Che non suoni ironico o peggio canzonatorio, non ho fatto ricorso al più classico dei modi di dire, si tratta letteralmente di acqua calda che è stata scoperta. Mi spiego meglio. La British Antartic Survey (BAS) è un gruppo di studio permamente che si occupa di ricerca in Antartide. Nei giorni scorsi hanno pubblicato un paper su Nature con il titolo che segue:
Antarctic ice-sheet loss driven by basal melting of ice shelves
In breve. Dalle loro analisi, basate su dati satellitari e modellistica del comportamento della superficie ghiacciata, hanno desunto che la perdita di massa cui sono soggette alcune aree del continente antartico, più precisamente zone costiere ovviamente, sarebbe imputabile non tanto al riscaldamento atmosferico, per’altro assente su gran parte del continente, quanto piuttosto all’azione di correnti marine più temperate. A questo scioglimento, si dovrebbe poi imputare l’accelerazione dei ghiacciai che dall’entroterra si gettano in mare lungo la costa che è stata riscontrata nelle zone soggette a diminuzione di massa. L’arrivo di correnti più calde poi, gli autori lo attribuiscono ad un cambiamento del regime dei venti che sarebbe stato osservato nei tempi recenti.
Premetto che quanto esposto viene dall’abstract del loro lavoro e dal press release della BAS, non dalla lettura del paper vero e proprio, che, come di consueto, è visibile solo a pagamento. Normalmente, per questo genere di studi, tra l’altro molto interessanti, la prima perplessità che mi viene in mente è la disponibilità di termini di paragone affidabili rispetto a campagne di misura che per forza di cose sono molto brevi e sono condotte con strumenti ad alta tecnologia i cui output sono difficilmente paragonabili con i pochi dati di cui si dispone per il passato. Comunque lo studio c’è e nel tempo l’ipotesi che gli autori avanzano avrà modo di essere confermata o eventualmente confutata.
Il punto però è un altro. Nel paper si parla di ghiaccio, di venti, di modifiche climatiche, con queste ultime che sono definite “changing climate”, non “climate change”, ovvero non con la fraseologia normalmente utilizzata per far riferimento all’argomento riscaldamento globale e cambiamenti climatici. Non so se si tratti di un vezzo, ma non credo. Perché in effetti, pur facendo riferimento alla problematica delll’innalzamento del livello dei mari, ovviamente connessa con i cambiamenti climatici, gli autori parlano dell’utilità del loro approccio per valutare le modifiche al sea level rise (in termini di contributo da scioglimento del ghiaccio terrestre antartico) su base annuale e decadale. Cioè si parla di comprensione di dinamiche più che di causa delle stesse in termini climatici di lungo periodo. Cioè non si parla, o almeno non direttamente nell’abstract e nel press release, di global warming di origine antropica.
E allora perché dobbiamo leggere il paragrafo che segue sul Corriere della Sera al termine dell’articolo che ripete il lancio del press release?
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RISCALDAMENTO GLOBALE – Secondo gli scienziati l’arrivo delle correnti più calde sotto le piattaforme ghiacciate galleggianti è dovuto al cambiamento che è stato osservato della direzione dei venti intorno all’Antartide. Cambiamento dei venti che, in ultima analisi, è dovuto al riscaldamento climatico globale. Al quale l’Antartide sta rispondendo in maniera più rapida e drammatica rispetto ad altre parti del pianeta (polo Nord escluso).
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Secondo gli scienziati quali se quelli che hanno diffuso il press release (sono pronto a scommettere che chi ha scritto l’articolo non ha letto altro, proprio come me) non lo dicono? Il Corriere fa ricerca in proprio sull’Antartico? O magari si avvale di consulenti che ne sanno di più?
Ma no, è che un trafiletto finale che suoni la campana del global warming ci sta sempre bene, anche se inventato.
Anche voi scrivete “SCIOGLIMENTO” dei ghiacci. Il ghiaccio fonde, anche se la parola fusione si usa per il ferro; forse una mediazione corretta potrebbe essere “lo squagliarsi dei ghiacci”. Il sale o lo zucchero si sciolgono in acqua!
Anche se i ghiacci continueranno a sciogliersi, meglio sarebbe sciogliere questo governo con un ministro (Clini) che tale è divenuto, dopo 20 anni come direttore generale di gestione deleteria dell’ambiente e che ora con le interviste a Tempi e a Espansione prepara politiche disastrose.
luciano m.
Reply
Luciano, le questioni squisitamente politiche, specie se interne, tendiamo a tenerle fuori da CM.
Admin
D’accordo, rispetto la vs. scelta. Potrò continuare a inviarvi (magari a un altro indirizzo mail) segnali dalla politica, che come quelli di cui sopra dovrebbero essere conosciuti e forse vi sfuggono nel marasma mediatico?
Comunque è squisitamente scientifico che il ghiaccio fonde e il saccaroso si scioglie in acqua.
luciano suddito non domo.
se proprio vogliamo fare i pignoli: il sale si DISSOCIA, in acqua, lo zucchero SI SCIOGLIE…. 🙂
Ormai siamo a tal punto rintronati dalla gran cassa assordante degli assertori del AGW che,ad essere benevoli,anche molti giornalisti hanno le allucinazioni e vedono in molti articoli quello che non c’è.Oppure, ad essere meno benevoli,traggono conclusioni non aventi nulla di scientifico soltanto per uniformarsi alla corrente di pensiero dominante.Mi domando se un giornalista,non dico scettico.ma solo un po’ tiepido nei confronti del AGW riusirebbe a farsi pubblicare un articolo da questi giornali.Siamo proprio mal messi
Ho letto (velocemente) l’articolo completo e ho sfogliato il poderoso materiale supplementare. Non ho trovato nulla che possa far pensare all’AGW. Le conclusioni degli autori sono:
“We find that ocean-driven ice-shelf thinning is in all cases coupled with dynamic thinning of grounded tributary glaciers that together account for about 40% of Antarctic discharge and the majority of Antarctic ice-sheet mass loss. In agreement with recent model predictions, we conclude that it is reduced buttressing from the thinning ice shelves that is driving glacier acceleration and dynamic thinning. This implies that the most profound contemporary changes to the ice sheets and their contribution to sea level rise can be attributed to ocean thermal forcing that is sustained over decades and may already have triggered a period of unstable glacier retreat.”
Ho tolto solo i riferimenti alla bibliografia che giustifica le loro affermazioni.
L’articolo sul Corriere fa il paio con quello su Repubblica di oggi (non trovo un link all’edizione digitale), a firma Rampini, su come la Exxon vuole bloccare l’allarme clima – che ovviamente è dato per sicuro.
Franco