Guardando la foto a sinistra la diagnosi di un agronomo è: frumento allettato per effetto di colpi di vento da temporale (fronte delle raffiche). Il fenomeno è stato probabilmente enfatizzato dall’eccessiva disponibilità di azoto che ha causato lussureggiamento vegetativo delle piante predisponendole all’allettamento.
Ma che c’entrano con tutto ciò gli alieni?
Se leggete l’articolo apparso sul Corriere della Sera che mi è stato segnalato da un giovane collega (che giustamente è inorridito) scoprirete che c’entrano eccome e non tanto per la ragione che penserete voi quanto per il fatto che a fronte di una tale massa di fesserie a sentirsi alieni sono coloro che nutrono ancora fede nell’approccio razionale ai problemi.
Mi chiedo come sia possibile credere ancora che i cerchi sul grano siano una conseguenza di forze misteriose. Salve sono una special. in scienze e tecnologie alimentari ed il grano è il mio pane, quello che si vede è semplicemente un “allettamento del grano”, normale amministrazione per chi sa un minimo di colture di cereali :-), è provocato dall’arrivo brusco del gelo, vento e pioggia, così il grano stramazzato si alletta, pensate a 2 tonnellate che si scaraventa su di voi che sonsegueze può avere…. lo stesso vale per il grano e non solo, ci sono varietà di cereali che resistono poco più ma il risultato è sempre lo stesso.
Baci.
Dalle considerazioni di coloro che sono intervenuti emerge in modo evidentissimo che l’episodio “cerchi nel grano” è sintomo del fatto che il rapporto città – campagna è in crisi. E’ una crisi che viene da lontano (e cioè dall’esodo dalle campagne degli anni 50-60) e da cui stanno derivando (e ancor più ne deriveranno in futuro) una montagna di conseguenze, per la maggior parte negative.
Un esempio per tutti: l’altra sera ho sentito alla TV un’intervista all’assessore alla cultura del comune di Milano, l’architetto Stefano Boeri, il quale lanciava un messaggio agli agricoltori che operano nel circondario di Milano perché in occasione dell’EXPO 2015 contribuiscano in modo più sostanziale ad alimentare la metropoli.
Come giudicare un tale messaggio? Io lo giudico in un modo solo e cioè un messaggio nostalgico e privo di radici nella realtà, e mi spiego.
Fino a 60 anni fa’ il circondario di Milano produceva in effetti per la metropoli, ed infatti i milanesi da ottobre a maggio mangiavano praticamente solo cavoli e verze, vale a dire cioè tutto ciò che l’ambiente padano poteva dare nel semestre freddo (una noia abissale, attestata dai grevi olezzi che dominavano le scale dei condomini).
Oggi il sistema agricolo lombardo è a prevalente orientamento cerealicolo zootecnico – per rendersene conto basta farsi un giro attorno a Milano, non per guardare i “cerchi nel grano” ma per vedere le aziende agricole (e chissà che prima o poi l’architetto Boeri non si decida a farne uno…).
Un tale sistema produce per il mercato globale (es. produce il latte che poi diventa grana padano e la carne di maiale che poi diventa prosciutto di San Daniele e di Parma, prosciutto che insieme a formaggio grana e a vino è il nucleo duro delle esportazioni agro-alimentari italiane nel mondo).
Riuscite voi a immaginare un tale sistema che, in onore a Milano 2015, si riconverte alle produzioni per la metropoli mettendosi in concorrenza con i produttori del resto d’Italia (di carciofi, pomodori, insalate, olio, agrumi, olive, fiori, ecc.) che confidano nel ricco mercato milanese per smerciare i loro prodotti e che in tale attività sono favoriti dal più mite clima mediterraneo che è invece assai meno favorevole alle attività cerealicolo-zootecniche?
E questo è solo un esempio della diffusa incapacità dei cittadini a leggere il nostro settore agricolo in modo realistico.
Luigi
Credo che Boeri queste cose le sappia, ma probabilmente doveva dire qualcosa “a chilometro zero”. Sì, effettivamente è un po’ paradossale che l’abbia fatto nel contesto di un expo _internazionale_.
Casi simili sono avvenuti all’estero, e ci sono state anche delle confessioni. Niente alieni, niente Qi Gong (ahimè, questo è un punto doloroso per me che ne ho praticato un po’ all’interno del mio percorso nelle Arti Marziali), niente energia spirituale che guarirebbe le tendiniti… solo qualche burlone in vena di prendere in giro quelli che abboccano.
Uno dei proverbi che spesso mi vengono alla mente è “Maggio ortolano, assai paglia e poco [g]rano”. Detto in altri termini se durante il mese di maggio piove parecchio l’acqua fa bene all’orto, ma danneggia il grano. I miei nonni ed i miei genitori declamavano sempre questo ritornello nelle giornate primaverili particolarmente piovose e quando noi nipoti chiedevamo loro “delucidazioni” ci invitavano ad aspettare qualche giorno. Dopo la fine delle piogge (specie se accompagnate da raffiche di vento) ci portavano a vedere i campi di grano. Buona parte del grano era allettato e, quindi, “non maturerà più, si raccoglierà solo paglia” mormorava sconsolato mio nonno. Dall’esprienza quotidiana maturavamo la conoscenza. Mai mio nonno mi ha parlato di alieni o di forze oscure. Colpevole di tutto era il tempo (meteorologico, ovviamente). Dopo lo scoramento iniziale, infatti, mio nonno, invariabilemente, commentava: è il tempo, non possiamo farci niente! Dopo il fatalismo, infine, emergeva la saggezza contadina: “Meno male. Te l’immagini se potessimo comandare il tempo quali sconquassi combineremmo?”
Grazie a L. Mariani per la segnalazione: mi ha consentito di ricordare i momenti della fanciullezza (ahimè lontana) e gli insegnamenti di mio nonno. Alla luce di ciò appaiono ancora più abissali le idiozie contenute nell’articolo citato. Alla giornalista mi sento di dire solo una cosa: che si deve fare per vivere!
p.s. Da diversi giorni ho una fastidiosissima sciatalgia. Giuro che appena [verrà a piovere e] vedrò un campo di grano con qualche “strana virgola” andrò a meditare sul grano allettato: vuoi vedere che mi passa la sciatalgia? 🙂 🙂
Ciao, Donato.
In bocca al lupo per la sciatalgia curata con le “virgole” nel grano. C’è da metter su una nuova, svirgolettante medicina.
Luigi
Non è l’unico ad essersi inorridito. Così come, a peggiorare le cose per il giornalista che ha avuto il coraggio di scrivere queste fesserie, non ci vuole neanche un agronomo per capire cos’è successo. Cos’è il grano “allettato” me l’ha insegnato mia zia, che per lungo tempo ha lavorato come contabile in un’azienda agricola (anche se non sapevo che l’azoto può influenzare il processo). Insomma, in ultima analisi basterebbe avere un minimo di confidenza con la campagna. Tutti ecologisti in giro, e poi l’ “eco” lo vedono solo in TV.
Si, davvero, la densità di fesserie e di idiozie in un un articolo così breve, automaticamente rende aliene un bel numero di persone.
Ma il giornalista (si fa per dire …) avrà riletto quello che ha scritto?
Comunque grazie per la diffusione: è bene conoscere l’esistenza di simili “fenomeni”, in tutti i sensi.
Il link all’articolo del Corriere non funziona direttamente: bisogna togliere il riferimento a climatemonitor e la parentesi che precede http://