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Eventi estremi in area alpina: Il solito grazie.

Lo ammetto, fino a qualche ora fa non sapevo cosa fosse HISTALP. Ora lo so, è un dataset di osservazioni provenienti dall’area alpina concernente alcuni dei paramentri atmosferici fondamentali costituito da 58 serie storiche di cui la più giovane arriva al 1831 e la più vecchia addirittura al 1760.

Studiare queste serie deve essere veramente affascinante. Lo hanno appena fatto dei ricercatori dello ZAMG, il Servizio Meteorologico Austriaco, gente che con le Alpi ci sa fare.

Non hanno cercato segnali di lungo periodo, non sono andati a misurare indici climatici di vario genere. La loro analisi ha riguardato le oscillazioni ad alta frequenza dei paramentri atmosferici, quelle che caratterizzano la variabilità interannuale e stagionale. Lo scopo era quello di cercare un impronta del forcing antropico nella frequenza di occorrenza di eventi di freddo e di caldo estremi, per cercare di capire se aumentano, diminuiscono o restano quelli di sempre.

Nell’abstract – unica cosa disponibile in rete e al riguardo chi è in grado di dare una mano a reperire il testo per intero è benvenuto – si legge che sostanzialmente gli highlights del paper sono tre:

  1. Innanzi tutto pare che non ci sia stata alcuna variazione nelle dinamiche di questi eventi negli ultimi 250 anni nella regione in esame.
  2. L’assenza di alterazioni della variabilità inerente a questi eventi si conferma anche nell’ultimo trentennio, ossia nei ruggenti anni del riscaldamento globale.
  3. Nelle serie è presente una ciclicità centenaria, che i ricercatori dicono di voler approfondire, ma che difficilmente dicono possa essere attribuita a problemi inerenti i dati.

Beh, i cambiamenti climatici di orgine antropica ci saranno pure, ma di sicuro si fa fatica a trasporli nella realtà del mondo che viviamo.

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Published inAttualitàClimatologiaMeteorologia

2 Comments

  1. Luigi Mariani

    L’articolo di Bohm è ospitato su uno speciale della rivista coordinato da Franco Prodi e Alfonso Sutera, i quali scrivono un’introduzione (http://www.springerlink.com.pros.lib.unimi.it/content/w7340106660w3204/fulltext.pdf) in cui si dice che è loro intenzione stimolare il dibattito presentando opinioni diverse.
    In tale speciale oltre a quello di Bohm sono presenti un articolo di Richard Lindzen e uno di Fraedrich.
    Sarebbe davvero interessante poter consultare questi lavori ma purtoppo nemmeno io ho accesso.
    Luigi

  2. Luigi Mariani

    A proposito di cambiamento climatico in ambito alpino invito a visionare il seguente poster: http://www.meteoschweiz.admin.ch/web/de/klima/klima_heute/klimakarten_schweiz.Par.0002.DownloadFile.tmp/klimaposter.pdf prodotto da Meteosvizzera.
    A me ha colpito moltissimo la sequenza di carte termiche svizzere dal 1961 al 2011 (collocate nella parte sinistra del poster) perché vi si coglie in tutta la sua forza il cambiamento climatico europeo caduto fra 1987 e 1988 e che è dovuto al cambio di fase delle westerlies.
    Le temperature sulle Alpi aumentano in modo abrupto fra 1987 e 1988 ed i ghiacciai iniziano ad arretrare.

    Luigi

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