da quelle note, si renderebbe necessaria anche una revisione delle dinamiche di evoluzione del clima nel medio e nel lungo periodo.
Leggi qui un breve approfondimento
A proposito del rapporto tra CO2 e oceani, mi interesserebbe capire quale relazione ci sia esattamente tra i due. Dico questo perché mi sono convinto che più abbassassimo la percentuale di CO2 nell’atmosfera, più CO2 verrebbe richiamata dagli oceani, come reazione (feedback, per chi preferisce) negativa.
Naturalmente non ho idea delle quantità in gioco.
Conscio della mia ignoranza, pongo il tutto sotto forma di domanda.
[…] il coupling tropo-oceani… una scoperta recente riemtte in discussione certezze consolidate… Oceani e CO2 | Climate Monitor a questo punto, se tale scoperta fosse confermata, cosa faremmo delle simulazioni modellistiche […]
[…] il coupling tropo-oceani… una scoperta recente riemtte in discussione certezze consolidate… Oceani e CO2 | Climate Monitor a questo punto, se tale scoperta fosse confermata, cosa faremmo delle simulazioni modellistiche […]
L’importanza di questo esperimento (che segue comunque una ampia bibliografia che metteva in discussione l’importanza ascritta alla corrente) non risiede neanche tanto nella nuova descrizione del pattern circolatorio, ma nel fatto che ci toglie almeno da un ‘clima di paura’ che risiedeva nel fatto che qualunque piccola modifica nel pattern avrebbe causato chissa’ quali disastri, anche il giorno dopo domani.
Forse oggi incominciamo a capire che sovrastimiamo la nostra conoscenza e sottostimiamo la qualita’ delle nostre paure, anche se questa puo’ risultare una scomoda verita’.
@MeteoGeek
Anche se non credo fosse questo l’intento del tuo commento, io lo prendo per un complimento. Infatti, pur non avendo una spiegazione per tutto come dici tu ma piuttosto cercando le risposte sulla base degli spunti che ci da Guidi, io non ho due pesi e due misure; il mio obiettivo è di averne molti, il più possibile. Da incompetente è il mio modo per analizzare criticamente le informazioni che mi passano davanti e non prenderle per oro colato, indipendentemente dalla fonte.
Per quel che riguarda il caso in questione poi, una volta tanto non sono andato contro un articolo scientifico o una riflessione proposta da Guidi. Ho solo aggiunto un’informazione presa dallo stesso articolo, sono quasi sorpreso da me stesso 😀
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@ Achab
Non credo alle rivoluzioni copernicane, ma non credo nemmeno alle schematizzazioni che ci portiamo avanti in molti casi da decenni. Detto questo Achab, fa tutto lei in questo blog, proporrò a Gravina e Guidi di assoldarla come redattore. Se c’è un articolo pro, lei è contro, se c’è un articolo contro lei è pro. In ogni caso lei ha una spiegazione a tutto, è davvero formidabile. Peccato che abbia due pesi e due misure 🙂
Cordialmente, sia chiaro.
M.G.
Fortuna vuole che le acque del Labrador non sono le uniche ad alimentare la DWBC e che comunque poi si ricongiungono più a sud continuando ad alimentare la circolazione globale delle acque oceaniche.
Io povero ignorante in oceanografia posso continuare a immaginarla come ho sempre fatto e risparmiarmi questa rivoluzione copernicana 🙂