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Verde acido

Tempi bui per ogni genere di produzione quelli recenti. Non fa eccezione il comparto delle rinnovabili. Del resto come potrebbe? Le materie prime sono sempre quelle e l’energia per costruire sistemi di conversione ‘nobili’ viene sempre da sottoterra.

Se c’è però un settore dove si vorrebbero riporre le speranze di ripresa questo è proprio – ci dicono – quello verde. E allora è giusto dare un’occhiata a come se la passa l’indice che raccoglie le performance delle trenta più grandi compagnie che fanno business con le fonti rinnovabili.

Tre anni
Un anno
Un mese

A casa mia questo si chiama botto.

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Published inAttualitàEconomia

10 Comments

  1. […] notizia, se confermata, rientra nel breve scambio di opinioni che abbiamo avuto sulle nostre pagine appena qualche giorno fa, in ordine alla diminuzione dei […]

  2. donato

    Discussione molto interessante cui vorrei aggiungere qualche piccolo dettaglio. Sul numero di “Le Scienze” in edicola in questo mese è stato pubblicato un interessante articolo sulle problematiche connesse alle rinnovabili. Poichè intendo ritornare sull’argomento (tempo permettendo) in modo più diffuso, mi limito a qualche breve accenno. Da questo articolo si apprende che la Danimarca, leader nel campo dell’eolico, ha grossi problemi con la produzione di energia elettrica da fonte eolica in quanto, nei momenti di sovraproduzione, è costretta a svenderla (in qualche caso paga chi la consuma) mentre è costretta a comperarla a prezzi salatissimi quando ne ha bisogno, ma le torri non ne producono. Risultato: la bolletta elettrica più salata del mondo (con quella italica, ovviamente 🙂 ). Ciò a proposito della convenienza economica delle energie verdi. Soluzioni: accumulo di energia nei momenti di sovraproduzione da utilizzare nei momenti di bisogno. L’accumulo, però, costa per cui, a breve, non si intravvedono soluzioni soddisfacenti dal punto di vista economico.
    Ciao, Donato.

    • Guido Botteri

      Donato, ti propongo questo video di Agostino Conte, che mi sembra dica le cose belle chiare chiare:

  3. Alvaro de Orleans-B.

    Un momento, prima di arrivare a conlcusioni affrettate, guardate anche questo grafico:

    http://www.wtrg.com/daily/gasprice.html

    dal quale risulterebbe che il gas naturale è altrettanto “condannato dal mercato” quanto le società “verdi”….

    Il discorso è più complicato per le “verdi”, e procederei come segue:

    — rapportare/depurare l’indice delle “verdi” rispetto a quello generale (Dow o simile);
    — conoscere la proporzione delle perdite delle sovvenzioni pubbliche (Solyndra, ecc) rispetto alle perdite subite da capitali privati (sorpresa…!)
    — valutare la redditività dell’eolico e del solare in base ai costi attuali di investimento, molto minori rispetto agli ultimi anni.

    Per chi investe adesso sta finalmente giungendo il momento per cominciare a valutare seriamente alcune di queste aziende, quando nessuno le vuole.

    • Alvaro,
      grazie per la precisazione e gli spunti di riflessione. Certamente il segnale risentirà della congiuntura economica, ma se c’è un settore che nonostante la crisi ha continuato a ricevere ossigeno in grande quantità è proprio quello delle rinnovabili. Indubbiamente gli attuali costi di investimento potranno rendere più appetibile lavorare nel settore, ma perché ci sia remunerazione è necessario poter disporre di un prodotto finito, ovvero di qualcosa che sia realmente utilizzabile. Con i rendimenti attuali di Eolico e Fotovoltaico questo è vero soltanto se sussitono gli incentivi, tolti quelli il mercato crolla. Dunque perché investire?
      gg

    • Alvaro de Orleans-B.

      Caro Guido,

      la probabile forte riduzione degli incentivi permetterà di valutare meglio le opportunità, oggi “drogate” da prebende inaffidabili.

      Aneddoticamente, un mio nipote investì anni fa in torri eoliche nell’Egeo; ha già ripagato i prestiti, non credo abbia più incentivi e guadagna bene (Meltemi!)…

      Lo spirito del mio intervento è il seguente: forse anche grazie agli incentivi, il settore eolico e fotovoltaico ha beneficiato di un forte tasso di innovazione e ha richiamato l’attenzione di molti possibili investitori.

      Adesso viene una fase riflessiva, dove si tirano le somme e si esplorano le potenzialità industriali, legate anche alle prospettive di batterie durevoli a basso costo (vanadio?) per mitigare la volatilità della produzione energetica “rinnovabile”.

      Comincia anche un forte (e imprevedibile) cross-link tecnologico (spin-off, impropriamente) che sfrutta altrove i notevoli traguardi tecnologici già raggiunti – un piccolo esempio è il generatore di ossigeno per l’equipaggio del Solar Impulse, pesa un paio di chili e funziona ad energia solare.

      Oggi, eolico e fotovoltaico sono quasi un “nulla energetico” allo stato attuale della nostra civiltà.

      Però devo confessarti che, studente di elettronica nel 1970, mi ero abbonato a molti dei Journals della IEEE (tariffa studenti: ognuno per un dollaro all’anno compresa spedizione!) e leggevo sul remote sensing, sui cellular automata e sognavo… per trovarmi oggi con altrettante realtà!

      La teoria di Shannon ha reso obsoleto il francobollo… ma un concetto che tanto mi ha impressionato in tutti questi anni — e oggi ancora di più — venne da una piccola pubblicazione del fine ’60, di un mio cognato americano, un brillante “ADD ante-Ritalin”, che era consulente del “politically incorrect” DARPA e illustrava il potenziale sociale dei Petri Net al di là del loro formalismo matematico originale (oggi, v. ad esempio http://jasss.soc.surrey.ac.uk/10/1/3.html )

      Mi ricordo bene come, nebulosamente, associavo il concetto distributivo dei petri net con la disseminazione della conoscenza e immaginavo, tanti anni prima, Internet…

      In questo senso, nella nostra civiltà che va fragilizzandosi con il just-in-time e dei sistemi decisionali, monetari ed energetici sempre più centralizzati, l’emergere, oggi, di un paradigma energetico più diffuso mi fa intravedere un trade-off (come si traduce?) tra la “efficacia della centralizzazione” e la “robustezza della diffusione”.

      Su questo treno continuerà a salire una variopinta tribù di opportunisti, venditori di fumo, off-gridisti, politicanti — ma, ottimista come sono, non credo che potranno farlo deragliare o cambiare di destinazione.

      Purtroppo, Guido, non sono un “fine dicitore” capace di illustrare bene le proprie visioni, ma in cambio ho abbastanza fiducia in me stesso da avventurarmi ad esporle anche così embrionalmente!

      Torno all’origine: l’indice RENIXX in discesa è un ramo importante di un albero — le energie rinnovabili — di una grande foresta, la nostra civiltà; ho solo voluto provare a metterlo in un contesto più ampio, e se mi vien fatta vedere una prospettiva contraria, non posso che esserne riconoscente.

      In fondo, visito CM perché soddisfa uno dei miei bisogni più profondi, quello di capire…

      Alvaro

    • Alvaro,
      devo necessariamente unirmi al tuo ottimismo, in fondo appartengo alla metà del cielo dei meteorologi ottimisti! Tuttavia mi chiedo quanto l’obesità indotta attualmente al sistema possa avere ricadute negative nel breve e nel medio periodo. Mi spiego. Posto che la tecnologia continua ad avanzare (nel FV molto più che nell’eolico che è già piuttosto maturo), domani probabilmente investire nel settore potrebbe essere finalmente remunerativo senza necessità di supporti. Ma questo non vuol dire che si ricaverà sangue dalle rape, cioè più energia di quella ricavabile. E questo ricavabile è forse già saturo. Quanti pannelli vogliamo mettere in giro? E dove? Quante torri eoliche, e dove?
      Sarà, ma questa fase di riflessione la vedo piuttosto lunga…
      gg

  4. Un mercato anzi molto stabile, dove gli investitori possono stare tranquilli, nella certezza di perdere tutto

  5. Guido Botteri

    Ne parla anche Anthony Watts, qui
    http://wattsupwiththat.com/2012/05/17/the-global-renewable-energy-index-is-crashing/
    da cui si possono trarre questi interessanti elenchi di falliti e di chi è sull’orlo del fallimento:
    Filed Bankruptcy:

    Solyndra
    Beacon Power
    Ener1
    Range Fuels
    Solar Trust of America
    Spectrawatt
    Evergreen Solar
    Eastern Energy
    Unisolar
    Bright Automotive
    Olson’s Crop Service
    Energy Conversion Devices
    Sovello
    Siag
    Solon
    Q-Cells
    Mountain Plaza

    Teetering on the Brink:

    Abound Solar
    A123 Systems
    Brightsource Energy
    Fisker Automotive
    First Solar
    Nevada Geothermal
    SunPower
    Nordex
    The Bard Group
    Amonix
    NRG Energy
    Alterra Power
    Enel Green Power
    Sunpower Corp

    Certo, sembrerebbe uno spiacevole incidente, ma a qualcuno, più malizioso di altri, sta venendo qualche sospetto, anche avendo in mente la decrescita “felice” e certe posizioni, come questa del WWF:
    http://www.theregister.co.uk/2012/05/16/wwf_living_planet_report/
    in cui scopriamo che:
    “The WWF eco-nomists also argue that human beings actually don’t – or anyway, shouldn’t – want to get richer, as people getting rich means economic growth and that (regardless of what all world governments and almost all economists think, especially right now) is a Bad Thing as it leads to consumer demand which leads to resources and energy being used.”
    cioè ci vogliono poveri, e quindi mi sembrerebbe in accordo con questa politica maltusiana e masochista proporre economie fallimentari…se le aziende falliscono, saremo più poveri, e il WWF sarà tanto contento…
    poveri noi…ehm, doppio senso involontario

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