Per anni ci hanno detto che il tempo non era il clima. Ora lo è. Non perché sia cambiato qualcosa nella complessa relazione mirabilmente espressa dal concetto “Climate is what you expect, weather is what you get“. E nemmeno perché lo abbia detto la scienza, che anzi nell’ultimo report IPCC sugli eventi estremi – cioè appunto sul tempo – ha ribadito che mettere in correlazione i singoli eventi atmosferici con le dinamiche a scala spaziale e temporale climatica non è possibile. Ora lo è semplicemente perché c’è disperato bisogno di aggrapparsi a qualcosa se si vuole tenere in piedi il circo della catastrofe climatica prossima ventura.
Chiacchiere da bar? Conversazioni da noiosi giorni di ferie? Supplenza di temi estivi sufficientemente succulenti? Di più, molto di più. Scienziati e tecnici della NOAA e dello UK MetOffice hanno finalmente risolto l’equazione, il cui risultato è il seguente: il maltempo di oggi e dei mesi recenti deve essere attribuito al riscaldamento globale; perché si, perché e’ così. Difficile interpretare diversamente quest’altra affermazione: “Ogni evento atmosferico che accade ora si sviluppa nel contesto di un ambiente globale in corso di cambiamento”. Ha senso no? Peccato che non significhi assolutamente nulla in termini scientifici. I termini della misura, del paragone, della certezza degli eventi…tutta roba vecchia, tutte questioni noiose che nessun giornale comprerebbe.
Freddo e pioggia in UK? E’ l’AGW. Siccità e caldo negli USA? Idem. Per non parlare dei vari Scipione, Caronte e Minosse frutto del folklore nostrano. Sempre colpa dell’AGW. Attenzione, ci sta dentro anche la neve del febbraio scorso nel fantastico pentolone. Basta saper rimescolare efficacemente i dati e un record, un unprecedented, un evento eccezziunale veramente salta fuori di sicuro. Per Legambiente, che su questi fatti non perde mai un colpo, ci sta dentro anche la tragedia sul Monte Maledetto, incuranti, gli intrepidi attivisti, che il fatto sia ancora tutto da chiarire e che quel monte si chiami così per una ragione specifica. AGW, sempre AGW.
C’era una volta la scienza, ora c’è l’operetta.
Qualcuno ha mai visto un meteorologo dire domani non si sa che tempo farà perché la probabilità della pioggia è il 50%? Fino a che non avverrà diffido dalla certezza nella versione probabilistica delle previsioni (intese come diverrsi scenari).
Il principio di causa-effetto lo scopriamo “facilmente” quando è immediato, ma quando la distanza temporale tra causa ed effetto è variabile come farlo con certezza? Se ogni battito di ali di farfalla fosse la causa di un uragano ogni giorno sarebbe un inferno, ma qualche battito può esserlo (indicando con battito di ala le piccole cause). Come individuare quali sono le cause per lo sviluppo dell’uragano? Facile a dirsi, difficile a farsi. Il bello è che poi in natura il verificarsi di eventi a bassa probabilità non è una rarità come si potrebbe pensare, la mia probabilità di nascere era infinitesima eppure eccomi qua.
Da un’attenta analisi è possibile stabilire che la probabilità della tua venuta al mondo sia statisticamente vicina allo zero (immaginati quali chance i tuoi genitori si incontrassero, e i tuoi nonni, e i tuoi bisnonni, etc etc – poi componi tutte quelle probabilità per circa diecimila generazioni…).
Per cui, caro Guido, tu non esisti.
Anzi, visto che tale ragionamento si applica a tutti, l’Umanità non esiste. E non è mai esistita. Non prendertela con me, lo dice la Statistica!!
Sai Maurizio, sospettavo che le cose stessero così. 🙂