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Guardare al mare…da tutti i lati

Ho trovato l’articolo che segue sul blog di Roger Pielke Sr:

Sea level rise and the ongoing battle of Tarawa (pubblicato su AGU, leggibile solo a pagamento)

Dall’abstract non si direbbe che parli di argomenti attinenti ai cambiamenti climatici, nella fattispecie all’aumento del livello dei mari, né che parli di comunicazione scientifica. Eppure grazie agli estratti pubblicati da R. Pielke Sr capiamo che è proprio quello l’argomento del paper.

Non mi sembra si possa parlare del punto di vista di uno scettico, anzi, pare proprio che si tratti sostanzialmente di buon senso. Vediamo:

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L’errore di non considerare il contributo della variabilità naturale e quello delle modifiche indotte direttamente dalle attività umane, può portare a errate attribuzioni di eventi di allagamento o di modifica delle linee costiere all’aumento del livello dei mari. Tarawa, l’atollo più facilmente accessibile a Kiribati, è una destinazione popolare per i giornalisti e gli attivisti interessati a osservare e comunicare l’impatto dell’aumento del livello del mare. Ad esempio, in una slide di una una presentazione di Greenpeace sulla spiegazione di ciò che significa aumento del livello del mare che raffigura le alluvioni del 2005 resta tra le risposte più probabili ad una query su Internet “Kiribati” e “l’innalzamento del livello del mare.”

Queste immagini popolari di case allagate e di onde che si infrangono attraverso la strade nel corso di un evento anomalo su isolette a rischio di inondazioni dovute in parte a modifiche locali per l’ambiente, sono in grado di fornire la falsa impressione che Tarawa sia soggetta costantemente ad allagamenti a causa dell’aumento del livello del mare……

Molte osservazioni locali di erosioni, di inondazioni , o di salinizzazione delle acque sotterranee, registrati alle consultazioni di comunità per programmi di finanziamento dell’adattamento al cambiamento climatico a livello internazionale, sono così attribuiti ai cambiamenti climatici, senza un’analisi scientifica [ad esempio, Mackenzie, 2004] ……

Questi eventi vengono presentati come esempi di impatto del cambiamento climatico in materiali promozionali e eventi internazionali (ad esempio, “Our Road to Copenhagen”, un evento collaterale svolto a Kiribati per la COP15 a Copenhagen), senza alcuna menzione della variabilità naturale indotta dall’ENSO o delle modifiche locali alle coste. Tale attribuzione non verificata può infiammare o invitare lo scetticismo verso le prove scientifiche di un aumento nel livello globale del mare indotto dalle attività umane. Dopo Webb e Kench [2010] in cui si è riferito che l’area di 23 isolotti di Kiribati e dei paesi vicini è rimasta stabile o è aumentata negli ultimi anni 20-60 anni, alcuni dei mezzi di informazione internazionali hanno riferito che gli effetti del livello del mare sulle nazioni atollo erano esagerate e che Kiribati non è minacciata dalla futura crescita del livello del mare (ad esempio, R. Callick, Coral islands left high and dry, The Australian, 2010 ……).

Sebbene lo studio abbia fornito le prove che le isole sono atolli dinamici e non necessariamente diminuiscono in area in risposta all’innalzamento del livello del mare, le isole in questione restano vulnerabili alle future inondazioni prodotte dal globale innalzamento medio del livello del mare, come gli autori hanno sottolineato in una successiva nota informativa ….

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E poi le conclusioni:

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Invece di attribuire in modo errato eventi di piena individuali o modifiche del litorale al livello del mare, scienziati e comunicatori del clima possono utilizzare tali occorrenze per educare il pubblico sui vari processi naturali ed umani che influenzano il livello del mare, il litorale e la forma delle isole. Questo sarebbe meglio per preparare il pubblico e i decisori politici politici ai cambiamenti che le società potrebbero vivere man mano che il livello globale del mare salirà nei prossimi anni.

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Come sottolinea giustamente anche Pielke Sr, che il livello del mare salga o meno, e che questo accada in risposta ad un forcing antropico o meno, queste forme di comunicazione ‘generalizzata’ vanno comunque evitate, perché invece di avvicinare la soluzione al problema la allontanano. Il mare sale da secoli, anzi, da millenni, e di certo non ha iniziato a farlo per cause antropiche.

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Published inAttualità

2 Comments

  1. donato

    Dall’articolo citato da Gianni emergono, a mio avviso, due realtà. La prima è molto “mimetizzata”, ma mi sembra la più importante: il livello del mare non varia allo stesso modo in tutti i punti del globo e dipende da molti fattori. Questo è, a mio avviso, il focus del paper su cui si basa l’articolo citato. Su questo non ho alcun motivo di dubitare in quanto è nell’essenza delle cose: ogni fenomeno naturale ha molteplici cause che interagiscono tra di loro amplificandosi o annullandosi a vicenda. La seconda, quella meno importante, ma di cui si parla molto più diffusamente, riguarda l’aumento di temperatura di origine antropogenico dovuto alle emissioni di CO2. Il quadro che ne deriva è piuttosto contraddittorio. Premesso che il livello del mare nella east cost degli USA (e nel resto del mondo, aggiungo io) dipende dalla velocità delle correnti marine, dalla velocità di rotazione della Terra, dai gradienti di temperatura e salinità degli oceani e, secondo me, dalle variazioni di livello delle terre emerse e non dovute a movimenti crostali, come si fa a dire che è solo l’aumento delle temperature globali che nel 2100, 2200 e 2300 determinerà “acque alte” a New York paragonabili a quelle di Venezia? Anche perché, nelle conclusioni dell’articolo si scrive che
    “Lungo la costa orientale degli States, in particolare, l’innalzamento delle acque risente del rallentamento della circolazione nell’oceano dovuto a cambiamenti di temperatura, salinità e densità delle acque nella regione subpolare del nord Atlantico.”
    A questo punto concludo con una domanda. E’ dimostrato che i cambiamenti di temperatura, salinità e densità delle acque nella regione sub polare del nord Atlantico siano dovute ad attività antropiche? Se ciò non è dimostrato (e a me non risulta che lo sia) come diavolo si fa a scrivere che
    “Naturalmente se il global warming di origine antropica non verrà arrestato, la situazione potrebbe risultare potenzialmente peggiore rispetto a queste proiezioni già così preoccupanti. Se le temperature dovessero aumentare di 3 gradi, il previsto innalzamento del livello del mare potrebbe variare tra i 2 e i 5 metri, con la migliore stima che sarà a 3,5 metri.”
    A me sembra l’ennesima boutade estiva.
    Ciao, Donato.

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