Tra pochi giorni si tornerà a parlare di Uragani, la stagione attiva per il bacino atlantico inizia infatti nominalmente il 1° giugno. Per tutti quelli che non campano di pane e meteo, si potrebbe anche fare a meno di parlarne, perché comunque sono affari che per fortuna non ci riguardano. Per tutti gli altri, e non sono pochi, sta salendo la febbre dell’outlook, cioè della previsione ufficiale della NOAA per la stagione 2012 il cui rilascio è atteso a giorni.
La Colorado University invece, sede del progetto Tropical Meteorology Project, ha emesso la sua previsione già il 4 aprile scorso. Secondo loro si tratterà di una stagione lievemente sotto media, sia per il numero di Mayor Hurricanes (3,4,5 della scala Suffir Simpson), sia per le probabilità che qualcun di queste arrivi ad interessare le coste USA, sia per il numero in totale degli eventi che saranno ‘nominati’, cioè che riceveranno la targa di Tempesta Tropicale o Uragano vero e proprio. Analogamente, la previsione del Centro Europeo per le Previsioni a Medio Termine (ECMWF), il cui prodotto è però squisitamente numerico e viene emesso e aggiornato tutto l’anno senza soluzione di continuità stagionale, va nella direzione di una stagione in media o lievemente sotto media (accessibile solo agli utenti).
La teleconnessione più scontata, quella cioè con il segno dell’ENSO (El Niño Southern Oscillation), quest’anno è se possibile meno scontata del solito. Siamo infatti in una fase neutra, cioè è in corso una transizione da ENSO+ a ENSO-. Con riferimento all’area di sviluppo, invece, negli ultimi mesi si è assistito ad un deciso raffreddamento delle acque di superficie (la temperatura di superficie e dello strato immediatamente sottostante oltre i 27°C è una delle conditio sine qua non per la formazione di Cicloni Tropicali), mentre si prevede una stagione con accentuato wind shear verticale, cioè con notevole accresciuta differenza tra la ventilazione nei bassi strati (tipicamente orientale) e quella in quota (mediamente occidentale). Le stagioni con mediamente elevato wind shear sono solitamente poco attive.
C’è da notare tuttavia che il bacino Atlantico ha la variabilità interannuale più accentuata di tutti i bacini soggetti allo sviluppo di Cicloni Tropicali, per cui avvicinare i numeri della previsione alla realtà di quel che accade è quanto mai difficile. Se dovessimo dare ascolto a quanti agitano lo spauracchio dell’aumento della frequenza e intensità degli eventi intensi come questi in ragione del global warming, dovremmo andare senza se e senza ma nella direzione di una stagione molto attiva. Sappiamo anche però che l’ultimo report IPCC sugli eventi estremi ha escluso che si possa identificare, e quindi attribuire, un trend significativo al numero e all’intensità di questi eventi negli ultimi decenni. E infatti tutto ciò non è avvenuto e non sta avvenendo.
Volendo dare ascolto alla cabala, si potrebbe prendere ad esempio la fortunata coincidenza che sta vedendo il numero di giorni trascorsi senza che un Ciclone Tropicale di categoria 3,4 o 5 abbia raggiunto gli Stati Uniti battere il record di tutti i tempi. Al 1° giugno, saranno 2.412 giorni, un periodo di ‘quiete’ mai misurato prima. Se si tiene conto del fatto che questi ‘atterraggi’ arrivano nel 75% dei casi tra agosto e settembre, il numero crescerà probabilmente ancora parecchio.
Ad ogni modo vedremo come andrà, anzi, prima leggeremo l’outlook della NOAA e poi ci metteremo sulla riva (metaforicamente parlando perché non si sa mai) ad aspettare.
[…] sul ring i pesi massimi. Dopo più di 45 giorni dalla pubblicazione dell’outlook del Tropical Meteorology Project, arriva la previsione della NOAA per la prossima stagione degli […]