Sana lettura domenicale, mentre aspettiamo di spegnere i condizionatori per qualche giorno e i giornali scaldano i titoloni sull’estate già finita, sulle piogge torrenziali etc etc.
Dicevo, per ingannare l’attesa, due articoli che vengono dal sito web del Festival dell’energia.
Il primo e’ di Carlo Stagnaro:
E riporto la frase per me più eloquente:
[…] tutti questi investimenti hanno creato nel nostro paese il parco di generazione termoelettrico più nuovo, più efficiente, più pulito, più competitivo e meno utilizzato d’Europa
Il secondo invece e’ di Stefano Casertano:
Una interessante analisi delle strategie di USA e Cina nell’ambito delle produzione di pannelli fotovoltaici.
Buona domenica.
Addendum
Visto che la giornata potrebbe non essere un gran che, concludiamo il post il bellezza. Da Chicagoblog, Lucia Navone ha scritto “Il temporary shop del fotovoltaico”
Un breve estratto:
[…] Obiettivo degli incentivi, si diceva, era accompagnare la crescita di un’industria nazionale, degna di questo nome. Oggi, se guardiamo a cosa rimane di quell’industria baciata dal sole possiamo dire: “ben poco”. Dei cinque produttori in pole position fino all’anno scorso non rimane quasi nulla, solo richieste di cassa integrazione che molti non riescono neanche a pagare ai loro ex dipendenti.
[…] ieri abbiamo pubblicato un post linkando alcuni articoli che affrontano in modo a dir poco critico il tema dello sviluppo della […]
Vorrei mettere in evidenza una frase dell’articolo di Casertano:
“Non sorprende, quindi, che gli Stati Uniti abbiano deciso nel maggio del 2012 di imporre dazi per l’importazione di pannelli cinesi, stimati nell’ordine del 31% dei costi.”
Negli Stati Uniti si sono avuti clamorosi fallimenti, come quello della Solyndra:
http://www.corriere.it/ambiente/11_settembre_01/solyndra-obama-economy_897e17f0-d4c5-11e0-b70d-4333dfe15096.shtml
da cui:
“OLTRE UN MIGLIAIO DI DIPENDENTI A CASA
Chiude Solyndra simbolo green economy
Obama diede all’azienda mezzo miliardo di dollari, ma è finita in bancarotta.”
Ricorrere ai dazi mi sembra il minimo, anche se assomiglia alla chiusura delle stalle dopo che i buoi sono fuggiti. Ma forse non sono ancora fuggiti tutti, e qualcosa ancora si può fare, purché si faccia presto.
Ecco le conseguenze della green economy, l’economia “verde” che porta al verde, nel senso di fallimento.
Secondo me.