Passi per i liberisti impenitenti. Passi per gli eccentrici inventori. Passi per i professionisti della comunicazione climatica. Ma un’ambientalista convinto come Fritz Varhenholt no, non può avere dubbi.
E invece pare proprio che li abbia, come del resto si era già capito tempo fa. Sarà perché è anche politicamente molto abile? Può darsi, ma nella fattispecie quelle che distribuisce non sono caramelle, ma colpi di artiglieria.
E’ uscito sul Telegraph il 18 giugno scorso questo articolo:
Global warming: second thoughts of an environmentalist (Riscaldamento Globale: il ripensamento di un ambientalista)
Se ne avete voglia leggetelo perché merita. Io mi limito a riportare le due righe con cui conclude il pezzo:
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“The choice is no longer between global warming catastrophe and economic growth but between economic catastrophe and climate sense.”
“La scelta non è più tra la catastrofe del riscaldamento globale e la crescita economica ma tra la catastrofe economica e il senso del clima.”
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Meditate gente, meditate.
Cito dall’intervista:
“In February 2010, I was invited as a reviewer for the IPCC report on renewable energy. I realised that the drafting of the report was done in anything but a scientific manner. The report was littered with errors and a member of Greenpeace edited the final version.”
“Nel febbraio 2010 fui invitato come revisore per il rapporto IPCC sulle energie rinnovabili. Realizzai che la bozza del rapporto fu preparata in un modo tutt’altro che scientifico. Il rapporto era disseminato di errori e un membro di Greenpeace curò la versione finale”.
Vorrei capire perché ha aspettato due anni a dirlo, ma meglio tardi che mai.