Ecco sul ring i pesi massimi. Dopo più di 45 giorni dalla pubblicazione dell’outlook del Tropical Meteorology Project, arriva la previsione della NOAA per la prossima stagione degli uragani.
Chi si attendeva una smentita del lavoro del TMP resterà deluso, così come quanti pensavano che si sarebbe andati nella direzione della persistenza di una media di stagioni di elevata attività iniziato a metà anni ’90.
Il fatto è che i fattori predittivi per i quali si pensa di aver individuato delle solide teleconnessioni con le probabilità di sviluppo di uragani in area atlantica e nel Pacifico orientale sono pochi: temperature di superficie della Main Developement Region, Wind shear verticale e segno dell’ENSO. Per quel che riguarda la prossima stagione questi vanno tutti nella direzione di un’attività non intensa.
La NOAA, tuttavia, immagina un ampio margine di incertezza e propende più per una stagione prossima alla norma (1981-2010) e, come sempre, emette una previsione con spread di incertezza piuttosto ampio. Se dovete programmare le vacanze in America centrale o sulla costa atlantica degli States è difficile trarre conclusioni da questi outlook, ma, del resto, non è questo il loro scopo. A dire il vero, lo scopo è più che altro accademico, perché lo sforzo reale che può fare la differenza come accaduto l’anno scorso al passaggio di Irene, è quello delle previsioni operative, se e quando se ne dovranno fare.
Al riguardo, sempre in tema di previsioni operative e di informazione, forse non tutti sanno che esiste un servizio di informazione su questi eventi che copre tutto il mondo anche da noi. Lo trovate qui.
Qui, invece, il comunicato stampa della NOAA (da cui arriva anche l’immagine in testa al post)
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