Saremo anche globalizzati, sarà anche giusto sapere come vanno le cose anche ai nostri antipodi, ma se permettete forse ci interessa e dovrebbe interessare un po’ di più cosa succede alle porte di casa. Dal punto di vista meteorologico, perché se si parla di eventi estremi si deve quasi sempre far riferimento all’ambito meteorologico e non climatico, la ‘porta’ di casa nostra è la Porta di Carcassonne, il valico dal quale si tuffano nel Mediterraneo le perturbazioni che arrivano da nord-ovest, cioè la grande maggioranza dei sistemi perturbati che interessano il nostro territorio.
Di norma parlare di riscaldamento globale e cambiamenti climatici da esso derivati non è così semplice. L’argomento è di per se ostico da digerire, anche nelle estreme semplificazioni che circolano praticamente ogni giorno sui media, perché si tratta di qualcosa di intangibile. Per dirla con il prof. Prodi in una intervista di qualche anno fa, non può esserci alcuna percezione dell’aumento di alcuni decimi di grado della temperatura media globale. Il problema deve quindi essere trasposto nella realtà quotidiana, deve essere contestualizzato in qualcosa che chi non si intende di queste faccende possa comprendere. Sicché si sente spesso dire che con l’aumento delle temperature medie superficiali, sia esso causato del tutto o in parte dalle attività antropiche, è possibile che aumenti la frequenza e l’intensità degli eventi atmosferici estremi. Se con riferimento agli eventi con scala spaziale e temporale molto ampia, come ad esempio i periodi di siccità o le ondate di calore, il discorso, pur essendo molto controverso perché fondato sull’affidabilità delle simulazioni climatiche che affidabili non sono, ha trovato comunque una parziale conferma anche nell’ultimo report dell’IPCC dedicato all’argomento, per gli eventi brevi ma intensi come le piogge alluvionali, i cicloni tropicali o extra-tropicali etc etc, il fondamento stesso dell’ipotesi è di per se concettualmente errato.
Analizzando la diffusione spaziale dell’aumento delle temperature, infatti, si scopre che questo è marcato alle alte latitudini, presente ma più attenuato alle medie latitudini, e quasi del tutto assente alle latitudini tropicali. E questo è perfettamente in linea con il concetto di redistribuzione del calore operata dal sistema Terra-atmosfera. Stando così le cose, quindi, il gradiente latidudinale di temperatura, con il riscaldamento globale tende ad attenuarsi. Bene, il motore di tutti gli eventi atmosferici è appunto il gradiente. Quello che i meteorologi chiamano ‘fronte’ e che la gente comune chiama maltempo altro non è che una zona ad elevato gradiente termico; un temporale, altro non è che una ‘bolla’ d’aria ad elevato gradiente termico verticale e così via. Per cui, di fatto, pur essendo potenzialmente disponibile una maggiore quantità di energia per l’aumento dell’evaporazione dagli oceani, in condizioni di minor gradiente latitudinale deve necessariamente diminuire l’intensità delle perturbazioni, cioè di quei sistemi che si sviluppano nelle zone di contatto tra masse d’aria con differenti caratteristiche termiche.
Bene, sin qui la teoria, ora un po’ di pratica.
Come ormai accade sempre più spesso, al termine forse di un lungo periodo di oscuramento ad opera del virtuale della realtà che ha caratterizzato le dinamiche climatiche e meteorologiche di questo Pianeta, ancora una volta la spiegazione viene dalla geologia, sebbene nella fattispecie applicata alle dinamiche atmosferiche, cioè da quella branca del sapere che ha fatto da sempre del passato la chiave del presente.
Un gruppo di ricercatori francesi ha appena pubblicato su Quaternary Research un lavoro con il titolo che segue:
7000 years of paleostorm activity in the NW Mediterranean Sea in response to Holocene climate events
Analizzando dei campioni di sedimenti provenienti dalla Francia meridionale (si torna alla Porta di Carcassonne, finalmente) ed effettuandone la datazione al carbonio, hanno individuato una serie di periodi in questo lunghissimo record di significativo aumento di cattive condizioni atmosferiche: 6300–6100, 5650–5400, 4400–4050, 3650–3200, 2800–2600, 1950–1400 e 400–50 anni fa, con quest’ultimo periodo ben dentro quella che chiamiamo Piccola Età Glaciale. Per contro, sempre dagli stessi campioni, hanno riscontrato una riduzione della frequenza degli eventi da 1150 a 650 anni fa, in quello che conosciamo come Periodo Caldo Medioevale.
Questa evidenza, è in sincronia con le oscilalzioni di natura idrodinamica osservate nell’Atlantico nord-orientale e sembra corrispondere a fasi di raffreddamento del periodo olocenico nella aprte settentrionale dell’oceano. E veniamo al dunque. I periodi di diminuzione delle temperature di superficie dell’oceano, potrebbero aver condotto ad una accentuazione del gradiente latitudinale, con spostamento verso sud delle correnti occidentali e della traiettoria media delle perturbazioni. Dinamiche che nell’abstract gli autori sintetizzano così:
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Si ipotizza che l’aumento dell’attività delle tempeste durante gli eventi freddi dell’Olocene in area nord-Atlantica e nelle regioni mediterranee sia stato probabilmente dovuto ad un aumento del gradiente termico che avrebbe a sua volta condotto ad una accentuata baroclinicità su di un ampia zona dell’area centrale Euro-Atlantica.
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Prima di chiudere una curiosità. Appena un paio di giorni fa abbiamo pubblicato il commento ad un altro lavoro che mette in correlazione l’attività solare con i periodi di raffreddamento dell’area europea, fornendo come fattore amplificante della relazione Sole-clima le dinamiche termiche e chimiche dell’alta atmosfera, effetti in grado di propagarsi nella bassa atmosfera (dove risiede il ‘tempo atmosferico) e modificarne la circolazione. In particolare gli autori di questo altro studio si sono concentrati su di un periodo di raffreddamento risalente a circa 2800 anni fa e durato un paio di secoli associandolo ad un minimo solare definito ‘Omerico’.
Dal lavoro che commentiamo oggi spunta fuori un periodo di aumento degli eventi intensi e di raffreddamento che va da 2800 a 2600 anni fa. Ecco che due diversi approcci alle medesime cose trovano reciproca conferma e approfondimento. Interessante.
Ah, dimenticavo, se non si fosse capito, in termini climatici e dunque con ampiezza ‘non percepibile’ a livello soggettivo, è il freddo che ha qualche possibilità di essere trasposto nel quotidiano attraverso l’aumento degli eventi estremi e può quindi essere fonte di preoccupazione, non il contrario.
chiude i battenti ai primissimi di agosto 2012 radiometeolibera tv ..l,improvvisa e definitiva avventura meteo pionieristica creata da alessandro barbolini a meta anni 80 prima radio e da oltre 3 anni tv ,è stata confermata laconicamente dal suo direttore non che ideologo barbolini..l,unico programma a sopravvivere nonostante lo stop inspiegabile è il ormai famosissimo METEO THE BEST
continua l,avventura di radiometeolibera tv con weather station ,meteo the best…e il programma estivo VAMOS A LA PLAYA in giro per il lago di garda insieme a alessandro barbolini flavio linguerri anya boche e katrin griesser la sophie e nora de LA STRADA PER LA FELICITA..dal 25 maggio 2012 si parte
Ma perché, esiste una Radio Meteo Prigioniera?
SI LA METEO E LA CLIMATOLOGIA SONO PRIGIONIERE DEL BUSINESS