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Opinioni…

Doug Casey è un pezzo da novanta dell’arte di investire. Convinto sostenitore del mercato libero, ove non addirittura anarchico, è uno di quelli che quando parla muove soldi, qualunque cosa dica. Se così non fosse e se non ne fosse consapevole, non farebbe seguire alla sua intervista pubblicata dal suo media un disclaimer quasi più lungo della stessa chiacchierata.

Un confronto fatto con l’editore, il suo editore, che di certo nessuno può attendersi che sia privo di regia. Ma questo vale per tutti, basta tenerlo bene a mente mentre si legge. Anche perché lo dice lui stesso:

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“L’epicentro principale dell’isteria non è la comunità scientifica, ma sembra sia Holliwood. Le danze sono guidate da attori e celebrità cui è dato libero accesso dalle teste parlanti dei media di intrattenimento – e ti stai prendendo in giro se non pensi che i notiziari siano principalmente intrattenimento.”

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Quale isteria? Questa:

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“Il Global warming è la più prominente forma di isteria di massa diffusa per il pianeta oggi” […] “E’ piuttosto incredibile il modo in cui il carbone [la CO2], l’elemento su cui poggia la vita, abbia rimpiazzato il plutonio come elemento nemico.”

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E chi la fa?

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“Esiste una categoria di isterici di professione al mondo. Sono le stesso genere di persone che nel Medioevo andavano in giro vestiti di tela di sacco cospargendosi di cenere e dicendo che il mondo era prossimo alla fine”.

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Va bene, ma parliamo dei fatti:

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“Diversamente dai falsi proclami che questa gente fa circa il fatto che la scienza sia definita, se la scienza indica qualcosa, è che il riscaldamento globale antropogenico non è significativo. Ricorda, il problema non è se ci sia stato un riscaldamento – che è un’altra cosa – ma se le attività umane siano un fattore con contributo prevalente o anche significativo al global warming.”

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O altri fatti:

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“Ma non abbiamo ancora parlato della cosa principale – e realmente, definitivamente, l’unica variabile del cambiamento climatico che conta sul serio – il Sole. A confronto con il Sole, ogni altra cosa non conta. […] Per me, questa è veramente la prova che tutta la faccenda del cambiamento climatico è soltanto una truffa perpetrata da male informati e male intenzionati ai danni degli ignoranti e dei creduloni.”

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Ma la scienza?

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“E’ una cosa vergognosa, e molti scienziati lo negheranno, ma molta della ricerca attuale è condizionata politicamente. A loro piace pensare di non essere condizionati, ma tutti loro sanno cosa è o non è probabile che sia finanziato – e quali politicamente scorrette affermazioni fatte nelle conferenze o nei meeting di budget possono causare dei tagli ai finanziamenti.”

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“La Scienza non la fanno più gli scienziati; la fanno i politici – o, per essere più precisi, la fanno i burocrati e gli amministratori che dispensano il denaro secondo la loro agenda.”

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E le previsioni?

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“Guarda, nessuno può prevedere se l’anno prossimo la Terra sarà più calda o più fredda, figuriamoci poterlo cambiare”.

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Ehm….ma non era un professionista degli investimenti? Infatti:

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“Soltanto poche fonti energetiche pulite sono oggi economicamente valide – e una di queste è l’energia geotermica, la generazione di calore direttamente dalla Madre terra. Ci sono da fare un sacco di soldi investendo sul geotermico, specialmente quando i sussidi di Obama inizieranno a piovere sul settore delle energie alternative.”

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Mi sembra parli chiaro Doug Casey. Non è certamente un esperto di clima e da altrettanto certamente per scontati argomenti su cui esiste lo stesso livello di incertezza di quelli che con questi si vorrebbe confutare. Ma se fosse uno che parla a vanvera, o pensa a vanvera, non sarebbe arrivato dov’è, anche perché con la sua ultima frase dichiara apertamente tutta la sua disponibilità ad approfittare comunque della situazione. La sensazione è comunque che qualcosa stia cambiando, e non parlo del clima…

L’intervista integrale è qui, con le domande giuste e tutte le risposte. Grazie ad Alvaro per la segnalazione.

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Published inAttualità

6 Comments

  1. […] per i liberisti impenitenti. Passi per gli eccentrici inventori. Passi per i professionisti della comunicazione climatica. Ma […]

  2. donato

    13 giugno 2012; ore 22,30/24,00; quota 475 m s.l.m.; coordinate geografiche (ve le risparmio, diciamo che ci troviamo sulle pendici occidentali dell’appennino nord campano) 🙂 ; festa di piazza con passeggio e fuochi pirotecnici finali. Io, notoriamente insofferente per il caldo, sono costretto ad uscire con una giacca e, ad un certo punto, ad abbottonarla in quanto “faceva freddo” e tutti i convenevoli che in queste occasioni ci si scambia con amici e conoscenti, erano costituiti da commenti relativi alle temperature eccezionalmente basse per il periodo. Il termometro della mia macchina segnava 16 gradi.
    Cinque giorni dopo ci si strappano i capelli e si ricorre al “senza precedenti” o a “eccezionale” per definire un periodo di caldo dovuto ad un normalissimo “spanciamento” dell’anticiclone africano verso le nostre latitudini. E’ da premettere che, normalmente, a metà giugno fa caldo. Dalle mie parti, infatti, è diffuso il detto: “S. Antonio ‘nfoca (incendia) lo (il) giglio” fiore che prospera in questo periodo dell’anno. Poiché le origini del detto si perdono nella notte dei tempi, suppongo che anche nel passato, in questo periodo dell’anno, facesse piuttosto caldo.
    E’ prprio vero: l’uomo è nato per lamentarsi del tempo! 🙂
    Ciao, Donato.

  3. donato

    Dopo il (secondo) mese di maggio più caldo di sempre (dal 1880, pardon), come ci segnala Gianni, e nel pieno della bolla africana, ci vuole un bel coraggio ad uscirsene con queste “opinioni”! 🙂
    Adesso li sentirai gli starnazzi, caro Guido (a proposito, ti piace il nomignolo che hanno attribuito a questo anticiclone)? 🙂 🙂
    Tornando seri, però, a quello che dice D. Casey, guru della finanza, vorrei aggiungere alcune considerazioni personali.
    L’idea che solo l’idroelettrico ed il geotermico rappresentino energie alternative economicamente valide, è piuttosto comune nel mondo economico, in generale, e della finanza, in particolare. Stessa cosa possiamo dire dell’idea che le altre forme di energia alternativa sono convenienti solo ed esclusivamente a causa degli incentivi. Sabato o domenica sera, non ricordo bene, ho assistito alla trasmissione televisiva Dossier (Rai 2) dedicata alle energie alternative (almeno tale era la parte che ho seguito io). Non ci crederete, ma si facevano gli stessi identici ragionamenti che si sviluppano su queste pagine. Ciò che mi ha colpito è stato il senso di un discorso molto articolato sviluppato da un operatore economico del settore (uno dei più grossi, se non il più grosso, che opera in Italia). Il fotovoltaico, secondo questo imprenditore, è conveniente solo perché ci sono gli incentivi, se essi venissero tolti, crollerebbe tutta la filiera produttiva e nessun produttore di pannelli fotovoltaici (europeo o occidentale) riuscirebbe a sopravvivere alla concorrenza cinese che sfrutta il basso costo della manodopera, la mancanza di regole e l’energia sporca del carbone. Se un settore economico ha bisogno di incentivi, significa che non è economicamente competitivo, concludeva. Fa un certo effetto sentirlo dire da uno specialista del settore, non dal primo che passa o da chi ama fare chiacchiere da bar (vi ricordate quante volte abbiamo dovuto incassare questo “complimento”)? La giornalista chiosava: la nostra energia pulita ha la coscienza sporca. Mi sembra ormai evidente che nel mondo reale molte cose stanno cambiando. Mi sa che uno di questi giorni G. Guidi dovrà scrivere il sequel di un vecchio post: non è bello avere sempre ragione. 🙂
    Ciao, Donato.

    • No, non e’ bello, e per fortuna neanche vero! Ad ogni modo di tutta questa storia la parte meno digeribile e’ lo spreco di risorse. In questo i fondamentalisti ambientali e climatici hanno ragione: questo sistema e’ votato allo spreco per definizione. Quello che gli sfugge pero’ e’ che criticandolo lo alimentano e ci si trovano alla grande!

      Il nomignolo non mi piace affatto. Chi lo usa sbaglia tre volte, tecnicamente, deontologicamente e storicamente. Spiego solo l’ultimo avverbio perché gli altri sono noti sebbene pare non attengano alla cultura professionale di chi alimenta questo battage. Scipione Roma la difendeva, non la invadeva, ma si sa, questa e’ cultura che non va più di moda.
      gg

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