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Groenlandia in my mind

Rieccoci a parlare di Groenlandia, ghiacciai, livello dei mari e simulazioni. Lo spunto ce lo fornisce un recentissimo studio (pubblicato il 13 di questo mese) intitolato “Decay of the Greenland Ice Sheet due to surface-meltwater-induced acceleration of basal sliding”, condotto da due scienziati presso l’Institute of Low Temperature Science, Università di Hokkaido, in Giappone. Ralf Greve e Shin Sugiyama hanno condotto una serie di simulazioni sulla calotta groenlandese. Analizziamone i risultati.

Le simulazioni sono state effettuate tramite il modello SICOPOLIS e coprono il periodo 1990-2350. I due ricercatori hanno voluto indagare, in particolar modo, l’effetto di lubrificazione che le acque di fusione esercitano alla base dei ghiacciai. Questo fenomeno, scoperto di recente, ha di fatto modificato i precedenti metodi di modellizzazione di un ghiacciaio. All’atto pratico le acque di fusione fungono da lubrificante nel punto di maggior attrito tra la base del ghiacciaio e il letto di roccia su cui giace, accelerando lo scorrimento a valle dei ghiacci.

Questi nuovi parametri avevano fatto subito urlare al disastro imminente, alcuni ricercatori (tra cui James Hansen) avevano previsto la completa fusione della calotta groenlandese per la fine di questo secolo (forse anche prima), con un contributo netto all’innalzamento delle acque marine pari a 7-10 metri.

I due ricercatori Greve e Sugiyama hanno utilizzato gli scenari proposti dall’IPCC che prevedono per il 2100 (a seconda del livello di stabilizzazione di CO2 imposto) una variazione delle temperature medie globali tra circa 1.5°C e circa 3°C, mentre a termine simulazione (nel 2350) la variazione oscillerà tra i 2°C e i 5°C. Ad oggi grazie ai satelliti sappiamo di aver perso in Groenlandia massa glaciale pari a circa 239 Km3 all’anno nel periodo 2002-2005, questo dato è stato utilizzato per verificare l’accuratezza della simulazione. Tra i vari scenari computati, uno in particolare è allineato alla misurazione satellitare e quindi è stato utilizzato per misurare il futuro innalzamento del livello marino. Da questo scenario emerge una perdita di massa pari a 248 Km3 , per quanto riguarda il livello dei mari invece abbiamo delle sorprese. Sveleremo tra un attimo l’innalzamento previsto (simulato), prima però alcune considerazioni.

Immagine tratta da Greve & Sugiyama

Si tratta di una simulazione e, come spesso abbiamo detto su CM, bisogna usare tutti i “se” e i “ma” del caso. Noi l’abbiamo sempre sostenuto. Questo studio, di cui siamo venuti a consocenza, tramite le pagine del MIT (Massachussets Institute of Technology) non è un’eccezione: si basa su simulazioni e scenari, quindi non è un oracolo, bensì un esperimento. Ciò premesso, tuttavia, non riusciamo a capire come mai il giornalista del MIT muove una serie interminabile di critiche e pone dubbi non già sullo studio in sè, ma sul modello matematico, la sua parametrizzazione, insomma sull’essenza stessa di operare questi studi con questi strumenti. Vediamo il fuoco di fila che è stato innescato contro questo studio.

“Basal sliding” (come dicevamo sopra, è la lubrificazione alla base del ghiacciaio). Utilizzato da tutti ultimamente per preconizzare la fine delle calotte glaciali, adesso invece ci si chiede:

“(…) how serious is this mechanism?”

E’ davvero un meccanismo serio? E’ un feedback davvero utilizzabile? Andiamo avanti.

Tra i vari scenari, come prassi, vengono inclusi un BAS (business-as-usual, ovvero i parametri non vengono fatti variare, ma lasciati all’attuale livello di forcing) e un WCS (worst-case-scenario, ovvero i forcing vengono amplificati nel peggiore dei modi). Nel peggiore dei casi, Greve e Sugiyama prevedono che i ghiacciai potrebbero accelerare fino a 100 Km/anno. Nel pieno delle loro facoltà di ricercatori, i due preferiscono scartare questo scenario, perchè non realistico (così come hanno scartato quello che risultava in una fusione praticamente nulla). Ebbene il giornalista del MIT si profonde in una serie di dubbi quasi esistenziali:

“(…) They dismiss this result on the basis that such speeds are unrealistic. But it’s not clear, at least not to me, why such speeds should be disreguarded. Why couldn’t the the catastrophic break up of a glacier lead to the ice edge moving at such speeds? (…)”

Perchè, si domanda, un ghiacciaio non potrebbe muoversi a quelle velocità?

Ci stiamo avvicinando alla conclusione del suo, e del nostro, articolo. Ormai siamo tutti pronti al colpo di scena, come in un climax il nostro giornalista arriva a chiedersi:

“(…) another question arises which is whether this simulation captures all the feedback mechanisms that can occur in ice sheets as they melt and fracture.”

La frase è di per sè sacrosanta: la simulazione sarà in grado di catturare tutti i feedback? Come mai siamo adesso così solerti nel dubitare delle capacità modellistiche e simulative dei ricercatori? Come mai mettiamo in dubbio l’ontologia stessa del modello matematico?

Sarà forse perchè i due ricercatori hanno concluso che, probabilmente, entro il 2100 la Groenlandia avrà contribuito ad un innalzamento dei mari pari a 18 centimetri? Ovvero, forse, 1.42 metri entro il 2300?

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Published inAttualitàNews

13 Comments

  1. @ Achab e Lorenzo
    C’è un lavoro molto interessante proprio sulle maree dell’alto Adriatico. A breve ve ne darò conto. Per ora direi che si può evitare di mettere in vendita le proprietà costiere.
    gg

  2. Achab

    @Lorenzo

    Ho forse detto che ci sarà una inondazione catastrofica? 😉

    Comunque, il trend di scioglimento attuale si converte in 0.58 mm/anno come media dal 1960. Dal 1990 in poi il contributo è stato di 0.77 mm/anno su circa 3 mm/anno totali, un discreto 25%.

    P.S. A tuo nonno fai vedere questa figura. Una delle curve sottili sono i dati di Trieste, se è della zona magari la riconosce 😀

  3. Lorenzo

    …naturalmente intendevo esordire con – ho forse detto che tutti o la maggior parte si stanno espandendo? – …l’ora si fa tarda…:-)

  4. Lorenzo

    @ achab

    ho forse detto che tutti o la maggior parte si stanno sciogliendo? 🙂 riporto le mie parole: “pare che i più importanti, proprio grazie al GW si stiano espandendo”, in perfetto accordo con quanto riportato nell’articolo: “These are the biggest mid-latitude glaciers in the world,” John Shroder of the University of Nebraska-Omaha said. “And all of them are either holding still, or advancing.”

    Ma il punto naturalmente non è questo, il punto è che se anche si sciogliessero tutti, di quanti cm si alzerebbe il mare? come dici tu stesso, 200 kmc all’anno per 40…

    eppure mio nonno mi assicura che la linea di battigia è lì dove è sempre stata 🙂

    la verità è che la civiltà moderna si è sviluppata dopo l’ultima glaciazione, quando tutto ciò che si poteva sciogliere si era già sciolto…le aree popolate sono al sicuro…non ci saranno inondazioni catastrofiche dovute all’innalzamento dei mari, se anche si dovessero realizzare i più pessimistici fra i vari scenari di fantasia che ci vengono proposti…

    e così cade l’unico effetto negativo certo di un forte ed ipotetico riscaldamento globale…

  5. Achab

    @Lorenzo

    Il contributo più grosso attulmente proviene dall’espansione termica. A questo si aggiungono altri contributi più o meno significativi. L’articolo di cui ci parlava Gravina ne analizza appunto uno di questi per capire se in futuro possa dare un contributo superiore a quanto ci si aspetta attualmente e articoli analoghi trattano del WAIS.

    I ghiacciai stanno complessivamente riducendosi, anche in Himalaya; la parola “some” nel titolo dell’articolo che linki avrebbe dovuto insospettirti 😉
    Globalmente (dati NSIDC) i ghiacciai continentali (eslcusi quindi Groenlandia e Antartico) hanno perso in media 200 Km3 l’anno negli ultimi 40 anni, più di tre volte quello perso dalla Groenlandia (60 Km3 l’anno nel quadriennio 2002-2005).

  6. Lorenzo

    @ Achab

    non penserai mica che possa arrivare un contributo anche dall’antartide 🙂

    se invece pensi agli altri ghiacciai continentali, a parte che messi tutti assieme non credo potrebbero contribuire per più di qualche cm, in ogni caso, pare che i più importanti, proprio grazie al GW si stiano espandendo: http://dsc.discovery.com/news/2009/05/05/himalayas-glaciers.html 😉

    siamo in una botte di ferro! 🙂

  7. @ Achab

    Penso che si possa dire, con ragionevole buon senso, che anche i 18cm al momento siano ipotetici.

  8. Achab

    @Lorenzo

    I 18 cm sarebbero solo il contributo della Groenlandia, non il totale.

  9. Achab

    @Claudio Gravina

    Grazie per i link.

    Mi fa piacere che il metro per decennio di Hansen era solo ipotetico. Ve bene che sostiene che parlare di metri è più ragionevole delle stime IPCC ma 7-10 metri mi sembrava davvero esagerato.

    Per quanto riguarda invece l’articolo di Greve e Sugiyama, mi è sembrato che il loro punto non siano tanto i valori assoluti di innalzamento del livello del mare quanto il confronto fra considerare o meno l’aumento di scivolamento dei ghiacciai.

    Secondo il loro modello la differenza è di soli 6 cm al 2100, un contributo di mezzo millimetro l’anno rispetto ai circa tre attuali di innalzamento del livello del mare e chissà quanti nel 2100. Come concludono loro, significativo ma non catastrofico.

    L’ultima domanda del giornalista mi lascia interdetto; Greve e Sugiyama non provano nemmeno a considerare tutti i feedback ma esplicitamente ne studiano uno. Quella domanda non ha propio senso.

  10. Lorenzo

    …sembra tanto…sembra poco…

    ma tanto o poco per cosa? 🙂

    se ciò che temiamo sono i disastri causati da un aumento della temperatura e conseguentemente dei mari, 18 cm dovrebbero essere un’inezia. Va bene che l’umanità è afflitta da svariati problemi, ma spero sia in grado di far fronte ad un aumento di 18 cm in quasi 100 anni, altrimenti è giusto che soccomba 😉

  11. L’articolo di Greve & Sugiyama è linkato all’interno del mio post, in ogni caso esplicito qui il link:

    Decay of the Greenland Ice Sheet due to surface-meltwater-induced acceleration of basal sliding

    Authors: Ralf Greve, Shin Sugiyama
    [v1] Wed, 13 May 2009 07:22:17 GMT (665kb,D)
    http://arxiv.org/abs/0905.2027

    Per quanto riguarda Hansen. Nel suo paper, che citerò tra un attimo, dice esplicitamente che l’IPCC sottostima e parecchio perchè non considera la risposta dinamica delle masse glaciali (quindi ad esempio proprio il basal sliding nonè contemplato).

    Scientific reticence and sea level rise
    James E. Hansen
    http://arxiv.org/abs/physics/0703220

    oppure

    http://www.iop.org/EJ/article/1748-9326/2/2/024002/erl7_2_024002.html

  12. Achab

    Potrebbe fornire la referenza dell’articolo di Ralf Greve e Shin Sugiyama e, nel caso esistesse, ad un pdf scaricabile?
    Possibilmente anche una referenza di Hansen che parla di 7-10 metri entro questo secolo. E’ una stima così tanto superiore ad ogni altra che ho visto che sembra fuori da ogni logica. Mi incuriosisce sapere su cosa ha basato questa stima.

    Infine un commento. Con le dovute precauzioni citate da lei trattandosi di simulazioni di lunghissimo periodo, 18 cm dovuti alla sola Groenlandia entro il 2095 sembreranno pochi ad Hansen, ma da soli già raggiungo il minimo del range dell’IPCC. A me non sembrano così pochi.

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