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La ricetta perfetta: Allarmi e luoghi comuni vari.

Emergenza, l’importante è ripeterlo, siamo in continua emergenza. Ma c’è di più, le emergenze sono infide, si sommano, si aggravano vicendevolmente, insomma, si attrezzano per l’armageddon. E la colpa di chi è? Ma nostra naturalmente, di quanti siamo, di quello che mangiamo, di come lo mangiamo, di quanto ci scaldiamo, di quanto ci curiamo. In pratica di quanto campiamo, nella colpevole perseveranza di volere stare al mondo, quando dovremmo aver capito da un pezzo che è giunta l’ora di farsi da parte e lasciare spazio alle menti superiori che di queste emergenze già sanno. Facciamocene una ragione.

Ecco qua, da Nova100, su IlSole24Ore:

Il riscaldamento globale e l’incremento del diabete sono correlati?

Si tratta di un relata refero, nel senso che l’autore del post riporta gli elementi salienti di una ricerca pubblicata dall’International Diabetes Federation (testo che non è linkato e che non ho trovato on line). Inizialmente avevo pensato di proporvi come al solito alcuni estratti del post, poi ho pensato che sia molto più opportuno leggerlo per intero, quindi un piccolo sforzo e tornate al link.

Tap, tap, tap…fatto? Ok, vediamo un po’.

Punto primo. L’intento di chi ha fatto questa ricerca è chiaro: zompare sul carro del movimentone del climate change. Vabbè, ormai ci siamo abituati.

Punto secondo. Correlation is not causation, questo lo sanno anche i bambini. Perché il rapporto tra due dinamiche salga di livello, ovvero divenga causale, ci vogliono le prove. Non mi sogno neanche di dire che non sia provato che i malati di diabete sono in aumento, quello è il loro campo. Circa le prove che le attività umane siano all’origine delle dinamiche climatiche più o meno recenti, se credono, se ne può discutere, a patto che abbiano un paio di decadi a disposizione. Tanti sono gli anni trascorsi da quando queste prove si stanno cercando senza cavare un ragno dal buco, tranne valanghe di simulazioni modellistiche che, come si sa, con la realtà hanno ben poco a che fare.

In generale, nel senso dell’aumento delle temperature medie superficiali, ma anche e soprattutto nel particolare, nel senso degli eventi estremi. Già, perchè è proprio in questa trasposizione nella realtà di un cambiamento altrimenti non percepibile che gli autori evidentemente trovano il loro rapporto causale. Più caldo, più malati, più malati, più caldo. Più caldo, più eventi estremi, più eventi estremi, più malati.

Ora, visto che è provato (è ancora il loro campo) che con temperature elevate chi soffre di queste patologie corre rischi maggiori, forse gli autori dovrebbero sapere anche che l’ultimo report IPCC sugli eventi atmosferici estremi – sì, proprio l’IPCC, il Panel ONU che dovrebbe riassumere lo stato dell’arte della scienza in materia di cambiamenti climatici – ha sancito che se c’è qualche probabilità che nel prossimo futuro gli eventi di caldo intenso possano aumentare di frequenza, non è al contempo assolutamente possibile individuare alcun trend negli eventi alluvionali, negli uragani, nei tornado, nei cicloni extra-tropicali etc etc.

Per cui, se ne facciano una ragione, a questa correlation manca la causation. Tra l’altro, non è dato sapere perché quando fa caldo, proprio come in questi giorni (sic!), diventi difficile accedere alle cure. E’ stata ordinata una serrata delle farmacie o degli ospedali? Non mi pare. Comunque, vale la pena far notare che, come al solito, il tempo non è il clima se fa freddo, ma diventa clima se fa caldo e, soprattutto, se serve a sostenere la causa dell’emergenza.

Tende a sfuggirmi anche il nesso tra eventi estremi (sempre ipotetici) e aumento dell’urbanizzazione. Sulle prime ho pensato che si intendesse che le popolazioni che vivono negli slums sono più esposte aggli eventi estremi, e quindi il problema è sociale e urbanistico, non climatico, ma poi ho riletto, c’è scritto proprio così:

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L’incremento di eventi climatici estremi impatta negativamente sulle popolazioni sia perché rendono spesso impossibile il trattamento dei pazienti e l’accesso ai loro farmaci, sia per le conseguenze di tipo sociale, come l’incremento dell’urbanizzazione selvaggia, delle popolazioni costrette a vivere negli slums delle megalopoli in condizioni direttamente associate agli incrementi di obesità e diabete.

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E poi, tutti questi diabetici ciccioni, che consumano un sacco di cibo e di energia, che campano a lungo e quindi si ammalano di più! Ma per la miseria, lo volete capire che bisogna crepare prima? Che l’aumento dell’età media ormai giunto oltre gli 80 anni è una iattura? Meglio, molto meglio campare la metà, come nei paesi sottosviluppati. Ti perdi qualcosa ma di sicuro al diabete senile non ci arrivi!

E la globalizzazione, la produzione industriale di cibo! Che schifo! Meglio, molto meglio le verdurine fresche dell’orto dietro casa. Come? Non bastano per tutti? Poco male, del resto la crescita demografica è un problema no?

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Infine, l’evoluzione demografica, ovvero l’incremento assoluto della popolazione globale e quello dell’età media soprattutto nelle aree del mondo più ricche e con elevato impatto ambientale, hanno un evidente effetto diretto sia sul tasso di incidenza del diabete che sulle condizioni ambientali, a causa del conseguente impoverimento delle risorse naturali e del forte impatto energetico delle attività sanitarie necessarie per curare la cronicità delle patologie conseguenze del diabete.

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Sapete che vi dico? Datemi una mano a trovare questo studio, perché non ci credo che hanno scritto queste cose!

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Published inAttualità

15 Comments

  1. Francesco Murano

    Consiglio , per chi non lo conoscesse, questo sito: http://pdos.csail.mit.edu/scigen/ In poco tempo potrete dare anche voi un valido contributo al progresso della Scienza nel campo del Global Warming.

    • Guido Botteri

      Grazie, ma se avessi voluto avrei già potuto, visto che conosco le tecniche per creare una pseudoricerca.
      In effetti sarei abbastanza contrario, personalmente, ma basta scopiazzare qua e là da autori vari, rendendo il linguaggio più tecnico e oscuro possibile, in modo da scoraggiare chi volesse capirci qualcosa.
      Ci sono degli specialisti che lo sanno fare bene.
      Personalmente sono invece un seguace di Albert (Einstein) e cerco sempre di semplificare al massimo il discorso, e renderlo il più chiaro possibile. E’ ovvio che quanto il mio discorso sarà chiaro, tanto più facilmente, se c’è un errore, questo sarà facilmente e presto individuato. Sono i rischi del mestiere, per chi, come me, mette la verità al di sopra di tutto.
      Del resto, come farebbe certa gente a scrivere centinaia e centinaia di paper ? Quante idee innovative, quanti passi avanti, in centinaia e centinaia di paper ?
      Un “vero” passo avanti nella scienza può invece chiedere un grosso impegno, e tempi molto lunghi.
      Anche per questo guardo con sospetto alle valutazioni fatte “a peso”, sul numero e non sulla qualità delle ricerche.
      Ovviamente, per chi insegue il numero, il tuo link va benissimo. Le ricerche prodotte, corrette con furbizia e mestiere, possono essere prese per buone, a meno che non incappino in qualche scettico di spessore, come è capitato a qualcuno anche molto famoso.
      In quel caso si trattava di una cosa un tantinello diversa, non fatta per gioco, ma per altri motivi, e qui mi fermo.

  2. Stefano

    Se invece di guardare il volantino vi leggeste la relazione di cui ho postato il link vi sareste accorti che l’IDF (che non è l’esercito israeliano :D) attribuisce l’aumento dei casi di diabete non all’obesità da eccesso di cibo, che negli slum è improbabile, ma alla cattiva alimentazione, che invece è certa.

    • Stefano non e’ questione di volantino, e’ che questa ricerca spasmodica di relazioni causa effetto tra tutti i mali del mondo e il clima e’ ridicola. Una bella assicurazione di copertura mediatica indubbiamente, ma ridicola.
      gg

    • Guido Botteri

      Stefano, a me più che le affermazioni apodittiche di chicchessìa, interessano i dati, e nei dati che ho postato c’è la mappa della distribuzione del diabete.
      Vorresti quindi farmi credere che in Africa centrale l’alimentazione sarebbe quella ideale ?
      O che farebbe freddo ?
      E perché il riscaldamento globale avrebbe fatto più danni in Canada che nell’Africa centrale ?
      Pensaci un po’ su, pensaci, con la mappa davanti, però.
      Fatti, non parole, please !

    • Guido Botteri

      ps
      …e poi questa “cattiva alimentazione” correlata al riscaldamento globale è proprio tirata per le orecchie…
      Perché, dove fa freddo gli obesi non esisterebbero, non esisterebbe diabete, la gente si alimenterebbe saggiamente…
      ma su quali basi scientifiche si può affermare cose del genere ? E cioè ipotizzare una dipendenza di questi fattori dalla temperatura ?

    • Stefano

      Non capisco il tuo ragionamento: io sto contestando le critiche sbagliate al rapporto dell’IDF, mica ho scritto che tale rapporto scrive cose giuste e corrette. D’altra parte critiche sbagliate a ragionamenti sbagliati sono di poco aiuto nel contrastarli, perché si cade nello stesso errore.

  3. Filippo Turturici

    Leggo: “popolazioni costrette a vivere negli slums delle megalopoli in condizioni direttamente associate agli incrementi di obesità e diabete”. Allora, quelli nella foto qui sotto, sono tra i pochi abitanti degli slum di Manila ad essere magri, in forma! Saranno fanatici delle diete e dello sforzo fisico! (Spero che si possa inserire il link)

    http://www.op-online.de/bilder/2010/01/17/594243/1390747620-manila.9.jpg

    E’ proprio vero che s’impara sempre qualcosa: e io che pensavo che, negli slum delle megalopoli, la gente facesse fatica a sopravvivere. Invece, ingrassa a vista d’occhio: i loro problemi sono diabete e colesterolo, mica la malnutrizione!

    (Stento ancora a credere a quel che leggo)

  4. Guido Botteri

    da:
    http://www.antiagingclub.it/Attualit%C3%A0/DIFFUSIONE-DEL-DIABETE-IN-ITALIA,-IN-EUROPA,-NEL-MONDO.html?RwPag=true&pagina_ID=260
    “Più dell’80% delle morti correlate a questa patologia avvengono in paesi a basso e medio reddito.”
    Se osservate la cartina, vorrei far notare che l’incidenza del diabete è più alta nel freddo Canada che nei caldi Stati dell’Africa centrale. E allora, mi sembra che cada l’ipotesi (arbitraria) che sia il riscaldamento globale a causare il diabete, visto che non c’è relazione tra la temperatura e la diffusione del diabete, e questo lo vede anche una persona senza un background medico.
    Secondo me.
    ps
    continuerò a credere più nella metformina che nelle percentuali di CO2.

  5. Guido Botteri

    Qui c’è il link della International Diabetes Federation:
    http://www.idf.org/sites/default/files/201205%20-%20Diabetes%20and%20Climate%20Change%20Interconnections%20-%20Handout.pdf
    Ormai tutti si sentono climatologi, e sulla base dei risultati di modelli climatici, sentenziano sui danni (preesunti) su cause e correlazioni, con frasi come questa:
    “Diabetes Climate Change:
    • There is an association between obesity (a major risk for diabetes)
    and greenhouse gas emissions from transport and food production.”
    Cioè, se capisco bene, io sono obeso perché in atmosfera ci sono ben 393 oom di CO2.
    Posso dire a mia moglie che la colpa non è mia, non è di tutto quel buon cibo che mi sono strafogato, ma è colpa di quei dannati che ci vogliono allungare la vita e far sviluppare il terzo mondo.
    Posso dunque smettere di prendere la metformina e il crestor, e mettere in casa un apparecchio che catturi CO2, per vedere come per incanto la mia pancia diventare liscia e piatta come quella di un modello (non climatico, intendo quei ragazzotti magri che sfilano per i sarti…), e la glicemia scendere rapidamente ad ogni abbassamento delle ppm di CO2 ? 🙂
    Ahò, medici-scienziati miei, non vi sovviene di quel classico “sutor, ne ultra crepidam” ?
    Che gravi conseguenze potrà avere la diffusione di false informazioni in ambito medico, prese seriamente e per vere da ricercatori medici che evidentemente partono da conclusioni che i climatologi gli forniscono come “scientifiche”… dio mio, c’è davvero da essere preoccupati per le conseguenze che potranno essere gravissime, temo.
    Sarebbe ora di chiedersi i danni di quei “scary scenarios” e sul preteso diritto di mentire (“a fin di bene”, diciamo…), quando queste bugie “a fin di bene” (supposto che sia veramente questa la motivazione, e anche dando la buona fede di qualcuno, ci sarebbe da vedere se sia lecito identificare la propria visione con la realtà…).
    Quando queste bugie, o esagerazioni, arrivano ai medici, e vengono prese per vere, e i medici si incominciano a muovere come se fossero vere… quali conseguenze potremmo avere ?
    NON SAREBBE IL CASO DI APPLICARE qui il famoso PRINCIPIO DI PRECAUZIONE ?
    Le conseguenze di quelle esagerazioni sono ormai scappate di mano, hanno invaso altri campi.
    Attenti, climatologi warmisti, voi stessi potreste avere bisogno di un medico che capisca la realtà, e non sia fuorviato da false notizie. Mentire a tutti, non so se sia giusto (secondo me no), ma mentire al proprio medico può essere MOLTO PERICOLOSO !
    Secondo me.

  6. _Salvatore

    mmm… sarà banale ma io chiederei la coerenza di colui/coloro che scrivono.
    Ci dicano quindi, a quale età han deciso di morire.
    … non staran parlando di morti altrui, vero? Credono in quel che dicono? Ordunque, attendiamo…

  7. kelcri

    Questa gente sostanzialmente ci dice che dobbiamo mangiare meno e morire prima, sennò è un problema. Il problema è che credo che non si rendano nemmeno conto della gravità delle loro affermazioni.

  8. Maurizio Rovati

    Quando fa caldo “come in questi giorni” giova alla “Causa” pubblicare questi articoli.

    Forse, in questo caso, trattandosi di una “Causa” potremo parlare di rapporto Causa-Effetto e non solo di semplice Correlazione.

    Infatti l’articolo esce perchè l’ideologia sostenuta trae vantaggio dal clima caldo, come un fiore che sboccia in primavera.

    Del resto già 25 anni fa Hansen convocava conferenze apocalittiche sull’AGW in estate e a condizionatori spenti, se i maestri sono quelli…

    Comunque è buona cosa per il pianeta crepare prima “soprattutto nelle aree del mondo più ricche e con elevato impatto ambientale” (guardacaso) dove si realizzerebbe “l’incremento assoluto della popolazione globale e quello dell’età media”.

    Ovviamente avendo il buon gusto di essere anche belli magri.

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